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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
7. Dilatazione dei solidi. — Cominciamo dagli aumenti di lunghezza. Un’asta di platino lunga 1 metro, riscaldata da 0 a 100°, si allunga di mm. 0,89; invece un’asta di zinco di eguale lunghezza si allunga di mm. 2,92. La dilatazione è perciò diversa da metallo a metallo. Per tutti i corpi, però, l’aumento di lunghezza è sensibilmente costante nei successivi riscaldamenti di 1°, o per lo meno noi potremo trascurarne le variazioni in uno studio elementare.
Chiameremo coefficiente di dilatazione lineare di un
corpo l’aumento di lunghezza di una sbarretta lunga un centimetro per il
riscaldamento di 1°. Dire perciò che il coefficiente di dilatazione lineare del
ferro è significa che
una sbarretta di ferro lunga 1 centimetro, riscaldata di 1°, si allunga di
di centimetro, cioè di circa
di micron.
Ma se la sbarra è lunga l0 centimetri a 0°, e il coefficiente di dilatazione è α, l’allungamento della sbarra per 1° di riscaldamento sarà l0 volte maggiore, cioè sarà l0 α ; e per un riscaldamento di t° gradi sarà t volte più grande, cioè l0 α t. Se perciò indichiamo con lt la lunghezza totale della sbarra a t gradi, avremo
Il binomio che
è un numero poco diverso da 1, perchè
α t è molto piccolo, in generale, di fronte all’unità, si dice
binomio di dilatazione lineare.
Ma la dilatazione ha luogo in tutte le direzioni, e perciò aumenta il volume del corpo. Così un cubo che a 0° ha lo spigolo lungo l0, se si dilata egualmente in tutte le direzioni avrà a t0 come lunghezza dello spigolo lt. Il suo volume iniziale era
e invece il volume a t gradi sarà per la (1)
Or se si
sviluppa con le regole del calcolo algebrico il cubo e si
tien conto della piccolezza di λt
di fronte all’unità, si può senza errore notevole ritenere che
è sensibilmente
eguale a
e perciò
Ma se si definisce coefficiente di dilatazione cubica di una sostanza l’aumento di volume di un centimetro cubico per il riscaldamento di 1°, e lo si indica con β, si potrà dedurre, come si fece per la (1), che
Si vede subito, per confronto con la (2), che
Cioè il coefficiente di dilatazione cubica è il triplo del
coefficiente di dilatazione lineare; e perciò 1 cm.3 di ferro
riscaldato di 1° aumenterà didi centimetro cubo.
Aumentando il volume di un corpo per il riscaldamento, e restando costante la massa, ne dovrà diminuire la densità, misurata dalla massa contenuta nell’unità di volume. Così chiamando d0 la densità a zero gradi, di la densità a t°, e M la massa del corpo, sarà
cioè
e per la (3)
ovvero
Tra
le applicazioni della disuguale dilatabilità dei solidi citeremo le proprietà
delle cosidette lamine bimetalliche. Se si sovrappongono, in tutta la
superficie, due lamine aventi diversi coefficienti di dilatazione, come il
ferro e il rame, la lamina doppia s’incurverà per il riscaldamento, presentendo
nella parte convessa il metallo più dilatabile (fig. 10). Se ne possono
costruire degli avvisatori automatici assai sensibili per segnalare un
accrescimento anormale di temperatura in un ambiente, come pure dei sistemi
compensatori per i bilancieri degli orologi da tasca o per i pendoli degli
orologi. Questi, invero, per la dilatazione subita quando la temperatura è più
alta, oscillano più lentamente; ma si può fissar loro delle lamine bimetalliche
opportunamente disposte, portanti all’estremità delle piccole masse e quali per
il riscaldamento e l’incurvamento delle lamine medesime vengono avvicinate al
centro del bilanciere (fig. 11) o al punto di sospensione del pendolo, ed
esercitano così un’azione acceleratrice atta a stabilire il compenso.
Un altro sistema di compensazione nei pendoli è rappresentato dalla fig. 12. Dalla sbarra AA’ pendono due asticelle F, F’ di acciaio cui è fissata la sbarra EE’; da questa salgono due asticelle di zinco CC’, dipinte in nero nella figura, che fan capo alla sbarra BB’ da cui scende la quinta asticella d’acciaio G, la quale passa liberamente pel foro T e sostiene la lente L del pendolo. Essendo la dilatazione dello zinco più che doppia di quella dell’acciaio, e poichè gli allungamenti di F, F’ portano in basso la sbarra EE’, quelli di CC’ tendono a portare in alto la sbarra BB’, e infine l’allungamento di G tende a portare in basso la lente, in totale si potrà ottenere che il centro d’oscillazione O del pendolo resti a distanza costante dal punto di sospensione.