Antonia Pozzi
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Vaneggiamenti

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Vaneggiamenti

 

ad A.M.C.

 

 

 

Io l'ho veduto, allora. Tu sonavi

il tuo violino, con la testa bassa:

le ciglia ti segnavano sul viso

due strisce d'ombra. Io vibravo, forse,

insieme con le corde, nei singhiozzi

che l'anima imprimeva alla tua mano

e t'incontravo al sommo delle dita.

O forse ti giocavo sui capelli

insieme con la brezza acre del mare.

Forse m'illanguidivo nei racemi

molli e compatti delle violeciocche.

E un giorno riponesti le tue musiche;

riponesti, piangendo, il tuo strumento:

la Morte te lo avea fasciato stretto

coi suoi velluti neri. Io t'ho veduto,

fratello, allora. Ma non so dov'ero.

Forse ero solo un ramo crasso ed irto

di fico d'India, dietro un vecchio muro.

 

Pasturo, 18 luglio 1929


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