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ELETTRICITÀ E MAGNETISMO. ELETTROSTATICA. Fenomeni generali. 76. Elettrizzazione superficiale dei conduttori |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
76. Elettrizzazione superficiale dei conduttori. — Come conseguenza della mobilità delle cariche nei corpi conduttori, e della loro mutua ripulsione secondo la legge dei quadrati delle distanze, si è potuto prevedere, per mezzo della teoria matematica, che in un corpo conduttore l’elettricità risiede solo alla superficie esterna. Noi daremo di questa proprietà importantissima una dimostrazione sperimentale, che si può anche considerare come verifica di una conseguenza necessaria della legge di Coulomb.
Ci
serviremo di un casotto costituito da rete metallica, disposto su un piatto
conduttore (fig. 96), e nel cui interno si trova un elettroscopio E rilegato
con la rete per mezzo di una catenella metallica. Comunicheremo quindi alla
cassa una energica elettrizzazione per mezzo di una macchina elettrostatica, di cui spiegheremo appresso
il funzionamento; e constateremo che diversi pendolini connessi con la rete
metallica divergono vivamente, mentre le foglie dell’elettroscopio non
accuseranno la minima divergenza. In realtà noi abbiamo così operato con un
conduttore non ermeticamente chiuso, ma costituito da rete metallica; la teoria
dimostra che la legge enunciata è rigorosa per un conduttore chiuso; ma vale
sensibilmente anche se il conduttore è una rete con maglie non troppo larghe.
Risulta così provato che sull’elettroscopio, in comunicazione metallica con la
cassa fortemente elettrizzata, non c’è traccia di elettricità. L’esperienza fu
eseguita in grande dal Faraday, che si collocò entro un casotto metallico
isolato dal suolo, e fortemente elettrizzato. Le pareti interne non rivelarono
la minima carica, toccandole con i più sensibili elettroscopi, nè si notò la
più piccola attrazione della parete sulla pallina scarica di un pendolino
elettroscopico. Adunque non
solo non possono esistere cariche elettriche sulle parti interne d’un
conduttore, ma non esistono neanche forze elettriche, nell’interno di un conduttore
cavo elettrizzato, da parte delle cariche, comunque grandi, distribuite sulla
sua superficie esterna. Queste due proprietà sono del resto, come si può
dimostrare, una conseguenza l’una dell’altra.
Possiamo
ora completare ciò che si disse a proposito dell’influenza elettrica. Quando un
conduttore carico A è introdotto in un conduttore cavo B (fig. 97), chiuso da
tutte le parti e isolato, si destano per influenza sulla parete interna di B
delle cariche eteronime e sull’esterna delle cariche omonime a quella di A. Nel
caso della figura, se sul conduttore A è distribuita la quantità
dell’elettricità +Q, si avrà sulla, parete interna la quantità totale —Q, e sull’esterna la quantità +Q.
Mettendo in comunicazione, anche per un istante, il conduttore B col suolo, si
disperde totalmente la carica esterna +Q, e restano la carica +Q di A e la
carica interna —Q. Se ora si fa toccare A con la parete interna, nessuna
carica si manifesta all’esterno, e
sparisce ogni segno di carica in A e in B; ciò prova appunto che la carica interna
di B, che si è completamente neutralizzata per il contatto con quella di A,
era appunto in quantità eguale, cioè era —Q.
Questa e altre esperienze sui conduttori cavi, di grande importanza perchè costituiscono delicatissime conferme della teoria matematica dell’elettricità fondata sulla legge di Coulomb, si devono a Faraday; esse si possono riprodurre col cosidetto pozzo di Faraday. Di quella teoria noi daremo adesso un breve cenno.