Orso Mario Corbino
Nozioni di Fisica per le scuole secondarie Vol. II

ELETTROTECNICA

Produzione industriale della corrente elettrica.

147. Dinamo a correnti continue

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147. Dinamo a correnti continue. — Riprendiamo l’unico telaio che ci servì di tipo per la produzione delle correnti alternate semplici, e, facendolo sempre girare in un campo magnetico, cambiamo la disposizione del collettore.

Al posto dei due anelli interi in cui si raccoglieva la corrente alternata (fig. 166) disponiamo un unico anello, tagliato nel senso dell’asse in due, e saldiamo i capi del filo del telaio alle due metà (fig. 167).

Appoggiamo alle due metà dell’anello due spazzole raccoglitrici, e disponiamo le cose in modo che nell’istante in cui la corrente indotta cambia di senso, una spazzola, (per la rotazione dell’anello) abbandoni la metà con cui era in comunicazione e vada in contatto dell’altra metà.

Si vede allora che, nell’istante in cui si capovolge la corrente nel telaio, sono invertite le comunicazioni dei suoi estremi col circuito esterno, e quindi la corrente in questo conserverà lo stesso senso di prima. Un tale collettore sarà quindi per l’esterno un raddrizzatore di correnti, le quali conserveranno perciò, al di del telaio, sempre lo stesso senso, trasformandosi in correnti continue, per quanto non costanti.

Con questo apparecchio si ottengono delle correnti sempre in un senso, ma ondulate. Si pensò quindi di ricorrere a degli artifizi che attenuassero l’entità di queste ondulazioni, dando luogo a delle correnti costanti quanto più fosse possibile.

Il nostro Pacinotti ebbe il merito di risolvere questo problema col suo ingegnosissimo anello, che per le sue proprietà interessantissime costituisce forse la più feconda conquista dell’Elettrotecnica. L’anello di Pacinotti contiene in come la chiave della risoluzione di un gran numero di problemi cardinali della elettrotecnica, e solo chi conosce bene questa scienza può intenderne e apprezzarne l’alta portata.

Esso è formato da un anello di fili di ferro, sul quale è avvolto, in modo da risultarne un’elica continua chiusa, un filo di rame. A intervalli angolari uguali, e separanti l’elica in tante bobine parziali, si partono dai punti di questa elica degli altri fili di rame che, formando come tanti raggi dell’anello, si connettono ad altrettante sbarre rettilinee, isolate fra loro, e disposte sulla superficie laterale di un cilindro, parallelamente all’asse di questo, che è al piano dell’anello. Tale cilindro prende, più specialmente che nelle altre dinamo, il nome di collettore; esso è trascinato dall’anello nella sua rotazione intorno all’asse del cilindro medesimo, rotazione che si fa tra i poli di un potente magnete, in modo che le linee di forza giacciano nel piano dell’anello rotante.

Si può dare una spiegazione elementare del funzionamento dell’anello di Pacinotti come generatore di correnti continue. Ci limiteremo a riferire il risultato. Se si appoggiano sulle sbarre del collettore in rotazione due spazzole diametralmente opposte, e in modo che la loro linea di congiunzione sia presso che perpendicolare alla direzione del campo esterno, durante la rotazione tra queste spazzole si stabilirà una f. e. m. praticamente costante.

L’anello di Pacinotti, oltre alla funzione precedente e ad altre numerosissime, anche il mezzo più semplice di generazione delle correnti trifasiche.


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