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56. Conservazione dell’energia. — Abbiamo visto nell’esempio di sopra che, tenendo conto anche dell’energia termica, il lavoro impiegato per sollevare un grave non è perduto, ma si ritrova integralmente, in un istante qualsiasi, sotto forma di energia potenziale, cinetica e termica. Se il sollevamento iniziale del grave fosse dovuto, per esempio, alla distensione di una molla, questa perderebbe dell’energia potenziale, che passerebbe definitivamente al sistema costituito dal grave e dalla Terra. Adunque di questi due sistemi in presenza, la molla compressa, e il gruppo grave-Terra, l’uno perderebbe energia l’altro ne guadagnerebbe una quantità eguale. Se adesso noi consideriamo il sistema complessivo risultante dalla molla, dal grave e dalla Terra, potremo dire che la somma delle energie posseduta dalle varie parti rimane costante.
Questo risultato può essere esteso ai fenomeni più complicati e ai sistemi più complessi, purchè si tenga conto di tutte le forme note dell’energia. Quando due sistemi sono in presenza, l’uno può cedere energia all’altro, e inoltre in ciascuno l’energia posseduta può assumere le forme più svariate. Ma in ogni istante la somma delle energie perduta dall’uno è eguale a quella guadagnata dall’altro; cosicchè se i due sistemi si considerano uniti in un sistema unico, la somma totale delle varie energie possedute in ogni istante conserva un valore invariato.
Che se noi ci riferiamo a un sistema così vasto che nulla esista al di fuori di esso, ci riferiamo cioè all’intero Universo, potremo dire che nell’Universo posson variare le energie delle varie forme localizzate nelle diverse parti, ma ne è costante la somma totale. È questo il celebre principio della conservazione dell’energia che domina tutta la scienza contemporanea, e costituisce la conquista più poderosa e feconda dello spirito umano. Non si sottraggono ad esso neppure le forze vitali, in quanto posson dar luogo a trasformazioni di energia suscettibili di misura; e così il lavoro muscolare e il calore animale rappresentano una trasformazione, numericamente equivalente, dell’energia chimica posseduta dagli alimenti ingeriti.
Nessun fenomeno è stato finora scoperto in contradizione col principio medesimo; e gli Uomini di Scienza son così profondamente convinti della sua illimitata validità, che a ogni apparente eccezione son piuttosto disposti a pensare a qualche forma di energia per il momento ignota, che sia capace di ristabilire il compenso. Così dopo la scoperta del radio che è capace di creare indefinitamente calore, e quindi energia, senza che si possa constatare la diminuzione equivalente di altre energie già possedute, si è pensato alla possibilità che il calore sviluppato sia dovuto alla trasformazione continua dell’atomo di quella sostanza, con la conseguente perdita di una provvista enorme di energia interatomica. E appunto di queste trasformazioni interatomiche si sono avute più tardi, per altra via, delle prove molto persuasive, confermandosi così che la fede nell’incrollabilità del principio era ben fondata.