Orso Mario Corbino
Nozioni di Fisica per le scuole secondarie Vol. II

ELETTROTECNICA

Motori elettrici e loro applicazioni.

172. Applicazioni dei motori

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172. Applicazioni dei motori. — Le qualità preziose del motore elettrico, quali la regolarità del suo andamento, l’adattabilità a tutte le esigenze più svariate della tecnica, e la facilità con cui può trasmettersi ad esso, per mezzo di due semplici fili flessibili e per nulla ingombranti l’energia elettrica occorrente, concentrando in un piccolo volume una sorgente potentissima di forza motrice, hanno sempre più esteso il campo di applicazione di questo apparecchio.

Così il motore elettrico ha permesso la soluzione di due problemi industriali importantissimi: il trasporto della forza a distanza, ed il frazionamento della forza negli opifici. — Non occorre neanche ricordare come la trasformazione dell’energia delle cadute d’acqua in energia elettrica, la sua trasmissione in condutture estendentisi per centinaia di chilometri, e la sua riconversione in energia meccanica hanno permesso lo sfruttamento di sorgenti formidabili di forza, che restavano inoperose per la difficoltà di costruire in luoghi inaccessibili le grandi officine d’utilizzazione, o di trasportare in condizioni economiche rimunerative la materia prima e i prodotti manufatturati. — E ci porterebbe molto fuori dei limiti che ci sono imposti il solo enumerare gli impianti prodigiosi, che han permesso di trasformare in regioni industriali di prim’ordine alcuni paesi che mai, utilizzando le motrici termiche, avrebbero potuto sostener la concorrenza con gli altri, i quali trovan sul posto il carbone occorrente.

Meno grandiosa, ma pure multo utile, è l’applicazione dei motori al frazionamento della forza. — Il grande opificio moderno, ove l’operaio ha a disposizione il motorino indipendente che ne centuplica la produzione, mentre in una grande sala una sola motrice crea comodamente e a buon patto l’energia elettrica, che si diffonde nel modo più semplice ai più remoti angoli dell’edifizio; il grande opificio così diverso dall’antica officina, ingombra di trasmissioni aeree o sotterranee, e quindi di cinghie, roteggi, alberi telodinamici (sempre di portata limitatissima), deve la sua attuale struttura, tanto efficace, all’applicazione dei motori elettrici.

Può considerarsi come un caso di frazionamento di forza la applicazione dei motori alla trazione elettrica. — All’officina una dinamo stabilisce una differenza di potenziale tra una rete aerea e le rotaie; la corrente sviluppata traversa l’asta reggente la carrucola o trolley che serve per stabilire il contatto, mette in movimento i motori e per le rotaie si riporta alla dinamo, cosicchè questa può considerarsi come una pompa che aspiri l’acqua da una condotta aperta, a lieve declivio nel suolo, e la cacci sotto pressione in una condotta forzata, dalla quale dopo aver perduta la pressione attraverso a una turbina, l’acqua ritorna alla prima condotta e alla pompa.

Meno incoraggiante sembra la prova fatta dall’energia elettrica nell’automobilismo. Certo incontrando per via il tranquillo automobile elettrico spinto dall’azione continua e dolcissima del suo motore a corrente continua, non si resta troppo contenti del suo turbolento e fortunato rivale a benzina, che procede tra scosse, fremiti e fumo rivoltante. Ma finchè non sarà risoluti il problema dell’accumulatore di grande capacità e potenza e piccolo peso, l’automobile elettrico resterà sempre un veicolo di lusso, e in ogni caso non potrà mai essere adatto per le grandissime percorrenze.

 


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