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Guardie del corpo del re, <del duca e del generale>
Anticamente i re d'Inghilterra hanno avuto due sole guardie, l'una detta della Manica, l'altra de' pensionari. Ora, per l'atto del parlamento del 1660 passato nel ristabilimento del vivente re, se gli è aggiunta la guardia a cavallo, armata di petto e stiena borgognotta, spada, pistole e carabina: e questa fu dichiarata che dovesse essere di 600 uomini. Ell'è divisa in tre compagnie di 200 uomini per ciascheduna: la prima detta guardia del corpo del re, la seconda del duca, la terza del generale.
Offiziali della compagnia di guardia del re.
Capitano: milord Gerard. Questo è stimato de' migliori soldati d'Inghilterra: ha fatto la sua scuola nel Regno al tempo delle guerre civili, nelle quali fu luogotenente della cavalleria, e una volta in un riscontro di partite si battè con Cromuell, di cui, benché avesse maggior numero di soldati, ei rimase superiore, obbligandolo a cedere dopo aver disfatta la sua gente. Aveva innanzi fatto qualche campagna in servizio degli Olandesi, e dopo il discacciamento del re ne fece qualchedun'altra in Fiandra, servendo gli Spagnoli come volontario: nel qual tempo fu fatto milord. Nel suo rescritto di capitan della guardia il re fa accuratissima menzione de' suoi servizi, e in specie delle moltissime ferite riportate nell'occasione di renderglieli, come testifica irrefragabilmente tutto il suo corpo ricoperto di cicatrici. Nacque in bassissima fortuna, benché di famiglia non affatto oscura: da giovane si battè infinite volte; fu caro alle donne, e dicesi che una dama di gran qualità morisse per lui di disperazione e di gelosia. È uomo interessatissimo, ed i suoi soldati se lo sanno: abborrisce il vino, e l'età gli fa poco curar presentemente i piaceri del senso. Il suo maggior divertimento son le corse dei cavalli e le grosse scommesse che in tali occasioni si fanno, secondo l'uso d'Inghilterra. Una gran piena s'era volta contro di lui quest'inverno per un appello fatto al parlamento da un gentiluomo, al quale aveva convento un bene di 600 lire sterline di rendita. Pretendeva la parte, che avesse estorta la sentenza per vie indirette, come di corruttele e di falsi testimoni; ma quando io partii dalla corte pareva che le cose per lui pigliassero miglior piega e che l'accusa non fosse per sussistere.
Luogotenenti: il cavalier Gerard, il maggior generale Egerton, il cavalier Sandys. Tutt'a due l'altre compagnie delle guardie hanno due soli luogotenenti; e questa benché presentemente ne abbia tre, al primo che muore non si conferisce la carica, volendosi ridurre in tutto simile alle altre.
Il primo de' suddetti luogotenenti è cugino carnale del capitano ed è stato colonnello nell'armate del re. Il secondo servì da principio contro il re in qualità di maggior generale sotto Cromuell, di poi ritornò al suo partito e contribuì quant'ogni altro al suo ristabilimento. Il terzo è stato colonnello d'infanteria in Francia, stimato il più bel giovane del suo tempo, onde tutte le donne andavano matte del suo amore. Si batté a cavallo con le pistole e poi con la spada, in un duello di due a due di cui egli solo sopravvisse, tutto pieno di ferite, rimasti gli altri tre tutti morti sul campo: per la quale azione il cardinale Mazzarrino gli dette una pensione di 1.000 scudi, che gli fu pagata fin tanto che ei servì la Francia. È ben vero che tutte le sue qualità si riducono alla bellezza del corpo e alla ferocia dell'animo, senza che la mente agguagli con alcuna dote sì belle prerogative.
Cornetta: il signor Stanley, figliolo del conte di Derbey, al quale fu tagliata la testa insieme col duca d'Amylton dopo la morte del defunto re per ordine del parlamento. Questo è un giovane di 25 anni, che si è trovato in diverse fazioni in sul mare.
Ogni compagnia delle guardie ha, oltre ai suddetti offiziali, un quartiermastro e otto caporali.
Paghe. Il capitano ha quarantaquattro sterlini il giorno e, se vuole, ha almeno quaranta piazze forte; tra le quali e molte altre cose se ne va la sua carica da cinque in seimila lire sterline l'anno. I luogotenenti hanno ventidue sterlini il giorno, senza troppi modi di approvecciarsi; il cornetta ne ha sedici, il quartiermastro dodici, i caporali otto, i soldati ordinari quattro: l'istessa paga hanno tutti gli offiziali e soldati dell'altre due compagnie.
Offiziali della compagnia di guardia del duca.
Capitano: il marchese di Blancfort, franzese, della casa Duras, nipote del marescial di Turena. Quest'è cadetto della sua casa. Da giovane ha imparato il mestiere in Fiandra, prima sotto il suo zio e poi in servizio de' Spagnoli, in compagnia del duca suo padrone, il quale cominciò fin d'allora ad amarlo, finché crescendo di giorno in giorno il favore, è salito oggi a occupare il primo posto nella sua grazia e in quella della duchessa. Egli era luogotenente della sua compagnia quando il suo capitano, milord Fiscardin conte di Falmouth, fu ammazzato nella prima battaglia navale contro agli Olandesi, alla quale si trovò il duca <...>. Egli sta come gli altri capitani delle guardie del corpo, in quelle cinque in seimila lire. D'ugonotto ch'egli era, ha abbracciato la riforma della chiesa anglicana facendosi naturalizzare inglese. È tesoriere della borsa privata del duca: è giovane e bel cavaliere, saggio, sobrio e discreto; generalmente è amato dalla corte e dall'universale. Co' soldati è giusto e liberale, nel che ha posto grandissimo studio per vincere la repugnanza che hanno naturalmente gl'Inglesi a esser comandati da forastieri e in specie da francesi: il che gli è riuscito molto bene, essendone contentissimo.
Luogotenenti: il colonnello Worden, il maggior Dutton: l'uno e l'altro di questi è assai buon soldato ed esperto, per quanto poterono ammaestrarsi nelle guerre civili.
Cornetta: il cavalier Godolphin. Questo era cornetta delle guardie del corpo del duca in Fiandra, quand'egli era luogotenente generale per li Spagnoli. Quivi imparò a fare il soldato e alla battaglia di Dunkerke salvò la vita del duca ammazzando d'un colpo di pistola un inglese, in quello che, accostatosi al fianco di esso duca, stava in atto di stringere per ammazzarlo.
Offiziali della compagnia di guardia del generale.
Capitano: il cavalier Filippo <Howard>, fratello di milord Carlisl, che fu ambasciatore per il re in Danimarca. Egli è secondogenito della sua casa, di dove cava grand'assegnamento. È stato sempre capitano delle guardie del generale, anche prima del restabilimento del re. Da giovane ha viaggiato molto, ma la guerra l'ha imparata solamente nelle rivoluzioni del Regno. Nell'ultima guerra <contro> gli Olandesi s'è trovato a tutte tre le battaglie navali, benché dalla prima potesse dispensarsene per non essersi trovato il generale. È uomo che avrà benevolenza tra gli uomini e che ama straordinariamente le donne.
Luogotenenti: il signor Monk, il signor Colinviod: il primo è cugino del generale e sempre ha servito sotto di lui fin dai tempi delle guerre passate; il secondo è ancora assai giovane.
Cornetta: il signor Waston, cavaliere di bellissima presenza, compito e stimato benemerito, e creatura molto diletta del generale.
Dopo la pace di Breda il re ha ridotto ciascuna di queste compagnie alla metà, onde al presente non sono più che di 100 uomini per ciascheduna. Si crede però che tal riforma non sia per andar innanzi e che ogni piccolo movimento di plebe persuaderà la convenienza e la necessità di ridurle al primo numero: nel che non può incontrarsi alcuna difficoltà, essendo in questo grado state stabilite dal parlamento. È ben vero che, essendo intollerabile il farlo sussistere, si corre gran risico che la riforma caschi sopra le paghe degl'offiziali e de' soldati, quando la Camera de' comuni non fornisca il re di nuovo particolare assegnamento.
Queste tre compagnie non han che far nulla col resto delle soldatesche, e in tempo di guerra marciano nel posto più onorevole di tutta l'armata. Mi è anche stato detto (è ben vero che non mi sono avveduto di pigliarne riprova) che i tre capitani di esse sotto il generale comandano in capite a tutti i colonnelli di fanteria e di cavalleria.
Tutt'a tre le sopraddette compagnie hanno quartiere in Londra ed ogni giorno monta di esse uno squadrone di cinquanta, che sempre seguita le carrozze del re, della regina e del duca; e quando il re va per acqua, vanno solamente in numero di sei, in una barca apposta, e allora si cavano li stivali e portano la carabina in spalla. Quando va in carrozza ne ha venticinque, la regina dodici e altrettanti il duca. Quando il re e il duca montano a cavallo per la caccia o per la campagna, gli seguitano nell'istesso numero -- ciascuno di essi rispettivamente -- che quando vanno in carrozza. Il re ha di vantaggio la tromba avanti all'offiziale che marcia alla testa delle guardie, che il duca e la regina non hanno.
Queste sono antichissime e sono in numero di cento. Portano casacche di scarlatto rosso con striscie di velluto nero davanti; nel mezzo del petto e dietro delle spalle hanno la rosa coronata, e di qua e di là le cifre del re, di ricamo d'oro. Si scelgono ordinariamente gli uomini di più alta e più grossa statura di tutto il Regno, e la loro funzione è d'assistere, come altrove, i trabanti nella prima sala e nelle funzioni pubbliche, per impedir la calca della gente. Quando non c'erano le guardie del corpo seguitavano a piedi la carrozza del re, con l'alabarda in spalla; ma ora non escono della sala, dove o mangiano o fumano o leggono la Sacra Scrittura. La lor paga è di 50 lire l'anno per ciascheduno, e i giorni che stanno di guardia, tanto bue arrosto quanto ne vogliono. Quindi per ischerno son chiamati beefeaters, cioè mangiatori di bue. Lor capitano è milord Grandison, della casa del duca di Buckingam e suo stretto parente. Altro non ho saputo delle sue qualità se non che egli è zio di madama di Castel Main; non so già quant'egli abbia di paga.
Guardia de' pensionari.
Questa è ancor ella una antichissima istituzione di guardia dal tempo de' primi re d'Inghilterra: consiste in una compagnia di cento gentiluomini, la lor paga è cento lire sterline l'anno, e non fanno altra cosa che l'assister ciascuno nel suo abito, o nero o di colore, alle funzioni pubbliche con piccole alabarde dorate alla mano, facendo spalliera davanti al trono del re ne' ricevimenti degl'ambasciatori o accompagnandolo quand'egli dalle sue stanze va le domeniche e le feste pubblicamente alla cappella. Lor capitano è milord Bellasis, uomo assai vecchio, che cinquant'anni sono fu da per tutto il più bel giovane di quel tempo. È stato governatore di Tanger, di dove tornò due anni sono con un peculio, si fa conto, di ventimila lire sterline. Questa carica è di grandissimo guadagno, onde tanto meno il re vi lascia allignare per lungo tempo i governatori. Milord Bellasis dunque è molto civile ed affabile, è stato colonnello in Inghilterra e in tutte le occasioni ha dato segno di gran coraggio.
Reggimenti tenuti in piede. <Il reggimento di cavalleria>.
I reggimenti tenuti in piede dal re d'Inghilterra sono cinque: uno di cavalleria e quattro d'infanteria. Il reggimento di cavalleria sta sempre acquartierato alla campagna, chiamasi il reggimento del re, è composto d'otto compagnie. Colonnello è il conte di Oxford, secondo conte d'Inghilterra. Egli è della casa Vere, se non la prima, però al certo la seconda di tutto il Regno. Nacque cadetto ed era primogenito, anzi unico della sua casa, non solo non avendo figlioli ma non essendo nemmeno maritato, benché si trovi <avere> i suoi quarant'anni. Da principio servì gli Olandesi contro Spagna, di poi gli Spagnoli contro Francia in Fiandra, e finalmente si raffinò col lungo esercizio nelle guerre civili del Regno. È povero cavaliere, non avendo più di tre in quattromila lire di patrimonio e con esse un grosso debito, benché ripartito con questo e con quello in piccole somme. È nondimeno splendido e liberale, e dicono che, oltre le sue provvisioni, non tiri alcun profitto del suo reggimento, ma che distribuisce generosamente tutti gli avanzi tra' suoi offiziali.
Paghe degl'offiziali e soldati del reggimento di cavalleria.
Il colonnello ha quaranta sterlini il giorno, il luogotenente colonnello ne ha <...>, il capitano sedici, che tra una cosa e un'altra fanno valer la carica mille lire sterline l'anno, francamente. I luogotenenti de' capitani, sterlini dodici che danno in venti, non essendo questi come i luogotenenti delle guardie del corpo, i capitani de' quali facendo tutti gran figura in corte s'appropriano essi soli gli emolumenti tutti. Cornette, dieci sterlini, che ancor essi se ne vanno in quattordici. I quartiermastri, che corrispondono ai maréchaux des logis in Francia, sterlini otto; nondimeno trovano il modo di rendersi la lor carica più lucrosa di quella de' luogotenenti.
L'infanteria pagata dal re consiste in quattro soli reggimenti. Il primo, detto reggimento del re, è di 2.400 uomini, compartiti in ventiquattro compagnie. Di questo la metà sta in campagna e la metà in Londra. Colonnello Russel, fratello del ricchissimo conte di Bedfort: uomo di 50 anni, cadetto della sua casa, ha venti sterlini il giorno. Tenente colonnello Grey, il più vecchio colonnello d'Inghilterra; ha servito in Olanda e in Inghilterra; di famiglia ragionevole. Maggior Rolston: ha dodici sterlini il giorno. Primo capitano il cavalier Tommaso Daniel, gentiluomo di buona famiglia, soldato vecchio e che ha stima: comanda la compagnia del re, cioè quella che alza l'insegna reale. La sua paga, come quella di tutti gli altri capitani, è d'otto sterlini il giorno, che in ogni modo arrivano in quelle cinquecento lire l'anno. Luogotenenti quattro sterlini, e ne fanno sei. Alfieri tre sterlini, e ne fanno cinque. Soldati dieci soldi, che è la paga ordinaria di tutti i soldati di terra. Il reggimento del re ha i giustacori rossi sopra panno turchino, livrea del re.
<Gli altri reggimenti>
Secondo: il reggimento del duca di York, detto altrimenti il reggimento dell'ammiralità; è composto di quattordici compagnie, cent'uomini per ciascheduna. Colonnello, il cavalier Wrey, soldato vecchio, di buona famiglia. Questo reggimento serve per l'occorrenze del mare, e sempre è acquartierato ne' porti ed altri luoghi maritimi. A questo appartiene il visitar le navi, e negl'armamenti delle flotte si ripartisce sopra i vascelli, riempiendosi in terra le piazze di quelli che imbarcano, ed altrettanti se n'arrola: i quali intanto si dirizzano e s'ammaestrano più compagnie di quei venti che rimangono sotto la disciplina degl'altri offiziali che sempre rimangono in terra. Hanno i giustacori gialli, soppannati della medesima livrea del duca.
Terzo: il reggimento del generale; sta sempre in Londra, alloggiato verso Noborn. Colonnello Myler, soldato vecchio, antico seguace e creatura intima del generale. Questo reggimento ancor è di quattordici compagnie di gentiluomini come sono regolarmente tutti i reggimenti in Inghilterra. Giustacori rossi foderati di verde.
Quarto: reggimento d'Olanda; colonnello Sidney, soldato vecchio, di stima e di buonissima famiglia. Questo reggimento è stato molt'anni in Olanda, pagato dagli stati; ma dall'ultima guerra il re se l'è ritirato in Inghilterra, dopo averlo lasciato ammaestrar nella scienza dell'armi alle spese de' suoi nemici. Giustacore rosso, soppannato giallo.
Il reggimento del re ha l'insegne rosse, quello del duca le ha gialle, del generale verde, di Sidney rosse e bianche. A questi si può aggiugnere il reggimento scozzese, detto altrimenti della regina, comandato dal marchese Duglas. Uffiziali e soldati son tutti scozzesi. Questo reggimento da longhissimi tempi serve in Francia, ogni volta ch'ella non abbia guerra con Inghilterra: altrimenti si passa il mare e riceve paghe dal suo re, come gli altri reggimenti.
Di Duglas ho parlato in altre occasioni: ma aggiungerò solo esser egli da ragazzo stato paggio del re di Francia e aver avuto il reggimento dopo la morte del zio, in età di 20 anni, e quindi esser nutrito nell'inclinazion franzese. Quando questo reggimento passò in Inghilterra per la dichiarazione della guerra fatta dalla Francia, <a> quella corona, era in poco numero ed in peggior equipaggio. L'anno passato però ritornò in Francia in numero di 1.500 soldati, tutti benissimo all'ordine.
Tutte queste soldatesche son benissimo pagate: l'infanteria, settimana per settimana, la cavalleria ogni mese, e le guardie del corpo di due in due mesi. Ogni giorno montano quattro compagnie d'infanteria alla guardia delle case reali: due del reggimento del re e due di quelle del generale; e queste si distribuiscono al palazzo di Whitthall, al parco e al palazzo di S. James, solita abitazione del duca per l'estate. Un'altra compagnia entra parimente ogni giorno di guardia alla Torre di Londra. Del resto nella città non stanno d'ordinario acquartierati se non il reggimento del generale, la metà di quello del re, oltre tutte le guardie del corpo, come ho già detto di sopra.
Oltre ai suddetti reggimenti ci sono le milizie ordinarie, che dicono ascendere a 100.000 uomini effettivi, de' quali la sola città di Londra ne fornisce 40.000. Hanno tutti gl'uffiziali descritti, sotto i quali ciascuna compagnia fa gli esercizi ed all'occasione, a un batter di tamburo, pigliano l'armi. Il conte di Craven è generale delle suddette milizie, uomo accreditato nelle guerre di Germania, ricchissimo al pari d'ogni altro signore d'Inghilterra, amicissimo del Monk, e che dopo la morte del Palatino fu marito di coscienza della regina di Boemia. In questo numero di 100.000 vi son compresi 20.000 cavalli forniti dai nobili, che di continuo mandano un de' loro servitori a cavallo a tutti gli esercizi, con un par di pistole all'arcione e un colletto di dante in dosso, ad esercitarsi. Dicono all'occasioni non riuscir molto inferiori all'altre soldatesche, mercé del continuo esercizio della ferocità della nazione a difendere, quando avviene che abbino a pigliar l'armi contro un nemico esteriore.
Del resto il general Monk comanda tutte le forze terrestri di tre reggimenti e la sua paga è dieci lire sterline il giorno.
La flotta reale d'Inghilterra è composta di tre squadre. La prima porta il padiglione rosso (che è il color d'Inghilterra) con la croce rossa in un piccolo campo bianco inquartato in un angolo d'esso padiglione, e l'ammiraglio porta di più lo stendardo del Regno, di ricamo d'oro e d'argento; la seconda squadra ha il padiglione turchino, e la terza bianco, l'un e l'altro con l'istessa croce rossa inquartata come sopra. Ciascuna squadra ha il suo ammiraglio, viceammiraglio e contrammiraglio, onde la flotta è comandata da nove offiziali principali, detti in inglese flagofficers, cioè uffiziali di stendardo, dai quali ricevono gli ordini i capitani che comandano gli altri vascelli. Ciò che fa il grand'ammiraglio tutti gli altri ammiragli fanno, e ciò che fanno gli altri ammiragli ogni vascello deve fare.
Gli ammiragli portano il padiglione sull'albero di mezzo, <il> viceammiraglio sull'albero di prua e i contrammiragli su quel di poppa.
Ogni vascello del prim'ordine serve d'ordinario per ammiraglio delle squadre: e perché oltre il primo uffiziale non v'è altro capitano, perciò se gli danno quattro luogotenenti, i quali si sostituiscono nel comando alla morte dell'uffizial maggiore e vicendevolmente fra di loro, secondo l'anzianità della loro carica. Nessun vascello del prim'ordine, quando ve ne sia più di tre, va mai in squadra con gli altri, anzi sdegna eziandio il viceammiragliato. Va pertanto in tal caso sotto il comando d'un semplice capitano e quattro luogotenenti, obbedendo, non con titolo di minore offiziale ma come volontario, al grand'ammiraglio. Accadendo poi che alcuno di essi ammiragli o sia preso o battuto o affondato o rimandato a resarcire nei porti d'Inghilterra, e che la flotta rimanga tuttavia sul mare, subentra quello a comandare in suo luogo, finché ritorni. Così successe nell'ultima battaglia, dove il Real Sovrano, che era volontario, supplì alla mancanza del Real Carlo, rimandato a Harwick per far raccomodare.
Grand'ammiraglio è il duca: ha dieci lire sterline il giorno, che in tempo di guerra se ne vanno in quarantamila e più l'anno; in tempo di pace ancora hanno un grandissimo ricrescimento, benché non tanto a un gran pezzo. Alla mancanza del duca hanno diverse volte supplito in qualità de' suoi luogotenenti ammiragli: il principe Ruberto, il duca d'Albemarle, il conte di Sandowish. Di quest'ultimo mi vien ora da dire qualche cosa, non avendolo nominato altrove. Egli è di sangue chiarissimo, ma cadetto della sua casa. Servì la repubblica e Cromuell in qualità d'uno delli ammiragli. Inviato da Cromuell a pigliar a' Spagnoli la flotta d'argento, e questa ritiratasi nel porto di Tenariffa guardato da buonissima fortificazione, egli nondimeno ci entrò con la sua squadra, e una parte ne prese e quasi tutto il resto ne messe a fondo. Nella guerra contro gli Olandesi fu ammiraglio in compagnia dei generali Balake e Monk, e nella battaglia dove rimase il Tromp fu ascritta a lui grandissima parte della vittoria. Di poi, mandato da Cromuell con una flotta di 30 vascelli comandata da lui in capite al Sundt per assistere agli Svezzesi all'assedio di Coppenaghen, essendo venuti dall'altra parte gli Olandesi in soccorso di Danimarca sotto il comando d'Opdam, egli (avendo così gli ordini di Cromuell) lasciò fare agli Olandesi tutto quello che volsero, senza nemmeno dar fuoco a un solo pezzo; per lo che il re di Svezia fu costretto a ritirarsi. Al tempo del ritorno del re comandava egli la flotta in capite, e contribuì, non meno degli altri, al suo buon servizio, onde n'ebbe in ricompensa l'esser fatto conte e cavalier dell'ordine con titolo di luogotenente ammiraglio. Sotto il duca si trovò anco alla prima battaglia di quest'ultime guerre, dove fu il duca di York in persona. Ma l'origine delle sue disgrazie fu l'impresa commessali della presa dei vascelli della compagnia orientale d'Olanda, in cui diede occasione di creder esser stato corrotto con grandissimo tesoro dagli Olandesi. Il fatto passò così. Era egli uscito verso il nort per incontrar la loro flotta dell'Indie, rinforzata di più di 30 navi di Smirne, mandate a riscontrar con buonissimo convoio di vascelli da guerra: quando, incontratala tutta disfatta dalla tempesta, onde l'impadronirsi di tutta era in suo solo arbitrio, egli nondimeno, contento di quei soli vascelli che non potè far di meno di pigliare, richiamò col cannone tutti quei capitani che s'avanzavano a nuove prede. Furono per tanto i vascelli presi non più che due di quei dell'Indie (venduti in Londra per 300.000 lire sterline) e un altro messo in fondo, venti delle Smirne e otto da guerra, tutti, per così dire, senza sparare un pezzo. Poco avanti aveva lasciato passare il Ruyter con una piccola squadra di 10 soli vascelli da guerra, quando egli era vicinissimo con tutta la flotta e padrone assoluto del mare. Per tutte queste contumacie fu dunque privo della carica di luogotenente ammiraglio e mandato per un onorevole esilio per ambasciatore in Spagna, dove si trova al presente con qualche merito per la parte avuta nella conclusione della pace col Portogallo. Dicevano, mentre io era in Londra, che ne sarebbe ritornato verso la fine dell'estate presente.
Viceammiraglio dello squadron rosso il cavalier Roberto Holmes. Questi è l'uomo che, di tutti gli offiziali che hanno comandato la flotta nell'ultime guerre, ha fatto parlar più di sé. Da giovanetto egli fu paggio del prencipe Ruberto, sotto il quale fece il suo noviziato in sul mare, trovandosi sempre seco nel tempo che egli corseggiava con quei tre o quattro vascelli che, abbandonato il partito di Cromuell, si voltarono in favor del re. Egli poi si fu quello che in sul principio del novembre 1664 cominciò la guerra agli Olandesi nella Guinea, cacciandoli (come si crede, per ordine del re, benché egli poi disapprovasse tutto l'operato di lui) da tutti i posti di quella spiaggia con una piccola squadra di vascelli che aveva per crociar quei mari: nella quale occasione ragunò di grandissime ricchezze, essendo quelli i soli contorni di dove l'Inghilterra cava il suo oro. Di lì a poco avendo gli Olandesi domandato sodisfazione delle cose operate da Holmes, il re, non giudicando allora opportuno il rompere, lo fece cacciar nella Torre; ma in breve, intraprendendosi le cose con l'Olanda, lo fece rimettere in libertà e gli diede il comando d'uno de' migliori vascelli. Nella prima battaglia messe in fondo il vascello del giovane Tromp, il quale, picco di reputazione, concepì verso di lui un'emulazione sì grande che lo disfidò, per la prima battaglia che seguirebbe, a battersi da solo a solo con vascello uguale. In questo mentre fu dal re creato cavaliere e contrammiraglio e datoli un vascello che non aveva per anco toccato l'acqua, chiamato perciò la Disfida, e montato d'intorno a 60 pezzi di cannone, numero uguale a quello del suo nemico. Si rincontrò con esso nella battaglia seguente e per la seconda volta lo messe in fondo, salvandosi il Tromp a nuoto sur un altro vascello. Finalmente, dopo la terza ed ultima battaglia, fu egli che suggerì al duca d'Albemarle d'abbrugiare i vascelli del Wliz, riserbandosi per sé il comando di mill'uomini che dovevan mettere il piede a terra; ciò che egli fece senza perderne un solo. M'era uscito di mente il soggiugnere ch'egli è inoltre capitano d'una compagnia del reggimento del generale, e che ultimamente fu uno de' secondi che si batterono nel duello del duca di Buckingam e del conte di Shreusbery. Contrammiraglio del rosso il cavalier Gioseppe Jordan, soldato vecchio e di grandissimo credito, non essendo quasi in suo tempo seguita battaglia di mare dove egli non si sia ritrovato.
Ammiraglio del turchino il cavalier Geremia Smith. Quest'uomo si rese illustre per aver salvato nella prima battaglia di quest'ultima guerra il vascello e la persona del duca, di cui essendo egli secondo e vedendo l'ammiraglio d'Olanda comandato dall'Opdam venuto con gran risolutezza per affrontare il duca, egli entrò in quel mezzo ricevendo sopra di sé lo sparo di tutta la fiancata dell'ammiraglio olandese, il quale secondo la maniera di quella nazione cannonava di lontano, dove quella del duca, aspettandola di pie fermo, non tirava ancora per farlo all'inglese più da vicino. Ricevuto dunque il suddetto sparo, di cui rimasero più di sessanta uomini morti e fra essi tutti i suoi offiziali, rese il suo così fortunatamente che, dato il fuoco alla monizione d'Opdam di già ferito d'una moschettata, lo fece saltar in aria. Del resto uomo di fortuna come tutti gli altri, nato, si può dire, e allevato sul'acqua; al presente è molto ricco, come tutti i capitani di vascello, per vantaggi che riportano del convoiar navi mercantili, e per ricompensa della suddetta azione è stato fatto cavaliere ed uno degli ammiragli. È da sapere che il grand'ammiraglio ha due secondi e una gran parte de' brulotti che lo seguono più d'appresso. Per secondi eleggono i vascelli ripieni della gente più scelta e comandati da' più bravi capitani e più esperti offiziali di tutta la flotta, dovendosi sempre per difesa del grand'ammiraglio ritrovarsi nei maggiori pericoli.
Viceammiraglio del turchino il cavalier Edoardo Sprag, irlandese, soldato di fortuna ma di buonissima famiglia. Ha servito in Francia e, ritornato a servire il suo re, fu fatto cavaliere e uffiziale di padiglione: fu egli che nella seconda battaglia affondò l'ammiraglio di Zelanda. Contrammiraglio del turchino il capitan Kempthorne, uomo assai famoso nel Levante, avendo avuto diversi combattimenti contro i Turchi e sempre riportatone vantaggio, sì che in quest'ultime guerre ha fatto parlar di sé con grandissima lode.
Ammiraglio del bianco il cavalier Tommaso Allen, bravissimo soldato e marinaro: fu egli che s'impadronì del vascello franzese chiamato il Rubino, comandato da monsieur de la Roche, il quale veduto lo stendardo bianco e credutala la flotta di Francia, andò a mettergli nelle mani, benché, avvedutosi dell'errore quando non era più in tempo a correggerlo, si difendesse per lungo tempo, piuttosto con gran temerità che con bravura. Contrammiraglio del bianco il cavalier Giovanni Harman. Servì costui in altri tempi la repubblica e Cromuell; nella seconda battaglia di questa guerra si segnalò liberandosi di tre brulotti, quando di già avevano messo fuoco in qualche parte del suo vascello e che già i suoi marinari s'erano gettati a nuoto. Egli, dunque, solo col suo luogotenente, con grandissimo pericolo e travaglio staccarono i brulotti e salvaronsi: per questa operazione fu fatto cavaliere.
Oltre li suddetti flagofficers, ossia uffiziali di padiglione, son rinomati sopra gl'altri soldati di mare:
il cavalier Guglielmo Penn. Questi al tempo della repubblica fu luogotenente generale di Cromuell in Irlanda e di poi servì il medesimo, di cui era creatura intima, sopra il mare, mandato pertanto all'Indie Occidentali per pigliar la flotta spagnola; e non avendo potuto riuscire a quell'impresa (che fu, si può dire, l'unica cosa della quale toccò al Cromuell partirsi la voglia), si voltò con più felice successo sopra la Giamaica per non tornare senza aver fatto nulla. In tutte le battaglie che si dettero in tempo di Cromuell agli Olandesi, egli si ritrovò in qualità di viceammiraglio. Al presente, per servizi resi al re nel suo restabilimento, come in quest'ultime battaglie, è stato fatto cavaliere, e in oggi è la creatura prediletta del duca, il quale se anderà mai sulla flotta lo condurrà seco in qualità di viceammiraglio, variandosi secondo l'occasioni <e> il beneplacito del re le suddette cariche, cioè gli uffiziali di esse.
Il cavalier Giorgio Askeu, nobile di estrazione, ha sempre seguitato la fortuna di Sandowish. Si trovò seco a Tenariffa e a Sundt, e per conseguenza ha contribuito ancor egli al ritorno del re, trovandosi in quel tempo viceammiraglio della flotta, di cui esso Sandowish era ammiraglio. In tempo di Cromuell comandò in capite una squadra di vascelli mandati in servizio di Svezia, per lo che fu generosamente gratificato da quel re. Nella seconda battaglia fu fatto ammiraglio del bianco e comandò il Real Prencipe, il quale dando in un banco a mezzo la battaglia, fu attaccato subito da brulotti olandesi, incendiato il vascello ed egli fatto prigione. Secondo le leggi dell'armi osservate nel Regno doveva egli, benché arrenato, darsi fuoco: il che per non aver fatto, fu così in disgrazia dal re, che perciò lo lasciò star prigione in Olanda diciotto mesi, dove sarebbe ancora senza la conclusione della pace, benché con una parola avesse potuto liberarlo in quindici giorni. Le leggi del mare in Inghilterra obbligano i capitani di vascello a battersi contro tre vascelli inferiori e con due uguali: per maggior numero è lor permesso il fuggire. La pena destinata all'inosservanza delle suddette leggi è l'esser loro spezzata la spada in testa d'un gran colpo in pubblico sopra un palco.
Il cavalier Freshwil Hollis, congiunto di sangue di milord Hollis, comanda in tempo di guerra i brulotti. Questa carica si conferisce a persone di grand'esperienza e coraggio e il comandante va sempre sopra il maggior brulotto. Questo cavaliere nella seconda battaglia perdé un braccio, onde fu per ricompensa fatto cavaliere ed ebbe una compagnia nel reggimento del Monk. È giovane di trent'anni, non ha servito Cromuell ed è creatura del generale. Anche questo è uffiziale, si conta per flagofficer, alzando ancor egli il padiglione nel suo brulotto.
Il cavalier Genning, che comandava i brulotti quando gli Olandesi vennero a Chatham, è soldato di buona riputazione e creatura del duca.
Tra i capitani dei vascelli sono in buona considerazione: il cavalier Digby, figliolo secondogenito del conte di Bristol, d'anni venticinque. Il capitano Utber: questo al principio dell'ultime guerre era flagofficer, ma poi per l'età grave renunziò la carica. È di buona nascita e di gran reputazione nella marineria. Il capitano O'Brien, figliolo del conte d'Incequin, irlandese: è cattolico; in tutte le battaglie di quest'ultima guerra ha dimostrato coraggio grande e condotta. Il re gli vuol gran bene e lo riguarda come un soggetto da farsi un soldato grande. Questo anno doveva esser con la flotta. Il cavalier Cidney, giovane di 23 anni, nobile e ricco: con tutto che egli sia primogenito della sua casa, andò nel mare per acquistar credito e stima; il che riuscigli così bene che fu poi fatto capitano e creato cavaliere. Milord Bellamont, primo luogotenente del sovrano, giovane di 22 anni, che cerca di far sua fortuna coll'armi. È andato al presente alle Indie Occidentali con un reggimento d'infanteria. Quasi tutti gl'altri capitani sono soldati di fortuna.
Paghe degl'uffiziali e de' soldati della flotta.
Ammiraglio, due lire sterline il giorno; e quando sono sul mare hanno dal re per tener tavola aperta a tutti i volontari e gl'uffiziali. Viceammiraglio, una lira e mezzo, con la tavola. Contrammiragli, una lira, con la tavola. Capitani del secondo ordine, scellini quindici il giorno. Capitani del terzo, scellini dodici. Capitani del quarto, scellini dieci. Capitani del quinto ed ultimo, scellini otto, come in terra i capitani d'infanteria.
Tutti i capitani della flotta, subito che sono in acqua per comandamento del re, hanno la tavola, non in contanti ma in provvisione, fornita dai vivandieri del re. L'altre loro regalie sono nelle prese de' vascelli, tutto l'equipaggio del capitano nemico e tutto quello che si trova sopra coperta, toltane l'artiglieria e i cordami.
Luogotenenti dei gran vascelli, scellini sei il giorno; luogotenenti dei mezzani, quattro; luogotenenti degl'inferiori, due. Marinai, dieci soldi il giorno. Soldati, otto.
Il re fornisce tutta la flotta di provviste, onde tutti hanno tavola. Gl'uffiziali grandi e piccoli, quando non sono in attual servizio del re, o sia in tempo di pace o di guerra, non hanno che la metà di lor paga. I soldati e i marinari non hanno niente. Questi però non s'affliggono della pace, facendo assai maggior guadagni nel traffico dell'Indie e nelle paghe che tirano dai mercanti, per servizio de' quali fanno il viaggio.
Lista de' vascelli che gl'Inglesi confessano aver perduto in quest'ultima guerra.
La Carità, messo a fondo nella prima battaglia: e dicono essere stato il solo perduto in essa; montato di quaranta pezzi. L'Ettore: dicono perduto nella tempesta, quando Sandowish prese i vascelli olandesi dell'Indie. A detta loro era vecchissimo; pezzi 46. L'Essex, bellissimo vascello; pezzi 60. Il Swiftsure, comandato da Barkley; pezzi 60. Questi due ultimi asseriscono esser i soli perduti nella seconda battaglia nelle mani de' nemici. Il Real Prencipe, comandato dal cavalier Askeu, arrenato durante la battaglia ed incendiato dai brulotti; pezzi 80. Oltre i suddetti tre ultimi vascelli perduti, ne furono sette o otto bruciati e messi a fondo, ma tutti di quelli presi in altre occasioni agli Olandesi, a' quali toccò la mala ventura per essere stati esposti, come di minor conto, al maggior pericolo.
Interrogati gl'Inglesi come passasse il fatto della seconda battaglia, nella quale ciascuna delle parti si crede vincitrice, rispondono che l'inganno reciproco nacque perché, oltre i suddetti loro dieci vascelli perduti, tutto il resto della flotta era in gran disordine e molti de' vascelli partiti e ritirati per risarcirsi verso le coste d'Inghilterra; dal qual disordine e mancanza argumentarono gli Olandesi la disfatta della flotta molto maggior che non era. All'incontro, essendo gli Olandesi entrati con cento vele in battaglia, dopo il conflitto di quattro giorni uscitine con quaranta per esser molte disperse sul mare, dieder occasione agl'Inglesi di creder che l'altre fusser tutte perdute: e così da questo reciproco inganno asseriscono esser derivata in ciascuno la vana credenza d'aver disfatto interamente l'inimico.
Nella terza ed ultima battaglia, la Vecchia Risoluzione giurano esser stato il solo vascello brugiato e perduto; nel fatto di Chatham, secondo gl'Inglesi, il Real Carlo, preso e menato via. Per questo vascello dicono esser nel segreto concerto o piuttosto noto fra tutti i marinari inglesi, di tentar di ripigliarlo dovunque se lo troveranno fuori de' porti d'Olanda, senza alcun riguardo alla pace. Il Real Giacomo, il Loyal London, il Real Oke abbrugiati e ora tutti ricominciati a fabbricare. Parmi che "oke" sia nome d'una spezie d'albero e che il vascello sia così detto dall'albero in cui si nascose il vivente re dopo la disfatta delle sue genti in Iscozia; però non m'assicuro di non pigliar equivoco. Questi furono abbrugiati nel voler difendere la catena che guardava il porto e tutt'a tre erano stati tolti in altre occasioni agli Olandesi.
Questo è quanto confessano essere stato perduto in quell'occasione, e chi dice d'avvantaggio gli fa entrare in collera. Un altro vascello inglese chiamato S. Patrik, montato di 50 pezzi di cannone, confessano aver perduto in questa maniera: dicono che durante l'inverno s'incontrò con due vascelli olandesi, co' quali essendosi battuto, vi morì il capitano, il luogotenente e 60 soldati; onde il restante in cambio di darsi fuoco si arrese.
Lista de' vascelli da guerra presi agl'Olandesi in quest'ultima guerra.
Uno, avanti la prima battaglia, preso come il S. Patrik: v'era sopra il figliolo d'Everzen. Dodici, presi nella battaglia del duca di York, e sette messi in fondo. Otto pezzi, da Sandowish, nel nort. Tredici nella seconda battaglia, ma tutti messi in fondo e nessuno preso. Due nella terza ed ultima battaglia, l'un e l'altro grande e ben armato: uno all'ammiraglio di Zelanda, Everzen, che vi morì sopra, e l'altro al viceammiraglio Bankert, che si salvò. Gl'Inglesi gli presero, ma si trovarono in tale disordine che furono obbligati a mettergli essi medesimi in fondo. Quattro da guerra ne bruciarono, tra quei tanti mercantili del Wliz.
Lista de' vascelli da guerra presi a' Franzesi.
Il Rubino, di 60 pezzi; la Vittoria, di 30 pezzi.
I vascelli inglesi, dunque, che al presente sono in mano degli Olandesi sono quattro: il Real Carlo, l'Essex, il Swiftsure, il S. Patrik. La legge di darsi fuoco piuttosto che arrendersi è la cagion che ne han sì pochi, e questi pochi s'arresero dopo la morte de' loro capitani, toltone il Real Carlo, il quale (a detta loro) provò in tre volte a darsi fuoco, ma non v'era polvere abbastanza per mandarsi in aria.
Vascelli da guerra inglesi brugiati e messi in fondo 10
Perduti in tutto 14
Vascelli da guerra francesi presi 2
Perduti 2