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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
76. Pressione
atmosferica. — Noi viviamo in un immenso oceano d’aria che circonda
la Terra da ogni parte, penetrando in tutte le cavità, ed estendendosi fino a
un’altezza non ben precisata, ma certo superiore a parecchie centinaia di
chilometri. E siccome l’aria è un corpo dotato di peso, gli strati superiori
graveranno sui sottostanti, e questi su quelli che stanno più in basso,
cosicchè ogni parte del suolo è, come il fondo dell’oceano, sottoposto ad una
pressione eguale al peso di una colonna cilindrica d’aria fino al limite dell’atmosfera.
Se questa colonna avesse dovunque la stessa densità, sarebbe facile calcolarne
il peso complessivo, conoscendo l’altezza, ovvero dedurre questa dal valore
della pressione determinato altrimenti. In realtà la densità dell’aria non è
costante alle diverse altezze, data la sua grande comprimibilità; è quindi
notevolmente maggiore nelle regioni più basse dell’atmosfera, ove è maggiore la
pressione sopportata.
La pressione totale
atmosferica non si eserciterà soltanto sul suolo libero, sotto il cielo; ma per
il principio di Pascal, evidentemente applicabile agli aeriformi, si
manifesterà ovunque l’aria è in contatto con un solido o un liquido,
normalmente alla superficie di separazione. E così l’aria di una stanza
atmosfera, si trova sotto l’azione comprimente dell’atmosfera, e quindi, anche
chiudendo le aperture, eserciterà una pressione espansiva, eguale all’esterna,
sul pavimento, sulle pareti e sul tetto.
Un foglio di sottilissima carta sopporta delle pressioni grandissime, eguali sulle due facce, da parte dell’aria; e resiste solo per l’eguaglianza di quelle pressioni. Che se, come nel crepavesciche (fig. 55) si diminuisce con la macchina pneumatica la pressione da una parte, il foglio comincia con l’avvallarsi dall’esterno verso l’interno e tosto si rompe fragorosamente.
Se si potesse in un cilindro (fig. 56) applicare sul fondo uno stantuffo S in perfetto contatto, in modo da eliminare tra il fondo e lo stantuffo ogni traccia di aria, allora per portare lo stantuffo nella posizione S' lasciando il vuoto dietro di sè, occorrerebbe applicare una forza F eguale appunto alla pressione che vi esercita l’atmosfera dall’esterno. Questa forza dovrebbe essere di kg. 1,033 per ogni centimetro quadrato; cosicchè lo stantuffo S', che ha il vuoto sotto di sè, si comporterà come se sostenesse superiormente una colonna d’acqua dell’altezza di metri 10,33, o una colonna di mercurio di 76 centimetri. Basterà praticare un forellino nel cilindro perchè, penetrandovi l’aria, essa eserciti sulla faccia inferiore dello stantuffo una forza eguale, capace cioè di tenerlo in equilibrio, rimanendo solo la tendenza dello stantuffo a discendere per il suo peso. Questa esperienza potrebbe servire per dare una valutazione approssimativa della pressione atmosferica; ma intervengono a falsare i risultati, oltre al peso dello stantuffo, il suo attrito contro le pareti, e la difficoltà di ottenere una buona tenuta, di fare cioè che l’aria non penetri nel cilindro attraverso ai meati inevitabili tra lo stantuffo e le pareti laterali.