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François-Marie Arouet de Voltaire La pulcella d'Orléans Concordanze (Hapax - parole che occorrono una sola volta) |
grassetto = Testo principale Canto grigio = Testo di commento
3505 XXI| la sua bagascia, ch'egli lietamente~si ricevette senza sospicione.~ 3506 XIX| caro il seno era ferito,~né lievemente. Ma qual fiamma ai vènti,~ 3507 IV| i pensieri avessi d'amor ligi~per vaga giovinetta, allor 3508 VI| bella~le parti fatte di ligustro e rosa~che la caduta avea 3509 III| Paradiso degli sciocchi è il Limbo.~Ottava XVI, v. 5:~Capopiede, 3510 II| educa al tuo suol pèsche o limoni,~né moscadelli: le tue viti 3511 X| vostra la sua faccia,~e i lin non d'altro che di pianto 3512 VI| reggia immensa~è quell'antica linguacciuta diva~che nome ha Fama, e 3513 II| E nondimen, quantunque linguacciuto,~alla corte non era il malveduto.~ 3514 I| le die' natura~cuor di lione e mi farìa paura.~III. Che 3515 XIII| spesse~mansueti a coprir le lionesse.~XLVIII. Francesco primo 3516 XVI| fracassa i denti~agl'irati lioni, e fra gli stecchi~col nudo 3517 IX| seme divino,~sulla turbata liquida pianura~gli sbalzano a capriccio 3518 X| con lunghi errori~volge i liquidi argenti in mezzo ai fiori.~ 3519 XXI| chiudean l'almo licore,~il liquido rubin ch'alle beate~cantine 3520 XIII| mezzo rotonde, separate e lisce,~con due vermigli bottoncelli 3521 XIII| convenne, e sopra i gai~lisci avori del tuo bel deretano~ 3522 XVIII| abbassa il guardo, ricompone e liscia~del suo volto, che par d' 3523 XVI| Fu lunghetta la trista litania;~ma venian sì bei fatti 3524 IV| quei di guerra orribili litigi~Fra' Capocchio gridava: – 3525 IV| impalate. –~A questo grido i littor dànno indietro:~guardano 3526 I| pastorale,~un dì chiamato lituo augurale.~XLV. Il buon Trimuglio, 3527 IX| braccio a Trimuglio, e il suo liuto~Arondello accordò con Dorotea,~ 3528 III| offeso~n'ha il deretano e livida la coscia;~Bonel, sovra 3529 IX| innamorati~drizzaronsi a Livorno, sul deposto~d'un falso 3530 VII| gli facean sentiero~con livrea che di giallo è ricamata:~ 3531 XVI| giusta i desir tuoi~il tuo locotenente ne dispone,~ei nol fa che 3532 XX| con voci lusinghiere.~Del lodar l'arte è l'arte del piacere.~ 3533 III| adorarli discendean dal trono.~Lodati esempli a tutto il mondo 3534 XV| che, nel vino assòrte,~lodavano il lor prence e fean tresconi~ 3535 VI| onor che ne deriva,~che la lode è il velen della ragione;~ 3536 III| schiavo, Gherardo, e assai ti lodo~di siffatta dolcissima avventura:~ 3537 XVII| Sotto i grand'archi d'un loggiato immenso,~guazzabuglio d' 3538 XX| Questo raggio dappoi s'è logorato,~invilito, smarrito, e il 3539 V| sempre parlante non potrìa la loja~dei santoni ridir che ad 3540 VIII| narrangli del rogo che la pia~lombarda gente a contemplar venìa.~ 3541 VIII| adunque al bel paese~de' Lombardi se n' corse. Di Milano~giunto 3542 VI| dir di quella~d'ascrei lombrìci momentanea schiera~che a 3543 XVI| schermire~in versi, e diamo a Londra i primi onori~nell'arte 3544 XIX| e le colombe e i passeri loquaci~preser l'esempio e raddoppiaro 3545 II| passegger dicea: – Siete in Lorena –,~siede un vecchio villaggio 3546 XVIII| Ottava XXVIII, v. 1-2:~Lorenzo Angleviel de la Beaumelle, 3547 III| scritti, Gesù mio! che strane lotte~d'argomenti, d'esami e di 3548 XVIII| modo del Voltaire, nacque a Lous-le-Saunier nel 1699 e morí a Parigi 3549 XV| cappellano,~di Grisbordone il lubrico furore,~e più d'ogni altro 3550 II| tien del pudor sotto il lucchetto.~LXVI. Pronto al partire 3551 XIX| cappella il suo cimiero,~il suo lucente panzeron dorato~e i braccialetti 3552 IV| il genitor, venendo~dalla lucida sua stella natìa,~– Figlio, 3553 IV| staffieri~con trine d'oro e lucide brachette~vengono a offrir 3554 VI| dalla tromba onesta;~in quei lucidi spegli figurato~ti contemplasti; 3555 V| Grisbordone,~il dottor di Lucifero, il papasso~dell'inferno, 3556 XIII| padre un po' più basso~con Lucrezia sua figlia andar nel chiasso.~ 3557 V| innanzi il frate, e in quei lugùbri ardori~vede ognor cose arcane 3558 XVII| autore del San Luigi, o Luisiade, poema epico; Desmarets 3559 XVII| posa~una larva bizzarra e luminosa.~V. Ha il pie' leggero, 3560 III| Capocchio.~IX. Verso il globo lunare, ove si scrive~che già dei 3561 VIII| secondo che mette il suo lunario,~mansueta, stizzosa ed insolente;~ 3562 XIV| assai bottiglie, adunque,~lunghesso il fiume s'avviò l'Inglese,~ 3563 XVI| macellata in chiesa.~XXIV. Fu lunghetta la trista litania;~ma venian 3564 XVIII| accosta e fa la biscia;~lo lusinga, lo lecca, allunga il gozzo,~ 3565 IV| E paga in suo segreto e lusingata~dei grandi sforzi che il 3566 XX| strane cose:~il giovin core, lusingato molto~più del dover di tante 3567 VII| chimeriche pasciuto,~si lusingava che il mio cor ritroso~amor 3568 XII| XVII. Come vider beltà sì lusinghiera,~di rossor tutte in volto 3569 XX| vanerella~prima adulò con voci lusinghiere.~Del lodar l'arte è l'arte 3570 I| testa,~si vibravano sguardi lusinghieri,~del futuro piacer caldi 3571 VII| Dell'accusata il volto lusinghiero,~l'orror del vile che la 3572 VIII| combattiamo.~XXXIX Sostener mi lusingo a vostre spese~il mio re 3573 III| qui deserta, al crudel che lusingommi,~quell'audace Giovanna il 3574 XIII| segnal diletto~dal sen di Lussemburgo, o peregrina~stella di corte, 3575 XVIII| soldato~deve andar senza lusso e scaricato.~XLI. Fatto 3576 XVII| di colpe era sì nero,~ben lustrato purgato e consacrato,~divenne 3577 II| grassa cameriera.~VII. A tre lustri il padron dell'osteria~di 3578 IV| figliuol compìa~il terzo lustro, il genitor, venendo~dalla 3579 X| malizia vaso,~quando un fier luterano o calvinista~in un prete 3580 IV| ed il guadagno è tuo. –~LXXIII. Alle infami parole inorridita~ 3581 IV| lo stesso Dunoè tacere.~LXXIV. Col ciglio in pianto, con 3582 IV| rivenne, ma nulla convertito.~LXXIX. Dall'azzurro del ciel mirando 3583 IV| fia che Francia piagna?~LXXV. Questo mago l'avrà, mentr' 3584 IV| francesi, e vostri sono. –~LXXVI. Possedea quel frataccio 3585 IV| Endòr l'ombra d'un morto.~LXXVII. Grisbordon, che d'incanto 3586 IV| convenienze e vennero alle brutte.~LXXXI. Suole aver, benché santo, 3587 IV| neppur s'oblia del tutto.~LXXXII. Ma gli è tempo, lettor, 3588 XVIII| L'ab. Giuseppe Grizel (m. 1787), autore d'opere ascetiche 3589 II| e un Gedeon diventa, un Maccabeo. –~XXVIII. A questo teologico 3590 XX| custodirlo poi con gelosia~senza macchiarlo è un sogno in fede mia.~ 3591 XVI| senza difesa,~senza creanza macellata in chiesa.~XXIV. Fu lunghetta 3592 XII| VI, v. 8:~Caditoje (orig. mâchicoulis) son certe aperture lasciate 3593 XIII| floscio, assiderato,~si maciulla il meschin senza godere,~ 3594 IX| avvinazzato~dice loro così: – Madamigelle,~convenite fra voi chi dée 3595 XVI| di essi giaceva con una madianita. – Aod, o Eod, assassinò 3596 IV| pranzi di gusto squisito;~madrigali talvolta anche scrivea.~ 3597 XVI| adopra:~visto han spesso il Maese e Piccardia~questi messieurs 3598 XV| armata~vi trovò tutto un magazzin fornito.~Il Dio dell'armi 3599 XV| aveano a gara empiuto il magazzino,~l'un di cannoni e l'altro 3600 III| che pazzi aduna~d'assai maggiori, avviene altro accidente.~ 3601 XXI| innanzi all'occhio.~Ciò di che maggiormente s'è stupito,~è lo spirto 3602 XVII| Chiunque entrava in quella rea magione,~degli amici perdea la cognizione;~ 3603 XX| Mentre parla con tanto magistero,~il gran Bastardo, che vicin 3604 XV| Si cantò pria dinanzi al magistrato~un bel Te Deum sul tuon 3605 X| LI. Poi, la grazia di Dio magnificata,~menando Agnese in cella 3606 IV| sguardi un cuor ferito:~dar magnifiche feste invan solea,~musiche 3607 XXI| provvista~d'un banchetto magnifico, capponi,~starne, fagian, 3608 XXI| terrapieno.~XLIX. Sopra un magro caval di Barberia,~l'unico 3609 I| amore.~Ottava XXIV, v. 4:~A maître Alain del testo (Alano Chartier, 3610 IX| ronfar si sentia come un majale.~XIX. Gli solleva la testa, 3611 XVIII| II. Prima egli ebbe una mala educazione~fin da fanciullo; 3612 XII| ripreso il filo doloroso,~maladetta la sorte e gl'inimici,~si 3613 IX| di quel rio covile:~de' malandrin la turba digeriva~la crapula, 3614 XVIII| del nostro re tutori, e, malandrini,~non ne son che i tiranni 3615 III| alla galera i medici né i malati. Essendo Luigi XIV guarito 3616 II| suol prudente ed abile~un malato ghiotton porre a dieta,~ 3617 I| sottil velo che sempre al maldicente~cortigiano indiscreto è 3618 IV| oh di corte atro veleno,~maldicenza, bugie, serpi inumani,~schizzerete 3619 VII| questa beltà, che or tanto maledico,~mortalmente ferì quell' 3620 VII| rei~han già incorsa la mia maledizione,~sien tradotti alla Santa 3621 I| tutto lardellato di potenti~maledizioni il paternostro intuona.~ 3622 XIII| non lo concesse.~LX. La malìa del nodetto alla legaccia~ 3623 III| due versetti a parte. O maliardo~direttor di fanciulle e 3624 XV| Bastardo.~ ~ ~I. Censor maligni, vo' parlarvi netto,~vi 3625 XII| disposto,~per gioir della sua malinconia~e per piangere Agnese. Ah 3626 I| compendiosissima, e con tutto ciò malissimo accolta dal pubblico. Il 3627 I| Limbello, qui per lingua (Cfr. Malmantile, I, 72).~Ivi, v. 8:~Remme, 3628 VII| Ov'è l'alma sì dura e sì malnata~che d'Agnese non resti innamorata?~ 3629 V| di Giovanna, né di quel malnato~mulattier, né degli altri, 3630 XVIII| soprattutto alla piazza di Malperto.~Sì, quello è loco, o mio 3631 IV| paglia.~Mai la valle fatal di Malpiachetto,~mai di Zama l'arena o di 3632 XVII| rea?~perché sono da voi sì maltrattata?~che v'ho fatt'io, signor? 3633 VI| sono cose, per Dio, troppo malvage;~e in Milano son matti da 3634 II| linguacciuto,~alla corte non era il malveduto.~LII. – Oh cospetto di Dio! – 3635 II| teatral diletto.~La buona mamma con attenta cura~d'un ricco 3636 I| e più d'assai,~son due mammelle che non han mai posa,~tonde, 3637 I| bottoncelli che pajono di rosa.~O mammelletta che ognor vieni e vai,~o 3638 XI| corpo sozzo e brutto,~una manaccia ria che accarezzando~sembra 3639 XXI| superbo Oloferne die' la mancia~tra capo e collo: allor 3640 IV| ella, stesa di dietro la mancina,~la man pudica dell'eroe 3641 XIII| rivali. Offre al sovrano~la Mancini d'amor la prima rosa;~poi 3642 XX| diventò di sasso.~XVIII. Mandar dovendo ad ogni età futura~ 3643 XVI| spada, e al suol troncato~mandarti un busto, un braccio, un 3644 XII| Entrate. –~Angli o franchi gli mandi la ventura,~voi l'amico 3645 XVI| ho in quel servizio.~So maneggiar la spada, e al suol troncato~ 3646 XVII| cuor verace~tracannando e mangiando in santa pace.~LI. Giovanna 3647 X| astinenza.~Anche nell'ira un bel mangiare è a grado.~Quei vati il 3648 XX| uomo,~che perdé frutto per mangiarsi il pomo.~XXX. Misi la briglia 3649 I| carezzarle la mano, e impaziente~manifestar l'incendio che lo cuoce,~ 3650 IV| Allusione alle opinioni manifestate nelle opere del Quesnel, 3651 XVII| manca e alla destra una tal manna~piove di colpi, che le teste 3652 VIII| che mette il suo lunario,~mansueta, stizzosa ed insolente;~ 3653 XIII| vanno sotto l'ombre spesse~mansueti a coprir le lionesse.~XLVIII. 3654 XV| nella rea~sorte diventa mansueto e umano,~e bestia nella 3655 I| lavasi la faccia,~e con manteche e con assirio odore~fresca 3656 XII| la riva,~dentro un rozzo mantel, con un tarlato~collare 3657 XVII| fedeli~alla nuda virtù vi mantenete,~di questi maghi non toccate 3658 XX| Pria dal vecchio Balam fui mantenuto.~Balamo fra i pagani era 3659 XVIII| il venerando gazzettier mantese,~con sollecito zelo e pronta 3660 XVIII| tutti di sasso,~che senza manti e brache ritrovàrsi.~Agnese 3661 IX| Cristo creda o creda in Maometto,~francese o inglese, non 3662 IX| d'un velo atro copriva~le marce travi di quel rio covile:~ 3663 XVII| fuori durindana;~o ti vado a marchiar con un bastone~quella fronte 3664 XV| altri nimici e fuor di tiro,~marciar non può all'attacco, e per 3665 IV| quale era tanto insolente da marciare contro a Gerusalemme.~Ottava 3666 IV| domatori, iva gridando,~marciate a dritta: – e tosto gl'infelici~ 3667 V| de' prìncipi modello,~con Marco Aurelio di saper profondo,~ 3668 IV| Talestri nelle persiche maremme~cotanta a lor beltà copia 3669 III| porti ed il malanno~queste Marfise, che, soldati in gonne,~ 3670 XX| inopinato~Ermafrodito al margo d'Acheronte~ancor coll'acqua 3671 XVII| confusion Qui depuis peu fit Marie Alacoque. Verso il 1730 3672 IX| il capitan destando e i marinari,~nel tranquillo Tirreno 3673 XXI| cui non sanno mai niente~i mariti di garbo: il buon caprone~ 3674 XI| Barclay duro e Varton il mariuolo~fan di suora Amadonna un 3675 IV| Fattolo allora chiamare a Marly, Luigi XIV ordinò che gliene 3676 VI| tutti i vènti,~di bellissimi marmi trasparenti.~XLI. Non ha 3677 IV| smisurato.~Di bianchissimo marmo è tutto il muro:~sovra un 3678 IX| ameni e lieti,~u' Sincero a Maron troppo è vicino.~Questi 3679 XXI| la fantasia d'Omero e di Marone;~e in qual germe venefico 3680 III| ella stessa seconda quel marrano.~La sua gran corte poi, 3681 XI| cappella.~V. Suor Orsola, suor Marta e suor Agnese,~perché fuggite 3682 XX| lunge la fantasia che mi martella! –~Tutti questi pensier 3683 XIV| traggono i brandi, e il martellar gagliardo~de' gran colpi 3684 XX| bel leardo inglese;~quando Martin, famoso pel suo manto,~un 3685 V| uscire;~l'un chiama san Martino a fior di bocca,~questi 3686 IV| poi a un nuovo genere di martirio, e questo fu di giacere 3687 IV| servizio di Diocleziano, martirizzato, dicesi, in Persia, in una 3688 VII| stato conforme e al mio martiro.~XX. Orfana, sola, e libera 3689 III| targa imbraccia:~la tromba marzial che a morte sfida,~dà il 3690 XIX| e vedrai che si merta un mascalzone~che, fingendo di dire il 3691 XVII| nemico (v. specialmente Mascheroniana, I, 196-8).~Ottava VIII, 3692 III| soldati in gonne,~del sesso mascolin l'aria si dànno,~paladine 3693 III| pronta si mosse~quella masnada e Agnese fe' captiva~col 3694 XXI| suo duro cervel la densa massa~lieve divenne e meno oscura 3695 XXI| sacco di virtù;~cameriera, massaja, atta per tre~a far gli 3696 XX| dimora~le fece su lo stil del Massiglione~il seguente bellissimo sermone:~ 3697 IV| di tutti i cori ingrati,~massimamente poi degli spietati.~XLVI. 3698 X| Ciò fòra~uno scandalo, massime in quell'ora.~LVII. A pazienza 3699 IX| chiese una grazia~a santo Massimin, che dirigea~quella bell' 3700 IV| darselo in due gli è il massimo godere.~Lo chiamava la gente 3701 I| intuona.~Mentr'ei così lo mastica fra' denti,~a parlamento 3702 IV| preghiera~Miserere mei Deus va masticando.~Ma con occhiata imperiosa 3703 X| Quando due galli o due mastini a vista,~o scontransi due 3704 V| Appiè del letto l'infernal mastino~ringhia, digrigna i denti 3705 IX| esalta la virtude~e i colpi mastri del rival suo degno,~soprattutto 3706 II| scimitarra e per lo mio~di già matricolato pulcellaggio,~che sarai 3707 XIII| impedire la consumazione del matrimonio; il che si diceva far un 3708 II| pedanti,~apoticarii, medici, matrone,~con gli occhiali sul naso 3709 IX| oserete la voglia impura e matta~consumar di quel porco meledetto?~ 3710 XIII| dirò che in tal modo ebbe Mattia~il loco che lasciò l'anima 3711 XVI| intende che s'è visto in sul mattino~andar verso la selva lì 3712 XV| ruscello.~E caggion come le mature spiche~sotto l'avide falci 3713 III| a San Medardo alzarse~un mausoleo senz'arte e senza fasto,~ 3714 XIII| v. 3-4:~Il testo dice: de Mazarin la nièce. Fu poi moglie 3715 XX| alcuni preti del collegio Mazarino (dov'egli pure insegnava), 3716 XI| a tua figlia il pel col mazzafrusto?~Quel capaccio, che un dì 3717 IV| paggi, lacchè tutti in un mazzo;~e gli conta un di lor che 3718 I| detta del Boileau,~Il fit de méchants vers douze fois douze cents~ 3719 III| basto. –~Ecco vicino a San Medardo alzarse~un mausoleo senz' 3720 XXI| nel suo pensier profondo~meditando i destin di questo mondo.~ 3721 XIII| una quercia in orazione~a meditar si mise, in sé ristretto,~ 3722 XIII| detto.~E immerso nella sua meditazione~il buon servo di Dio, nell' 3723 V| braccio.~XL. Impietrava Medusa i riguardanti,~nel guerriero 3724 IV| il tuo caso, e tu dirai, mel credi,~che frate e mul sola 3725 I| sul seno alla Nigella,~e Melampo d'appresso intento è tutto~ 3726 II| piglia il burbero aspetto e melanconico:~questi era un cavalier 3727 IX| matta~consumar di quel porco meledetto?~vi par che una beltà di 3728 XIX| nutre uno strato tenerino~di melissa tessuto e di serpillo;~e 3729 VI| distesa~darògli un tasto nel memento mei. –~In così dir, levando 3730 XIV| altro mena,~che nella pugna memoranda e cruda~non par che pugni 3731 I| vorrete;~delle sue strane memorande imprese~al racconto tremar 3732 XX| n'ha visto più d'un caso memorando.~Ecco come il grand'uom, 3733 III| frenesie l'alme nemiche~menan colpi da cieco, e si dàn 3734 X| grazia di Dio magnificata,~menando Agnese in cella ne venìa:~ 3735 VI| arcion già su la spalla~dovea menarsi, ed era una bellezza.~Vecchio 3736 II| una donna pel naso abbia a menarvi,~deh non sia quella almen 3737 II| disputando, portar via.~XIX. Menatemi al suo letto; io farò scendere~ 3738 I| caccino Carlo mio come un mendico~i superbi fratei del quinto 3739 XIX| il caso vostro,~Paride e Menelao, quando Ilione~venir vi 3740 VI| velen della ragione;~ma mènte il saggio, e parla da buffone.~ 3741 IV| braccia, pie', gambe e menti e nasi.~XIX. Dal più puro 3742 V| ma impostor non son io; mentir non sa~chi deposta ha la 3743 VI| monsignor s'increspa, ed il mentito~volto mal cela il cor già 3744 VI| falso ogni reato;~che un mentitore, uno spavaldo degno~di mille 3745 III| signore. Il Rabelais fa menzione d'un bel libro intitolato: 3746 VI| XLVIII. E nondimen con questa mercanzia~osan portarsi della Fama 3747 VI| gogna, ma superbi e fieri~mercatanti di fumo e vituperi.~XLVIII. 3748 X| Venere quell'altro e da Mercurio.~XIII. Un altro scartabella 3749 IV| ella.~Presto in ginocchio, merde d'Albione;~dimandate la 3750 VI| rischi e abissi, e tai che il mergo~non varcherebbe quelle rupi 3751 II| LXVIII. Benché presso al meriggio, ancor si stava~dormendo 3752 XVI| santa~del ciel la grazia a meritar venìa;~questo popolo istesso 3753 VI| questo punto istesso:~tu meritarti un tanto onor procura.~Tornarti 3754 XVIII| comunque~il favor vostro meritiam, per questo~vendetta e paga 3755 XVI| che alla fin del gioco~non mertano che gli urli e le sassate:~ 3756 XV| XXVIII. Io vaglio poco, ma mertar mi piace~de' miei la stima, 3757 VII| madama vergognosa.~Poiché non merti l'amor mio, fraschetta,~ 3758 IV| versò mai.~LXVI. La pietade mescendo alla fierezza,~Giovanna 3759 X| il sangue a succhiar del meschinello,~se un can di corta orecchia 3760 XVIII| clemente~disse: – Di quei meschini il cor mi prostra~l'indegna 3761 XVIII| pubblico ben del suo sudore,~e mescolando l'utile al diletto,~del 3762 XVII| seco una devota e strana~mescolanza di greco e di latino.~Poi, 3763 VI| corse per la vita,~di timor mescolato e di rispetto.~Alza da terra 3764 IV| cadendo,~de' villani terror, mescono insieme~l'onda e la furia 3765 III| avea voltate~che il suo messal. Pesato alla bilancia,~fu 3766 XVII| breviale.~XLII. Prende sale e messale, e a una fontana~corre a 3767 I| bastardi che orfani. Vi giove,~messer Dionigi, la notizia, e ratto~ 3768 XIII| che il dio di Delo~delle mèssi i bei dì sul carro adduce,~ 3769 XVI| la notte intanto de' suoi mesti~veli la terra, e terminò 3770 XX| tanto onor salito~per la sua metamorfosi famosa,~non s'avvicina al 3771 VII| gridare in cupo lamentevol metro:~– Da parte della Chiesa 3772 XVI| cappella~che in musica la metta, e che sia bella.~IX. So 3773 VIII| alcuna),~quando voglia davver metterci mano,~abbasserà di Francia 3774 XIII| cominciandosi allora a mettere i bottoni alle brache.~ 3775 II| a Dio~dicea fra sé: – La metterò di sotto;~sì, farò per la 3776 X| Faccenda chi fosse? Io non vi metto~né sal né olio, e vado con 3777 IV| degnasse~di madama passar nel mezzanino,~mentre Giovanna in compagnia 3778 IV| che il paladino~verso la mezzanotte si degnasse~di madama passar 3779 I| Per me (dicea Trimuglio a mezze labbia)~mio padre invan 3780 II| col Santo fur bevute~sei mezzette di Carlo alla salute.~XLIV. 3781 XVIII| col ventre vano,~appunto a mezzodì dall'antro uscite,~le regie 3782 IV| mettea.~XX. Prese allora Michel la gran bilancia~in che 3783 IV| che i fratei fe' becchi,~e Midarblù che il padre ha rinnegato,~ 3784 XI| sozzo finìa dolce delitto.~Miete insomma que' rei, sì che 3785 XII| vecchia e buona Ruth, dopo mietuto.~Senza contar la vaga Bersabea,~ 3786 XVII| mòro! –~XLVI. E qui baci a migliaia, e abbracciamenti~e dimande 3787 III| ai miracoli attestati da migliaja di giansenisti; miracoli 3788 XVIII| ma scevro di vergogna,~al migliore oblator sopra la Senna,~ 3789 XIII| Cuttandro avea,~ma Dunoè che di Milan venìa,~quel grande Dunoè 3790 VII| bella. Intanto stanno~i Milanesi, curiosi e buoni,~a guardar 3791 XVI| pietra~Cristo fondò la chiesa militante,~portinajo del ciel, da 3792 I| corte,~qualche stolido duca militare,~piangendo in vario tuon 3793 XX| contento del mio stato,~più di mill'anni in dolce celibato.~ 3794 XIII| XXXIX. – Ah spingete, Milord, bravo, spingete,~gridava 3795 IV| conoscea poco allor filosofia;~milordi assai gl'ingegni avean duri, 3796 XI| i numi?~LVII. E non vide Miltòn per le campagne~del paradiso 3797 III| la tempesta~la sua vita minacci, ecco la mia.~Il nemico 3798 XVII| sol di giugno?~XVIII. da minacciare un uom della mia sorte?~ 3799 XIII| questo.~– Oh, oh, diss'egli minaccioso e rio~Messieurs galanti, 3800 VII| velo:~ma, se il mondo è minchion, veggente è il cielo.~XXXVIII. 3801 XIX| suo dover conosce e non minchiona.~Lungi, Agnese gentil, lungi 3802 IX| messere.~Ella il re de' minchioni in lui scorgea,~l'odia lo 3803 I| e degli Ateniesi~Santa Minerva a tempi più lontani.~V'ha 3804 XIX| mente a due ritratti in miniatura~che la meschina in ogni 3805 IX| bestiaccia~di mentite carezze una miniera.~Ne' fili dell'amore alfin 3806 XXI| pedate~scoscende il mondo, fa minor fracasso~quando il braccio 3807 I| Duca di Bedfort, fratello minore di Enrico V, re d'Inghilterra, 3808 XX| essere onesta?~XLII. E di Minosse conoscete voi~la moglie? 3809 XV| diabolico talento~dentro minuta polvere ha nascoso.~Al lampo 3810 VI| core.~Saprai dopo, lettor, minutamente~l'inverecondo e temerario 3811 XVI| e ognun soletto~in due minuti fe' la sua canzone.~Come 3812 XVI| e con divin furore~fa in minuzzoli Agag, perché lo sciocco~ 3813 IV| dànno indietro:~guardano e miran sulla porta un frate~incappucciato, 3814 XIX| vagando per lo ciel mai non miraro~del lor guardo divin più 3815 VI| capo al vago albergo~onde a mirarsi ognun sì bene attende;~ma 3816 XV| miei francesi che perir là miro!~Cantato han messa pel ritorno 3817 II| porterete altre corone~che di mirti o di rose? Oh re minchione!~ 3818 XIII| ad un tempo l'alloro al mirto unìa.~Quai regi, oh giusto 3819 XX| zio, che fa parte delle Miscellanee storiche.~Ottava XXIV, v. 3820 XVI| impedimento e muro~nella mischia crudel, che inorridire~facea 3821 XVI| Tutto vedean, ma non potean mischiarsi~nelle pugne celesti e cabalavano.~ 3822 II| Orleano, e quando~Talbò, de' miscredenti archimandrita,~il demon 3823 XVII| la sua vita?~XV. Presa il miser l'avea per Tirconello;~error 3824 IV| Bastardo, e con umil preghiera~Miserere mei Deus va masticando.~ 3825 I| strette,~e darò fine alle miserie altrui;~e poiché in medicina 3826 X| tuo temperamento~al tuo misero amante un tradimento? –~ 3827 XII| per la mia vaga,~i tuoi misfatti adesso avran la paga. –~ 3828 XX| mangiarsi il pomo.~XXX. Misi la briglia all'arroganza, 3829 IX| datemi la mano:~la mia mission non è finita ancora. –~L' 3830 XI| bestemmiando i santi,~IX. e miste l'onte col piacer, sbuffando,~ 3831 XI| coda dell'occhio ella venìa~misurando per terra il peccatore,~ 3832 II| Alla risposta saggia e misurata~ben vide il re ch'ell'era 3833 XI| invan l'umano ardire ha misurato.~Passa i cieli diversi, 3834 XII| pranzo al poveretto~due misure di biada in tutto eguali,~ 3835 V| san Rocco, e quei santa Mitocca.~IV. Si raglian salmi in 3836 XIV| perfettamente~fin da fanciullo la mitologia~e assai poco di Bibbia, 3837 II| benedetto,~e la croce e la mitra episcopale.~– Vanne, salva, 3838 VII| a cena.~Confessa che un mitrato da galea,~uno spergiuro, 3839 I| Dionigi. Ha sulla testa~una mitria puntuta a due pendenti,~ 3840 XII| travi, ecco abbassato~il mobil ponte. I quattro corridori~ 3841 XII| cavaliero.~XIII. Le due mobili travi, a cui pendente~da 3842 XVIII| come uomo d'opinioni assai moderate, dové durante il terrore 3843 XIII| anche in alcuna~repubblica moderna, ove talora~si lasciano 3844 XVIII| delle Amazzoni antiche e moderne, una Storia dell'Indie e 3845 VI| il muglio~degli scritti moderni e il guazzabuglio;~XLVI. 3846 XVIII| parlar spande la piena,~molce gli orecchi e l'anima incatena.~ 3847 XVII| quale parea quella gran mole~che del fabbro sonar fa 3848 XI| gente senza pudor, gente molesta~alle spose di Dio, sciocchi 3849 IV| terrene~amanti, a Giuno ancor moleste e schive,~porge il nèttare 3850 IV| arruffasse al passar d'un molinista;~ma se i pensieri avessi 3851 XXI| Presidente,~sovra il suo petto mollemente steso,~ecco alla porta rumor 3852 V| Ambizion, lussuria, ira, mollezza~eran miei numi e avean miei 3853 XIII| ascendono~per la medesma via, moltiplicato~il lor peso dal moto accelerato.~ 3854 | moltissima 3855 VI| quella~d'ascrei lombrìci momentanea schiera~che a vicenda si 3856 XXI| lunghe le orecchie. In quei momenti,~se a Giovanna il suo amor 3857 XI| rei, sì che ciascuno~sulla monaca sua resta trafitto,~e nel 3858 XIV| zoccolo e cordone,~con rauca monacal voce nasuta,~storpia una 3859 III| che prese~da certi libri monacali avea.~Così imbastato, rabbuffato 3860 V| predicator, casisti, monsignori,~monaci d'ogni lingua e monachelle,~ 3861 I| saccheggia e fa quattrini.~Monasteri e fanciulle palpitanti~abbandona 3862 XI| XXX. Nella calda fucina in Mongibello~di Vulcano i garzon guerci 3863 III| A Malplaquet, presso Mons, nel 1709.~Ottava III, v. 3864 XIV| gran scogli talor dalla montagna,~con orrendo fracasso ed 3865 XI| trincerarsi per valli e per montagne~e ferir con le spade e coi 3866 X| picchetto d'inglesi soprarriva.~Montan le scale, gettan l'uscio 3867 XVI| castel che s'inchiedea,~montano tutti allegramente in sella.~– 3868 XXI| prega a più non posso~di montarlo, né vuol ch'altri sì ardito~ 3869 XV| Viva il Re, san Dionigi e Montegioja! –~XXIX. Coll'invitto Bastardo 3870 XVIII| per focaccia al ponte di Montereau.~Ivi, v. 5-6:~Gonesse, villaggio 3871 XIII| poi la dolce Vallier, la Montespano,~tenera quella e questa 3872 III| miracoli dei quali il Carré di Montgeron fece stampare una grossa 3873 X| mezzo ai fiori.~XLI. Un monticel sorgeva più lontano~a cui 3874 IX| questo detto~sulle guance montò di Dorotea~un rossor che 3875 XIII| Eufrate una tal notte~mille montoni in fretta saltellare~sulle 3876 II| francese~di sua felicitade, e monumento~che l'amor de' suoi re gli 3877 II| addosso, ed in flagranti ei mora.~LXXII. Punisca il braccio 3878 I| Hiro e Dunoè quel forte,~mordendo il dito, – Andiam – s'udian 3879 XVIII| nuovi filosofi si diede a mordere furiosamente il Voltaire, 3880 XVIII| dei quali, segnatamente il Morellet e il Voltaire, lo rimbeccarono 3881 V| replicò lo Spagnol bianco e morello:~– Non badiam de' mortali 3882 II| di gran pancia,~che un dì Morfeo nomossi, e or dorme in Francia.~ 3883 XV| il diavolo nel core.~Del morion gli vedi in su la vetta~ 3884 II| XXXIII. Di Debora vi stava il morione,~di Giael la cavicchia e 3885 XVIII| tanto non ho perso! è da morirsi!~M'han tolto tutto i birbi: 3886 VI| dappertutto, e morir, se voi morite. –~Dice e vola; ed il vento 3887 IX| Soletta in quell'orror la si moriva~dalla paura Dorotea gentile,~ 3888 XVII| l'esorcismo: a capo chino~mormora seco una devota e strana~ 3889 XI| fratello,~signor de' tuoni mormoranti e rudi,~preparano del ciel 3890 XVI| presto~ciarlìo fra' santi, un mormorar dubbioso,~di poco incontro 3891 XIII| vivere con voi per cui mi moro:~quando verrà quest'ora, 3892 XVII| Che gioia! Io manco, io mòro! –~XLVI. E qui baci a migliaia, 3893 XVII| e disperato~di rossor ne morresti e di dolore.~In quel punto 3894 X| l'assalta e lo scardassa.~Morso il lupo rimorde e a strozzar 3895 XIII| di cappon cotti e crudi e mortadelle.~XXIV. Eran già lunge, allor 3896 XVIII| XIV. Mesto, devoto, umìl, mortificato,~abbassa il guardo, ricompone 3897 II| suol pèsche o limoni,~né moscadelli: le tue viti al saggio~non 3898 XVII| costumanza antica,~garofano, moscado, pepe e sale,~come il frate 3899 I| tolto ai santi,~beve il moscato ai padri bernardini,~e senza 3900 XVI| dilagati~campi e città di mosche e di pidocchi;~gli uomini 3901 XVIII| gente~più che un remo un moschetto starà bene.~Sporcàr finora 3902 XIII| Disquilibrossi adunque, e il corpo mosso~fuor del suo centro in un 3903 XV| gli travaglia~e nei rossi mostacci ancor traluce,~barcollando 3904 IV| sicura;~ma i Franchi non mostràr punto paura.~XVII. O campi 3905 II| così bello. Egli ha preteso~mostrarne che il piacer (vedi che 3906 I| santa impresa.~L. Il nido mi mostrate ove dimora~questa fenice 3907 XV| l'inimico e tra Orleano.~Mostratevi, venite, e con sicuro~colpo 3908 XIX| all'inumano~della Gorgon fu móstro il sacro aspetto.~Ma la 3909 I| tuo mestiero,~dàllo a La Motte che traveste Omero.~V. Il 3910 I| rosso nel viso, indi si move;~monta il suo raggio e, 3911 XXI| schiena,~o sbadigliando ancor moveasi appena.~XLVIII. Era questo 3912 I| un decreto de bello non movendo,~per procedere in forma, 3913 XIII| al garrir della fresc'òra~movon le foglie co' lor dolci 3914 VIII| terra.~In campo chiuso e mozza ogni dimora,~ecco i nostri 3915 VI| piano e piglia~di mano al mozzo, che dormìa, la briglia.~ 3916 XV| Bretoni in ogni lato~fanno a mucchi di sangue atro ruscello.~ 3917 II| alle tue ciglia~d'armi un mucchio offerì, che tolte avìa~Michele 3918 XIX| mar la faccia,~poi sorge e mugge e rompe sàrte e antenne~ 3919 III| addensa,~chi più raglia, più mugghia, e più abortive~le idee 3920 X| una furia,~che di rabbia muggisce e di lussuria.~XX. Tali 3921 VI| squillo di questa annunzia il muglio~degli scritti moderni e 3922 IV| mel credi,~che frate e mul sola una cosa ei sono.~Licenzia 3923 XX| il virginal suo fiore~dai mulattieri e dagli eroi di Franza?~ 3924 I| Parigi dal parlamento, dal municipio, dal tribunale, dal vescovo, 3925 XV| città: quindi fu preso e ben munito~da Dunoè, che dell'inglese 3926 XIII| non avea le carni sue,~sì muscolosi i nervi e duro l'osso~come 3927 XX| fretta e sonno prende.~XI. Muse, tremate dello strano eccesso~ 3928 IV| dimenando la coda, alto il musetto.~Precorre e volge ad or 3929 IV| magnifiche feste invan solea,~musiche e pranzi di gusto squisito;~ 3930 VIII| cortesia formati.~Alfine, del Muson giunti alla riva,~su la 3931 IX| costa scoprìr dall'ignorante~mussulmano tiranno oppressa e chiusa,~ 3932 XIV| orrendi,~i granatieri dai mustacchi arditi~e i lion, più di 3933 XI| Inghilterra?~XXXVII. Credi tu di mutar le vie del fato~col tuo 3934 X| in lei che l'abbracciò,~mutazion sentì farsi repente.~Certo 3935 XVIII| del superbo inglese. –~Ma muti i cavalier con faccia incerta~ 3936 XVIII| terzi né dei secondi onori, mutò improvvisamente bandiera, 3937 XVI| Israele, assassinò Nadad, o Nabab, e successe al medesimo. – 3938 IV| v. 5:~Nebucadnetzar, o Nabucodonosor.~Ottava LXXX, v. 1-2:~Si 3939 XIX| con queta ombra romita~le Najadi e i Silvani al rezzo invita.~ 3940 I| In vasi d'auro~con acque nanfe lavasi la faccia,~e con 3941 XX| alle tremende note~trema Nante e Blois, trema Orleano;~ 3942 XVIII| tristo~gli rispose colui), nantese io sono,~e mi chiamo Freron: 3943 XVIII| ora là. Sperò invano in Napoleone. Caduto il Bonaparte e ritornati 3944 IX| Doge in berrettino,~or di Napoli ai lidi ameni e lieti,~u' 3945 IV| LXIX. Qual veltro di gentil nare sicura~ch'entro il bosco 3946 XIII| rispetti.~VI. Al rumor che narrai, già la Pulcella~in sembianti 3947 V| condotto, o Grisbordon valente;~narrane per qual caso impreveduto~ 3948 VIII| Che vuol dir questo? –~e narrangli del rogo che la pia~lombarda 3949 VI| che nulla ignori~e tutto narri che si dice e fa,~parla 3950 XII| fracasso grandissimo. Ne nasca~che che si vuole, un re 3951 IV| Per la noja cacciar che nasce in noi~dai piaceri uniformi, 3952 VII| riguardo,~palese il vostro nascimento esprime:~misera amor m'ha 3953 XIII| amor, tutta gaudio, e nol nasconde:~e certamente che ne avea 3954 XIV| fianchi del suo cavallo ha già nascosi.~XXXIV. E la grand'asta 3955 IV| braccia, pie', gambe e menti e nasi.~XIX. Dal più puro de' cieli 3956 XIV| con rauca monacal voce nasuta,~storpia una messa, ed un 3957 IV| dalla lucida sua stella natìa,~– Figlio, gli disse, io 3958 II| v. 7-8:~Essa era in fatto nativa del villaggio di Domremi, 3959 XIX| antenne~e di spavento i naviganti agghiaccia:~tal, poiché 3960 VIII| le famose e sacre mura~di Nazarette, al Papa e al ciel sì care,~ 3961 IV| disposizione.~Ottava LXXVIII, v. 5:~Nebucadnetzar, o Nabucodonosor.~Ottava 3962 V| Fra' mortali tu mi eri necessario,~onde ben popolar la nostra 3963 XV| saper, la traversìa, la dura~necessità, l'ardore e la paura;~XXI. 3964 VIII| di merto la sorvola.~Nol negate; del resto, irne seconda~ 3965 X| affanno converrà ch'io muora.~Negherai tu, mia vita, all'amor mio~ 3966 XIX| il pianto a' versi miei neghi crudele?~Ah dolor che va 3967 XI| tutta sei per andartene negletta.~XII. Imperocché l'immobile 3968 I| Sciapelene, o tu, lo cui negletto~gotico colascion di ria 3969 XVI| Clairvaux; ebbe parte in tutti i negozii pubblici del suo tempo, 3970 VI| destra~dalla chiercuta sua negra famiglia,~dal balcone qua 3971 III| O mura di Loudun, quai negre tede~v'empion d'orrida luce? 3972 II| XXI. Del frate al grido un negro carro ascende~che due gufi 3973 XV| quinci i famosi~di Clodion nepoti generosi.~XXXI. Come l'uno 3974 IX| vendicar vogl'io:~due braccia nerborute il ciel m'ha dato~per sua 3975 XV| involse in densi globi e neri,~di gran pietre e di zolle 3976 II| alza pesi con man grassa e nervosa,~versa fiasconi e serve 3977 XXI| Presidente.~In porto adunque netta da perigli~guida un'impresa 3978 XVIII| stradelli il malandrino~stuolo nettando, se n'andò diritto~alla 3979 XIII| incarca~con due barili di nettareo vino,~di presciutti, salsicce 3980 II| suo bel dito sulle chiappe nette~tre fior di giglio a disegnar 3981 XIII| aria, e sbalorditi,~uscìr netti d'arcione i combattenti,~ 3982 XVIII| braccia,~– Oh! fuggiamo, nettiam, – dirgli s'udìa.~Giovanna, 3983 XI| illustre sognator comparse~Neuton, che tutto conquistò l'empiro,~ 3984 IV| fumar vede il tranquillo~nevoso Olimpo degli dèi le cene,~ 3985 XVI| file intorno a Bariona.~Si nicchiaro di sopra gli angiolini~sospesi 3986 XII| Cesare ne' begli anni a Nicomede;~ciò che nel vago Efestion 3987 XIII| testo dice: de Mazarin la nièce. Fu poi moglie del contestabile 3988 XII| che sapea, ma non sapea nientissimo.~XXXIV. Egli ignorava il 3989 I| Elpin dorme sul seno alla Nigella,~e Melampo d'appresso intento 3990 XVI| serpenti;~parla al Nilo, ed il Nil, ch'ha buoni orecchi,~ritira 3991 XIII| corrèsse.~IX. Non fu dunque nimica compagnia~che preso allor 3992 XV| rinchiuso e muto,~cinto d'altri nimici e fuor di tiro,~marciar 3993 XIX| asfodillo~dir sembrano alla ninfa ed al pastore:~Entra e riposa; 3994 XIX| affetto~fecer plauso le Ninfe e sospiraro;~e le colombe 3995 II| Figlia mia,~saprai che Niso, se Virgilio hai letto,~ 3996 XIV| trascorrendo i prati~con allegro nitrito e colli alzati.~XXXVI. Qual 3997 | niuna 3998 VIII| XVI. Dorotea tra onorata e nobil gente~in lettiga s'addusse 3999 VII| di sgherri, che di dietro~nobilissimamente l'investiva,~mentre un chierco 4000 VI| consiglio~questi teneri nodi; die' parola~di morir prima 4001 X| e, preso alla ventura~un nodoso baston, tronco di faggio,~ 4002 X| frutto sovrano~di che dotar Noè ci volle allora~che, a riparar 4003 VII| ributtanti e impure~e di noje m'oppresse e di premure.~ 4004 XIII| di Giovanna il nome.~XXX. Nomar te fece, o gran guerriera;