IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
François-Marie Arouet de Voltaire La pulcella d'Orléans Concordanze (Hapax - parole che occorrono una sola volta) |
grassetto = Testo principale Canto grigio = Testo di commento
4005 I| intese.~Ma la virtù che nomasi decenza,~il troppo ardito 4006 IX| li consiglia~San Balsamo nomata, di cui suona~tanto la fama 4007 IV| si sa; dee fra le stelle~nomate Grazie, cotanto storpiate~ 4008 VIII| Martinguerra il furfante era nomato,~ladro al chiaro e all'oscuro, 4009 IV| in Persia, in una città nominata Diospoli.~ 4010 II| pancia,~che un dì Morfeo nomossi, e or dorme in Francia.~ 4011 | nondimeno 4012 XII| XL. Prende Carlo altro none, e, pria che posto~siasi 4013 VI| Guyon, Freronne, Labaumel, Nonnotto,~de' buoni ingegni eterno 4014 VI| 2:~Fréron, La Beaumelle, Nonotte.~Ivi, v. 5:~Vedi intorno 4015 III| Bonel, sovra un corsier normando asceso,~russa al suo fianco 4016 XIV| un giorno feo~un bastardo normanno all'Inghilterra.~O bastardi 4017 I| cui del battisteo~denno i nostr'avi il rito augusto e santo,~ 4018 V| cervello.~III. Una guardia e un notajo accanto al letto~vengono 4019 III| cazzo, rispos'egli (e qui notate~che bestemmiar dée sempre 4020 VII| per la gloria divina si notifica~a qualunque devoto e buon 4021 XV| foco d'artifizio.~L'ombre notturne convertite in lume,~del 4022 IV| la sua cena fece,~fra le nov'ore in punto e fra le diece.~ 4023 XVII| trasporta)~questo frutto novel, ch'è frutto mio,~tosto 4024 III| contrappesa~di rosarii, novene e giubilei,~d'indulgenze, 4025 IX| membra armate di lorica, o nude,~l'uno ha per l'altro una 4026 I| conforme~l'amoroso desire ella nudrìa.~Se l'uom grave il sapea, 4027 V| tutta gente chiercuta e ben nudrita,~ch'ebbe il suo paradiso 4028 IV| stato sett'anni bue, d'erba nudrito~uom rivenne, ma nulla convertito.~ 4029 XIII| mesto occhio confuso.~Ei nudriva nell'animo asinino~per Giovanna 4030 VI| tolto,~su' begli occhi una nugola le fanno~d'amaro pianto 4031 | null' 4032 | nullo 4033 XI| uscir fuora~si vide Gabriel nunzio divino,~che, librato sull' 4034 XIII| Questa fiera beltà, che sì le nuoce,~abbattiamo, e fia doppio 4035 XXI| quel che sempre ha sete~di nuocere, che fe' l'angelo bruno?~ 4036 VIII| che atterrato e spento~nuota nel sangue, il resto della 4037 XIX| più d'un zampillo,~e vi nutre uno strato tenerino~di melissa 4038 XIV| informi e bèi,~le rinnovi, le nutri, ed il sentire~e il desiar 4039 XI| voi cui pure il ciel gode nutrire~del suo nèttare, voi dalle 4040 XI| naso.~Tanto la ciccia ben nutrita e tanto~puro i santi han 4041 III| féro i Romani, a cui tutto obbedìa.~Coi prodigi per lor disfatte 4042 XX| meschin! fuor che l'amore.~Obbedii meglio che il primier buon 4043 VII| XIII. Allor, per puro d'obbedir desìo,~senza vantar sue 4044 IV| impalate. –~LXII. La canaglia obbedisce, e in un momento~del rio 4045 XIII| prode e fido cavalier, che obblìa~con le catene che d'Etamp 4046 XIII| guerriera; e questo~onde farti obbliar l'infame e brutto~scherzo 4047 V| fatto, non fo per dir, l'obbligo mio.~XXXII. Pago costui 4048 XVIII| di vergogna,~al migliore oblator sopra la Senna,~trafficando, 4049 I| quegli eroi che, posto in oblianza,~sol per piacere ad un bel 4050 IV| Augusto in mar perdente,~l'oblìo cercò del suo dolor nel 4051 XVIII| aguzzo mento ardito,~occhio obliquo, che tutta manifesta~l'anima 4052 X| messo, è fatto il becco all'oca.~VI. Tutto è perduto; armatevi, 4053 XX| fresco,~bestemmiando cercava occasione~di vendicarsi e scuoter 4054 X| che può fare,~e in queste occasioni imprevedute~rade volte s' 4055 II| medici, matrone,~con gli occhiali sul naso tutti quanti~vengano 4056 IV| Deus va masticando.~Ma con occhiata imperiosa e fiera~quei ribaldi 4057 IV| eroe stringea~facendogli l'occhietto, e sì vicina~questa bocca 4058 XX| Oimé, che per lo più~non occorre cotanto affaticarsi,~per 4059 II| seme d'Abramo non rimasta occulta.~L'ebbe anch'essa la Grecia 4060 XX| gettarsi tra' scogli, e l'oceano~per inghiottirla una vorago 4061 V| delitti e di pene ampio oceàno,~spaventosa di morte atra 4062 X| che non dovrai?~Ei parla; odil, per Dio, – disse ad Agnese.~ 4063 XVIII| Poesie).~ ~Antonio Fantin des Odoards, storico e pubblicista ( 4064 X| spose felici,~fanno intorno odorose di lor belle~angeliche virtù 4065 III| altro, e l'uno e l'altro offendono.~XLII. Sì dicendo, ella 4066 XVII| vino che ci lascia il senno offenso,~fan meno di chi bee strano 4067 III| paventarne il tuono,~e vittime offerendo e immensi vóti,~per adorarli 4068 II| ciglia~d'armi un mucchio offerì, che tolte avìa~Michele 4069 XIII| carnosetto osassi~quell'incenso offerir devotamente~che a Venere 4070 III| tremante~bella Agnese s'offerse al tuo cospetto,~cento volte 4071 VIII| vóto ognun sciolse con pia~offerta di bei doni, a larghe mani~ 4072 V| in quel bujo con eterna offesa~scorgevasi il famoso Costantino.~– 4073 III| cavalca rannicchiata, e tutto offeso~n'ha il deretano e livida 4074 II| Pronto al partire ogni official s'affretta;~qual si congeda 4075 XIII| desiosa~de le belle rivali. Offre al sovrano~la Mancini d' 4076 VI| fondo ad un bosco a te s'offrìo~sull'imbrunir del dì la 4077 IV| lucide brachette~vengono a offrir servigio ai cavalieri.~Cortese 4078 VI| qual furia è questa che t'offusca i lumi?~La vita per pietà! 4079 XXI| idea non pura~i miei sensi offuscò, quando profano~il tuo celeste 4080 XV| ira e di cantar di morte,~oggetti dolorosi; alziamo i rai,~ 4081 XI| Morte,~che orribilmente d'ognintorno vaga,~e il lor destarsi 4082 XIX| dipinse in pergamena.~Ella, ohimé, poi di Dorotea fu madre,~ 4083 XIX| alta voce~gridò: – Profani, olà, ch'è questo ardire?~Nell' 4084 I| dorata, e in lini avvolta~d'Olanda fina, fra modesta luce,~ 4085 IX| empì quell'aria di soave olenza.~Più d'una putta e più d' 4086 X| che di fragranze peregrine olìa,~con un soffice letto: insomma, 4087 VIII| buono e il tempo brutto;~con olii e preci vi rimanda sano~ 4088 IX| li posa:~sponde liete d'olivi, ove al ciel mette~le sue 4089 XXI| brando avìa~che al superbo Oloferne die' la mancia~tra capo 4090 VI| rispetta i mali miei, non oltraggiarme,~giovin stranier, conservami 4091 XI| combattesti allor per l'oltraggiato~tuo monarca, per l'armi 4092 VII| d'orror gli dimostrai,~e oltraggiosa a natura ed alla Chiesa~ 4093 II| gli alti destini sotto l'ombilico.~Ei che sapea per lunga 4094 XVI| di vario color la penna ombreggia~d'un pappagallo e all'aura 4095 VIII| rimise che s'imperna~nell'ómero ed il moto ne governa.~VIII. 4096 IX| nelle sue dimande~un punto omise d'importanza grande.~XXXIX. 4097 XI| sciocchi buffoni,~che, senza un'oncia di cervello in testa,~ardiscono 4098 V| sottile~come d'Aracne l'ondeggiante bava,~mostrava un sen nascente 4099 VI| godono abbellire~amore ed onestade, ov'è l'umana~saggezza che 4100 II| cedro cangia col soffio onnipossente;~XXVII. secca il mar, spiana 4101 XX| filza di fole che la Grecia onora.~Corri in Arcadia e cercalo 4102 III| puonne~il vano orgoglio, che onorar pretendono~l'un sesso e 4103 XXI| il gran Bastardo a gara~onoràr la virtù d'alma sì rara.~ 4104 XVIII| mano,~coprendo il bujo l'onorate imprese,~tolto avea l'imbarazzo 4105 XVIII| eccovi i più prudenti ed onorati~di quanti andiamo a respirar 4106 XVIII| anche una pensione e un onorevole impiego nella biblioteca 4107 XIV| aria che proprio ti rapìa,~operando la grazia, al suol prostrato~ 4108 IV| piatti sopra le divine~mense operate dalle care e belle~man di 4109 IX| cessò l'incanto,~il qual non operava che nel giro~e nello speco 4110 XIV| cappella al suo sboccar s'oppone.~Era giorno di festa: umìl 4111 XV| al cui fulmine non lece~oppor riparo, e tutto ciò che 4112 VII| v'ha fatto quella cosa?~e oppormi appresso resistenza osate?~ 4113 XV| mar l'ira e il dispetto,~opposer piede a piede e scudo a 4114 VII| ributtanti e impure~e di noje m'oppresse e di premure.~XXV. Un giorno, 4115 XVIII| infelice onesto.~La calunnia ci opprime, e noi comunque~il favor 4116 VII| celar il tuo nero malefizio,~opprimendo chi può squarciarne il velo:~ 4117 XXI| l'imprendesti, Amor; tu opprimi e uccidi,~crudo e caro fanciullo, 4118 III| Cacodemonio lo dipinse, e oprando~in ornar quel gran tempio 4119 XV| tutto in uso fu messo e ben oprato~in quel giorno di strage 4120 I| vendichiamo per tempo e opriam le mani.~I miei Francesi, 4121 XX| quale gli rispose con l'opuscolo intitolato la Difesa di 4122 XIII| augelletti al garrir della fresc'òra~movon le foglie co' lor 4123 II| oppressa.~LXIII. Adempirò gli oracoli di Dio,~e giuro innanzi 4124 XVIII| quante altre storie. Nell'Oracolo dei nuovi filosofi si diede 4125 XVI| vive, rispose loro Achab, oramai è mio fratello». Questa 4126 XIV| all'improvviso,~dir volle: Orate, fratres; ma gli uscìo~l' 4127 XX| XLIV. Conoscer brama l'orator rivale,~entra improvviso, 4128 XXI| ai trasporti dell'asino oratore~invitta e salda la bell' 4129 V| novelli~votavano i demonii orci e tinelli.~VI. Eravi un 4130 VIII| vizio e sull'errore;~qui l'ordin, qui l'onor de' forti intatto,~ 4131 XV| seguace~l'altra sua gente in ordinanza bella,~urlando tutti: – 4132 X| se il diavol fia~che n'ordisca una trama, in due ne trovi,~ 4133 VII| conforme e al mio martiro.~XX. Orfana, sola, e libera nel mio~ 4134 IV| foriera,~le rosee porte d'oriente aprìa:~lettor mio, ti sovvenga 4135 IV| degno in tutto di sua bella origine,~– Ben sento, disse, che 4136 VIII| pelle,~tutto d'intorno l'orizzon' balena~di mille sottilissime 4137 XXI| e alfin s'estolle~sugli orli, e casca, e al suol fa spuma 4138 XII| sente~l'impressione dell'orme mute e lente;~XLII. poi, 4139 IV| LIII. Madama ha un carro d'ornamenti addosso,~di diamanti un 4140 III| lo dipinse, e oprando~in ornar quel gran tempio ogni talento,~ 4141 XI| ferocia il frutto.~Taccio l'orribil fiato abbominando,~l'ispida 4142 IV| VII. Fra quei di guerra orribili litigi~Fra' Capocchio gridava: – 4143 III| quai negre tede~v'empion d'orrida luce? È un arrostito,~è 4144 X| monachelle. – Oh sacri amici orrori,~Agnese disse, nel cui seno 4145 V| pazza la setta:~un sasso, un orso insomma avrei conquiso,~ 4146 XI| tutto e la cappella.~V. Suor Orsola, suor Marta e suor Agnese,~ 4147 I| pare sulla pelle abbia l'ortica!~Sparso la chioma di fragranze 4148 VI| nondimen con questa mercanzia~osan portarsi della Fama in traccia,~ 4149 III| passo ineguale,~grida: – Osanna –, e giù casca stramazzone:~ 4150 XIII| Ma zitto, o Musa, e non osar meschina~di quest'ultima 4151 IV| puniti ei fur perché beffarsi~osàr di San Dionigi benedetto.~ 4152 XIII| tuo ginocchio carnosetto osassi~quell'incenso offerir devotamente~ 4153 VII| oppormi appresso resistenza osate?~Finiamola, madama vergognosa.~ 4154 XI| faccia~casto riparo dalle oscene braccia.~VI. Tenera inerme 4155 XI| vincitore.~Tal nella muta oscurità del mondo~diffonde una cometa 4156 IX| voi, mia cara, in letto~oserete la voglia impura e matta~ 4157 XVI| il mio sguardo profan non oserìa,~né sarà mai sì temerario 4158 XIV| ciglia e senza~parlar, son osi di trar fiato appena.~Lo 4159 XII| anch'esso~alquanto dopo all'ospital castello.~Qual lupo che 4160 III| gelosia le manda il gel per l'ossa,~e ne' suoi sguardi scintillar 4161 XVIII| parole sue,~quando Carlo osservò due torcicolli,~i quali 4162 | ossia 4163 XVIII| tesorier Bonel, ciò non ostante,~le fa ridere a forza di 4164 X| resta nel letto.~L'oste e l'ostessa intanto e una lor figlia~ 4165 XIV| pacifico Bonello~ogni rivale ostilità si cessa.~Dorotea tutta 4166 IV| attentissimi la rea~pugna ostinata, che terror mettea.~XX. 4167 III| balorda stolida famiglia,~l'Ostinazion, l'Accidia e il folle Orgoglio~ 4168 XVII| ingannatori e seduttor possenti,~d'ostro e di gloria, come dèi lucenti.~ 4169 VI| del Tasso (Gerus., c. II, ott. 16).~Ottava XLVII, v. 2:~ 4170 XVI| la canaglia francese dell'ottanta~LIII. ferir, cadere, rincalzar, 4171 IV| che, adulandolo, non si ottenesse da lui. Durante la guerra 4172 IX| di sollazzarse,~XXX. m'ottenete da Dio ch'estinto pèra~l' 4173 IX| alma già del mondo sazia.~– Ottenetemi, padre, ella dicea,~che, 4174 XIII| avrìa la gloria~il re Carlo ottenuta e la vittoria.~XVI. Era 4175 XII| Giovin si pecca e vecchio s'ottien grazia. –~– Cazzo! (rispose 4176 XVIII| enciclopedisti, gli fece ottima accoglienza. L'opera sua 4177 III| che sul letto converti? Ottimamente!~XXXI. Ti son schiavo, Gherardo, 4178 | otto 4179 IX| Ottava XXIII, v. 4:~Il testo: Où Sannazzar est trop pres 4180 XVIII| tour-à-tour et volait ses ouailles;...~(Voltaire, Poesie).~ ~ 4181 XX| poesie leggère, scrisse, come Ovidio, un'Arte d'amare.~ 4182 XI| cattura. –~Poi, come nell'ovil lupi feroci,~saltano dentro 4183 | ovvero 4184 XVI| di cotesta figura: disse, p. e., di Abelardo: Leonem 4185 XIII| sue brame.~Bonel, sempre paciero, un suo ripiego~propon, 4186 XIV| ARGOMENTO.~ ~Per virtù del pacifico Bonello~ogni rivale ostilità 4187 XVIII| ritornati in Francia li antichi padroni, anche al Sabatier parve 4188 XIII| Venezia, a Genova e in altri paesi, si faceva lo stesso di 4189 XX| ubino l'insolenza.~XXI. La paffuta Giovanna, a cui del volto~ 4190 XII| o piuttosto la dea del pafio lito,~che in braccio del 4191 XVII| dannati fu già presso~i pagan l'onda dello stigio lago.~ 4192 XVI| arrogante,~che fu d'odio pagato e di disprezzo,~quando osò 4193 X| testa a testa pranzò col suo paggino.~Da principio ciascun vergognosetto~ 4194 XXI| discaro,~s'ella mirò con paghi occhi contenti~del suo viso 4195 XIII| testa fuor ne tira~ove un pajo di grandi occhi languisce;~ 4196 I| ghiotti e gai~bottoncelli che pajono di rosa.~O mammelletta che 4197 III| mascolin l'aria si dànno,~paladine donnacce: anzi di donne~ 4198 XVI| voce il vostro arcano,~o palagi del cielo adamantini,~e 4199 I| gli occhi, il naso ed il palato,~d'Apicio così ben l'arte 4200 II| servo Dionigi benedetto~ne' palazzi non già di travertino,~né 4201 IV| girar di sue pupille~dicea palesamente: – Eccomi Achille. –~LXV. 4202 VIII| del Signor con frutto~si palesi più chiaro e sovrumano.~ 4203 XII| fra i gran santi fu già di Palestina.~Abram, quel padre d'ogni 4204 XII| e più sicura~drizzò la palla nella fronte ardita,~in 4205 VIII| frammischiate di perle ha le pallette.~Lo recita sovente il paladino,~ 4206 VI| parea giglio reciso:~ma il pallore era bello in su quel viso.~ 4207 XVI| cielo~ed ha sul core un palmo e più di pelo.~XLVI. Poton, 4208 I| i sui~giorni consuma nel palpar due tette.~Or io la Francia 4209 XII| l'umor che s'aduna~nelle palpebre, corsegli veloce~sul regio 4210 I| quattrini.~Monasteri e fanciulle palpitanti~abbandona ai soldati libertini.~ 4211 XVII| XXIV. Tale a Parigi in gran paludamento~pieni il quadrato berrettin 4212 VI| XXII. Poi, trovata una panca alla ventura,~vi posa il 4213 XXI| XXXIV. E boccioni, che in pance cesellate~fresco a ghiaccio 4214 VIII| cristiano,~e l'eroina sua panciuta e bruna. –~– Or ben, riprese 4215 XVI| dà con tre pesci e cinque pani~a cinquemila bocche e pranzo 4216 I| ridere a dir fole a tagliar panni~alle spalle del prossimo, 4217 VI| il rogo feral traverso il panno~delle lagrime sue: lo vede, 4218 VIII| alla gola andò dentro un pantano.~VI. I suoi scudier con 4219 XIX| cimiero,~il suo lucente panzeron dorato~e i braccialetti 4220 XIII| Leon, prence de' ghiotti!~o Paol terzo! in così dolci imprese~ 4221 I| per prima cosa fu da san Paolo eletto vescovo di Atene; 4222 XVI| dritti miei, la primazìa papale,~di cui si sa che m'ha investito 4223 V| il dottor di Lucifero, il papasso~dell'inferno, il figliuol 4224 III| Sei qui dunque, mio dolce pappalardo,~delle grate gentil predicatore?~ 4225 II| del suo rango ascende.~Ma paragoni di sì lunga coda,~lettor, 4226 XV| costrutto e da Potone.~XVIII. Un parapetto coronato e forte~di ben 4227 XX| buono~fece decreto che la Parca rea~rispettasse i miei dì, 4228 | parecchie 4229 XVI| ne' suoi divini incanti~pareggiato dai maghi imitatori;~del 4230 XVI| grazia il suo rossore~dir pareva a qualunque era presente:~– 4231 XVII| la sua fedele.~XVII. Anzi pargli sentir quel crudo inglese~ 4232 XIX| Fu tale il caso vostro,~Paride e Menelao, quando Ilione~ 4233 IV| stette dal rendergli la pariglia. Pare che non gli garbasse 4234 III| XXXIII. Vide gli antichi parlamenti in piazza~bruciar le carte 4235 XVII| miei renduta!~XXVII. Oh! parlami d'amor, dolce mia dea;~io 4236 V| ferro, o lettor mio,~sempre parlante non potrìa la loja~dei santoni 4237 XII| accese.~Le lingue loro si parlàr nei baci,~e solo il cor 4238 I| Insomma in quel consesso, ove parlarono~sapienti ed eroi di core 4239 XV| I. Censor maligni, vo' parlarvi netto,~vi sprezzo tutti 4240 II| credea che il Santo le parlasse greco.~La grazia intanto 4241 II| notte alla mia bella?~Ma parlatemi tondo, buona figlia. –~– 4242 X| Questa in gran fretta al parlatorio scese~e fece aprir per introdurre 4243 VIII| oremus loro.~XXVI. Passano Parma e la città del Potta,~Bologna, 4244 V| vi prevengo che questa vi parrà~da principio, o signori, 4245 XI| suor Faccenda da Barde e da Parsone.~Era ad entrambi gli aspiranti 4246 VII| tutto ignori.~Ei dunque fe' partenza; ed io, fuggendo~della città 4247 XVII| gradasso,~sacco di birra: pàrti d'esser grugno~da farmi 4248 XVIII| degli enciclopedisti, e in particolar modo del Voltaire, nacque 4249 XVII| Gianni improvvisatore e suo particolare nemico (v. specialmente 4250 VI| degno~di mille forche, un partigian sfacciato~di delitti tu 4251 IX| Di San Balsamo appena si partiro~i quattro amanti, che cessò 4252 XVIII| egual, che dée senza lamento~partirsi il bene e il mal che Dio 4253 IX| affronterò la morte ancora. –~V. Partìrsi adunque di conserva, e tosto~ 4254 III| scandali, di colpe e di partiti:~XIX. e, ciò che è peggio, 4255 VII| e lesta lesta.~Mentre ei partiva, il cor mettea le penne~ 4256 II| ma del pari devota. Io parto: addio.~Serba intatta la 4257 XIII| corsieri in ferrata bardatura~partono, punti dallo spron, qual 4258 XVII| che un vescovo poeta~fe' partorir Maria Verme-da-seta.~IX. 4259 X| anzi egli suora baccellier pascea~là dentro la gentil sua 4260 XI| de le belle~jer, signori, pascendo io qui l'armento,~vidi entrar 4261 XIX| finestrino al praticello~pascere i due destrier, quell'arrogante~ 4262 XIV| respinte entro la foce~a pascersi laggiù di pianto e fele,~ 4263 VII| Di speranze chimeriche pasciuto,~si lusingava che il mio 4264 I| beato~degli anni suoi, di Pasqua ad un festino,~nella città 4265 III| la Francia. Il pontefice Pasquale II lo mise, nel 1006, sotto 4266 XX| non v'erano somare.~Così passai, contento del mio stato,~ 4267 I| abbellisce ogni beltà.~Così passan tre mesi in paradiso~l'innamorata 4268 VIII| degli oremus loro.~XXVI. Passano Parma e la città del Potta,~ 4269 XIV| zelo.~Con la test'alta nel passarle accanto~saluta la beltà 4270 XIII| alla legaccia. I legaccioli passaron di moda sotto Luigi XIV, 4271 XVIII| pezzo, se volle scamparla. Passata la burrasca, ottenne dal 4272 II| disse il reverendo,~che passate in rivista attentamente~ 4273 XIV| entra frattanto~Sandò per passatempo e non per zelo.~Con la test' 4274 II| con tre merli intorno~al passegger dicea: – Siete in Lorena –,~ 4275 XVII| guazzabuglio d'antico e di moderno,~passeggia colà dentro senza posa~una 4276 XII| la sua vagante Agnese, e passeggiava,~per calmar l'amoroso suo 4277 XIX| sospiraro;~e le colombe e i passeri loquaci~preser l'esempio 4278 XIII| intanto,~che le bizzarre passion vedea~di questo mondo sublunar, 4279 XII| persone.~VIII. Uom di tenera pasta, in quelle mura~tutti egli 4280 II| donzella aduna~gli avanzi d'un pasticcio badiale,~e su due pie' col 4281 XIV| rimansi e sbalordita~la pastorella che veduto ha il lupo~al 4282 XVII| ha l'anima indivisa,~non pate ch'altri il tocchi: la sua 4283 XVII| anzi vogl'io~(poiché l'amor paterno mi trasporta)~questo frutto 4284 XVIII| solamente,~solamente per lui si paternostra?~e i poveri vassalli a suo 4285 III| Redentor divino~sol per molti patì: – poi corre audace~ai nemici 4286 XI| il buon Dionigi avea~che patir morte un santo non potea.~ 4287 I| il giuro, da Parigi~non patirò che ingiustamente mai~caccino 4288 V| ombra, siccome~un egro che patisca il morbo splenico,~la man 4289 XV| rinascenti~non fér di Giove pauroso il figlio.~Così tra il ferro 4290 III| e devoti~vedeansi i regi paventarne il tuono,~e vittime offerendo 4291 XIII| quelle che ritrovò, vinto, a Pavia;~poi Carlo quinto di due 4292 XVIII| alle cose del valor d'un pavolo,~tutto è spazzato, e se 4293 XIII| chiasso~e s'ingalluzza come un pavoncello;~pure talvolta sospirando 4294 VI| compiacea;~tronfio come un pavone, il buon ronzino~da specchio 4295 III| Chi decider saprà se il paziente~tedesco allo spagnolo innanzi 4296 VI| abbandono~a cui diessi la cara pazzerella~nei trasporti d'amor: ma 4297 XVII| chiedersi scusa delle lor pazzie,~e fare ai pie' del frate 4298 XII| ha la saggezza.~Giovin si pecca e vecchio s'ottien grazia. –~– 4299 XIII| mi dispiace~che, in ciò peccando l'eroina spesse~volte, Dionigi 4300 IV| quattro tette, né giammai peccava.~XXXIII. Sul far dell'alba 4301 XV| olio bollente, l'infocata pece,~un bosco di puntoni e larghe 4302 XVI| pastore~che in traccia della pecora smarrita,~la ponsi in dosso 4303 XVII| cervello~né più scerne le pecore da' buoi.~Ma Bonifazio e 4304 X| là dentro la gentil sua pecorella.~Tal nella reggia un dì 4305 XXI| Marte, che sotto le sue gran pedate~scoscende il mondo, fa minor 4306 II| spesso agil movea;~così Pegàso al monte biforcuto~portar 4307 XX| gli amori~di questo nuovo Pègaso orecchiuto~che or sotto 4308 II| profondo~errore! oh come ha peggiorato il mondo!~XIV. Scartabellando 4309 VII| morendo senza lamentarmi mai.~Pegno d'amore, ond'io pur mi consolo,~ 4310 VI| curvò la bestia il capoccion pelato.~Su l'una e l'altra man, 4311 XI| tenebrose~strade, i divini pellegrin trovaro~la Pulcella che 4312 IX| due donzelle in mezzo ai pellegrini,~sdegnosa l'una e in pie', 4313 XX| in letto,~grassa, bigia, pelosa, impertinente,~ma carezzata 4314 XIII| trastullo ai vènti~dalle acute pendean cime lucenti.~VIII. Ciò 4315 XII| due mobili travi, a cui pendente~da due catene è il tremolante 4316 I| una mitria puntuta a due pendenti,~fessa in cima, e d'argento 4317 X| belle~angeliche virtù queste pendici;~ed io perdo i miei giorni 4318 XIII| vesciche ch'a due corde pendono,~tese ad eguali estremità, 4319 XIII| l'uso, il buon drappello~penetrato la notte era in castello.~ 4320 XXI| lettori; udite il resto.~XX. Penetrava Talbò sulle calcate~teste 4321 III| chiesa~per lor salute ai penitenti scrocca;~l'altro tutto ripien 4322 XI| in cui tremola vago un pennacchietto.~XXX. Nella calda fucina 4323 I| decenza,~il troppo ardito mio pennel sospese:~ond'altro non so 4324 XIV| cui provarsi~i migliori pennelli e scapricciarsi.~XX. Grida 4325 III| bello~elmetto con in cima un pennoncello.~LX. Senza punto pensar, 4326 XXI| e Dunoè; ma pur la cosa~pensano differir per buon rispetto.~ 4327 X| rade volte s'ha tempo da pensare.~Come di suor Faccenda un 4328 II| Dunque una putta (chi potrìa pensarlo!)~un par vostro in catene 4329 XX| man verso l'amante~senza pensarvi, e tosto la ritira~rossa 4330 II| tener fra le braccia si pensava~il caro amante. Ahi sogno 4331 XVI| aria d'un autor protetto,~pensieroso s'acquatta in un cantone.~ 4332 XVIII| rimpatriare: e ottenne una pensioncina di duemila lire vita natural 4333 V| v'abbia a seppellire?~Un pentimento allor tardo, imperfetto~ 4334 VI| ogni santo, ed al Signore~pentirsi è la virtù del peccatore.~ 4335 XX| la ritira~rossa in volto, pentita e palpitante,~e poi si rassicura 4336 XXI| demonio invasato, e me ne pento. –~LIV. E qui piange, e 4337 IV| cazzola;~ed invece di pane, il pentolino:~sì che tutti confusa la 4338 XVIII| questo linguaggio:~XXXVI. – Penuria di soldati abbiam sovente;~ 4339 XIX| i piedi avvinto,~il capo penzolone e tutto pesto,~spingendo 4340 XI| rosso nel volto come un peperone,~perché Dionigi avea per 4341 IX| ottenete da Dio ch'estinto pèra~l'impuro foco d'amendue 4342 XX| ragiono?~No che il cielo peranco io non lasciai;~ancor vi 4343 I| gaudio e tutto ardore~ne percorre il bel corpo, che farìa~ 4344 III| foresta di Fontevrauld, egli percorse a pie' scalzi le province 4345 II| santo al peccatore!~Cadon percossi da spavento orribile~il 4346 XX| non fa piano.~Raglia il percosso, e alle tremende note~trema 4347 IX| accidente~ch'entrambi li percota, ell'è sicura~che il disastro 4348 II| grazia intanto agiva, e, percotendo~con efficacia l'intelletto 4349 XX| nell'asino il demonio ella percuote.~Dunoè lo randella, e non 4350 XI| nel mezzo al piacer l'alma perdendo,~passa all'inferno di piacer 4351 IV| che, contro Augusto in mar perdente,~l'oblìo cercò del suo dolor 4352 IV| in cinque si fesse e si perdeo~l'orecchio sotto la berretta 4353 XIX| il velo~a' miei diletti, perderò il mio bene?~Ferma, Trimuglio 4354 V| concordemente:~– Conta, conta, perdio, chi fresco fresco~t'ha 4355 VIII| Pulcella~del suo ronzin la perdita soffrire.~San Dionigi, non 4356 XXI| braccio e fa' che torni sano.~Perdonami se qualche idea non pura~ 4357 III| Galileo tutto contrito,~che perdonanza pubblica le chiede~d'aver 4358 XX| stento,~devoto sesso, ti perdonerìa~i tuoi raggiri, i tuoi capricci 4359 IV| il tuo mulo e tu. Cedo, perdóno~a questi due francesi, e 4360 I| Amore~d'Agnese al fianco già perdute han l'ali.~Fra le sue braccia 4361 XIII| dal sen di Lussemburgo, o peregrina~stella di corte, tu cui, 4362 VIII| aggrada;~e per me questo pio peregrinaggio~fassi sacro dover, sebbene 4363 XVIII| da Berlino, e, dopo aver peregrinato un buon pezzo per varie 4364 VIII| conduce a Recanati,~i nostri peregrini da lontano~vider la Santa 4365 XV| Danubio e del Ren l'onda perenne,~piomba l'altera degli augei 4366 XIV| ma il nostro eroe sapea perfettamente~fin da fanciullo la mitologia~ 4367 IV| i primi padri e li creò perfetti;~e perché in lor l'un sesso 4368 IV| Io dunque tutta in grado perfettissimo~satisfar del piacer vo' 4369 V| cara:~fu per lei che con perfida ferita~sino al suocero mio 4370 VI| in fretta,~tutto prende, perfino la berretta.~XXI. Fortuna 4371 VII| tenuto~il più facile e men pericoloso;~quindi di brame ributtanti 4372 IX| amici veri,~senza di nuovo perigliar la pelle~pel re loro, e 4373 III| vieta, e consacra il gran Peripatetico.~XXX. Vien qua, vien qua, 4374 XV| ajuto~a' miei francesi che perir là miro!~Cantato han messa 4375 VIII| piace,~e il solo vero non perisce mai.~Ma di questa eroina ( 4376 XIX| questo ritratto, che la man perita~del Bellino dipinse in pergamena.~ 4377 II| Ippocrate alla mano,~de' periti lo stuol severo e dotto~ 4378 II| grave non sarebbe forse permessa.~Ottava XXII, v. 1:~Il testo 4379 XVI| adultera perdona e Maddalena,~e permette che balsami profani~sulle 4380 VIII| dover, sebbene ho spada.~Permettete ch'io pur sia del viaggio;~ 4381 II| spoglio,~– Prendi, Sire, e permetti, o re tremendo,~che la tua 4382 XVII| col miglior destino,~non permise veruna innovazione~nella 4383 XVI| che fuggìa;~del mondo i perni tremebondi ed arsi;~Dio 4384 XXI| in bocca~tien la grassa pernice e non la tocca.~XI. Ma come 4385 IV| garbasse la legge salica, perocch'e' volle che una donna fosse 4386 X| ragion quello d'amore.~IV. Perorò con più forza e fu vincente.~ 4387 XVIII| tirò addosso altri nemici e persecuzioni infinite: e fu due volte 4388 XVIII| Baviera fu quella che lo perseguitò più di tutti. A lei si dové 4389 XVIII| educazione~fin da fanciullo; poi perseguitollo~nella sua giovinezza il 4390 XIV| fu Romolo, Bacco, Ercol, Perseo~che dai furfanti liberàr 4391 IV| martirizzato, dicesi, in Persia, in una città nominata Diospoli.~ 4392 IV| la captiva~Talestri nelle persiche maremme~cotanta a lor beltà 4393 III| alla bilancia,~fu questo il personaggio su cui l'occhio~pose Dionigi, 4394 XVII| angelico, il profondo, il perspicace;~fantastico sottil commentatore~ 4395 VI| volonteroso~subitamente ognun persuadea.~Qualche censor qui forse 4396 IV| soprattutto d'un genio, è persuasa~di darci un bacio, non mi 4397 III| nel suo vessillo e grida pertinace:~– O cristiani, il Redentor 4398 XVII| determinata;~lo riversa, e Bonel pesantemente~casca sopra la truppa ammonticchiata.~ 4399 XIX| sole all'ultimo baleno~i pesanti occhi riaprir procura,~e, 4400 III| voltate~che il suo messal. Pesato alla bilancia,~fu questo 4401 IX| Gli solleva la testa, che pesava~qual se fosse di piombo 4402 XVI| e la morte, e gli piacea~pescar non triglie e scardove al 4403 II| raggio~non educa al tuo suol pèsche o limoni,~né moscadelli: 4404 XVI| XXXV. Lui che dà con tre pesci e cinque pani~a cinquemila 4405 XX| vendicarsi e scuoter bene il pèsco~all'altera Giovanna, che 4406 II| ogni faccenda piglia,~alza pesi con man grassa e nervosa,~ 4407 IV| eroi d'Anglia e di Francia~pesò con man sicura il serafino.~ 4408 VI| rosa~che la caduta avea péste e la sella.~Rossa Agnese 4409 XIX| il capo penzolone e tutto pesto,~spingendo il carro d'un 4410 III| generalato a una dama chiamata Petronilla Du Chemille, e volle che 4411 XIV| raccomanda, e Sandò che pettoruto~al cavallo fa far la capriola:~ 4412 VII| mi riversa sul letto e petulante~già mi stende, già m'alza 4413 IV| benedetto,~per punirne l'estrema petulanza,~fe' sì brutto costui, che 4414 XVII| la confusion Qui depuis peu fit Marie Alacoque. Verso 4415 V| rimirando in quella~bestia pezzata di sembiante fiero,~ride 4416 XXI| Monarchi dei balordi e dei pezzenti,~torbidi in pace ed intriganti 4417 XVI| Samuele ridusse in tanti pezzetti il re Agag, a cui Saul aveva 4418 XVI| dozzina.~Il far opra che piaccia e altrui sia cara,~senza 4419 XI| la fiera~tenzon vedesti, piacciati al mio ingegno~questa istoria 4420 VII| mie sventure udir volete,~piacciavi, degno eroe, dirmi chi siete. –~ 4421 I| turbar che l'innamora,~alfin piacerle, fu l'affar d'un'ora.~VIII. 4422 VII| questo è buon partito.~Fosse piaciuto a Dio che monsignore,~pria 4423 XXI| un'aurea freccia si sentì piagato~che Amor tirò dal suo turcasso 4424 IV| Giovanna, e fia che Francia piagna?~LXXV. Questo mago l'avrà, 4425 XI| che il buon senso ancora piagne,~colubrine adoprar, bombe 4426 XIX| sottile~di bei singhiozzi e piagnistei da folle,~che noi quest' 4427 XVIII| La real casa intanto in piagnisteo~cercar fa i ladri dappertutto, 4428 II| Ippogrifo così verso il cornuto~pianeta con Astolfo a voi s'ergea.~ 4429 XIX| ove trovar pupilla che non pianga,~ove un cor che resista 4430 X| a posta ora spedita~per piangervi l'error della mia vita.~ 4431 VI| bella Dorotea dentro Milano.~Piangete, o cuori che intendete amore. –~– 4432 VI| pigliava aria più fiera:~piangevan tutti, e niun gli rispondea:~ 4433 XXI| il bel dio, che fanciul piangon le genti,~e i cui giochi 4434 IV| buona coppia pei sanguigni piani~più non vedendo inglesi 4435 XVII| va presto presto, e pian pianino~versa sopra la nuca il benedetto~ 4436 I| regno cada ov'io la fe' piantai!~Borbonio sangue, augusta 4437 VIII| volo,~e il sacro muro si piantò nel suolo.~XXIX. Da sé stesso 4438 VIII| suolo.~XXIX. Da sé stesso piantossi e prese fondo;~poi quanto 4439 VIII| levatevi, amico, alle stellate~pianure, e al campo di Blois volate.~ 4440 XI| fan di suora Amadonna un piatto solo.~XI. Pianti, preghi, 4441 XIV| marchesi;~gl'intingoli vo' dir piccanti e fini,~e le starne dai 4442 XXI| correte, a me guasconi,~a me piccardi, sacrédieu, qua, gente!~ 4443 XVI| visto han spesso il Maese e Piccardia~questi messieurs di sotto, 4444 VIII| Il nostro eloquentissimo piccardo~don Tritemo, con tutto il 4445 X| sensi inondatrice,~che un picchetto d'inglesi soprarriva.~Montan 4446 II| Mentre l'asino or va di picciol trotto,~or s'alza, or vola 4447 XI| scagliasi feroce,~come sopra un piccion falco spietato.~Rinculò 4448 XV| sull'imbrunir scoperse un piccol forte~trascurato dal duca 4449 II| di essersi presa qualche piccola libertà con la signorina 4450 II| è grande a tua voglia il piccolino!~Il tuo servo Dionigi benedetto~ 4451 XVI| campi e città di mosche e di pidocchi;~gli uomini fino all'osso 4452 XI| tosto il capo al mio voler piegate.~LII. Nel fodero quei ferri, 4453 XIV| che alcuno di quei due si pieghi.~XXIII. Le dice il suo fedel: – 4454 III| fattomi quando al suo desir piegommi?~ed io nel letto abbandonato 4455 IV| deforme creatura~tutto in pienezza il dritto pellegrino~si 4456 XIX| devote in tal momento~sentìr pietate anch'esse, e, se non era~ 4457 XVI| o Pietro, o tu su la cui pietra~Cristo fondò la chiesa militante,~ 4458 XV| densi globi e neri,~di gran pietre e di zolle era un bastione~ 4459 VII| inquisitore in potestà mi cede.~Mi pigliano, mi gettano veloce~in loco 4460 IV| rivolto grida: – Cotestor pigliate,~di mia clemenza indegni, 4461 XIII| orifiamma; onde, alle corte,~pigliatelo, e staremo indi a vedere. –~– 4462 VI| per Dorotea.~Sacrogorgon pigliava aria più fiera:~piangevan 4463 XVII| e non sarìa tremante,~ne piglierebbe ei solo le difese;~perciò 4464 VII| parte della Chiesa e del piissimo~nostro degno pastor reverendissimo,~ 4465 XVI| bisogna.~VIII. Faccia un'ode pindarica, dich'io,~con strofe ed 4466 XVI| Agostino. Il suo focoso~pindarico furor levar fe' un presto~ 4467 I| che a corte, ove tutto è pinto in bello,~diciam l'amico 4468 XIII| una stupenda vision gli piobbe,~molto simile al sogno di 4469 IX| di dolor s'aggrava,~donde pioggia di lagrime si elice~che 4470 II| sporca Presidente, allora~piombagli addosso, ed in flagranti 4471 X| guerrier, visti i bretoni,~piomban come falcon leggero e presto:~ 4472 XIV| orrendo fracasso ed egual moto~piombano l'un sull'altro alla campagna;~ 4473 IV| desideroso di finirla omai,~di piombar costaggiù. Ma si trovava~ 4474 XVIII| e violenti~sulle guardie piombàr di quei baroni.~Al fiero 4475 V| arcangelo del ciel vendicatore~piombarti addosso e col brando pulito~ 4476 XI| di strage ancor fumanti~piombarvi addosso bestemmiando i santi,~ 4477 V| i falsi dèi dal mondo,~è piombato con essi in questo fondo? –~ 4478 III| la mia.~Il nemico furor piombi su questa~beltà infelice, 4479 XII| dicendo,~chiuse i lumi, e piombò l'anima ria~dell'inferno 4480 XVII| alla destra una tal manna~piove di colpi, che le teste introna.~ 4481 XVII| ai tufi~di vecchio muro i pipistrelli e i gufi.~X. Or, come io 4482 XIX| cipressi alza le vette~che a piramide forma la natura,~salde contro 4483 XIII| Ottava XLVIII, v. 3:~Anna di Pisseleu, duchessa di Étampes.~Ottava 4484 XII| inventate che molto tempo dopo a Pistoja.~Ottava LI, v. 1-2:~In quel 4485 XII| mano dal furor condotta~una pistola e toccane il grilletto:~ 4486 XII| Ottava XIX, v. 2-3:~Le pistole non furono inventate che 4487 XVIII| opere diverse, che nessuno piú legge. Bastava il nome di 4488 VIII| vide, e tosto non si vider piue:~e le donne e i cavalli 4489 II| cura, e più leggera~d'una piuma lor salta sulla groppa,~ 4490 XV| monta il soldato, e sul piuolo il piede,~la spada in pugno, 4491 X| porta la calma,~e, le cure placando in mezzo al petto,~l'amor 4492 III| battaglia,~guidar falangi, e placidi il coraggio~tra le stragi 4493 V| arrostir laggiù,~sapiente Platon, divino Omero,~e tu, facondo 4494 XIX| boschi, a tanto affetto~fecer plauso le Ninfe e sospiraro;~e 4495 XVI| disprezzo,~quando osò con plebee parole audaci~diffamar le 4496 XV| speranza e luce.~Cinquecento plebei, gente di vaglia~e tutta 4497 II| abbandona il tuo mestier plebeo,~e un Gedeon diventa, un 4498 XIV| di burro era condito,~dei plumpuddings, dei vini bordelesi;~l'altre 4499 I| mio padre invan m'ha fatto poatese.~Questo cor sta in Milano, 4500 VIII| duello, in suo cor gode un pochetto.~XLII. Teme che d'Arondello 4501 II| curato. È questa una finzione poetica, la quale in soggetto grave 4502 V| mio~esclamar stupefatto: – Poffar Dio!~XVI. Come può star 4503 X| che pronta la morte fin pogna~alla sua vita ed alla sua 4504 VIII| giunto alle porte il nostro poitese,~lo cinge, l'urta, il preme