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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
I primi parlamentarii della Camera bassa, detti cavalieri di provincia, si eleggono in questo modo. Nelle trentadue province nelle quali è diviso il Regno d'Inghilterra, si ragunano tutti quelli che hanno un certo determinato valsente di beni, e questi eleggono del loro corpo i due rappresentanti della provincia, ai quali vien delegata immediatamente l'autorità ed il potere valevole ad autorizzare la libertà de' loro voti nel parlamento.
I secondi sono i borgesi, che sono gli eletti delle città e degli altri luoghi, all'elezione de' quali si procede da quei cittadini che hanno voce ad eleggerli, con l'istesso ordine che si tiene da' provinciali all'elezione de' cavalieri, con questa sola differenza: che dove quegli hanno a esser nativi di quella provincia, questi poco importa di dove sieno scelti, purché sieno inglesi e che l'elezione cammini per le sue forme.
La limitazione che si osserva per le province e nelle città circa all'ammettere nell'elezione de' parlamentarii solamente quelli che hanno un ragionevole stato di facoltà, non ha luogo ne' villaggi, dove il poco numero degl'abitanti esclude la confusione solita a nascere dalla molteplicità de' voti. Quindi in sì fatti luoghi ciascuno ha parte nell'elezione de' deputati, i quali, sì per minore spesa nel mantenerli sì per convenienza d'aver rappresentanti pratici delle leggi ed intendenti degl'affari del Regno, sono per lo più persone abitanti in Londra e introdotte tanto quanto alla pratica della corte.
Non tutti i luoghi hanno vis di mandare i deputati, ma quelli solamente l'inviano i quali, o per privilegio meritato co' servizi resi alla corona o per antica consuetudine, si trovano in questo possesso. Di qui è che molti, raddotti di poche case, hanno voce in parlamento, e molte terre e castelli grossi non l'hanno. Basta, che tutto questo corpo si compone di circa 400 persone.
La Camera bassa non ha alcuna giudicatura né può ricevere alcuna sorte di giuramento. Tutta la sua incumbenza è di rappresentare alla Camera de' signori i sentimenti e le convenienze del popolo. Anche la proposizione delle leggi che si giudicano utili e necessarie al Regno si dà dalla Camera de' comuni e <da> quella de' signori, e da questa al re, il quale approvandole risponde in franzese: «Le roy le veut», con che pigliano subito forza e vigore di leggi del Regno. Disapprovandole risponde, nell'istessa lingua, che vi farà riflessione, che è l'istesso che dir «non voglio».
Londra faceva innanzi l'incendio centotrenta parrochie, delle quali ne rimasero abbruciate novantatré. Anime, si fa conto che ne faccia al presente, secondo calcoli molto aggiustati, trecentottantaquattromila. Case abbruciate, tredicimila; case finite di rifabbricare e tornate ad abitarsi, sopra duemila; case cominciate, anzi più che ammezzate, delle quali più che la metà potranno abitarsi l'anno avvenire, da cinque in seimila. Il legno, fuori che per le soffitte, i palchi, li pavimenti, è bandito dalle nuove fabbriche, le quali si fanno tutte di mattoni e s'adornano con ringhiere di ferro dipinte di turchino e toccate d'oro. L'architettura è buona e per tutti v'è obbligo di seguitare appresso a poco un istesso disegno.
Le carrozze a vettura sparse per la città erano innanzi all'incendio sopra mille: ora son ridotte intorno a cinquecento, attesa la minor necessità di esse per il commercio levato da tutte le parti della città distrutta dal foco. Si pagano uno scellino l'ora, che è dodici soldi, e la prim'ora sei soldi di vantaggio, che son diciotto. Non si paga mai meno di un'ora, per breve che sia il viaggio fatto con esse.
Barche sul Tamigi, cioè barchette sottilissime a due remi, sopra mille. A traversare il fiume si paga sei soldi, e per lo lungo, cioè da Westminster al Ponte, l'istesso. A passare il Ponte, se fusse per due soli passi, si raddoppia. In queste barche v'entrano assai comodamente sei persone e due rematori; se v'è un remator solo, tre soldi.
La notte, nei canti della città si trovano del continovo de' ragazzi con piccole torcette a vento per far lume. Si pagano a discrezione, non essendovi prezzo fatto: per farsi accompagnare un miglio di strada si darebbe incirca a quattro soldi. In qualche luogo si trovano delle sedie, ma queste, a dire il vero, non son molte: si pagano come le carrozze; vengono però a esser più care, perché in queste non vi va se non uno, e quelle capiscono quattro.
I facchini, che stanno quasi per tutti i canti della città, son fidatissimi e si mandano non solo con carichi ma con danari, lettere, gioie ed ogni altra cosa più preziosa. Per andare da Westminster in città si dà loro uno scellino, e sono obbligati a riportare in scritto la fede del recapito da chi ha ricevute le robe. Portano un gran panno bianco attraverso al busto a uso di sciarpa legata sul fianco, che serve loro per involtare o per reggere un carico di mole disadatta o di peso considerabile. Prima di mettersi al mestiere bisogna che diano buon mallevadore.
Coffee-houses, case di caffè, dove il caffè si vende pubblicamente; e non solo il caffè ma altre bevande ancora, come cioccolatte, tè, sorbetto e la cocchela, sidre e altre secondo la stagione. In queste case vi son diverse camere o crocchi di novellisti, dove si sente quanto c'è e quanto si crede di nuovo, o vero o falso ch'e' sia. D'inverno il sedere a un gran fuoco e fumare due ore non costa più di due soldi; bevendo, poi, si paga tutto quel che si beve.
Vi son due teatri per le commedie e tre compagnie di commedianti inglesi. La prima si chiama del re, la seconda del duca, la terza non è altro che un seminario di giovani, di commedianti che alle volte recitando sui teatri de' maestri s'abilitano alla scena e all'occasioni entrano nelle due compagnie sopraddette. Queste recitano tutto l'anno ogni giorno, toltone le domeniche, le quali sono universalmente santificate con superstiziose devozioni.
L'osterie di campagna in sulle strade maestre non danno cavalli senza licenza a' passeggeri; in Londra non stanno né carrozze né sedie, onde a chi le vuole convien fermarle la sera di sabato. Gli ordinari e gli osti non trattano se non di nascosto, e tengon l'uscio chiuso fino a sera, dopo finite l'orazioni del giorno.
La Quaresima non c'è commedia se non quattro volte la settimana: lunedì, martedì, giovedì e sabato; e la settimana santa non c'è mai. Nei teatri c'è gran libertà e conversazione, stando mescolati uomini e donne e sin ne' palchetti e nello stanzone, dove non si sta altrimenti che a sedere. Le donne ne vengono mascherate a tentar dell'avventure e spesso riesce il far dell'amicizie. Il concerto de' violini v'è sempre buonissimo. Tutto l'anno vi si vendon arance di Portogallo, che quivi si chiaman della China, e d'estate ogni sorte di frutti. Si recita il giorno, dalle tre fino alle sette.
I bordelli pubblici son molti e tutti sicurissimi. Questi son ordinariamente le case delle ruffiane, le quali vi metton subito in una stanza, qual meglio e qual peggio guarnita, e vi conducono a mostra quante ragazze sapete desiderare, le quali vanno a pigliare i contorni vicini fin tanto che una o più ve ne piaccia. Con quella dunque vi lascian solo e aspettano finché chiamiate per rimandarla. Avanti però di partire apparecchiano sopra una tavola dell'ela, del vin di Francia, del vin di Reno, un piatto d'arance forti o al più di mezzo sapore, del sugo delle quali spremuto nell'ela e nel vin di Reno, insieme con del zucchero fino, si fa uno strano zibaldone, e per delizia si beve a mezzo con la puttana. Trovano ancora delle sorte de' confetti e altre bagattelle, tanto che tra la paga della ragazza, che regolarmente batte in uno scudo, quella <della> ruffiana e la spesa della colazione se ne va il divertimento in una lira sterlina. Quando di sopra ho detto che i bordelli son sicurissimi, ho inteso di burle, di furti e d'ammazzamenti, ma non già di mal franzese, poiché di questo ve n'è senza fine e del più perfido e velenoso.
Quelle che si chiaman «taverne» son per lo più nobilissime e tutte superbamente addobbate, onde le persone di gran qualità, così uomini come donne, non si fanno il minimo scrupolo d'andarvi. V'è anche gran quantità d'ordinari, che in Francia si direbbero traitteurs, cioè gente che dà desinare e cena. Ve n'è degli inglesi e de' francesi, dove i primi signori della corte vanno la mattina con l'istessa frequenza che vanno la sera in Firenze i primi gentiluomini all'osteria per fuggir soggezione e goder libertà. La differenza tra le taverne e gli ordinari è che nelle prime si va ordinariamente per bere e nelle seconde per mangiare. Non è per questo che alle volte non si mangi anche in quelle e non si faccia altro che bere in questi: ma ciò è fuori del loro ordinario, e in tal caso si cavano del loro elemento. La verità si è che l'uno e l'altro è cattivissimo.
V'è infinità di bettole da birra dove si vendono molte spezie di bevande del paese, delle quali ne ho contate fino in trentadue sorte. Questi luoghi non sono molto dispendiosi e però si trovano sempre pieni, a basso, di canaglia e, da alto, d'ogni sorte di condizione di persone, dalla riga d'artieri a quella di gentiluomini. Differiscono in questo dalle taverne, che in quelle si beve del vin di Spagna, che quivi chiamano Sac, vin di Francia, di Malaga, vin di Bordeos, Moscati ed altri vini forastieri e preziosi, dove nelle bettole di birra non si beve se non ela, cocchela, butterela, Lambuela.
Vi sono parimente degli ordinari comuni a più buon mercato, e questi servono per i lacchè e altra gente povera e di bassa mano. Si mangia però grossolanamente e non vi si bee vino. Per dodici soldi s'averanno tre servizi, che tutti consistono in bue, vitella, castrato e agnello, secondo la stagione.
Avanti il fuoco v'erano de' giuochi di pallacorda, tutti alla franzese, ma ora ve ne son quattro essendo gli altri due abbruciati. Il principale e il più bello è quello del re dirimpetto al palazzo, con il quale ha comunicazione per un cavalcavia. Il re v'ha una camera con un letto per mutarsi, la finestra della quale, chiusa con un'inferriata, guarda sul gioco. Egli vi giuoca ordinariamente tre volte la settimana in farsetto; alla porta della strada vi stanno le guardie, che non impediscono l'entrare a nissuno che abbia viso o panni di galantuomo. Nel parco3 di S. James v'è il gioco di maglio del re lungo 830 passi misurati, che dopo quello di Utrecht è assolutamente il più bello che io m'abbia veduto.
In diversi luoghi della città vi sono giuochi di pallottole. I giardini di Lambet, di Tra<descant> di là dal fiume, e d'altri in vicinanza della città servono tutto l'anno per spasseggi d'osterie e di bordelli.
Per l'istesso effetto fu fabbricata poco tempo fa la corte di Nettuno, detta volgarmente «la Follia». Questo è un grand'edifizio di legno fatto sopra barche, che al principio dell'estate si cava sulla riviera, e perché la grandezza della macchina la rende poco atta a muoversi, si mantiene co' bordi ordinariamente tra il palazzo di Sommerset della regina madre e Whitthall, ma però dalla parte opposta. Intorno, sul piano delle barche, vi corre una loggia con balaustri che cigne una galleria andante, divisa in più di trenta camere, capaci d'una tavola e di poche seggiole, che si liberano della parte di dentro; ciascuna con la sua porta che risponde, come nel cortile di questo palazzo, sulle quattro cantonate, che fanno luogo con un altro piano a quattr'altre piccole camere, più ritirate e più libere. I coperti della fabbrica, cioè quelli che vanno per la lunghezza, son ridotti a uso di pallotta, difesi da tutt'a due le parti con balaustrine di legno. Per di fuora al tutto è dato di bianco, onde apparisce un galante casino fabbricato sopra una isoletta nel mezzo del fiume.
Tre spettacoli si rappresentano in Londra per la plebe più infima: i gladiatori, la battaglia de' tori e degli orsi, e la battaglia de' galli, in ciascuno de' quali corrono grandissime scommesse.
Al primo, che me lo figuro il più curioso, per mia disgrazia non mi son mai trovato: si battono con spade alquanto spuntate e con filo ottuso, ma non per questo lasciano di spessissimo ferirsi. Gli orsi e i tori si conducono in un teatro fatto apposta dall'altra parte della città, cioè di là dal fiume, tutto intorniato di palchetti. Si lega l'orso nel centro di questo teatro con una corda così lunga, che gli permetta di descriver intorno un giro forse di sette o otto passi; poi se gli lasciano dei cani mastini, i quali vanno a affrontarlo in faccia, e quelli che fanno altrimenti, attaccandolo di fianco all'orecchie, non sono stimati nulla. Or quivi corrono le scommesse. Lo stesso si fa de' tori, le di cui corna e i testicoli si armano convenientemente, questi perché non sian offesi, quelle perché levando in aria i cani non offendino. E veramente è cosa di grandissimo gusto il vederli volare altissimo e dar in terra stramazzoni solenni, e più gustoso ancora il veder accorrere i lor padroni, che son beccai e simil razza di gente ond'è tutto ripieno il fondo del teatro, i quali per levar loro il colpo corrono curvi a riceverli sulle spalle nel luogo dove veggono andarli a cadere: e spesso avviene che la botta è così terribile, che fa dar lor in terra un solenne crepaccio, ed abbattendosi più di una volta in una stessa vicinanza si fanno di bellissimi gruppi e ridicolissimi, dove accorrendo infuriato il toro, fanno un maraviglioso vedere il fuggire, le strida e la paura.
Il luogo per la battaglia de' galli è un piccolo teatro, coperte le gradinate di stuoia. Il fondo di esso è una tavola tonda, di sei braccia incirca di diametro e intorno a due alta da terra. Ancor essa è coperta di stuoia e tutta insanguinata di sangue de' galli. I giorni che si fa la battaglia, che son indicati da polizzini stampati affissi su' cantoni e distribuiti per la città, quando comincia a esser ragunato di molto popolo, vengono due galli, portati in due sacchi da due di coloro che gli allevano e gli custodiscono. L'uno va da una parte e l'altro dall'altra e, cavato fuori i lor galli, gli tengono così in mano tanto che corrino le prime scommesse, e che ciascuno fa senz'altra regola che quella, si può dire, del proprio genio, che gli fa tenere più da un gallo che da un altro. Sono i galli con ali spuntate, con la cresta mozza e col groppone spennato; non sono di gran vita ma forti e fuor di modo generosi. A mezza la gamba sono armati d'uno sprone acutissimo d'acciaio col quale, levandosi in aria e svolazzando attaccati col becco, si feriscono. Lasciati in libertà, si guardano un poco e aguatandosi si vanno all'incontro, col collo basso e teso e le penne di esso rizzate in testa: così, a poco a poco avvicinandosi, si lanciano in un tratto e facendo forza in sull'ali, si percuotono per aria e feriscono col becco, con una furia che sul principio dà qualche idea di conflitto considerabile. È ben vero che, a poco a poco, straccandosi, riesce noiosa la fine, riducendosi uno ad ammazzar l'altro a furia di beccate in sulla testa e in sugli occhi, il che dura talvolta più d'un grosso quarto d'ora e spesso s'avvicina alla mezza. Durante il combattimento si sente un continuo frastuono di quei che scommettono, altri raddoppiando, rinterzando e rinquartando le prime poste, ed altri legandone delle nuove, secondo che si veggono operare i galli, i quali spesse volte, quando paiono vinti e vicino a morire, ripigliano sì meraviglioso vigore che sì caccian sotto il più forte e l'uccidono. Quando s'è in quell'ultimo e che si vede il gallo battuto ripigliar coraggio, allora corrono le maggiori scommesse d'uno contro dieci, contro venti, contro cento. Succede alle volte che tutt'a due rimangono sul campo, e mentre stanno morendo, al primo che cade morto, l'altro si strascica come può sul corpo del nemico e con quel poco di fiato che gli rimane sbatte l'ali e canta la vittoria, dopo di che si lascia andar ancor egli per morto. Finito un duello vengono altri galli, finché il popolo dura a chiedere. Per entrare si paga uno scellino, che va in borsa di color che a quest'effetto nutriscono i galli, in modo che sei o otto coppie di galli, de' quali non moion tutti in un giorno, le verranno loro a esser pagate da quaranta o cinquanta scudi. Questa razza d'animali non è così generosa portata fuori della detta isola, essendosi veduto che in Normandia non fanno l'istesso che in Inghilterra. L'odio fra di loro è naturale, onde come incominciano ad uscir fuori de' pulcini si nutriscono separatamente, perché altrimenti prestissimo s'ammazzerebbero.
In Londra ci sono diversi caminati per andare a spasso con le dame: questi sono il parco di S. James, i giardini di Grays. In Londra è il Tempio, che è l'università dove stanno gli studenti di legge. Quivi c'è sempre donne mascherate, con le quali volendosi attaccare discorso si è certo di non esser ricusato; riesce poi col discorso l'istradar qualche cosa di vantaggio, e bene spesso eseguirlo innanzi sera. Il passaggio delle carrozze, che comincia solamente la seconda festa di Pasqua e il primo di maggio, è pienissimo: si fa nella gran prateria di Haid Parc, girando in diversi cerchi concentrici che talora arrivano sino a quattro.