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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
71.
Elettrizzazione per influenza. — Avvicinando alla pallina
dell’elettroscopio un corpo elettrizzato, le foglioline divergono prima che
abbia luogo il contatto. È questo un fenomeno molto importante che dobbiamo ora
studiare in condizioni opportune.
Ci converrà ricorrere a due elettroscopi A, B disposti come nella fig. 92 a una certa distanza, e comunicanti tra loro per mezzo di un’asta metallica tenuta da un manico isolante. Avvicinando ad A il corpo elettrizzato V, vedremo divergere le foglioline di entrambi gli elettroscopi, ma esse ricadono se noi torniamo ad allontanare il corpo V. Se prima di allontanare V si porta via l’asticina che mette in comunicazione A e B, tenendola per l’isolante M, allora la divergenza delle foglioline persiste anche dopo l’allontanamento dì V, ed esse ricadono se si rimette a posto la bacchetta metallica.
Questa
esperienza può essere interpretata ammettendo che l’unico conduttore costituito
dai due elettroscopi e dalla bacchetta si elettrizzi per la presenza del corpo
V, con elettricità omonima nelle parti più lontane, cioè in B, ed eteronima
nelle parti più vicine, cioè in A. Allontanando V le due elettrizzazioni
opposte si ricombinano attraverso l’asticina, ricostituendo lo stato neutro;
mentre la ricombinazione non può più aver luogo se, prima dell’allontanamento
di V, è interrotta la comunicazione tra A e B. Che A resti allora carico di
elettricità eteronima, e B di omonima si può constatare per mezzo di un
pendolino elettroscopico, caricando la sua pallina per contatto con V; si vedrà
allora che la pallina è respinta da V, attirata da A e respinta da B.
È facile adesso riconoscere ciò che avverrà avvicinando un corpo elettrizzato alla pallina di un elettroscopio scarico. La pallina, l’asta e le foglioline formano un unico conduttore che si elettrizzerà per influenza, raccogliendosi l’elettricità omonima nelle parti più lontane cioè nelle foglioline e facendole divergere (fig. 93). Naturalmente la divergenza svanisce appena si allontani il corpo elettrizzato. Se poi l’elettroscopio è già carico d’elettricità, distribuita sulla pallina, sull’asta e sulle foglioline divergenti, e vi si avvicina un corpo carico di elettricità, le cariche indotte si sovrappongono, nelle varie parti dell’elettroscopio, alle cariche preesistenti. Quando il corpo avvicinato e l’elettroscopio son carichi di elettricità omonima, l’avvicinamento sviluppa sulle foglioline una carica che ha lo stesso segno della carica preesistente: la deviazione delle foglioline aumenterà. Quando invece la carica iniziale dell’elettroscopio è opposta a quella del corpo, la carica destata con l’avvicinamento sulle foglioline è opposta a quella che vi si trovava già, e quindi diminuirà, con l’avvicinamento, la deviazione delle foglie medesime, fino ad annullarsi; aumentando ancora la carica per influenza quelle potranno nuovamente divergere sotto l’azione di queste ultime.
Così noi potremo constatare, caricando prima l’elettroscopio per contatto col vetro elettrizzato positivamente, che avvicinando il vetro la divergenza delle foglioline aumenta, mentre avvicinando una bacchetta di ebanite, elettrizzata negativamente per strofinìo, la divergenza in principio diminuisce, a un certo punto si annulla, e poi torna nuovamente a prodursi.
Noi ne deduciamo un mezzo comodissimo per riconoscere il segno della carica di un corpo, avvicinandolo a un elettroscopio già carico, per es. positivamente, per contatto con una bacchetta di vetro strofinato.