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117. Sfera celeste. Stelle. — L’aspetto del cielo in una notte stellata è quello di un’immensa superficie sferica, della quale vediamo solo una parte, e su cui son disseminati gli astri. Il limite della parte osservabile è dato da una linea accidentata, la quale segue il contorno della Terra che ci circonda, coi suoi edifici e con le sue montagne; la si chiama orizzonte sensibile. Portandoci sempre più in alto, in modo che quella linea si allontani a grandissima distanza, essa diviene all’incirca una circonferenza ove pare che si tocchino la superficie celeste e gli estremi della Terra visibile. Questa circonferenza può considerarsi come l’intersezione della sfera celeste con il piano orizzontale condotto per il luogo d’osservazione; prende il nome di orizzonte vero. Se poi dal luogo medesimo si guida una retta verticale indefinita, essa incontrerà la sfera celeste in due punti: quello situato sopra di noi è il zenit; l’opposto, a noi invisibile, è il nadir. La sfera celeste sembra abbia per centro il luogo d’osservazione, cosicchè l’orizzonte vero è un suo cerchio massimo e i due punti zenit e nadir sono diametralmente opposti.
Gli astri sono di due
specie. La quasi totalità di essi partecipano a un movimento complessivo per
cui tutta la sfera celeste ruota lentamente intorno a noi; ma in questo
movimento le stelle conservano la loro mutua posizione, come se fossero
rigidamente infisse sulla sfera muoventesi. Sono queste le stelle fisse.
Altre invece, in numero molto limitato, mutano di posizione rispetto alle stelle fisse, cosicchè, considerato il moto di queste come dovuto a quello dell’intera sfera, si deve ritenere che le stelle erranti si muovono sopra la sfera. Appartengono a questa categoria il sole, la luna, i pianeti e le comete. Altre differenze sono facilmente constatabili tra questi astri e le stelle fisse. Così i pianeti sono simili nell’aspetto alle stelle fisse, ma la loro luce è più tranquilla (meno scintillante) e si dimostra che proviene dal sole. Inoltre, osservati al cannocchiale, essi appariscono come un disco di grandezza dipendente dall’ingrandimento, mentre le stelle si comportano come veri punti luminosi, più o meno intensamente luminosi, ma non aventi dimensioni percettibili. A seconda del loro splendore sono classificate in stelle di 1ª 2ª, 3ª… grandezza, sin oltre la sedicesima: ma sono visibili solo quelle delle prime sei grandezze. Queste ultime direttamente visibili sono appena nel numero di 6000, il che sembrerebbe a prima vista incredibile.
La invariabilità di posizione mutua delle stelle fisse le ha fatto distribuire, sin dall’antichità, in gruppi a cui fu dato un nome che ne richiama in certa guisa la configurazione. È famosa la costellazione dell’Orsa Maggiore (fig. 97), e quella dell’Orsa Minore di cui fa parte la Stella polare, trovantesi sulla congiungente α β delle ruote posteriori dell’Orsa Maggiore, detta anche Gran Carro. Noteremo ancora la costellazione Orione, con la stella Sirio, una delle più brillanti del cielo, e le dodici costellazioni formanti la fascia dello Zodiaco, con le quali il sole appare coincidente nelle varie epoche dell’anno. Citeremo infine la Via Lattea, una grande fascia luminosa che solca il Cielo e che è ben visibile nelle notti senza luna; essa è costituita da stelle e da nebulose risolubili o irrisolubili secondo che i più potenti telescopi permettono di stabilirne o no la costituzione granulare, come agglomerati di vicinissime stelle.