Orso Mario Corbino
Nozioni di Fisica per le scuole secondarie Vol. I

MECCANICA GENERALE.

ELASTICITÀ DEI SOLIDI.

59. Conseguenze della legge di proporzionalità tra la forza e le deformazioni

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59. Conseguenze della legge di proporzionalità tra la forza e le deformazioni. — Abbiamo visto, trattando la teoria del pendolo semplice, che un moto analogo a quello del pendolo, cioè un moto oscillatorio, si ottiene tutte le volte che un corpo è sollecitato verso una posizione di riposo con una forza proporzionale all’allontanamento dalla posizione medesima.

Or quando un corpo elastico è deformato, le sue parti tendono a ritornare alla configurazione normale per l’azione delle forze elastiche, che sono appunto, per deformazioni non troppo grandi, proporzionali alle deformazioni. E siccome le parti medesime son dotate d’inerzia, raggiungeranno, per una brusca soppressione della forza deformatrice, la posizione di riposo con una certa velocità e l’oltrepasseranno, ottenendosi con ciò una deformazione inversa. Si avranno così delle oscillazioni di forma da parte del corpo intorno alla forma normale, e queste oscillazioni saranno isocrone, cioè avranno una durata indipendente dalla deformazione iniziale, finchè questa non è troppo grande.

Queste oscillazioni sono in generale molto rapide, poichè grandi sono le forze motrici e piccole le masse in movimento; vedremo appunto che a tali oscillazioni son dovuti i fenomeni sonori. Ma si possono rallentare le oscillazioni, e renderle utilizzabili praticamente, fissando al corpo oscillante delle grandi masse, obbligate così a partecipare al movimento, e aventi per effetto di renderlo più o meno lento.

Così all’estremo di un filo metallico, sospeso all’altro estremo, può esser fissata una sfera che prenderà parte alle oscillazioni di torsione rese con ciò molto lente; e si può controllare in tal modo che la durata delle oscillazioni è sensibilmente costante qualunque sia l’ampiezza iniziale. Un simile sistema non luogo a oscillazioni che durino indefinitamente; esse si smorzano invece, più o meno lentamente, come quelle di un pendolo comune non munito di meccanismo vivificatore; e la causa dello smorzamento non è da attribuire soltanto all’attrito dell’aria, ma vi contribuiscono delle azioni interne nel corpo elastico, assimilabili a un attrito interno tra le sue particelle che si muovono le une rispetto alle altre. Almeno così si ritenne finchè il Prof. Cantone non ebbe a dare la vera spiegazione di questo cosidetto attrito interno, fondandola sui fenomeni di isteresi elastica da lui a lungo studiati.


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