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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
51.
Dispersione della luce bianca. — Tutto ciò che abbiamo esposto
riguardo ai prismi e alle lenti presuppone che la luce adoperata sia d’un solo
colore, poichè, come si è detto, ai diversi colori corrisponde una rifrangibilità
differente, e perciò una diversa deviazione nel prisma, e una diversa
convergenza nelle lenti.
Inversamente noi ci possiamo servire della loro diversa refrangibilità per separare i colori componenti una luce complessa. L’esperienza che segue, dovuta a Newton, serve a questo scopo; essa permise di eseguire l’analisi della luce bianca, come quella del Sole.
La fenditura F (fig. 63) è illuminata con luce solare, e una lente L ne produce un immagine netta F’ sullo schermo M. Interponendo nel tragitto dei raggi il prisma di vetro P, i raggi vengono deviati, e sullo schermo si disegna un bel rettangolo colorato da R a V, che presenta tutta la serie dei colori dell’iride. Questi colori sono un’infinità, degradanti dall’uno all’altro in modo continuo con le tonalità più delicate. A ognuno di questi colori corrisponde un valore speciale dell’indice di rifrazione, e quindi una particolare deviazione; e il rettangolo RV può esser considerato come la giusta posizione di infinite immagini della fenditura F diversamente colorate, che senza il prisma si sovrapponevano in B, mentre per l’inuguale deviazione prodotta dal prisma si dispongono l’una sotto l’altra da R a V. L’intero spettro (V. Tavola a colori a pag. 96) si suole dividere in sette regioni tipiche, cui corrispondono, in massima, i colori seguenti, a partire da R: rosso, aranciato, giallo, verde, azzurro, indaco, violetto.
Che
se il fascio divergente, il quale provenendo dal prisma dipinge in RV lo
spettro solare, come
venne chiamato dal Newton, viene invece ricevuto (fig. 64) su uno specchio
concavo VR che lo faccia convergere in B, si osserverà nel luogo di convergenza
una linea bianca; lo specchio ha, cioè, ricomposto i raggi separati dal prisma.
Una parte dei raggi provenienti dallo specchio può esser deviata, col prisma Q,
in B’; si otterranno allora due immagini B, B’ colorate; in una
concorreranno, per es., il rosso e i colori prossimi ad esso, nell’altra i
rimanenti, e fondendosi insieme, come nella tavolozza d’un pittore, produrranno
tinte diverse. E poichè la loro sovrapposizione ricostituirebbe la luce bianca,
le tinte di B e B’ si dicono complementari.
La sintesi della luce bianca, per la ricomposizione
dei colori spettrali, può anche essere ottenuta facendo pervenire i colori
medesimi sull’occhio in una successione molto rapida, e profittando della
proprietà, detta persistenza delle immagini nella retina, per la quale la sensazione
luminosa perdura per di secondo dopo
cessato lo stimolo. Se si riceve, ad esempio, lo spettro su uno specchio
rotante, questo rinvierà tutti i colori uno dopo l’altro nello stesso posto di
uno schermo, e l’occhio vedrà sullo schermo una fascia bianca.