Antonia Pozzi
Parole

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Il porto

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Il porto

 

 

 

Io vengo da mari lontani

io sono una nave sferzata

dai flutti

dai venti

corrosa dal sole

macerata

dagli uragani

 

io vengo da mari lontani

e carica d'innumeri cose

disfatte

di frutti strani

corrotti

di sete vermiglie

spaccate

stremate

le braccia lucenti dei mozzi

e sradicate le antenne

spente le vele

ammollite le corde

fracidi

gli assi dei ponti

 

io sono una nave

una nave che porta

in sé l'orma di tutti i tramonti

solcati sofferti

io sono una nave che cerca

per tutte le rive

un approdo.

Risogna la nave ferita

il primissimo porto

che vale

se sopra la scia

del suo viaggio

ricade

l'ondata sfinita?

 

Oh, il cuore ben sa

la sua scia

ritrovare

dentro tutte le onde!

Oh, il cuore ben sa

ritornare

al suo lido!

 

O tu, lido eterno

tu, nido

ultimo della mia anima migrante

o tu, terra

tu, patria

tu, radice profonda

del mio cammino sulle acque

o tu, quiete

della mia errabonda

pena

oh, accoglimi tu

fra i tuoi moli

tu, porto

e in te sia il cadere

d'ogni carico morto

nel tuo grembo il calare

lento dell'ancora –

nel tuo cuore il sognare

di una sera velata

quando per troppa vecchiezza

per troppa stanchezza

naufragherà

nelle tue mute

acque

la greve nave

sfasciata

 

20 febbraio 1933


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