Antonia Pozzi
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Primizie di stagione

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Primizie di stagione

 

 

 

L'asfalto del marciapiede

mi strizza innumeri occhiatine lucenti

e gli spruzzi di verde

sulle piante madide

sembrano gialli come scorzetta di limone,

nel grigio arioso.

 

Nelle botteghe degli erbivendoli,

i rapanelli,

riuniti a squadre come soldatini,

tentano di rompere le righe,

si pigiano sull'orlo delle ceste

per veder di sberliccare qualche goccia

con quel baffetto impertinente

che sprizza su dalla testina rossa;

e certi mazzetti, soli negli angoli,

mi sembrano nidiate di cardellini,

col beccuccio proteso,

zitti in attesa dell'imbeccata.

 

Vorrei essere anch'io un rapanello;

di quelli che sono ancora nell'ortaglia,

a crogiolarsi nella terra,

a tracannar la pioggia saporita di umori

e non sanno

che presto verrà qualcuno

ad afferrarli per il pennacchio verde;

li strapperà dal nido bruno,

li metterà nel canestro terroso, e poi, a casa,

se li sgranocchierà,

crudi, col sale.

Vorrei essere anch'io un rapanello.

 

Milano, 12 aprile 1929


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