Antonia Pozzi
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Le tue lacrime

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Le tue lacrime

 

 

 

Non sai che stagno

specchiò il mio viso – che ombre

vi restarono impresse

 

Lo lavai con manciate di neve

sui valichi, prima dell'alba;

me l'asciugò la brezza, spegnendo

nella sua corsa

lieve – le ultime stelle.

 

Me l'arse il sole, sulle vette – al meriggio

attraverso millenni

di cupo azzurro,

tra cerchi immensi di creste e lame

d'eterni ghiacci.

 

Poi – lento caduto il tramonto

lungo le rocce sugli altipiani

come una vela rossa – sul ponte

di una sconfinata

nave – mi chinai alle polle,

toccai col mento la terra,

con i capelli le viole

pallideintrise dalla bruma

serale. Sui pascoli invano

attesi la notte,

la rugiada e la resina giù dai rami

scarni dei larici

 

Non sai che stagno

specchiò il mio viso – che ombre

vi restavano impresse

 

Ma ieri – sulla sogliaera il silenzio

nitido e largo

intorno a noi – come il cielo

in una notte alpestre,

luminosi i tuoi occhi come un lento

volgere d'astri lontani

 

e sul mio viso scesero le tue lacrime,

più fresche della neve

più limpide del sole

più dolci della terra al màrgine

delle sorgenti

sul mio viso scesero le tue lacrime,

rugiada e resina giù dai rami

di misteriosi làricifragranza

stillante in un'arcana

foresta – da tronco a tronco,

dalla tua alla mia

anima

 

Non sai che lago

specchia ora il mio viso – che luce

ne lava l'ombre.

Non sai che mare

di purezza

sorregge ora – nel buio

questa barca

di solitudine

 

15 dicembre 1934


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