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Lelley. La sua professione è il far de' ritratti, dove si porta benissimo. Non è mai stato in Italia: con tutto ciò la sua maniera si può dir molto buona, essendovi spirito, forza e rilievo. Il re gli fa fare un bellissimo quadro che rappresenta come un'Arcadia, dove <in luogo> di ninfe saranno dipinte tutte le più belle dame della corte e di Londra, della grandezza del naturale. Ho veduto lo sbozzo che è molto bello. Madama di Castel Main non è voluta entrarvi, dicendo che si troverebbe intrigata tra tante femmine senza nissun uomo. Questo pittore è ricchissimo e si tratta nobilmente; ha buonissimi quadri de' migliori maestri d'Italia: uomo forse di 45 anni, ma ben fatto, cortesissimo al maggior segno, lavora a maraviglia de' pastelli. Una testa si paga 20 lire sterline.
Cooper. Fa ritratti in piccolo a meraviglia, se li fa pagare trenta lire l'uno e pretende far gran piacere; è un piccinetto tutto spirito e cortesia. È ancor egli assai ricco, e in casa non sta meno onoratamente di Lelley: lavora sopra un tavolino coperto di velluto, contornato di trina d'oro, tiene le cocchiglie de' colori in galantissime scatolette d'avorio, pennelli di granatiglia; insomma non può vedersi galanteria maggiore.
Helk. Stimato per le miniature. Io però non l'ho veduto, né lui né alcuna delle sue opere.
Pietro Damian, franzese. Lavora assai bene di ritratti di smalto; costano dalle 7 alle 12 lire al pezzo secondo la grandezza.
Cristofano Semproni. Uomo assai vecchio; questo è cattolico e un stampator della sua professione.
Banisher. Questo non lo conosco.
Cavalier Giovanni Belles. Questo è un gentiluomo che fu a Firenze al tempo delle nozze ed ebbe l'onor di sonare in camera del serenissimo Gran Duca.
Giovanni Smith. Questo ancora è stato in Italia.
Francesco Corbetti, padovano: per la chitarra.
Riccardo Riwis. Alla stima di questo ha contribuito assai la reputazione del padre morto due anni sono, fattura del quale furono quei due famosi microscopi onde furono osservate le cose che si viddero in stampa per tutta Europa. Uno di questi è in mano del Boyle, l'altro <è d'>un altro cavaliere che non mi sovviene. Egli però lavora molto bene, benché a mio giudizio non arrivi ad un gran pezzo alla meraviglia. Non so veramente i prezzi de' suoi occhiali: i microscopi li vende quattro lire, quelli di nova invenzione, che tutta si riduce al sostegno <...>. È bene un cortesissimo uomo, serviziato e trattabile.
Il sig. Hook ha trovato un'invenzione per far godere agl'orioli da portare in tasca il benefizio del pendolo. Egli nondimeno li chiama mostre col pendolo; ma io li chiamerei mostre con la falsa redine, essendo regolato il tempo da una piccola minugia temperata a uso di molla, la quale da una delle due estremità è attaccata ad esso tempo e dall'altra è raccomandata al tamburo dell'oriolo. Questa dunque opera sì, che le corse e le ricorse del tempo son sempre uguali, e se qualche irregolarità della ruota dentata lo trasportasse di vantaggio, la minugia lo tiene in briglia obbligandolo a far sempre l'istessa gita. Dicono che a tenerlo attaccato o sopra una tavola, l'invenzione operi bene il suo effetto, e che corregga veramente i defetti e l'irregolarità delle ruote, non meno che il pendolo; ma che a portarlo in sacca, a misura del calore ch'ei sente s'alteri la tempera della molla e, divenendo più dolce, lasci scorrere il tempo con maggior libertà.
Intagliatori in rame.
Per instrumenti matematici.
Mi sia lecito aggiugnere in ultimo loco Giovanni Kendal, famoso maestro di stivali: sta nella strada dell'Insegna del re di Francia; tre lire sterline il paio. A Oxford vi è un buonissimo disegnatore in lapis di Fiandra per far ritratti: se gli fa pagare due lire e mezzo; un altro, che ha il segreto di tignere il marmo in modo che il colore dato esteriormente penetri molto addentro, non troppo, nella sua sustanza.