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Della nobiltà d'Inghilterra in generale
Le classi in cui si dividono le differenti sorte di persone in Inghilterra, sono tre: patrizi, l'ordine equestre e la plebe, che in inglese si dicono Nobleman, Gentry, Yeoman.
Patrizi o nobili son tutti quelli che son baroni, sotto il qual titolo passano indifferentemente i duchi, i marchesi, i conti e i visconti, non operando altra cosa tra essi la maggioranza del titolo che il vantaggio della precedenza; mentre nel resto la sola qualità di barone è quella che dà lor luogo in parlamento e gli fa godere tutti gli altri privilegi de' pari del Regno, il principale de' quali <è che> niun può esser allegato sospetto quando anche fosse nemico capitale del re. Siede questo alla barra assistito da' suoi savi da una parte, e dall'altra da' testimoni della parte avversa. Vi sono ancora alcuni del corpo legale detti Siure, che interpretano la legge quando ne fa bisogno, e sopra l'interpretazione corre la sentenza, dopo la quale il contestabile rompe la bacchetta bianca che porta in mano, ipso facto, s'intende, spirata con la sua carica la sua autorità.
Delle forme particolari di questo giudizio me ne rapporto al Cambdeno, allo Smith ed ad altri che hanno scritto ex professo delle cose d'Inghilterra e delle consuetudini del Regno.
Il titolo di marchese, di conte, di barone non include di sua natura pareria: e de fatto vi sono molti che hanno titolo e non son pari. Pari è solo chi è dichiarato tale dal re. Questo fa sì che un duca, benché non sia pari, fuori di parlamento precede a un conte che lo sia, ma in parlamento non solo non lo precede ma (come si è detto) nemmeno ha luogo.
Tutti i figlioli primogeniti de' pari entrano in parlamento per abilitarsi all'intelligenza delle leggi e degli affari del Regno, ma non hanno atto né deliberativo né consultivo. I figlioli primogeniti de' duchi son tutti conti, gli altri, cioè i secondogeniti e i cadetti, per una certa equità si chiaman Lord finché vivono, ma accasandosi non passa il titolo ne' loro figlioli. Lo stesso milita pe' figlioli de' marchesi, ma i primogeniti de' conti son chiamati visconti ed i cadetti Squaier, cioè scudieri. Finalmente i primogeniti de' visconti e de' baroni son tutti Squaier. I figlioli de' duchi, come conti, non precedono fra di loro con l'ordine de' padri, cioè secondo l'istituzione delle ducee, ma secondo quella delle contee, di cui portano il titolo. Insomma per votare si attende la pareria e per sedere si risguarda tra i diseguali il titolo, e tra gli uguali l'istituzione di esso titolo. È anche da sapere che nella classe de' Nobleman si comprendono tutti i figlioli de' baroni, così primogeniti come cadetti, per la qual ragione precedono a tutti quelli dell'ordine Gentry o equestre che voglia dirsi.
L'ordine equestre comprende tutti quelli che per privilegio del re o per costume compongono questa classe, la quale si divide in cavalieri baronetti, cavalieri del Bagno, cavalieri della Bandiera, cavalieri aurati, scudieri e gentiluomini. I cavalieri del Regno, che si creano solamente nella coronazione del re e nella proclamazione del prencipe di Galles e sono per lo più figlioli di nobili, nel sedere tengono l'ordine della loro nascita, senza alcun riguardo a quello della classe equestre in cui gli costituisce l'ordine della loro cavalleria. I loro primogeniti sono Squaier e si precedono con l'istessa regola de' loro padri. Così le femmine. Gli altri figlioli secondogeniti sono tutti gentiluomini e si precedono come i loro primogeniti.
Yeoman è tutta la plebe, così la ricca come la povera.
Le figliole de' duchi, marchesi, conti e baroni si chiamano Lady e si precedono con l'ordine de' loro padri: onde tutte le femmine in Inghilterra precedono fra loro con l'ordine de' loro secondogeniti, non essendo fra di esse primogenitura. L'altre son tutte Mistresse, che suona semplicemente «signore». Il titolo di Madama è generale a tutte le donne e particolarmente quando son belle, ma in rigore anderebbe solamente alle regine ed alle principesse del sangue. Intorno a che è da osservare che in Inghilterra principe e principessa del sangue non son chiamati se non quelli che son figli e nepoti di re: fino a questo grado precedono a tutti gli altri titolati, così ecclesiastici come temporali, ma da quello in qua non son considerati se non per la qualità del lor titolo; e così i nepoti del duca di York sederanno in parlamento sotto i figlioli del duca vivente di Norfolck.
Il re non ha altro titolo che Sire, che in inglese si pronunzia «Sar». Ai duchi e agli arcivescovi si dà il titolo di Grace, cioè di Grazia, parlando loro in terza persona, ovvero Most honorable, onorabilissimo: ma questo secondo non è troppo in uso. Alcuni per capriccio o per interesse o per adulazione danno lo stesso titolo anche a' marchesi. Dai conti fino ai baroni usa dare scrivendo Right honorable, giustamente onorabile. A quelli del consiglio di stato, che non son duchi né marchesi né conti né baroni, ai segretari di stato, baronetti ed altri cavalieri si dà l'Honorable, e invece (parlando in terza persona) del Vostr'onore, Your honor, sì come ai baroni, visconti e conti, Your Lordschip, Vossignoria. I titoli ecclesiastici son di tre sorte: ai decani, canonici, preti, ministri e dottori, Reverend Father, reverendo Padre; ai vescovi, Right Reverend Father, giustamente reverendo Padre; agli arcivescovi, Most Reverend Father (a questi di già ho detto che in terza persona si dà di «Grazia»). Il titolo de' prencipi del sangue è Illustrious, Illustre, ovvero Most Illustrious, Illustrissimo, il quale si dà anche al re con gl'altri titoli Souvraine most gracious. Il titolo per scrivere al re è To the King's most excellent Majesty, alla del re eccellentissima Maestà, ovvero Most serene in cambio di Most excellent, che val serenissima. Credo che la nazione inglese sia la sola che dia al suo re titolo di Eccellenza.
Dissi dal principio di queste memorie che il re d'Inghilterra rispetto ai suoi sudditi è semplicemente fonte di grazia e d'onore: e de fatto tutta la nobiltà si denomina tale per suo indulto e privilegio. Della prima, che abbraccia baroni e pari del Regno, e della seconda, che comprende i baronetti e i cavalieri, non c'è alcun dubbio: la terza, alla qual si riducono gli scudieri e tutti quelli che chiamansi «gentiluomini», è ancor ella dell'istessa natura. Dell'altre due, è ben vero che l'uso e la consuetudine fa chiamarli tali, anche senza l'espressa e particolar dichiarazione del re. Di qui è che il solo pregio della chiarezza del sangue non è avuto in alcuna considerazione, se o titolo o posto riguardevole non le dà nuovo lustro. Così i cadetti e figlioli de' cadetti delle prime famiglie del Regno servono come schiavi ai loro fratelli primogeniti e a quei della discendenza del capo della loro famiglia, se i più bisognosi non fanno alcuna difficoltà a servire attualmente di segretari, di maestri di casa, di governatori, di ragazzi e infino di valletti di camera, semplici cavalieri privati, anzi a mettere i loro figlioli a servir maestri d'arti vilissime, come sarti, calzolai, osti e ad ogn'altro esercizio di simil sorte. Onde si veggono de' giovani di nobilissimo sangue mescolarsi tra la più infima plebe, senza che né abito né altra qualità li distingua. Da ciò ne deriva la confusione delle famiglie grandi, mentre prevalendo la prerogativa del titolo alla chiarezza del sangue, si rende difficilissimo il rintracciamento della vera nobiltà e il poter discernerla tra il lustro delle dignità e delle cariche.
Io andrò registrando alcune delle principali famiglie, nondimeno dichiarandomi di non osservare altr'ordine che quello con cui verranno suggerite dalla mia memoria.
Le prime di tutto il Regno sono senz'alcuna controversia Howard e Savel. La prima, oltre all'antica nobiltà, è sommamente riguardevole per la quantità de' titoli, de' quali ne ha sopra ogn'altra, mentre, oltre a quelli di duca di Norfolck, di conte d'Arondell e di baron di <Charlton>, che sono di primo duca, di primo conte e di primo barone del Regno, conta almeno sette altri titoli di contee in sett'altri rami della sua famiglia. Il ramo principale, che è quello de' duchi di Norfolck e conti d'Arondell, uniti nella persona del vivente duca, che da molti anni vive pazzo a Londra, è cattolico. L'entrate son però godute dal suo secondogenito, che presentemente non fa altra figura che di semplice cavaliere, ma di semplice cavaliere a cui la sola vita d'un pazzo è ritardo a far la figura del secondo personaggio d'Inghilterra dopo il re. Egli ha due figlioli: il maggiore di 16, il minore di 13 anni, l'uno e l'altro benissimo fatti. Pensa il padre di spartire un'altra volta tra essi i titoli, riuniti nel zio, di duca e di conte, essendo 26.000 lire sterline che ha d'entrata assai sufficienti per far due case grandi. Questi due figlioletti sono stati parecchi anni a Parigi nell'accademia sotto la direzione di un savio e virtuoso gentiluomo cattolico chiamato il cavalier Samuel Tuke, il quale si è presentemente ritirato dal loro servizio. Il padre era in disposizione di mandarli per due anni nel collegio di Cristo a Oxford e poi condurgli egli stesso in Italia. Egli è vedovo della moglie, ma vive accompagnato d'una donna assai bella, di cui s'innamorò molt'anni sono la prima volta ch'ei la vidde. Altri già aveva preso possesso di lei, e in specie il duca di Buckingam: egli però la fece subito bandire, e crescendo l'amore, dubitando i fratelli che l'eccessiva passione l'acciecasse a sposarla, pregarono il re a seriamente ammonirlo. Il re lo fece, e dicono che egli lo minacciasse di levargli l'entrate e di farle amministrare da un economo del suo fratello. Egli per ispacciarsi fece il viaggio di Costantinopoli, allora che il conte Lesl<ie> n'andò ambasciatore per Cesare; ma mantenendo acceso il fuoco per via d'un continuato commercio di lettere, appena tornato la ricondusse da un convento di Fiandra, dove l'aveva lasciata, in Inghilterra. Al presente la tiene in Londra, vi dorme regolarmentre tre volte la settimana e ne ha avuto un figliolo. Ella, da che è alle sue mani, è vissuta molto savia: non trascura già egli di tenerla benissimo guardata. Pensa però di ritirarsela vicino al suo palazzo fabbricandole una casa sul Tamigi, da potervi andare per il suo giardino.
Il fratello, che è grand'elemosiniere della regina, è uomo di esemplarità degna d'un grand'ecclesiastico: non cessa di tormentarlo, ma egli se ne difende con gran disinvoltura.
L'altra famiglia, Savel, e che si pretende un ramo dei Savelli di Roma, è grande per antichità e per ricchezza. Ell'è divisa in due rami principali: il primo, de' conti di Sussex, e l'altro de' visconti di Halifax, con un grandissimo numero di cavalieri e scudieri.
Duca di Sommerset, di casa Semore, famiglia antichissima. Parmi che avessero il titolo da Arrigo VIII dopo che egli ebbe sposata una delle loro donne.
Duca di Buckingam, di casa Villers; ebbe il titolo nella persona del padre con quello di marchese, di conte e di barone per favore del re Jacomo da cui fu teneramente amato nel più bel flore della sua giovinezza. Egli ottenne anche il titolo di conte d'Anglesey per un fratello di cui non è successione. La sua qualità era di semplice gentiluomo; adesso si troverà, questa casa, uno stato di sopra 20.000 lire di rendita.
Duca di Richmont, famiglia fatta inglese da sessant'anni in qua incirca, da pochi anni innanzi al qual tempo denominavasi dei duchi di Lenox, titolo di Scozia. Ella vien da un signore di Aubigny, il quale aveva vissuto per molte generazioni in Francia; aveva avuto origine dalla casa Stuard scozzese e veniva a essere il più vicino parente (che non lasciava però d'essere remotissimo) che avesse il re Giacomo, il quale per questa considerazione lo richiamò di Francia e diedegli titolo di duca inglese e fecelo grande come suo congiunto. È il vivente duca assai giovane, ha titolo d'ammiraglio e di gran ciambellano di Scozia e cavalier degl'ordini e gentiluomo della camera del re. Le facoltà però non sono a proporzione né della sua condizione né delle sue cariche, dissipate dalle guerre e dalla fastosa prodigalità del zio, della quale si trova ancor egli aver ereditato in proporzione dei beni. Egli nasce d'un suo fratello secondogenito, essendo il maggiore venuto a morte senza aver avuto successione della sua moglie, sorella del vivente duca di Buckingam.
Della famiglia del duca d'Albemarle ho già parlato parlando della persona d'esso duca: soggiugnerò adesso come egli, nel breve tempo corso dopo il ristabilimento del re, si fa conto trovarsi in uno stato di 20.000 lire di entrata. Poco avanti che io arrivassi in Inghilterra aveva comprato un'ampia possessione con una bellissima casa di campagna dal duca di Buckingam, di sopra 40.000 lire di rendita.
Anche del duca d'Ormond e di Monmouth ho discorso altrove. Per lo che, passando al duca di Niewc<astel>, dico esser egli capo del ramo cadetto della casa Cavendish, per quanto si dice, antichissima: capo della famiglia è il conte di Devincer, visconte e baron Cavendish, uomo che comincia a esser d'età, ma buonissimo e cordialissimo cavaliere: egli e il duca di Niewcastel, suo cugino, passano tra i più vecchi signori d'Inghilterra, calculandosi tra l'uno e l'altro sopra 60.000 lire di rendita. Il conte di Devincer ha due figlioli, il maggior de' quali, che è il maggior scapigliato di Londra e sta poco bene col padre, ha per moglie una figliola del duca d'Ormond, assai bella. Il minore è figlioletto di 12 in 13 anni.
Vive ancora la contessa di Devincer, sua madre, e sta in un magnifico palazzo, trattandosi da qualche cosa più che da gran principessa. Ella passa gli anni 86 ed è d'una statura che sarebbe formidabile per uomo, non che donna. Si fa servire da gentiluomini, fa ogni giorno tavola sontuosa: la sua casa è sempre piena di visite. Il suo appartamento è pieno di preziose suppellettili e d'argenterie. Ella siede sopra un letto da riposo, posto in isola all'usanza de' letti alla franzese, sotto una spezie di baldacchino, dalla cornice del quale pendono cortine fino in terra, che si chiuderebbono a guisa di cortinaggio se non fusse che, aperte e riprese di qua e di là, formano, piuttosto che <un> cielo di letto, un baldacchino da tabernacolo. La contessa non si muove né si alza altrimente che sostenuta sulle braccia di due bellissime damigelle. Gli ottantasei anni e 'l paralitico ch'ella ha nel collo, onde gira sempre la testa come in tempo d'oriuolo, non le impediscono il portar sottanini di stoffe perlate, con fiorami di colori allegri e gran merletti d'argento. Quel che si faccia non lo so: sento che quattro sorelle che ella ha si divertiscono tutte bravamente. D'una d'esse, maritata al <...>, racconterò un caso redicolo. Ell'era un giorno nella nuova Borsa con un cavaliere amico suo, per provvedersi di galanterie. Venendo il discorso di camminare a piè zopperello, disse bastarle l'animo di far tutta la corsia della Borsa, da un capo all'altro, camminando in tal guisa: il cavaliere a dir di no, ella di sì; finalmente scommisero di grosso. La dama, sollevatasi un poco la veste (la Borsa era piena com'ella è sempre), fece quant'ella s'era obbligata di fare; il cavaliere, arrabbiato d'aver perduto, le corse dietro, la piglia in braccio e, distesala bocconi sopra un desco d'una di quelle botteghe, l'alza i panni e le dà una mezza dozzina di sculacciate, senza seguirne per lui altro male che il pagar la scommessa.
Mi scordavo che il duca di Niewcastel si chiama marchese e duca insieme, e possiede per eredità la contea d'Ogle e il viscontado di Mansfelt, senza però avere, né nell'uno né nell'altro luogo, un solo palmo di terreno.
Marchese di Winchester, di casa Paulet, marchese di Worcester, di casa Herbert, marchese di Dorchester, di casa <Pierrepont>: tutt'e2 tre buonissime famiglie.
Tra i conti, dopo quello d'Arondell, che ho detto di sopra essere della casa Howard, ne vien quello di Oxford, di casa Vere, famiglia antichissima. Il conte di Shreusbery, di casa Talbot, famiglia anch'essa antica al pari d'ogn'altra inglese. Il conte di Nortumberland, di casa Percey, famiglia grande, ricca e antica, la quale per la pretesa discendenza dalla casa di Lorena ostenta diritti immaginari alla corona di Francia, per l'usurpazione di Ugo Capeto. Con queste visioni s'è sempre familiarizzato il conte d'Algernon (onde si chiamava il duca di Lorena) del loro ramo, che in quel tempo doveva succedere alla corona. Il conte di Kent, di casa Grey, antica ma di mediocri facoltà; il conte di Bedfort, di casa <Russel>, pretendono uscir d'Italia, da non so qual luogo di Lombardia: chi dice di sì, chi dice di no (accade della maggior parte delle famiglie d'Inghilterra, delle quali son diversissime le opinioni). Che si sia della nobiltà di questa casa, niuno controverte che ella sia ricchissima, anzi pur delle più ricche del Regno. La sola entrata delle case che egli ha in Londra (tutte insieme nel quartiere detto il Comun Giardino, che è quasi tutto suo), si valuta intorno a 10.000 lire. I conti di Manchester e di Sandowish, ambedue ricchissimi, sono della casa Montaigu, che è certamente delle più nobili: pretendono essere gli stessi che i Montauti di Toscana; il ramo principale ha titolo di barone. Il conte di Manchester è anche visconte Mandevil. Conte di Wanvick, di casa Rich, famiglia antica e che possiede il titolo di lunghissimo tempo. Conte di Suffolk, ramo della casa Howard, di mediocri facoltà. Conte di Carlisl, altro ramo della stessa casa: ancor questo non era se non di tenui facoltà, ma parmi d'aver inteso dire che dopo il ritorno dell'ambascieria di Danimarca abbia avanzato molto danar contante. Conte di Barksher, altro ramo della stessa casa, meno ricco de' due precedenti, disastrato grandemente dalle passate guerre. Conte di Salisbury, di casa Cecil, famiglia venuta su dalla regina Elisabetta, con le gran ricchezze accumulate dall'avo e dal fratello di esso, quello gran tesoriere, questo primo ministro. Conte d'Exeter, della famiglia suddetta, descende dal primo ministro. Conte di Straford, di casa Wentworth, antica e assai ricca. È noto come il padre di questo conte fosse decapitato nel tempo del defunto re, il quale per la sua sicurezza fu costretto a sacrificarlo all'odio del parlamento, segnando la sentenza della sua morte con dirottissime lacrime, come quello che lo conosceva per il suo miglior amico e innocente di tutti i delitti oppostili. Conte di Newport, di casa Montioy, famiglia antica e ricca. Anche questi son tra coloro che pretendono esser venuti di Francia con Guglielmo il Conquistatore: non ho già mai trovato persone di buon senso che menino buone, né a loro né agli altri, le prove di questa presupposta verità. Conte di Pembrok e Montgomery, di casa Herbert, assai facoltoso. Conte di Sunderland, di casa Cidney, famiglia riputata assai buona. Conte di Westmorland, di casa Vere: titolo nuovo, ma la famiglia si suppone antica. Conte di Bristol, di casa Digby: titolo nuovo ancor egli, ma non la famiglia. Visconte Pagett, buonissima casa. La casa Barkley è ancor ella assai antica: ha due baroni e un visconte. Il primo de' baroni e il visconte si chiamano barone e visconte Barkley; il secondo è barone Fiscardin, padre del conte di Falmouth, che morì nella prima battaglia, nella presa che fecero gli Olandesi del suo vascello.
Mi uscivano di mente le due case di Hangrinton e Derbey; l'uno e l'altro titolo di conte. Queste famiglie sono considerabili per antico titolo, per allianze reali e per la concorrenza che fecero al Regno in tempo del re Giacomo. Di molt'altri ci sarebbe da dire, e forse ne ho trascurate delle più illustri per delle meno considerabili: ed ecco de fatto mi sovviene la famiglia Spenser, nobile forse quant'ogni altra delle nominate. Ma ciò sia condonato alla ignoranza di un forastiero, trattenutosi per lo spazio di due soli mesi in una corte sì grande, alla quale era arrivato interamente sprovveduto di notizie e d'amici.