Personae
Agunt et cantant
Il Prologo.
Il Pazzo.
Arcadelte poeta.
Madonna Lia.
Nautifile.
Coro di Garzoni.
Coro di Fanciulle.
Coro di Nocchieri.
Le Voci.
Le Voci dell’Aria.
Giardini in riva al fiume.
La notte è di maggio.
IL PROLOGO (esce cantando)
Il plenilunio sta, Dame e Messeri,
placido in sulle rive ai lenti fiumi:
dormon le cacciatrici ed i levrieri,
dolcemente nascosti dentro ai dumi
delle selve discrete, ed ai severi
studii il saggio, a vegliar fin che consumi
la vigilante fiamma, a’ gran’ misteri
dona la mente e il cuore: or van profumi
dai calici socchiusi ed armonie
vagan misteriose pei giardini.
Sciarra ghigna e sorride e guida a frotte
i tristi sogni e i gaj colle malie
e Chimera tormenta l’Indovini
coi mirabil’incanti della notte.
Ma poi che volgeran oltre alle cime
e la Luna e le Stelle e il biondo Sole
risplenderà giovinetto sublime,
fuggiranno le larve dalle ajuole:
morto è dell’Ombre il Regno.
Giunge il giorno al suo segno:
stan le nebbie violette ai monti intorno,
colle nebbie dei Sogni il lieto Fiore:
oh del bel sogno adorno,
e del giocondo amore,
dell’ultima e dolcissima romanza,
Dame e Messer’ vedete voi che avanza?
ARCADELTE (entra cantando)
Madonna, a voi la luna
già ricama il guanciale
ed i Genii che aduna
la Notte un madrigale
vi fan dentro le sale.
Sulle lunghe scalee
fioriscon l’azalee
e incensano profumi.
Corre il fiume ch’anela
tra i meandri, al suo mare
coi vapor’ che lo vela,
e me il Fior delle care
speranze invita a amare,
perché dentro ai rosai
fanno i grilli i lor’ lai
nel profondo mistero.
O Madonna, scendete
e lasciate il riposo;
già le note secrete
ritenta l’amoroso:
Madonna, amarvi io oso,
e al vostro bacio agogno,
or ch’è il Regno del Sogno
sulla terra assopita.
MADONNA LIA (cantando dal verone)
Dolce uscir tra i misteri
delle notti stellate:
pei fioriti sentieri
sen van le bene amate
e, le destre impalmate,
s’inebriano dei fiori.
ARCADELTE
Le stelle in ciel, vedete,
si baciano col raggio
silenziose e discrete.
È la notte di Maggio
ch’apre l’anima e il cuore.
MADONNA LIA
Non v’ha dunque timore,
non insidia nel prato?
ARCADELTE
Godiam, godiam la vita
cui giovinezza incita:
scintilla arrubinato
già il vermiglio liquore
nel calice incantato
e ciascuno v’attinge.
Or tace umile il vento
tra le rame d’argento
della vostra foresta,
e dolce è il folleggiare.
Ingrata ne sospinge
l’età che non s’arresta:
oh gioconda la testa
vostra s’innalzi e rida!
La notte non è infida
poi che è tempo d’amare.
MADONNA LIA (scesa ai giardini)
Ecco, scendo al tuo canto
o mio biondo poeta:
la tua cura secreta,
dimmi, ti sforza al pianto?
UNA VOCE
Bada, Arcadelte, bada:
è questa la malia.
ARCADELTE
A voi, Madonna Lia,
l’anima mia e la spada.
MADONNA LIA
O mio biondo Signore
oltre all’occhio lucente
della Donna ridente,
sai tu leggere in cuore?
UNA VOCE
Arcadelte, non fare:
È l’inganno, è l’inganno.
ARCADELTE
L’iridi, che mi stanno
più che dentro a un altare
gelose e consacrate
nel profondo del cuore,
non conoscon l’inganno.
MADONNA LIA
E il singulto d’amore
e li spasimi estremi
tu li credi e non temi?
ARCADELTE
Non ci affanni il dolore
della scienza terrena:
presto volgono l’ore
che guidano la pena
che il futuro rimena.
Non pensate al domani;
non resiston l’arcani
della Sorte alli amanti.
Nei giardin’ delle Fate
viaggiam fermi e sicuri.
Oh ve’ laggiù l’acanto
protende i rami oscuri:
e nulla v’impauri
perch’io vi guardo e v’amo.
Ma il bacio sovra umano,
voi mi concederete?
CORO DI GARZONI (uscendo dal bosco cantando)
O belle, udite, udite
il dolce incantamento.
CORO DI FANCIULLE (uscendogli incontro cantando)
Amor fa il suo lamento
nelle valli romite.
IL PAZZO (esce cantando e ballando)
La gioconda brigata
che s’apparecchia a festa
è giovine e sbrigliata
ma non ha sale in testa.
Un Pazzo la molesta
coi cachinni e i sonagli:
non è notte di Maggio?
ARCADELTE (sotto li acanti lontano)
Quai voci tra le rame,
qual rumor sulle rive?
MADONNA LIA (lontano passeggiando con lui)
Son le danze giulive
dei Paggi e delle Dame.
CORO DI GARZONI
Vogliam ballare a tondo
a torno al Gonfalone:
nulla di più giocondo.
S’inchina il bel garzone
secondo la canzone,
e se vuol la ragazza,
la bacia e si sollazza,
come chi guida impone.
CORO DI FANCIULLE
Chi condurrà la danza?
CORO DI GARZONI
La più bella.
CORO DI FANCIULLE
Il più saggio.
CORO DI GARZONI
Colui che irride al Maggio
non n’abbia mai speranza.
ARCADELTE
Volete più lontano?
Questo suono m’irrita.
Ecco, laggiù c’invita
fiorito il melagrano.
UNA VOCE
L’arbore è avvelenato.
UN GARZONE
Io so la sirventese
più bella e più cortese.
CORO DI GARZONI
Scendiam dunque sul prato.
MADONNA LIA
Volgiam, poeta biondo,
a quel cupo viale;
là ci attende giocondo
il talamo ospitale:
stanno i fiori d’opale
ad occhieggiar intorno
ed il gilio più adorno
come un braciere esale.
ARCADELTE
Non si tema la luna
di questa notte arcana.
IL PAZZO
Oh mirabil fortuna
alla avventura strana!
MADONNA LIA
Tra le rame d’argento
delli ampli miei giardini
ben migliore concento
s’udrà; le piante inchini,
ornate di rubini,
fanno al dolce poeta,
poi che l’ombra discreta
ci spinge al molle letto.
ARCADELTE
Andiam dunque all’incanto
CORO DI GARZONI
S’intoni la ballata
più soave e più grata.
UN GARZONE
Ascoltate il mio canto.
IL PAZZO
Perché, bruna madonna
voi mi piegate l’erbe?
Sollevate la gonna
colle mani superbe.
La natura non serbe
a voi grazie e splendori?
Non calpestate i fiori,
o contessa gentile.
ARCADELTE
Scuoti i sonagli e ridi:
tu sei pazzo e buffone.
IL PAZZO
Ecco il saggio Barone.
CORO DI GARZONI
Vogliam che il pazzo guidi
l’antistrofe e i cori.
IL PAZZO
Ben la so, la romanza
di pulita creanza
che ci diletti e incuori.
IL PAZZO (cantando e suonando)
Il vento addormenta la luna sull’acque,
la luna che è pallida al par d’una morte:
così tra le braccia di lei già mi piacque
sfidare al destino, combatter la sorte.
Cavalca alle rive la pia carovana,
galoppa tra l’alberi al suo ministero:
la spinge la Morte, che guida l’alfana:
tre penne le ondeggiano al chiuso cimiero.
L’alfana nitrisce feroce e bizzarra
e tiene a gualdrappa la lunga zimarra,
zimarra sciupata di un bel cavaliere
ucciso dal vino e dal lungo piacere.
E seguono li altri sui neri cavalli,
e van per le piane, per monti e per valli,
e i morti riguardano, appesi alla groppa
coi teschi senz’occhi. La Morte galoppa.
La pia carovana continua il sentiero
che il tragico cielo le inlivida e imbianca;
le recita il vento l’usate preghiere,
galoppa la Morte che mai non si stanca!
Leggiadre fanciulle ch’amate la danza,
venite a vedere di voi che si avanza!
CORO DI FANCIULLE
Per certo non è questa
la canzone d’amore.
CORO DI GARZONI
Ben altri vuole il cuore
inni lieti di festa.
IL PAZZO
Or altri dica meglio:
io son pazzo e buffone.
CORO DI GARZONI
S’intoni a paragone
da ciascuno al suo meglio.
CORO DI FANCIULLE
Canteremo a battuta
l’un dopo l’altre ardite:
saran l’ode fiorite
da che l’ingegno aiuta.
CORO DI GARZONI
Tocchiam la cenamella:
cantiam, dunque, cantiamo:
canti la bella al damo!
CORO DI FANCIULLE
Canti il damo alla bella!
IL PAZZO
Cantate: le cicale
cantan pure e le rane
accidiose. Il domane
guida la Morte e assale.
CORO DI FANCIULLE
Amare è dolce cosa.
CORO DI GARZONI
È dolce cosa amare.
CORO DI FANCIULLE
Ama anch’Aurora il Mare.
CORO DI GARZONI
E al vespro con lui posa.
CORO DI FANCIULLE
Aman l’arbore e l’erba
e l’insetto vagante.
CORO DI GARZONI
La stella fiammeggiante
e la luna superba.
CORO DI FANCIULLE
Amore è l’universo!
CORO DI GARZONI
Universo è l’amore!
CORO DI FANCIULLE
Egli è il mitico Fiore,
egli è l’Astro più terso:
e in lui fisa e converso
spiran l’anima e il cuore.
ARCADELTE (venuto ai cori)
Egli è il Dio faretrato
e per l’etra sonante
fere il quadrello alato.
Piega il percosso amante
ridendo nel sembiante:
e saluta al bel Sire
poi che sente salire
l’Ebrietà del bacio.
CORO DI FANCIULLE
Amor, dentro ai secreti
boschi, tende e vi agguata
i lacciuoli e le reti.
Ecco, passa spiata
la fanciulla e vien presa.
CORO DI GARZONI
Vien presa ed il garzone
ratto corre a baciare:
la gentile prigione
non rifiuta le care
labra ai baci, s’è presa.
IL PAZZO
E amor, fanciulle, occhieggia
malizioso nel folto:
ivi gode e dileggia.
La captiva il bel volto
rubicondo ha rivolto
amante all’amatore...
e prende il cacciatore:
né la favola è nuova.
Amor, fanciulle, è strano
artefice d’inganno;
amor è disumano
e governa a tiranno.
Questi lai che si fanno
quando sbocciano i fiori
taccion presto ai rigori.
E ben sa chi ben prova.
Amor cavalca avanti
sopra il bianco destriere:
lui precedon tra i canti
Desiderio e Piacere
per il dolce sentiere.
Ma il Piacer ha la coppa
ch’attossica la bocca
e l’inganno rinnova.
È la coppa d’argento
eletto e d’oro fino,
ma un negro incantamento
serra. Così un divino
farmaco Calandrino
credé il fior dell’ortica.
Tal la vicenda intrica,
se pur eterna, nuova.
CORO DI GARZONI
Sei ben cupo, o buffone,
CORO DI FANCIULLE
Non vogliamci attristare.
CORO DI GARZONI
Su, più lieto danzare
e più lieta canzone.
CORO DI FANCIULLE
Cantiam d’amor, cantiamo.
CORO DI GARZONI
Belle, cantiam d’amore.
CORO DI FANCIULLE
Vanno le pecchie al fiore.
CORO DI GARZONI
E le fanciulle al damo.
CORO DI FANCIULLE
Sì, ma se il damo è saggio.
IL PAZZO
Mal s’accorda sapienza
con questa folle ardenza
che vi comanda a Maggio.
CORO DI GARZONI
Sotto ai miti splendori
delle notti serene
sorgono le Sirene
ad intonare i cori.
CORO DI FANCIULLE
Dentro al calmo giardino
che la rugiada bagna
la vivuola si lagna
e trilla il ribechino.
I DUE CORI
Scendiam, scendiam al fiume:
colà molli giacigli
ci fan le rose e i gigli:
ivi è propizio il Nume.
IL PAZZO
È ver, ma nella rosa
si nasconde la spina
e la dama amorosa
ne piange alla mattina.
I DUE CORI
Scendiam al dolce lido
ove declina il sole.
IL PAZZO
Sciocchi, Amor troppo vuole,
e cuor di donna è infido.
CORO DI GARZONI
O belle, udite, udite
voci ch’urgono al vento
CORO DI FANCIULLE
È del fiume il lamento
per le valli romite.
CORO DI GARZONI
Oh ve’ laggiù, sen’ viene
una gioconda armata.
CORO DI FANCIULLE
Le navi in sull’aurata
poppa adergon verbene.
I DUE CORI
E salgono giulive
canzoni e il ribechino
trilla come a festino
sulle fluviali rive.
CORO DI FANCIULLE
Venite a noi, nocchieri!
Qui siede in signoria
Madonna nostra Lia.
Grate dentro a’ verzieri
son le veglie a’ nocchieri.
I NOCCHIERI (dal fiume sulle galee)
Voga al gentil paese:
amiche voci udiamo.
Chi non ha il petto gramo
batta forte l’arnese.
NAUTIFILE (cantando dal fiume sulla galea)
Voghiam, che lunga ancora
ne sospinge la strada.
Domani all’aurora
ben migliore contrada
n’aspetta: e nella rada,
dai Sogni desiata,
ove trionfa Aprile
nella gloria dei fiori,
e in cui la fera umile
si piega ai dolci amori,
inalzeremo i cuori.
Oh più larga e più grata
la canzon pel vermiglio
vespero si diffonde
dove nullo è il periglio
a le Dame gioconde!
Or su, per le quiet’onde
alla patria sognata!
CORO DI GARZONI
Mal ragiona la mente
che si affida al domani.
CORO DI FANCIULLE
Sciocco è colui che strani
amor persegue ardente.
IL PAZZO
E quando troverai
la cosa che vorresti?
I Desii son ben presti,
ma il Poter tarda assai.
NAUTIFILE
Ancora e sempre avanti!
Lontan per l’incantato
fiume invita col canto
il Cigno innamorato:
ecco, ardito e stellato
il Paön si protende:
e poi che già vicina
egli scorge l’amata
la saluta e l’inchina.
Così dall’imperlata
scalea discende e grata
la Dea ci invita e attende.
O preziosi palazzi
che materia il Pensiere
d’agate e di topazi:
o fonte del Piacere,
ove ciascuno a bere
le labra avide tende!
O beltà che l’artista
Desiderio ridente,
invitante alla vista,
e nuda e compiacente,
e tutta nostra e ardente,
ne plasma entro le tende!
E blandizie ed amori
sulle porpore aurate,
e carezze tra i fiori
delle selve fatate!
Or su, avanti e sperate:
già la luna discende.
IL PAZZO
È Morgana, è Morgana!
I NOCCHIERI
È la nostra Signora:
colei che c’innamora
colla bellezza strana.
IL PAZZO
Io spesso vidi audace
volitare l’insetto
innocente e snelletto
intorno ad una face.
NAUTIFILE
Udite, per le brume
vengon suoni di lire.
Non s’allenti l’ardire:
alla foce del fiume!
I NOCCHIERI
Forse ci chiami, o Dea?
Già fremon le verbene.
O soave dolcezza!
CORO DI FANCIULLE
Ai naviganti a dio!
IL PAZZO
Doman lungi pel mare
vogheran le triremi.
Odo sospiri estremi
e bestemie suonare.
Pregate or qui: le amare
acque non dan rifugio,
non ceri e non altare.
Ai naviganti a dio!
I NOCCHIERI
Voghiam, voghiamo ancora:
così vuole il destino.
CORO DI GARZONI
O tace il ribechino?
Danziam fino all’aurora.
CORO DI FANCIULLE
Sospiran le vivuole
nella notte serena:
Arcadelte rimena
la danza sulle ajuole.
UNA VOCE
Arcadelte, non fare:
non conosci la gioia:
si usan le strofe care
pria che la notte muoja.
ARCADELTE
Il satirello guata
tre ninfe nude al rio
intorno: or mai l’amata
tutta vagheggia: o grata
vista! Va il mormorio
dell’acque e par sospiro.
CORO DI FANCIULLE
Se il ruscello sospira
sospira in verso al mare.
CORO DI GARZONI
E se l’amor delira,
è per fame d’amare.
ARCADELTE
E il satirel s’asconde
timido e titubante:
o belle membra all’onde
donate, o chiome bionde
capricciose al sembiante!
E il satirel sospira.
MADONNA LIA
Arcadelte, a che i baci
tralasciar per il canto?
IL PAZZO
Madonna le procaci
arti sa dell’incanto.
MADONNA LIA
O Signor, quando Amore
spira egli solo regna.
ARCADELTE
Certo, ma non disdegna
né la lira né il fiore...
IL PAZZO
A che tornar tra i rivi?..
I DUE CORI
Le nude ninfe stanno
bagnandosi nei rivi:
ed accrescon l’affanno
al rustico amatore.
MADONNA LIA
Andiam: dai pergolati
pendon le poma d’oro,
andiam: dall’ingemmati
alberi in bel lavoro
pendono molli imprese.
E sul vago paese
la fontana s’aderge
dell’Oblio ed asperge
felicità d’intorno.
Qui poserem, Signore,
nel beato Soggiorno.
CORO DI GARZONI
Or che avvien per il cielo
che la luna discende?
CORO DI FANCIULLE
Ohimè! l’azzurro velo
già si svolge e s’accende.
UNA VOCE
Così passano l’ore.
I DUE CORI
Ed al fremer novello
della luce ritorna
alla sveglia l’uccello
assueto al dì e s’adorna.
IL PAZZO
Tal vale all’uom Prudenza;
la notte posa e dorme.
CORO DI GARZONI
Ve’, all’occidente torme
vaghe fuggono: urgenza
nuova spinge le cose.
CORO DI FANCIULLE
Ve’ intorno, son le rose
più rosse: ahimè! già il gelo
ci conquista le membra...
ARCADELTE
O Madonna, non sembra
or che s’imbianchi il cielo?
CORO DI GARZONI
Perché le membra immote
si rifiutano al passo
e il corpo è freddo e lasso?
CORO DI FANCIULLE
Oh perché cupe e vuote
noi sentiamo l’occhiaje?
I DUE CORI
O tormento, o sciagura!
IL PAZZO
È la Morte sicura
dopo il ballo e le baje.
ARCADELTE
O Signora, già il labro
ricusa il riso e i baci,
già inlivida il cinabro,
e tremante tu taci.
Dove le belle e audaci
cortesie? Oh secreti
limiti al cuor e inquieti
desiderii oltre al Fine!
IL PAZZO
Odo voci divine
giunger a me pel vento...
io tutto aspetto e sento
pulsar forte la vita.
UNA VOCE
In alto! Redimita
di Peana e di Gloria,
già spazia la Vittoria.
CORO DI GARZONI
Voci dal cielo udiamo?
E per dove il richiamo?
Al festino, alla danza?
IL PAZZO
La Morte non avanza
membra ai giuochi ed ai suoni
UNA VOCE
Lampi per l’etra e tuoni.
UN’ALTRA VOCE
Qui non regge speranza.
LE VOCI DELL’ARIA
Araldi usciam dal tempio
del ciel colla rugiada,
colori urgendo e esempio
di luce in sulla strada
che Titania percorre.
Il tempo alacre corre,
seguendo i Precursori,
fermo e senza timori.
I DUE CORI
È la morte, è la fine!
IL PAZZO
È il risveglio sublime!
O Sole, i miei sonagli
getto e al capo il cimiero
cingo: d’altri scandagli
migliori va il pensiero
forte in corsa, nel vero
l’intendere rivolgo
fermo alle cifre e svolgo
l’arcano avvolgimento.
O Sol, salve! Alla nuova
alba assurge la mente
che il cuor tempra e rinnova.
Altre Forme l’ardente
raggio incita al morente
crepuscolo, migliori
si rinfrancan l’ardori
al buon rinascimento:
e l’Animo del Mondo,
che languì nell’oscuro
Regno, s’avvia giocondo
alla meta e sicuro.
Or mai non m’impauro:
altre menti, altri cuori,
altri canti, altri fiori
sacri al rinnovamento.
MADONNA LIA
Arcadelte, un feroce
turbamento m’occupa:
vacilla e si dirupa
la terra: senza voce
la gola gela e freme...
Amor... un bacio... estreme
parole queste... A dio...
ARCADELTE
O Santa, o Bella, o Pia!
Morta!
CORO DI FANCIULLE (in un grido)
Madonna Lia!
UNA VOCE
Arcadelte, è il Destino!
CORO DI GARZONI ED ARCADELTE
Le dita al ribechino
spirano affrante. A dio!
CORO DI FANCIULLE
A dio: la vivuola
spira la danza...: amore,
amor è morto al cuore,
che la notte s’invola.
LE VOCI DELL'ARIA
Il preludio del giorno
andiam cantando, avanti
al Sol che fa ritorno,
per l’empireo osannanti.
O Sole, o bel Titano,
lussureggia già il grano
all’opere: l’arcano
mondo sparì, il Lavoro
regge e impera: o tesoro
dell’unica Poesia!
E, squillando armonia,
all’ombre sigilliamo
finalmente l’arresto...
e avanti ancor, cantiamo.
IL PAZZO
Così, solo, sorvivo
né triste, né giulivo,
ma all’A Venire io resto.
TEDOS