Antonia Pozzi
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Capriccio di una notte burrascosa

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Capriccio di una notte burrascosa

 

 

 

Le campane mi scandono il ritmo

della salita, stasera.

La notte vapora dai prati,

la notte gorgoglia dal folto

dei boschi; la nera

notte ragnata di vento.

 

I miei passi non lasciano il ritmo

delle campane, stasera:

campane fonde, faticose, lente

come il mio ascendere.

Improvvisa, lontana

una campana

squilla frequente.

Io sono al termine del mio salire:

m'affretto, giungo in cima all'altura.

Tuona. Sulle vette è tempesta.

 

Dolce mio bene, noi andremo in alto,

dove fumano le nebbie fredde,

dove, stridendo, rotan lenti i falchi.

Andremo dove non hanno nomi

le rocce ed hanno volti,

bianchi volti di tombe.

In una notte come questa,

in una notte di tempesta.

Io serrerò il tuo capo fra i ginocchi,

piano, che non ti faccian male

queste mie ossa dure.

Ti stenderai fra i rododendri.

Fra i rododendri stillanti. Dormirai.

Io pure dormirò, col capo eretto,

come i cavalli sani e stanchi.

Ma poi verrà la nebbia, fredda, greve.

Al mattino ci troveranno morti.

Morti fra i rododendri.

Morti fra le rocce

che hanno volti di tombe.

Morti in una notte di tempesta.

Morti d'amore.

 

Pasturo, 23 luglio 1930


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