Antonia Pozzi
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Le mani sulle piaghe

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Le mani sulle piaghe

 

ad A.M.C.

 

 

E quando tu te ne sarai andato,

fratello, io seguirò la bianca strada

ovattata di nebbia.

L'acqua andrà remigando come un'ala

languida e nera: giù dai vecchi muri,

qualche grido di verde e di scarlatto,

vite, edera, veccia.

Tanto silenzio ci sarà, presso:

un silenzio d'attesa.

Allora farò lieve la mia voce,

farò lievi i miei passi:

m'inoltrerò nel luogo dei malati

come il bimbo che entra in un suo sogno

di paradiso, dove tutto è bianco.

Non ci saran più volti, né capelli,

età, né nomi: ci sarà un candore

infinito, vorace.

Ma, dal candore, mille urli rossastri

si leveranno: oh, mani

livide, abbandonate sulle coltri;

mani che vi portate come artigli

sopra le piaghe aperte

per difenderle a unghiate o per squarciarle;

mani che avete in voi tutto il dolore

e il mistero dell'essere;

io farò lievi, un giorno, le mie mani

sopra di voi. E dove il silenzio

è un'attesa di morte o di salvezza,

il silenzio e la fede vestiranno

la mia esistenza nuda.

Fratello, io farò lieve il mio respiro,

l'anima mia farò lieve e sicura

sopra il gran male umano:

dentro i labbri di tutte le ferite

io stagnerò il tuo sangue,

fra le ciglia di ognuno che si strazia

asciugerò il tuo pianto.

 

Milano, 2 novembre 1929


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