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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
di una strana e indiscussa libertà:
dove il peggio si trama sopra al meglio
e il Comune è una mera e verbale parabola,
che maschera la lieta indifferenza,
seduta in grembo della Provvidenza:
dove il quieto bigottismo regna,
variante alla lussuria e alla avarizia,
amministrato da monacelle e frati di diversi colori,
che l’anima riserba alle gioje celesti,
dove la fonte torbida dell’opinione pubblica
zampilla dai boccali ambigui e variopinti
di un Caffè-Farmacia,
e dilaga le strade con assai doverosa ipocrisia:
dove è sacro e protetto l’egoismo sovrano,
temperamento al vano fucinar delle idee avveniriste.
Salve, terra felice, un ospite ti ammira e ti collauda.
Svelle dal lauro, che cresce alla tua balza,
questo ramo pieghevole e lo curva in corona,
ne cinge in fronte il tuo stemma crociato;
bella e arguta città provinciale;
dà noja al suo vicino con metodo sapiente,
e ne è annojato reciprocamente.