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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
69. Principio
d’Archimede. — Un corpo immerso in un liquido subisce una pressione
in tutti i punti della sua superficie, pressione maggiore nei punti situati a
maggiore profondità. Le forze esercitate sui vari punti non si compenseranno,
ma daranno luogo a una risultante che si può dimostrare esser diretta verso
l’alto, eguale in valore al peso del liquido spostato, ed applicata nel centro
di gravità di quest’ultimo.
Per dimostrare questo
celebre principio, dovuto ad Archimede, pensiamo a una superficie ideale che,
come un velo, isoli una porzione di liquido contenuto in un recipiente.
Dappoichè il liquido contenuto non discende malgrado il suo peso, ciò prova che
l’insieme delle pressioni subite da parte del liquido circostante eguaglia il
suo peso; naturalmente questa risultante delle pressioni conserverà lo stesso
valore se al posto del liquido si sostituisce un corpo limitato dalla medesima
superficie.
Il principio d’Archimede è suscettibile di verifica sperimentale per mezzo di un apparecchio detto bilancia idrostatica (fig. 46). A un piatto di questa si sospende un cilindro vuoto C, e sotto un cilindro massiccio D capace di occupare esattamente la capacità del primo; l’equilibrio della bilancia è ottenuto aggiungendo dei pesi qualsiasi nell’altro piattello. Se ora si fa pescare il cilindro pieno nell’acqua di un bicchiere, la bilancia traboccherà dalla parte dei pesi, e si potrà ristabilire l’equilibrio riempiendo di acqua il cilindro vuoto, il che prova che la spinta subita dal pieno è eguale al peso di un egual volume d’acqua.