Alphonse Karr
Le donne

LE DONNE.

DELLA MODA.

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DELLA MODA.

 

Si racconta che una signora di Puysieux, sotto Luigi XIV, amava tanto le trine, che dopo averne fatto tutto ciò che una donna può farne ragionevolmente, e anche un po' più, aveva finito per portare la sua manìa a un punto singolare: essa faceva cercare e comprare ad ogni prezzo le più belle trine, e le mangiava tritate minutamente e condite.

 

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Che una donna apparisca in un salone, splendidamente adorna, che le sue vesti ricche, sontuose, di buon gusto, facciano scomparire istantaneamente quelle di tutte le altre donne: le sembra che niente manchi alla sua felicità, e il suo viso si abbellisce dall'idea di questo prezioso trionfo. Bisogna però avvertire le donne di una cosa a questo riguardo: ed è che basta ad una donna d'avere un vestito nuovo, o un cappello nuovo, perchè tutte le altre donne sieno pronte ad accettare come cosa provata e incontestabile, e a propagare con premura, qualsiasi calunnia che piacesse, non importa a chi, di spacciare sul suo conto in quel giorno.

 

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Una ragazza non dovrebbe mai essere toccata da nessuno; le sue forme ancora fragili e snelle l'incertezza del suo sguardo, tutto sembra indicarle che la sua bellezza è sopra tutto fatta d'innocenza, di castità, di ignoranza. La sua bellezza deve parlare all'anima e all'immaginazione, e non ai sensi come quella delle donne.

 

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Ho sentito una signora dire: «Non è una cosa comoda l'esser vedova; bisogna riprendere tutta la modestia della ragazza, senza poter fingere la sua ignoranza».

 

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Poichè avete studiato le donne e pensate di conoscerle, non crediate d'essere al riparo dalle loro seduzioni. Fortunatamente per voi che uno sguardo, una parola, un sorriso, vi faranno dimenticare in un istante tutta la vostra scienza e tutte le vostre scoperte.

 

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Si trovano talvolta delle donne che amano piuttosto fare dei versi che ispirarli, che preferiscono essere piuttosto il prete che dio, e che scendono dal cielo per strappare l'incensiere ai loro adoratori.

 

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Io non comprendo l'amore per una ragazza colla quale si è stati allevati, alla quale si è visto insegnare lungamente e faticosamente ognuna delle attrattive che possiede.

La squisita pulizia che rende oggi la ragazza così appetitosa, io so ancora con quale pena le è stata imposta nell'infanzia, e che strilli gettava appena le si passava un pannollino bagnato sul viso....

Come dimenticare la voce della vecchia domestica che le gridava: «Ma, signorina, volete finirla di montare sugli alberi come un ragazzo! – Ma, signorina, volete finirla di grattarvi! – Ma, signorina, volete finirla di ficcarvi le dita nel naso!» ecc....

Io non so se possa esservi dell'amore senza illusioni, senza mistero, senza curiosità; – ma almeno è così che l'amore comincia prima di diventare una vivace abitudine assai robusta per alimentarsi di realtà.

 

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Le donne che vogliono si creda alla purezza dei loro legami d'amicizia con un uomo, vi prestano poca fede quando si tratta d'altre donne, e rispondono soltanto con un sorriso d'incredulità all'affermazione che un uomo fa loro, di non avere, con una donna loro amica, che un legame di tenera amicizia, scevra di tutto ciò che appartiene all'amore.

 

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Non mi piace che una donna parli della sua pulizia intima, la quale, com'è stato detto con ragione, è una mezza virtù; che essa affetti, come fanno molte, di menzionare che prende spesso dei bagni, ecc., così come non amo mi si avverta ch'io bevo dell'acqua filtrata; l'avvertenza che l'acqua è filtrata mi ricorda ch'essa ne aveva bisogno, e che essa non ha sempre avuto questa trasparenza e questa limpidezza.

amo di più che una donna parli del suo corpo, specialmente in dettaglio; ch'essa dica: «Io ho battuto il ginocchio», oppure: «ho comprato delle giarettiere, delle camicie». Mi comprenderanno coloro che capiscono come me tutto ciò che le vesti lunghe, ampie e fluttuanti, danno alla donna di fascini misteriosi e di grazia ineffabile.

 

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Non è vergognoso e criminale vedere nei magazzini di moda e di novità, presso i mercanti di stoffe – quelle legioni di giovanotti da venti a trent'anni occupare il loro vigore e la loro giovinezza a misurare, a piegare e spiegare delle stoffe?

Non è questo un mestiere che dovrebbe essere esclusivamente riservato alle donne? E i parrucchieri? Dovrebbero esserci dei parrucchieri? Le donne non eserciterebbero esse almeno altrettanto bene questa professione quanto gli uomini, che ne fanno tante altre in cui trovano l'impiego della loro forza, e che hanno sempre la risorsa di farsi soldati? Tutti i mestieri che si servono dell'ago non appartengono alle donne per una specie di diritto? – Dovrebbero esserci degli uomini che cuciono? dovrebbero esserci dei sarti?

I soli mestieri che si son lasciati alle donne sono quelli che si è sdegnato di prender loro, cioè quelli che non le nutrono se non quando esse si sono abituate gradualmente a vivere con un nutrimento insufficiente, che non permettono mai a loro di prevedere una malattia, o, ancor meno, la vecchiaia.

 

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Si è gridato con ragione contro il celibato al quale si condannavano le ragazze nei conventi; – eppure tutto le preserva, tutto garantisce, tutto calma o distrae la loro immaginazione. – Non vengono, per le recluse, a mescolarsi agli istinti dell'amore le seduzioni del benessere e del lusso. Che cos'è dunque, in paragone, questo celibato in mezzo al mondo, in mezzo a tutte le miserie e a tutte le seduzioni a cui sono condannate in così gran numero le ragazze della classe operaia? Come potete sperare ch'esse vi si rassegnino tutte, eppoi, fra quelle che si rassegnano, credete voi che nessuna cederà alle tentazioni e cadrà negli agguati innumerevoli tesi sotto i suoi passi?

 

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Restituiamo alle donne tutti i mestieri che non esigono il vigore dell'uomo; facciamo in modo che esse possano guadagnarsi la vita; perchè, senza questo, esse non hanno posizione possibile al di fuori del matrimonio o della prostituzione.

Non c'è nessuna ragione che una donna si mostri sorpresa della cortesia di un uomo che la saluta: sarebbe dimostrare molta sciocchezza o molta umiltà. Io conosco una città di provincia – che non mi curo di nominare, – in cui le donne hanno stabilito che è onesto e virtuoso di assumere un'aria contrariata, sgradevole e arcigna, quando un uomo le saluta. Significa manifestare una estrema coscienza della propria fragilità, nel sentirsi attaccata così da lontano e mettersi sulla difensiva, per un'ostilità così incerta com'è un saluto. – Ciò mi ricorda sempre due personaggi di racconti di fate: – l'uno era così leggero, che metteva della sabbia nelle sue tasche al minimo zeffiro che soffiava; l'altro si credeva di vetro, ed evitava il minimo contatto pel timore di spezzarsi.

 

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Io ho spesso constatato la forza e il vigore fisico e morale del sesso debole; – ho sfidato un facchino di seguire, durante tutto un inverno, una donna che si diverte, – ho dimostrato che le donne esagerano le loro paure come noi esageriamo il nostro coraggio, e che, grazie alla loro potente infermità di non vedere che un lato delle cose per volta, esse sono in generale più risolute e più coraggiose di noi. È da notarsi pure che è a questo sesso debole che la società impone di resistere alle sue inclinazioni, di vincerle, di trionfare della natura stessa e di padroneggiare gli istinti più imperiosi e più invincibili.

 

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Le cure premurose o le adorazioni che gli uomini prodigano, anche in pubblico, a un certo numero di cortigiane, che mancano persino al loro solo dovere ch'è d'essere belle, sono usurpate sul fondo di cortesie da cui essi si esentano per le altre donne.

 

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Gli occhi evidentemente sono del viso umano la parte più nobile e la più importante; gli altri tratti sono materialmente formati di carne; gli occhi sono composti di corpo, d'anima e di spirito, o piuttosto gli occhi sono la finestra in cui l'anima e lo spirito vengono a mostrarsi.

 

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Il viso dipinto, è come vestito; e si potrebbe dire a una donna; «Signora, spogliate un poco la vostra faccia, che si veda se siete bella.» – Tutte si danno il rossetto: e, per mostrare della vergogna, del pudore e della confusione bisognerebbe che una donna diventasse violetta.

 

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Quando una donna, finita la toelette, sta per uscire o chiede alla sua cameriera: «Sono pulita?» la risposta più modesta ch'essa attende è questa; «La signora è affascinante».

 

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Un vestito uniforme, nero o bianco, farà sempre molto più effetto in un salotto in cui tutte le altre sono splendidamente ornate; ciò serve di cornice, e si scorge malinconicamente talvolta d'essersi coperta, con grandi spese, di sontuosità che fanno rilevare la bellezza d'una rivale; in una parola, che si è messo un vestito che va bene.... alle altre.

 

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Noi giudichiamo benissimo del ridicolo d'una moda antica, perchè non la vediamo che nelle immagini, perchè la donna che riempiva quella gonna è morta, perchè il viso inquadrato da quel cappello è appassito, ecc. – Ma una moda attuale c'inganna facilmente perchè porta nelle pieghe di che corrompere i giudici...

 

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Se una sola donna si vestisse in modo ridicolo, essa potrebb'essere negletta; ma, poichè tutte le donne si fanno un dovere di seguire una moda, qualunque essa sia, bisogna bene amarle come sono: il fascino della loro persona si spande sugli artifizi con cui esse snaturano la loro bellezza credendo di accrescerla, e si confonde il tutto nelle sensazioni che si provano.

 

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Ci vuole un grande sforzo di buon senso per apprezzare giustamente il vestito delle donne, e ancora è prudente procedere a questo giudizio in certi momenti, – cioè guardando una donna, brutta e cattiva, per esempio.

 

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Se una donna di buon gusto, spogliandosi alla sera, si trovasse fatta in realtà come ha mostrato d'essere durante tutta la giornata, amo credere che si troverebbe l'indomani mattina, sommersa e annegata nelle lacrime.

 

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Un prete italiano, amante della musica, e d'altronde autorizzato dagli usi del suo paese, volle assolutamente sentire la celebre artista signorina Alboni; egli entrò di nascosto al Teatro Italiano, e si rannicchiò nel fondo d'un palco, ma bentosto, fu così entusiasmato, che tradì la sua presenza gridando: «Donna, i vostri peccati vi saranno rimessi».

 

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Una donna diceva: «Siccome, in Francia, la statura dell'uomo non è molto elevata, è molto vantaggioso essere grande; prima di tutto, tutti gli nomini piccini sono innamorati di voi, senz'altra ragione, – poi si pescano, quà e , anche parecchi omaggi fra i grandi».

 

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È evidente che un uomo che non volesse amare se non una donna perfetta, esattamente uguale alla Saffo di Pradier, per esempio, morrebbe vergine, soffocato dall'incenso che non avrebbe trovato occasione di bruciare.

Sotto un altro aspetto, invece di farvi una immagine di donna tolta dai romanzieri e i poeti, fate una nomenclatura un po' completa di tutto il male che può farvi la vostra moglie o la vostra amante: essa può tradirvi e farvi scomparire; può rovinarvi, può calunniarvi, può avvelenarvi, ecc., ecc. – Gli esempi di questi diversi modi di procedere non sono rari e voi non avete che da scegliere. Ebbene! rallegratevi per tutto ciò che è nella vostra lista e non vi succede, e siatene grato alla compagna della vostra vita.

 

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Il più delle volte, un'aria di dolcezza o di fierezza non significa che una donna sia fiera o dolce: è un modo particolare d'essere bella, ecco tutto.

 

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Un uomo è venuto con sua moglie da non so quale provincia, per sollecitare un impiego in una amministrazione particolare. Quest'uomo è timido e maldestro, sua moglie non manca di grazia, di audacia.

Lascia fare a me le pratiche, – dice la donna al marito – se tu comparissi faresti andare tutto a monte.

– Ma, mia cara, si dice che l'amministratore è molto galante, e tu sei graziosa...

– Che vuoi ch'egli se ne faccia della mia bellezza?

– Eppure, tu conti un poco sull'effetto ch'essa produrrà per la riuscita dei nostri progetti.

– Non ci penso proprio; – io conto sui nostri diritti, sui tuoi meriti.

– Io voglio che tu vada dal signor***, ma bisognerebbe che tu potessi lasciar le tue attrattive a casa.

– È difficile.

– No, se tu mi lasci fare.

– Ebbene?

– Ebbene! lascia ch'io ti dipinga leggermente il naso in rosso ogni volta che andrai a sollecitare...

La moglie rifiuta, e non c'è donna, fosse la più onesta e la più devota, che accetterebbe.

 

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...È sembrato necessario dare al dolore permesso e conveniente dei limiti generali e comuni: al di quà ogni manifestazione sarebbe dichiarata poco decente; e al di di cattivo gusto. È stato ugualmente convenuto che coloro che adempissero scrupolosamente certe pratiche semplici e facili sarebbero considerati come provanti un dolore sufficente. È facile vedere come queste regole erano necessarie. La vedova di Mausolo perde il suo sposo: non contenta di fargli costruire un magnifico sepolcro, essa lascia la tomba vuota o si nutre della cenere di Mausolo. Non è offensivo per le mogli contemporanee, che lamentano e piangono abbastanza il loro sposo, vedersi così scomparire e umiliare da questa vedova eccentrica?

 

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Certe vedove, nello sfoggio del loro dolore per la perdita d'un marito, cercano già di assicurarsene un secondo con questa prova della loro tenerezza postuma.

 

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Si rimproverava a una donna che aveva perduto il marito dopo una unione lunga e felice di non fare nessuno sfoggio del suo dolore, e di non manifestare che negligentemente al di fuori il lutto che le riempiva il cuore.

– È perchèrispose – io non penso più a rimaritarmi.

 

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Soltanto coloro che amano o che hanno amato, comprendono le sante delicatezze della castità. I bigotti, i preti, non ne capiscono niente e hanno il pudore grossolano e indecente.

 

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Le donne non s'ingannano mai, se non quando riflettono.

 

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Una donna che si getta nella politica, non ne ha più per un anno, della sua bellezza...

 

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È interessante vedere le signore arrivare successivamente in un salotto e subire reciprocamente un rapido e sicuro esame dalla testa ai piedi: sembrano dei combattenti che cercano prima il difetto delle armature dei loro avversari. Ogni pezzo della toilette è, infatti, un'arma offensiva e difensiva: offensiva contro gli uomini, difensiva contro le donne.

 

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Si può dire che la bellezza particolare è per ogni donna un sonetto, che ritocca tutti i giorni: essa aggiunge, cancella, poi lo legge alla sera davanti agli uomini e alle altre donne, che sono dei giudici ugualmente prevenuti in senso opposto. Il compenso è pagato in amore o in odio. La donna vittoriosa tiene tanto all'una quanto all'altra di queste due monete.

 

 


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