Orso Mario Corbino
Nozioni di Fisica per le scuole secondarie Vol. II

OTTICA

Spettroscopia.

63. Particolarità dello spettro solare. Righe di Fraunhofer

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Spettroscopia.

63. Particolarità dello spettro solare. Righe di Fraunhofer. — Al § 51 noi abbiamo descritta l’esperienza della formazione dello spettro, limitandoci a mettere in rilievo la diversa deviabilità dei raggi di diverso colore o, come diremo adesso, di diversa lunghezza d’onda. Dobbiamo ora esaminare più a fondo l’esperienza medesima, per trarne dei risultati ancora più importanti.

Ci converrà anzitutto precisare le condizioni per avere uno spettro puro, tale cioè che le luci di diversa rifrangibilità, sebbene costituiscano un insieme continuo, non si sovrappongano nel medesimo posto dello spettro. In realtà questa separazione non si può ottenere, in modo completo, col prisma; vi si riesce assai meglio con i reticoli di diffrazione, e con altri metodi dei quali non possiamo occuparci; ma la sovrapposizione si limiterà alle luci di periodi molto vicini quando la fenditura è molto stretta, e per ciascuna luce monocromatica che cade sulla fenditura la lente produce una immagine netta di questa sullo schermo, malgrado la deviazione prodotta dal prisma.

A tal fine converrà illuminare la fenditura allargata con la luce del vapore di sodio (fiamma Bunsen colorata col sal marino), disporre il prisma nella posizione di deviazione minima, e spostare lo schermo fino a che vi si formi una immagine netta, e deviata della fenditura; quindi stringere questa sempre più, con che l’immagine diverrà una linea sottile luminosa.

Se allora si fa cadere sulla fenditura la luce bianca di un arco voltaico o di un becco Auer, lo spettro si disegnerà a contorni nettissimi e con vivaci colori, senza nessuna traccia di discontinuità da un punto all’altro di esso; ma usando invece luce solare, si osserverà che lo spettro è solcato da linee nere sottili, parallele alla fenditura, e che appariscono in grandissimo numero quando la fenditura è molto stretta. Sono queste le righe di Fraunhofer, che occupano una posizione invariabile nello spettro; esse sono in numero grandissimo, molte migliaia, quando lo spettro è ben puro; ma le più caratteristiche sono state designate con le lettere dell’alfabeto: la A è all’estremo rosso e riesce difficilmente visibile2, la B nel rosso, la C nell’aranciato, la D nel giallo, la E nel giallo-verdastro, la F nel verde-azzurro, le G e H nell’indaco e nel violetto.

Queste righe, che si scorgono nella superiore riproduzione a colori, rappresentano, evidentemente, delle discontinuità nello spettro solare, cioè in esso mancano le radiazioni monocromatiche corrispondenti, che sono invece presenti nella luce bianca delle sorgenti terrestri.

Per osservare minutamente queste fini particolarità dello spettro, da cui trarremo conseguenze di grande importanza, ci converrà sostituire alla proiezione dello spettro sullo schermo la sua osservazione diretta con l’occhio munito di opportuni strumenti ottici; è quel che faremo con lo spettroscopio. Ma prima di procedere a questo studio minuzioso ci converrà eseguire, col metodo dello schermo, ancora un’esperienza d’importanza capitale.





2 Le parti estreme, nella figura a colori, sono visibili solo in condizioni eccezionali.



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