Antonia Pozzi
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L'orma del vento

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L'orma del vento

 

 

 

Corre incontro al sereno il folle vento

recando nelle aeree braccia

una tremante attesa di gemme.

Corre l'anima incontro

a un ignoto miracolo

recando in tutto l'essere

un'infinita, prodigiosa attesa.

Tornano i passi a strade abbandonate,

per un sole che ride

come in luoghi lontani,

per un'aria che odora

come in perduti giorni.

Torna l'ansia di un tempo

e la certezza

la divina certezza ritorna:

oh, tu ancora mi attendi

in fondo a questa via,

presso il vecchio cancello

mascherato d'edera nera!

ancora, ancora

tu mi prendi le mani

e me le baci

e mi chiami giaggiolo...

 

Urta il folle vento e si spezza

contro un cumulo greve di nubi.

L'aria sembra morire

senza respiro.

 

Oh, tu non torni,

tu non puoi tornare!

Ben altra pena,

ben altro sangue

chiama i miracoli!

 

Cade il folle vento: si perde

dietro le nebbie grigie il sereno.

L'anima sembra morire

senza più sogni.

 

E il cielo è ormai tutto di perla

e chiama, chiama,

nel vuoto enorme,

un sorriso di stelle.

Presso il vecchio cancello,

contro le croci nere dell'edera,

una fioraia ha deposto i suoi fiori.

Per poche lire mi compro

un mazzo magro di fresie,

e a consolarmi l'anima

basta il pensiero

che il grande ignoto miracolo,

il volto arcano

della mia attesa prodigiosa,

si chiuda in queste bocche protese

che mordono con labbra di viola

qualche pallido filo di sole;

in queste tenui vite

che nella malinconia di una sera

calata sopra un'orma di vento,

fanciullescamente mi dono,

per la mia primavera.

 

Milano, 27 febbraio 1931


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