Antonia Pozzi
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Alpe

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Alpe

 

 

 

Sulla parete strapiombante, ho scorto

una chiazza rossastra ed ho creduto

che fosse sangue: erano licheni

piatti ed innocui. Ma io ne ho tremato.

Eppure, folle lampo di tripudio

e saettante verità sarebbero

un volo e un urto ed un vermiglio spruzzo

di vero sangue. Sì, bello morire,

quando la nostra giovinezza arranca

su per la roccia, a conquistare l'alto.

Bello cadere, quando nervi e carne,

pazzi di forza, voglion farsi anima;

quando, dal fondo d'una fenditura,

il cielo terso pare un'imparziale

mano che benedica e i picchi, intorno,

quasi obbedienti a una consegna arcana,

vegliano irrigiditi. Sulle vette,

quando la brezza che ci sfiora è l'alito

di vite arcane riarse di purezza

ed il sole è un amore che consuma

e, a mezza rupe, migrano le nubi

sopra le valli, rivelando a squarci,

con riflessi di sogno, la pensosa

nudità della terra, allora bello

sopra un masso schiantarsi e luminosa,

certa vita la morte, se non mente

chi dice che qui Dio non è lontano.

 

Pasturo, 28 agosto 1929


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