Lorenzo Magalotti
Relazioni di viaggio in Inghilterra, Francia e Svezia

RELAZIONE DEL REGNO DI SVEZIA

Relazione delle rendite della corona di Svezia

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

Relazione delle rendite della corona di Svezia

 

 

                                                   talleri

La Svezia rende ogni anno ai re                   2.367.289

Il principato di Finlandia                          353.126

Le province di Schonen, d'Halland e di Blecking, e tutto quello

Che è stato conquistato sopra la Danimarca nell'ultima guerra

                                                    353.279

La provincia di Bohus                                 6.163

La Livonia                                          219.262

La <Estonia e Ingermanland>                          44.160

La Pomerania, Wismar e sue dependenze               216.888

Brema e Werden                                      268.499

Somma                                             3.945.688

 

 

Oltre a questo la regina Cristina gode 225.000 talleri, la qual somma dopo la sua morte deve unirsi alla corona.

Il modo di contare in talleri e soldi è questo: ciascun tallero vale due cristine della moneta corrente di Svezia, e ciascheduna cristina 16 soldi, 56 de' quali fanno una pezza da otto, di modo che l'entrata di 2 anni arriva a 7.891.376 talleri, e l'uscita del medesimo tempo a 5.515.105,14; con che restano liberi ogni due anni 2.376.271,4, che ascende in un anno a 1.188.135 talleri e 30 soldi, i quali ridotti a raistalleri ne fanno 169.734, che vale la medesima quantità di pezze da otto. Da queste si deve dedurre 60 in 80 mila pezze da otto che pagano ogn'anno d'interessi, e le paghe del capitale di molti debiti che non possono far di meno di pagare, perché i senatori vi sono obbligati come persone private, di tal maniera che l'anno 1670 ebbero bisogno (nonostante il danaro di Spagna che s'impiegò a pagar le spese dell'assedio di Brema) di 40.000 pezze, che non furono pagate sino all'anno 1671: ed è cosa certa che è loro mancato molto danaro, perché hanno ritenuto ad alcuni mercanti l'assegnazioni che avevano loro fatte, rimettendogli ai sussidi che sperano ottenere da uno de' due partiti, benché non si sia potuto penetrare il perappunto della quantità della quale hanno aùto di bisogno.

Tutto il sopraddetto bilancio è tenuto a scudi d'argento, e come tale deve considerarsi. La maggior entrata del re consiste ne' tolli, che sono i diritti che pagano all'entrare e uscire le mercanzie del Regno, il che principalmente si ricava di Stockholm, Norkoping, Calmar, Westerwick, e crederei di potere assicurare che questo importi vicino a due terzi dell'entrate del re; dal che si può argumentare che cosa voglia dire alla Svezia una guerra nella quale sia interessata una potenza che possa chiuderle le porte del Baltico, e quanti sussidi stranieri ci voglino per fare il bilancio, non che per somministrare danaro di vantaggio per mantenimento delle milizie. Del resto, toltone questi tolli, non credo che vi sia effetto più liquido e considerabile di quello degl'acquisti d'Alemagna, de' quali il solo stato di Brema passa 340 mila scudi, e di questi 160 mila ne rende una sola striscia di paese d'otto o nove leghe lunga, che è quella parte dell'Arcivescovado da Buxtehude fino al mare. In quest'entrata de' tolli è anco compreso l'appalto del sale, il quale, poiché vien fatto venire di Portogallo da' mercanti particolari, vien contato sotto questo medesimo capo, sì come gli altri appalti del zucchero, tabacco, pesce, catrame, rame e ferro, de' quali si discorrerà più precisamente e più a lungo. Fra questi sono ancora i piccoli tolli, che sono le mercanzie del Regno trasportate da un luogo all'altro del medesimo Regno. I contadini pagano ancora un altro aggravio che chiamano Exeises, che è il mantenimento de' marinari, ed altre gravezze ancora, oltre la gabella di tutto quello che mangiano, che è un'imposizione universale, e questa gabella è differente dall'altra chiamata i piccoli tolli.

Vi sono i sussidi, i quali levandosi per ordinario sopra i contadini con un modo assai particolare, ho cercato di saperlo, ed è questo. Prima la nobiltà era franca da' tolli ed il re restava molto defraudato, perché ognuno prestando il nome ai mercanti ed ad altri non esenti, venivano anche questi ad esentarsene con pregiudizio dell'erario regio. Fu proposto alla nobiltà che renunziando al privilegio dell'esser franca da' tolli si contentasse d'aver la franchigia per i propri contadini, il che gli sarebbe risultato (anche servendosene senza fraude) in qualche utile, come appresso si vedrà: onde la nobiltà accettò il partito. Sono i contadini del Regno di due sorti: Skattebund gl'uni, gl'altri detti Frelsebund. I primi son quelli che hanno terre in proprio, le quali passano di padre in figliolo: questi son obbligati a lavorare le terre del re e dei nobili, mentre li sono stati assegnati diciotto giorni dell'anno, cioè dodici con un cavallo e sei con un uomo, potendosi anco sbrigare in un giorno, se vogliono, lavorando con sei uomini e due cavalli; onde, essendo vicini alle terre d'un nobile, diversi di costoro che sono obbligati a lavorargli le terre si spartiscono tra loro le faccende, concertando chi di seminare, chi di far la raccolta e chi d'aggiustare le terre. Questa sorte di contadini hanno una tassa determinata, che pagano al re e che non può augmentarsi; e questi son quelli che formano il quarto stato e per conseguenza hanno sessione nelle diete, e il loro abito è secondo il disegno n. 924. I secondi, detti Frelsebund, son quelli che sono del continuo al servizio d'un nobile, e devono lavorare per lui tutto l'anno, e corrispondono a' nostri contadini poiché, oltre l'obbligo di lavorare le terre che son loro assegnate, devon far tutto quello che bisogna in certo genere al padrone, come sarebbe far vetture, portar acque, e somiglianti, e il loro abito è come nei disegni n. 6-725. Praticano ancora questo: di dare la locazione di quelle terre di nov'anni in nov'anni, con far pagare, per così dire, un'entratura la qual consiste in un bue, in una vacca e in quattro o cinque patacconi, o simili. Del resto sono come affittuari di beni, salvo che in cambio di dare al padrone il suo diritto in danari lo danno in grasce, secondo che sono tassati i terreni che vengono loro assegnati; di più danno quello che chiamiamo «vantaggio», che sarà un agnello l'anno, diciotto o venti libbre di burro, tre o quattro galline. La differenza maggiore e più importante che è tra Skattebund e Frelsebund è che ne' sussidi che si danno al re dagli stati questi pagano il doppio di quelli, talmente che se si deve dare al re 300 mila scudi dal quarto stato, gli Skattebund ne pagano 100 mila, e 200 mila gl'altri; dovendosi avvertire che vi è ancora un'altra suddivisione, cioè che i contadini si considerano in quattro modi, cred'io, secondo la fertilità e quantità delle terre che hanno, come interi, mezzi, quarti e ottavi di contadino, pagando a proporzione tanto le contribuzioni quanto la descrizione de' soldati. E di qui nasce che non si può sapere che cosa cavi il re dall'entrata che tira da' contadini, quanto ne alle sue truppe, essendo in arbitrio d'un nobile il dimezzare e considerare ancora in grado inferiore un contadino a suo capriccio, così diminuendogli il fitto e annua ricognizione, o perché la terra rende meno o per carità verso colui per esserli la famiglia cresciuta: ed in tal caso quello viene a pagare al re a proporzione e secondo il frutto che annualmente mena buono al padrone del mezzo o del quarto al quale è stato ridotto, e per far ciò bisogna che vada al Fogden del re per far raccomodare, per così dire, la decima; e quei ministri doverebbono pigliare i lor riscontri per ritrovare la verità e fuggire la fraude, ma in ciò seguono molti inganni facendo valere il danaro in pregiudizio del re. Il re non può levarsi tali sussidi sulle terre d'un nobile, ma questi vengon levati dal nobile e dati al re: e qui accade talvolta che i più violenti e più spiantati fanno grand'angherie a' lor contadini, facendosi con quest'occasione pagare di più ed appropriandoselo in util proprio; ma ciò è per abuso, e non deve considerarsi altrimenti che per una violenza.

La franchigia data a' nobili in luogo dell'esenzione de' tolli consiste <in> che tutti quei contadini, sieno di qualsisia natura, che si trovano abitare ne' dintorni d'una casa nobile senza altre terre estranee che ne gli dividano, son tutti esenti da imposizioni. Questo ridonda in benefizio del padrone, perché è certo che essendo quel contadino sempre miserabile ed appena sostentandosi con la sua famiglia, se non avesse il modo di pagare il sussidio con quello che gl'avanzasse, bisognerebbe che lo pagasse con quello che gl'è necessario per vivere, e alla necessità dovrebbe supplire il padrone se volesse che fusser lavorate le sue terre. È adunque della buona economia del padrone il mettere in tali case contigue le famiglie più bisognose, per sollevarle e per lasciare sottoposti all'imposizioni quelli che hanno più il modo di pagare, per francare nel medesimo tempo sé d'avere a pagare al contadino quello che l'essere nobile l'esenta dal pagare al re. Ma si è così bene intesa questa economia dalla nobiltà, che non solo attendono a questo riguardo, ma per fare a tutti godere del benefizio dell'esenzioni, se si trovano avere venti case di contadini in una terra lontana da quella ov'è la loro casa nobile, vi fabbricano una stalla, e con quattro pennellate di rosso e mettendo sopra la porta la sua arme la dichiarono per casa nobile, cioè per casa da padrone; e così tutte quelle case che prima pagavano al re, con far questo non pagano più, onde son ridotti i sussidi a una somma assai piccola ed un giorno si ridurranno a niente.

Hanno ancora un altro ripiego, quando si trovassero tre o quattro case di contadini separate da casa nobile e che intramezzi altri per le lor terre: poiché a' contadini che stanno quivi danno un titolo di quei servitori che chiamano giornalieri, cioè marescalco, fontaniere, giardiniere, e con questo vengono resi egualmente esenti. Ciascun di questi adunque ha assegnati i suoi terreni o il suo podere: resta la terra nobile, nella quale niuna casa di contadino si lascia essere, ma si a lavorare agli Skattebund e ai Frelsebund più vicini, talmente che a capo dell'anno vengono fatte tutte l'opere, e delle rendite alcun altro non ne partecipa che 'l nobile. Su queste terre non cadon mai imposizioni di sorte alcuna: e questo costume è pregiudiziale all'universale, poiché tutto quello che è terra nobile è a gravame e a sostentamento della povertà, essendo che i contadini non ne partecipano altro che 'l sudore e la fatica; ma questo è un vantaggio e privilegio che in queste parti è permesso alla nobiltà, che sola ne risente il comodo.

Quanto alle terre, sono tutte separate da alcune pietre, di quando in quando, per denotare i confini, e queste pietre si chiamano Roer: Roer, cioè termini. Ora, i contadini rinchiusi dentro i Roer di una casa nobile son gl'esenti dall'imposizione degli stati, se non in quanto è in arbitrio de' padroni l'esiger talvolta da essi in proprio qualche ricognizione: e i cattivi economi, anzi dissipatori soglion fare al contrario della buona regola ponendo nel distretto de' Roer i contadini più ricchi per poterli maggiormente spremere e tassargli, e verbigrazia per salvargli di pagare nelle diete dieci al re, farsene pagare otto o nove in proprio; e gli Skattebund ceduti a' nobili dalla regina Cristina e da altro re sono passati alla loro giurisdizione con gli stessi carichi e privilegi che avevano sotto la corona, talmente che l'acquisto fatto da' nobili è che in cambio che lavorassero per le terre del re quei diciotto giorni l'anno, gli lavorano per loro, sì che hanno acquistato propriamente tante opere.

Il resto delle finanze consiste in quello che si esige ogn'anno da ogni borgese, il che si fa senza alcuna regola, ma a discrezione, essendo tassati a proporzione di come sono giudicati ricchi, e si può calculare che un mercante di mezza riga n'esca con quaranta talleri, ed il pubblico si contenterebbe che tutti pagassero in detta conformità.

Le rendite delle terre regie, che una volta erano di qualche considerazione, ora la regina Cristina l'ha ridotte a pochissimo: e fra le tasse d'uomini e di bestiami, e fra i sussidi che il paese, non credo che si possano ragguagliare lire cinquantamila.

Oltre le dette entrate vi sono quelle degl'appalti, i quali sono del zucchero, del tabacco, <de'> cannoni e godrone, della pece e catrami, e del sale. Quello del zucchero è il più rilevante ed ancora il più regolato. In quel del tabacco vi sono interessati il ciambellano del re ed un altro cavaliere di corte, oltre alcuni mercanti, che in tutto fanno il numero di cinque o sei. Mi par che paghino cinquantamila talleri di questo paese. Il negozio de' cannoni è per privilegio della vedova del vecchio Rustmester, Anna Maria Guldenklou: consiste in quei cannoni che si caricano a Stockholm e si trasportano fuori, perché per quelli che si fanno in altri luoghi della Svezia e si caricano in altri porti pagandosi solo secondo le tariffe del re, resta il traffico libero.

Quelli che hanno l'appalto del godrone sono diversi mercanti particolari, ancor essi da cinque o sei: tutto quello che viene di Finlandia si porta a Stockholm, e però è sottoposto all'appalto. A Calmar e Ostervick pure se ne carica, ma in questo, che anco è migliore di Finlandia, non hanno punto che fare gl'appaltatori.

 

 

 





24 T. 9.



25 T. 6-7.



«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License