Orso Mario Corbino
Nozioni di Fisica per le scuole secondarie Vol. II

OTTICA

Rifrazione e dispersione della luce.

54. Strumenti ottici

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54. Strumenti ottici. — Abbiamo già fatto cenno al § 48, degli obbiettivi fotografici, degli obbiettivi per projezione e delle lenti d’ingrandimento; che son tutte applicazioni della proprietà delle lenti convergenti di fornire immagini reali o virtuali, impiccolite o ingrandite.

Daremo un cenno adesso di altri strumenti ottici più complicati, risultanti cioè dalla combinazione di diverse lenti.

Il microscopio composto serve all’osservazione di oggetti vicini molto piccoli, e risulta essenzialmente dall’obbiettivo e dall’oculare, che sono, ciascuno, un sistema di lenti il cui effetto equivale a quello di una lente convergente. La fig. 67 ne l’aspetto schematico.

L’obbiettivo HK ha una piccolissima distanza focale; poco al di del fuoco è disposto l’oggetto ab fortemente illuminato, e l’obbiettivo ne produce una immagine reale rovesciata e ingrandita AB. Questa viene a trovarsi tra l’oculare MN e il suo fuoco F; si formerà perciò una nuova immagine virtuale A’B’ ancora ingrandita, osservabile direttamente con l’occhio da P.

Nel cannocchiale astronomico si ha pure un obbiettivo e un oculare entrambi convergenti. Il primo produce degli oggetti lontani un’immagine impiccolita, reale e capovolta, nel suo piano focale. Questa immagine viene osservata con l’oculare, che funziona, come nel microscopio, da lente d’ingrandimento.

Il microscopio e il cannocchiale astronomico danno un’immagine rovesciata degli oggetti, il che non produce inconvenienti per lo scopo cui tali apparecchi son destinati.

Ma per la visione di oggetti terrestri lontani, il rovesciamento dell’immagine non è più tollerabile. Si può, come nel cannocchiale terrestre, far seguire all’obbiettivo dell’astronomico una seconda lente rovesciatrice, tale cioè che della immagine rovesciata A, data dal primo, produca una nuova immagine B reale, eguale e capovolta rispetto ad A ma diritta rispetto all’oggetto; e osservare, con l’oculare, l’immagine B anzichè la A.

Ma è più comoda la disposizione del cannocchiale di Galileo, usata nei binocoli comuni.

I raggi, provenienti dall’obbiettivo K (fig. 68), formerebbero in a un’immagine reale del punto A dell’oggetto; ma investono, prima d’incontrarsi, l’oculare divergente K che li rende divergenti, come se provenissero da A’; si ottiene così dell’oggetto AB l’immagine virtuale, ingrandita e diritta A’B’.

 


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