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Il negozio della pece e catrame, che sul principio fece tanto bene, è al presente caduto, e per riconoscerne le cagioni bisogna farsi un po' più da lontano. Questo è stato da ventiquattro anni in qua con un fondo di centomila raistalleri nelle mani d'una compagnia, la quale ebbe la sua patente dalla regina Cristina nell'anno 1640, allora confermatagli dal parlamento, e dopo da due re successori e loro parlamenti. Il privilegio della compagnia si stende a tutta la Finlandia, Norland e le parti dell'oriente e del nort della Svezia, dove si fa tutto il miglior catrame, con obbligo agl'appaltatori di pigliarne quanto n'avessero somministrato i detti luoghi. E perché era d'una tal quantità che per supplire a' bisogni d'Europa tutto poteva avere spaccio, fu sul principio con sommo lor vantaggio, di modo che ne' primi dieci anni raddoppiarono ogn'anno il capitale, finché, venendo loro somministrato da' luoghi sottoposti all'appalto otto o novemila tonnellate l'anno, dove prima ne fornivano cinquemila, ne cominciarono ad avere troppo gran quantità. Appunto in quel tempo sorsero nuovi pretensori a quest'appalto, e lo cercarono con gran premura, come quelli che non erano informati del pericolo imminente per la troppa abbondanza, onde riuscì a' primi il disfarsene e vendere alli nuovi tutt'il loro catrame, che consisteva in diecimila tonnellate. Di più a' medesimi furono lo stesso anno somministrate da' paesi appaltati altre diecimila tonnellate, talmente che restarono sopraffatti dalla copia della mercanzia, per pagare la quale fecero tanti debiti che non hanno potuto fino a quest'ora rimettersi. Inoltre, essendo ogn'anno eccessivamente caricati ed avendo così durato con incredibil danno della compagnia per lo spazio d'anni dieci, furono alla fine sforzati nel 1669 a supplicare S.M. di voler limitarne la quantità: che fu loro concesso dal re, e provvisto che da quelle province non si mandassero che cinquemila tonnelli l'anno di catrame ed intorno a seimila di pece, che dovessero riceversi dagl'appaltatori e pagarsi a danari contanti a ragione di ventitré talleri per tonnello; di più, il re alleggerì loro l'aggravio riducendolo a dodici talleri meno per tonnello di quello che pagavano per avanti. Con questi privilegi speravano di risarcirsi dentro a qualche poco di tempo: e veramente ne hanno spacciato una gran quantità, sì del vecchio come di quello che continovamente vien loro somministrato; con tutto ciò non si sono rimessi e restano sempre indebitati, e dentro e fuori del Regno.
Ciò ha dato motivo alle querele di molte città e province appaltate, ed ha facilitato la licenza ottenuta mesi fa dal signor Giacomo Simple di poter estrarre in tre anni tremila tonnelli di catrame e cento di pece; al conseguimento della qual concessione, per altro molto pregiudiziale all'appalto, hanno assai contribuito due o tre personaggi principali guadagnati da lui, ed anco gl'ha non poco giovato l'aver ceduto ad una pretensione che aveva sopra la corona di quattromila lire sterline. Questo è quello che ha ridotto gli appaltatori all'ultimo sterminio e gl'ha fatto perdere affatto il credito, di modo che, se non si revoca la concessione del Simple, saranno sforzati a disdire l'appalto e restituire, nella confusione delle cose presenti, la patente ad intraprendere tutto il negozio del catrame e della pece; e credesi che in un modo o in un altro si terminerà innanzi che il parlamento del prossimo mese d'agosto si raduni.
Oltre a' sopraddetti luoghi vi sono ancora altre città nelle parti meridionali della Svezia che non sono state sottoposte alla compagnia e dove si fa milledugento tonnelli di catrame e pece, come a Gotteburg, Calmar, Wiburg, Westerwick ed isola di Gotland. Ma questo catrame non è molto buono per i vascelli ed è inferiore a quello della compagnia a ragione di sedici per cento, e spacciasi la maggior parte a Brema e ad altri luoghi della Germania inferiore. Ne' tempi andati si abbruciava poco catrame in quelle parti, ma da dieci anni in qua sono arrivati a consumarne la quantità accennata di 1.200 tonnelli: bene è vero che consumandosi in tal modo i loro legnami, che sarebbono il caso per la fabbrica de' vascelli, si crede che ciò darà causa a una proibizione o almeno limitazione in una quantità minore. Egl'è però da sapere che il catrame, il quale ora si ritrova in Svezia, in Inghilterra ed in Olanda non venduto, sarà intorno a diecimila tonnelli meno che non era quattro anni sono, in Inghilterra non vi essendo presentemente seicento tonnelli, non sufficienti per un mezz'anno, in Olanda duemila, dove solevano averne quattromila d'avanzo, e in tutta la Svezia più di seimila, che altre volte ne aveva un magazzino di sedicimila.
Questo è lo stato in che si trova adesso la compagnia del catrame e pece, di modo che non vi può mai essere una più bella congiuntura per pigliarne l'appalto. Se gli Olandesi lo pigliassero, potrebbero gl'Inglesi per ripiego cavarlo da quei luoghi spicciolati della Svezia e Norvegia. Ma in caso che l'Inghilterra v'applicasse si ridurrebbero gli Olandesi in cattivo grado, mentre ne consumano essi ogn'anno il doppio più di quello che fanno gl'Inglesi a causa delle lor flotte d'aringhe e d'altre per la Groenlandia, Russia e mare Baltico; sì che si verrebbe ad incomodar molto il loro commercio e se ne caverebbe grand'utile col venderlo loro a prezzi esorbitanti. Ne risulterebbe vantaggio ancora all'Inghilterra per la navigazione, giacché bisognerebbe impiegarvi molti vascelli e centinaia d'uomini, per esser quella una mercanzia che occupa molto luogo, e si troverebbe di più il Regno sempre provvisto a buon mercato, tanto in tempo di pace che di guerra, con accrescimento considerabile dell'entrate regie per l'utile che le dogane ritrarrebbero dal negozio che tutto si farebbe in Inghilterra. Per quest'appalto, che dovrebbe durare lo spazio di sette anni, basterebbe un capitale di trentacinquemila lire sterline; e dovendosene pagare al re di Svezia cinquemila l'anno, che è il doppio di quello che se ne è pagato per addietro alle dogane, è probabile che si spunterebbe la proibizione di far catrame nelle parti meridionali della Svezia, o almeno che se ne limitasse la quantità con includer l'articolo del contratto.
L'appalto del sale non è costituito in una forma tanto ordinata quanto è quella de' sopraccennati, poiché in esso non è determinato il numero degl'interessati, né è propriamente una compagnia ma un negozio di burgesi particolari, i quali partecipano a misura della parte che hanno sopra i vascelli che lo conducono, ed è necessario che sieno burgesi giacché le navi svezzesi non possono appartenere a forestieri. Il re ne cava i suoi diritti ordinari ed il sale si vende più o meno secondo l'annate. Tutto il sale vien condotto di Portogallo, non entrandovene punto di quello di Francia, benché non sia proibito, non per altra ragione che per essersi cominciato a questo modo. I vascelli che vanno per esso in Portogallo godono l'esenzione d'esser franchi, privilegio conceduto loro perché sono grandi e però abili alla guerra, nella quale son obbligati a servire alla corona secondo che la congiuntura o 'l bisogno lo richiede; e sebbene vi sono degl'altri vascelli piccoli inabili alla guerra, i quali godono questo medesimo privilegio, ciò segue per abuso o perché qualche signor principale vi è interessato, e per bisogno d'accrescerne il numero.
Anche le compagnie degl'altri appalti hanno il medesimo privilegio di franchigia; è però necessario di sapere che per questo privilegio di franchigia non s'intende che godano un'intera esenzione, ma solo una diminuzione o defalco dagli aggravi ordinari, consistendo in pagare, per ragione di esempio, dieci quello che i forestieri pagherebbero sedici.
Oltre la detta franchigia ve n'è un'altra per la quale i vascelli che ne godono sono considerati come mezzi franchi, poiché pagano minor dazio de' vascelli stranieri, e maggiore di quello che pagano li franchi: questi sono di burgesi, i quali portano il stendardo o passaporto di Svezia a loro soli conceduto, e fu introdotta questa differenza nel traffico con privilegiare i soli vascelli svezzesi intorno al 1667. Al che poi ne' trattati di commercio non s'è provveduto: ed allora né gli Inglesi né gl'Olandesi reclamarono, per esser fra loro in guerra, e la Francia, benché oziosa, stette cheta. Fra gli altri motivi della detta innovazione fu quello d'allettare a pigliare la burgesia, abilitandovi però anco i forestieri, purché dieno due mallevadori per sei anni di pagare i carichi della città, passati i quali sono liberati dalla loro obbligazione, ed al nuovo burgese resta la libertà o di continuare o di rinunziare alla burgesia, la quale porta il solo obbligo della religione.
Di tutto il numero de' vascelli che fanno il commercio di Svezia (e questi sono stati comprati la maggior parte da Olandesi o Inglesi da 20 anni in qua, che cominciarono a navigare con vascelli propri), quelli che appartengono a padroni svezzesi sono meno della metà, il resto è quasi tutto di forestieri che hanno preso la burgesia: di questi la maggior parte sono Olandesi, gl'altri Lubecchesi, Amburgesi e di Pomerania, qualcheduno Danese, ma pochi, poiché loro non estraggono altro dalla Svezia che il ferro, uno o due Inglesi, niun Franzese. Sono pochi gl'Inglesi che pigliano la burgesia, per tre ragioni: la prima, per la grand'avversione che hanno a quel paese; la seconda, perché sotto il finto nome di burgese possono fare il medesimo come se fossero tali; e la terza è per l'obbligo che vi è di lasciare un terzo del loro avere nella città di Stockholm quando van via, dal quale è molto difficile di sottrarsene perché si dà ordine a tutti i burgesi con i quali hanno contrattato, di mostrare i loro libri, e secondo che da quelli apparisce si giudica degl'utili fatti, e per conseguenza ancora dell'avere e del capitale.
Hanno ora gli Svezzesi rinnovato molte gravezze sopra i mercanti forestieri, perché così sperano di far il trattato e regolamento del commercio (che si doverà fare tra un anno) più vantaggioso. In primo luogo è uscito un bando che nessuno straniero possa negoziare più di due mesi l'anno in Svezia, salva però l'elezione de' mesi: la fine di questo bando (oltre la mira d'allargare la burgesia, per la quale non mancano d'attenzione) è stata l'arricchire parecchi burgesi principali, i quali hanno capitali del loro e vogliono obbligare anche i più poveri bottegai a comprare le lor mercanzie col danaro contante, dove li forestieri gli facevano tempo un anno. Costoro fanno come quei cattivi economi i quali, invece di tener bassa e corta la vigna nuovamente piantata ad effetto che faccia piede, cominciano il secondo anno a potar lungo, e per un poco d'utile presente non hanno alcun riguardo al mantenimento.
È poco che sanno quel che sia commercio, e perché hanno d'avanti agl'occhi l'utile che ne riporta l'Olanda e l'Inghilterra, non possono darsi pace che non riesca altrettanto a loro; aggiungasi che sempre hanno del bisogno, il che fa che tirano ad ogni piccolo guadagno, ancor che in erba. E invero il considerare l'avanie che fanno a' forestieri è cosa da stupirne, se non che questi trafficano cogl'Inglesi, cogli Olandesi e co' Franzesi giusto come un giocatore di vantaggio giuoca col cucciolo: gli mena buono tutto quello che vuole, ed egli con tutto ciò non perde se non quello che vuole. Questi vantaggi gli sono stati permessi perché, quando hanno cominciato a darsi al commercio, ognuno gli considerava per una nazione capace di conquistare l'universo ed ognuno, con apprensione di poterne aver bisogno, gli faceva il ponte d'oro; ed ora non gli fanno riforme perché pigliano il vantaggio sopra la lor goffaggine e si ricattano ne' prezzi. Questo però torna meglio a' Franzesi che agl'altri, i quali portano bagattelle da tassarsi più ad arbitrio che non sono i panni ed altre simili cose; inoltre, perché consistono le loro mercanzie in miscee e piccole cose, più facilmente le frodano per la comodità del nasconderle, ed ancora perché sono i prediletti, la ragione di che ha la sua sorgente da altra natura. Se una volta si vorranno impacciare cogl'Italiani, bisognerà che s'accordino a farla un po' più al pari, perché l'Italia non se ne può servire per i suoi smargiassi, essendo troppo lontani, e perché gl'Italiani non essendo così facultosi come i Franzesi, Inglesi ed Olandesi, non possono accordare così larghe condizioni come gli sono state accordate dalle sopraddette nazioni e specialmente da' re di Francia e d'Inghilterra, i quali con poco incomodo hanno potuto fare i generosi sopra li averi de' loro sudditi.
Svian pertanto in questa maniera il loro negozio, e questo pregiudizio all'universale è cagionato da alcune poche case svezzesi, le quali vorrebbono assorbire tutto, e per forza di danaro guadagnando chi bisogna conseguiscono l'intento loro.
Quantunque però usino gran rigori e che mettino alle mercanzie gravezze esorbitantissime, a tal segno che ve ne sono di quelle (come sono i nastri rasati) che pagano quaranta per cento, che è veramente il più, e che il meno sia dieci per cento, nientedimeno si può calculare che una mercanzia per l'altra non ecceda in realtà gli otto per cento.
Considerate tutte le sopraddette mercanzie che la Svezia manda fuori o che riceve, si fa il conto che ella, oltre il baratto di esse, abbia di bisogno ogni anno d'arrogere un milione di contanti: e che sia il vero, in dodici anni da diverse corti d'Europa hanno tirato tre milioni d'oro effettivi, eppure ad ogni modo ve n'è una scarsità grandissima, onde mi pare che si possa dedurre che il contante si estragga.
Da dieci anni indietro avevano molta argenteria, catene d'oro, gioie, insomma le spoglie dell'Alemagna: ora il tutto è consumato, perché non bastano neanche i sussidi esterni e vi bisognano i capitali per supplire a' viaggi della gioventù, alle mode ed al lusso introdottovi dalla prodigalità della regina Cristina. Ed è tanto vero che non v'è danaro, che in tutta la Svezia non v'è alcuno che si possa chiamare mercante banchiere, non ci essendo chi faccia negozio di danaro contante e chi dia e pigli per mestiere somme considerabili. Un mercante olandese non ordinerà ad un mercante svezzese che paghi molto danaro, se non sia suo creditore, oppure gli ordinerà che se ne rivaglia prontamente in Amburgo o altro luogo a lui comodo.
Bisogna considerare costoro per mercanti particolari, ciascheduno secondo la sorte della mercanzia che traffica, non vi si trovando dieci case che con danaro effettivo possano comprare mille scudi di mercanzie. Pigliano ordinariamente ogni cosa a credenza, il più delle volte dagli Olandesi, i quali più dell'altre nazioni hanno il modo di mettersi al coperto per cavar loro la maggior parte delle mercanzie di Svezia. Che se per fortuna alcun mercante arriva a fare qualche ricchezza, si fa subito nobile, e sebbene alla nobiltà nuova è permesso il trafficare senza pregiudizio, nientedimeno difficilmente possono continuare poiché il danaro che dovrebbe impiegarsi nel negozio viene speso nel mantenimento del posto, o sia in fabbricare o sia in comprar terre, oppure in altre cose che si richiedono a far figura di nobile.
Per riparare a siffatto inconveniente e impedire l'estrazione di tanto danaro vorrebbero introdurre delle manifatture, sì come fanno: ma ciò non basta, mentre ancora non possono supplire al bisogno della corte, e spezialmente in materia di panni, che è quello di che hanno più bisogno. Lyonancher, che è quello il quale ha fatto il partito con la corte di fornire tanto panno che possa servire per i soldati e per le livree a un certo prezzo, non può riparare al bisogno, onde compra dagl'Inglesi intorno a diecimila ale d'Inghilterra de' loro panni, facendo pagare al re il panno svezzese, per quanto dicono gl'Inglesi, allo stesso prezzo che egli paga quello d'Inghilterra, il quale fa passare per panno meglio lavorato per servirne gl'uffiziali ed altre persone di conto. Se a questo mercante non manca il danaro, potrà per altro far qualche cosa, avendo i tessitori e le altre maestranze a bonissimo mercato. Nel collegio del commercio è stata portata ultimamente una pezza di panno inglese per lavorato in Svezia, secondo quello che suppongono gl'Inglesi: né pare fuori del verisimile la loro supposizione (potendovi essere interessati de' signori di condizione, o per essere associati al negozio o per essere stati guadagnati), poiché il panno svezzese è pessimo, non ha corpo e, bagnato, rientra moltissimo, né è buono che per la gente ordinaria, mentre per fabbricarlo si servono delle lane d'Alemagna, incapaci di far panni fini per esser dure e intirizzite come crini di cavallo.
Il mercante sopra nominato ha per privilegio di non pagar dazi di quello che impiega nella sua manifattura, onde di tutto ciò che a questo fine s'introduce il re ne perde i tolli, e di più sente il pregiudizio di pagare il panno svezzese al prezzo del panno inglese; e di vantaggio ancora perde i tolli di quel panno forestiero che di più s'introdurrebbe quando non vi fosse la detta manifattura. È però vero che in questo modo si dà animo e s'abilitano i sudditi a poter fare senza i forestieri e si trattiene anco il danaro nel Regno. Mi pare che un anno per l'altro questo mercante venda panno per sessantamila scudi, e può far certo capitale di duecento scudi la settimana per pagare le maestranze, le quali si può dire che ne cavino il puro sostentamento della vita, ed anco stentato. Certe donne che conciano la lana, feci il conto che guadagnavano intorno a tre crazie il giorno; altri hanno il vitto e il vestire, come quelli delle manifatture dell'ottone di Rosenstroom. Non gli si fa però gran torto, perché gli Svezzesi sono i nemici della fatica, e per voler che lavorino è necessario che crepino del bisogno.
Si sono anco introdotte altre manifatture, le quali consistono in calzette all'inglese <e> ricami alla franzese: lavorano l'oro, lo filano, conducono la seta dalla trafusola fino a fare i velluti, mezzi velluti, telette ricce, dommaschi, taffettà, che in verità riescono pessimi e diseguali; fanno il canutiglio e cammellotti. I velluti sono assai buoni, ed il mercante nominato il Finese ne è buon maestro: cede però alla fabbrica di Utenhoff, al quale mi pare che i fautori di Lyonancher tentino levare i privilegi. Fu ancora introdotta la concia delle vacchette all'usanza di Moscovia da quei villani che dopo le ribellioni si ritirarono in Ingermanland; i medesimi hanno fatto conoscere quanto per innanzi si mandasse male di legno di querce, che si tagliava per fare i tonnelli, avendo essi una particolare attenzione d'andare a' versi del legno, nel qual modo si cava lavoro quasi la metà più che a tagliarlo come facevano prima senza tale avvertenza: ciò dependeva dal primo colpo d'asce, il quale dato non era più reparabile lo strazio. Qualche poco di vacchette si comincia a fare a Norkoping e a Narva, ma non è cosa che faccia corpo ed al più servirà per il paese, e saranno sempre più care di quelle che costano ad Arcangiolo.
Veniamo ora al forte del commercio di Svezia e vediamo che cosa ella somministri agli altri paesi. Il commercio del Baltico è importantissimo, uscendo di là, oltre le altre cose, gran parte di ciò che è necessario ad armar vascelli da guerra, tanto che le maggiori potenze marittime n'estraggono il mantenimento primario delle loro flotte. Esce dal Baltico ferro, rame in rosette, fil d'ottone, cannoni, chiodi, canape, legni di querce di Pomerania (ed ecco il disegno della dogana, ove tutta questa roba si scarica)26, perché quella parte che esce di Norvegia è di poca considerazione e serve appena alla decima parte del bisogno. Si cavano bene di Norvegia i sapini per fare il fondo de' vascelli, riuscendo questo legname il migliore per quella parte che sta sott'acqua. La Livonia fornisce canape ed alberi, e quelli per i vascelli maggiori si cavano bonissimi di Gotteburg.
Ora il commercio del Baltico, tanto necessario, come s'è detto, può considerarsi in gran parte degli Svezzesi, mentre in mano loro sono tutti li porti di maggior rilievo, toltane Danzica e Lubecka, perché Mecklemburg non ha altri porti di conto fuori che Wismar, che è nelle loro mani, e nella Curlandia non se ne considera alcuno. E perché per il Baltico si conducono gli grani e le biade della Pollonia che servono all'Olanda, di qui è che gli Svezzesi si rendono molto più necessari agli Olandesi, a' quali potrebbero torre il pane, che gli Olandesi agli Svezzesi: potrebbero impedir loro solamente il sale che gli viene di Portogallo, mentre di questo se ne potrebbero provvedere ancora in Danzica; è ben vero che quello di Portogallo è migliore per salare le carni. Onde, se gli Svezzesi si rendessero padroni di tutto il Baltico, sarebbero più rispettati da quella potenza, a cui il commercio di detto mare è tanto necessario. Non mancano per altro <di provvedere> a lor medesimi, e proccurano per ogni strada di accrescere il loro commercio, e per distruggere quello di Brema e condurlo a Carlestatt, piazza reale due leghe sotto alla medesima Brema, hanno levato un dazio che vi avevano: ed a mio vedere ciò gli riuscirebbe anco più facile se il re si disponesse a concedervi libertà di coscienza. Coopera al fine di condurvi il negozio la comodità che hanno i vascelli grossi di condurvisi carichi, il che non possono fare se non a due leghe da Brema: e di più, perché quivi entrano con una marea e con l'altra escono; facilità e comodo che esperimentano di quanto utile gli sia nel trasporto che fanno de' loro effetti del Bremese, che in una marea portano in Amburgo e gli vendono al prezzo che vogliono. Onde per questa considerazione è da credere che la Svezia si interesserà nella conservazione di Amburgo, nel quale luogo troveranno il conto loro fin tanto che sarà libero e grande.
Il porto di Carlestatt è buono e si può dire <una> delle migliori cose che gli Svezzesi abbiano fatte, benché in sustanza non senza ragione alcuni lo giudichino da farne più capitale per piazza di guerra che di commercio, sì perché la fede degli Svezzesi non alletterà mai i mercanti più di quella degli altri potentati, i quali non si trovano così spesso in bisogno, sì perché ci vuol molto a fare che uno si risolva a lasciare il luogo dove è già stabilito per andare a stare in altro paese sotto leggi non conosciute; soggiugnendo ancora questi tali che Carlestatt è fondato in un luogo stato altre volte inondato dal mare, e perciò sottoposto sempre al medesimo pericolo. Nonostante le dette attenzioni presentemente il negozio è per la maggior parte in mano agli Olandesi, calculandosi che due terzi delle mercanzie che entrano ed escono appartengono a negozianti d'Amsterdam, e di quivi si spandono per tutta l'Europa: e del danaro che si piglia a cambio pure i due terzi si tirano su' mercanti d'Amsterdam, e non ci sarebbe riscontro nessuno, fuori che per Amsterdam ed Amburgo, di fare un cambio con quei luoghi ove contratta l'Italia, e forse in un anno non si troverebbe per cento scudi. Ed è da avvertire che oggi in Amburgo e nelle altre città d'Alemagna si cambia sulla regola della moneta di Lubecka, facendosene menzione nelle lire di cambio, dicendo per esempio: 1.000 raistalleri a trentadue soldi di Lubecka.
Si fa questo gran negozio di dare a cambio agli Svezzesi, per l'azzardo che questi fanno di creder più che altra nazione, e per altri vantaggi che ha il mercante olandese: perché, quando il mercante svezzese manda all'olandese una nave per suo conto, gli manda la fattura e, secondo che ha bisogno di danaro, fa la mercanzia più a buon mercato, non potendo aspettare di venderla a miglior congiuntura. Il mercante olandese, subito che sente uscita la nave da Dalerham, l'assicura, ed assicurata che ell'è piglia la mercanzia, la quale per l'assicuramento già non può più perdere, e paga il prezzo che gli ordina lo svezzese. Ora quello ha primieramente il vantaggio nella mercanzia per averla pagata anticipata, e l'altro, oltre questo danno, soffre ancora quello dell'assicurazione. Se poi manda la mercanzia in conto proprio, perde, oltre la provvisione ordinaria, il mezzo per cento il mese, che paga per il comodo del danaro anticipato, col quale solo traffico si sono in Amsterdam molte case arricchite a segno considerabile: in questo modo ha fatto la roba Tripp, mercante d'Amsterdam, ed a ciò alludono i cannoni e palle d'artiglieria che sono di bassorilievo sul cornicione della sua casa, la quale, a non saperne il misterio, si giudicherebbe del Ruyter o del Tromp.
Tanto dunque perde lo Svezzese sulla prima nave che manda di negozio, e quel poco danaro che gli viene nelle mani è subito di nuovo impiegato in altre mercanzie, sulle quali, per avere il danaro pronto per continuare il traffico, vi perde ancora, ed intanto egli non ha mai nelle sue mani danaro: e questo è il vantaggio che riceve la Svezia dalla facilità degli Olandesi. È però vero che alle volte gli Olandesi ci rimangono col loro troppo fidarsi, e arrisicano delle mercanzie di Svezia, e non possono sfuggire di non star sotto a grossissime somme: ed allora bisogna che vadano senza misura e discrezione. Ma non si può far altro, e chi vuoi negoziar con Svezzesi è necessario che si riduca ad aver pronto anticipatamente il danaro, cioè si riduca a prestarlo in sustanza a sei per cento l'anno, col pegno in mano delle mercanzie, per pagarsi del ritratto delle medesime.
Hanno gli Olandesi un altro vantaggio, che è quello di noleggiare con i loro vascelli pigliando il nome d'un burgese, al quale danno un tanto per alleggerirsi gl'aggravi sotto quel nome, essendovi alcuni mercanti che non fanno altro negozio. Ecco quello che salva di molto gli Olandesi e contribuisce a fargli star cheti agl'aggravi che nella Svezia sopportano i forestieri: perché sotto sopra il pubblico sta in capitale, poco importandogli pagar più per un conto e guadagnare col farsi noleggiatori delle mercanzie dell'altre nazioni, riducendosi tutto a battezarsi per svezzese. Questa è un'industria praticata solamente dagli Olandesi, e tutti gli svantaggi allegati dagli Inglesi consistono nella loro disapplicazione e negligenza in agguaglio degli Olandesi, i quali per la propria abilità al commercio non cedono ad alcuna nazione.
Su questo consiste il maggior fondamento del commercio dell'Olanda colla Svezia, mandandovi poi anco, ed avendovi grande spaccio la sua tela fine, venendole dell'ordinaria d'Alemagna per via di Lubecka e d'Amburgo, e della grossa ne vien lavorata nel paese, ove hanno poco lino; ma ne vien loro una buona parte di Livonia, sì come anco di Riga e di Reval. Quanto al panno d'Olanda, non è in grande stima, messo a terra dall'uso di quel d'Inghilterra, del quale se ne spaccieranno venti pezze, per così dire, a proporzione d'una di quel d'Olanda. Il panno grosso per la gente ordinaria si fabbrica nel paese e si chiama walmar: della cocciniglia ve ne vengono poche libbre d'Amsterdam, d'onde viene anco del zucchero, sì come d'Inghilterra e d'Amburgo, e qualche poco col sale di Portogallo, e lo raffinano nel Sudermalm. Vengono d'Amsterdam ancora delle drapperie di seta, benché vi abbiano poco smaltimento, poiché han solo spaccio nella città di Stockholm. I mercanti che lo pigliano sono tardissimi a pagare, e se promettendo fra sei mesi sodisfanno fra un anno si considerano per puntuali: la ragione è perché l'uso di simil mercanzia è solo per la nobiltà, dalla quale si esige difficilmente il danaro, talvolta per non volere, ma il più per necessità. Drappi a opera da loro chiamati broccati pure vi si mandano d'Amsterdam, con la maggior parte delle pezze di seta lisce. Il negozio delle stoffe fiorite che vengono d'Amsterdam è nelle mani degli Svezzesi e Alemanni, i quali commettono tutti in Olanda, non s'impacciando con simil mercanzia di Francia, come quelli che averebbero scapito in concorrenza de' Franzesi, e non troverebbono i partiti che per i tempi de' pagamenti trovano cogli Olandesi.
Queste mercanzie, come si riconosce dalle lor tariffe, sono sottoposte a grossissimi dazi, ma si chiude gl'occhi e vi si fa bottega a spesa del re, al quale però torna per un altro verso rendendosi in tal maniera maggiore il traffico. La maggior parte degli olii, che sono di Spagna e d'Italia ed in particolar di Maiorca, vengono d'Amsterdam e qualche poco di Portogallo co' vascelli che portano il sale: il consumo è pochissimo servendosi del burro, a segno tale che a mandarvi, per così dire, olio per valuta di venti raistalleri si troverebbe intrigato e averebbe de' fastidi a salvarsi. D'Amsterdam hanno eziandio le spezierie e l'acquavite, della quale ne viene ancora di Bordeaux e d'Amburgo in tempo di pace; gli speziali svezzesi fanno ancor essi dell'acquavite, ma cosa di regalo e non fa corpo, e fra questa poco si servono di quella d'anici, de' quali n'è poco consumo. Manda l'Olanda anco del nastro fatto au moulin, col quale instrumento un uomo solo ne fa quantità grande, e vi manda delle calzette che ivi si fanno come in Inghilterra: il nastro però, la maggior parte, anzi dirò più de' tre quarti vien fornito dalla Francia, e questo è lavorato al mestiere o alla mano ed è per il più di seta, a opera o liscio. E queste tali mercanzie hanno pure, come s'è detto, gabella grossissima, benché la maggior parte venga frodata.
In secondo luogo si considerano gl'Inglesi, de' quali presentemente non ve ne sarebbe alcuno che non s'obbligasse ad andarsene se potesse ritirare i suoi crediti: ma il non poter ciò fare, e la speranza di migliorare le presenti dure condizioni gli trattiene, non essendo più come da principio che anco gl'Inglesi, per la scarsità de' vascelli svezzesi, godevano del vantaggio nel noleggiare. In che stato essi in oggi si ritrovino si può argomentare dall'essersi veduto che Coventrey, quando fu quivi ambasciatore, facendo una grandissima spesa pigliava tutto il danaro da due case di mercanti inglesi; e l'inviato presente venendo d'Inghilterra con Shualswenk, che era il primo mercante di questa piazza, gli dette in Londra 400 lire per averle in Stockholm subito arrivato, oppure dieci giorni dopo: stettero cinque settimane in mare, e dopo questo spazio arrivati al termine di dieci giorni, si lasciò rivedere con 40 lire, poi con 60, poi con 30, ed in sustanza stette sei mesi prima di ritirare il suo danaro. Per non far torto alla nazione s'accostò prima, in altre occasioni, ad un altro mercante inglese; alla fine è stato forzato risolversi far capitale di Duflon, come fa sino al dì d'oggi. Non è dubbio che i mercanti inglesi diranno che fa loro torto, e che potrebbon servirlo colla stessa puntualità, ma egli sa molto bene che non farebbon diversamente da' primi. Quanto vi è di buono è che al tempo d'un nuovo trattato gli compenserà questo torto presente, producendolo per argumento del poco guadagno per procacciar loro vantaggio maggiore.
Procede loro tanta grande scarsità di danaro perché, quando i mercanti inglesi danno le loro mercanzie, non vengono pagati che fra sei mesi o un anno, ma quando vogliono mercanzie del paese bisogna che sborsino prontamente il danaro. Anzi molte volte nemmeno riscotendo al tempo determinato, sono costretti <a> tenere impiegato sempre il danaro che tirano d'Inghilterra nelle mercanzie che mandano fuori di Svezia, di modo che il danaro che hanno per supplire a ciò che portano di mercanzie, meno di quello che ne conducono fuori, sta sempre impiegato, e quello che va riscotendosi in molte volte serve per disimpegnarlo e per rinvestire: talmente, che il danaro non si ferma punto nelle lor mani e così non ne hanno per fornire gl'altri per via del cambio. Oltre di ciò pagano le mercanzie dazi grandissimi, i quali non scemano, benché sia scemato il valore delle robe: e de fatto le saie d'Inghilterra pagano tanto di dazio ora che sono in abbondanza, quanto facevano una volta che erano meno comuni in Inghilterra, e perciò più care in Svezia, e per conseguenza vi si faceva sopra miglior negozio. Il far le frodi in mercanzie grosse guadagnandosi i maestri de' tolli vien supposto per difficile, perché i loro luoghi sono sempre, come da per tutto, appostati da molti; e come qui il bisogno è grande, applicano, con maggior premura che altrove, a scoprire gl'altrui mancamenti per levargli d'uffizio. Si aggiugne che un maestro di tolli che pigli una volta cento lire sterline è divenuto, per così dire, schiavo, e bisogna che nell'avvenire meni buono tutto ciò che l'industria di quel tal mercante gli saprà domandare di ricompensa, sì come quello che gli ha le mani ne' capelli.
Portano gl'Inglesi nel Regno di Svezia del lor panno, calzetti di seta, tabacco, zucchero, ogni sorta di spezierie, piombo ed anco tele dipinte dell'India, ma di queste non in molta quantità. Cavano dal Regno pece, catrame, rame, fil di ferro, alberi di Gotteburg e di Riga, trasportando per ordinario per 80.000 lire sterline, e portandone per 50.000, con supplire a quel di più che trasportano co' danari contanti. Le mercanzie che più spacciano son quelle di panno e delle calzette; anzi, a questo solo si riduce il lor negozio, a portar tabacco e zucchero. Cominciarono dopo l'ultima guerra, che gli Olandesi non potevan navigare. Anco le spezierie sono introdotte solo ultimamente, ed ora son per dar giù, particolarmente quando saran finite di vendere le prese fatte sulla flotta dell'Indie. Si servono, per mandare le loro mercanzie, di quei vascelli svezzesi che portano in Inghilterra il ferro ed il godrone; e quando tal occasione manca loro le mandano al Sundt e le fanno scaricare a Helsenor, di dove poi le levano gli Svezzesi, atteso che il re di Danimarca, di tutto quello che di passaggio sbarca nel suo Regno e non vi resta, non piglia più d'un per cento, e ciò sulla semplice dichiarazione de' mercanti, nemmeno essendo obbligati gli Svezzesi, quando ricaricano, a pagar cosa alcuna di vantaggio. Si vagliono gl'Inglesi di questa congiuntura per mandare le lor mercanzie, perché un vascello inglese che abbia e padrone e roba inglese paga tanto, che per salvarsi si rende difficile trattar con loro, sì che per necessità convien servirsi di quei di Svezia. Questo fa che 40 vascelli col solo traffico di Svezia sarebbono impiegati, che non bastano, e con essi 4 mila marinari: il che tornerebbe molto bene alla marineria svezzese, la quale con questa comunicazione averebbe una scuola per migliorarsi, dove, essendo ignoranti, ne segue danno per loro medesimi ed anco per l'altre nazioni, seguendo spessissimi naufragi, o sia in andare in Inghilterra o ritornando in Svezia, il che non seguirebbe sott'altra marineria.
Condotte che sono in Svezia, le mercanzie vengono custodite in un magazzino pubblico sotto due chiavi, una tenuta da borgomastri l'altra da mercanti inglesi: e questi son obbligati d'andare al magazzino due o tre giorni della settimana a mostrarle e venderle agl'altri mercanti, i quali pigliando qualche cosa s'accordano di pagare o in danar contante o in ferro, fil di ferro, pece e godrone, e in sustanza in quelle mercanzie che gl'Inglesi trasportano di Svezia. Quando si concorda di pagare in contanti, l'ordinario è far più di sei mesi di tempo al pagamento, così si viene a sodisfare col ritratto delle medesime mercanzie, e per lo spazio suddetto gl'Inglesi non esigono alcun interesse. Ma perché gli Olandesi fanno tempo uno o due anni al pagamento (che non posson fare gl'Inglesi avendo bisogno più presto del lor danaro), ne deriva che essi facciano in Svezia il maggior traffico. È però cosa certa che se l'Olanda volesse cavare tutte le mercanzie di Svezia, bisognerebbe che gl'Inglesi s'accomodassero a fare il medesimo partito, o si contentassero d'andarle a prendere dagli Olandesi.
Con tutto ciò gl'Inglesi hanno vantaggio nel panno, essendo il loro in maggior voga, benché anco in questa lor medesima mercanzia gli Olandesi, colla solita industria e applicazione al negozio, una volta la facevano vedere agli stessi Inglesi, poiché compravano il panno d'Inghilterra e poi lo portavano in Olanda, dove gli davano l'eculeo, per mezzo del quale una pezza di 100 braccia ricresceva fino a 120 e 130: così potevano dare i panni d'Inghilterra a miglior mercato degl'Inglesi, salvandosi sul moltiplico, il che faceva stordire il mondo. Ora gl'Inglesi hanno imparato questa invenzione e la fanno da per loro, onde gl'Olandesi non possono passar loro innanzi co' panni. Ma, superato questo impedimento, è sopraggiunta un'altra disgrazia, mentre il re diede a Wolmar Wrangel per favore, benché in pagamento d'un credito che aveva colla corona, una gran quantità di panno inglese che era stato preso per rivestire la soldatesca. Questo panno dunque, stato venduto a minor prezzo del solito, ha cagionato che i mercanti inglesi non hanno potuto smaltire il proprio: il danno maggiore però l'ha patito quello che aveva dato il panno al re, mentre non trova modo di riscuotere la valuta che è di 40 mila lire sterline, le quali gli erano state assegnate sopra i tolli de' panni inglesi; ma <questi> continuano ad andare nell'erario regio. D'ordinario però i panni d'Inghilterra, a comprargli a minuto alle botteghe degli Svezzesi, vi sono così a buon mercato come alle botteghe medesime di Londra, ma a comprargli all'ingrosso si pagano molto più in Svezia che in Inghilterra. La ragione è perché gl'Inglesi che vendono all'ingrosso a Stockholm, atteso l'avere ad aspettare il danaro alzano i prezzi e guadagnano assai, il che non posson fare i mercanti svezzesi che vendono a minuto, perché, avendo poco capitale e la mercanzia sempre debita per poter corrispondere a' tempi debiti, non possono sostenersi ed aspettar di vantaggio; onde, portandosi loro i contanti, non lasciano mai andar via purché trovino da salvarsi con ogni picciol guadagno, dove a Londra anco i mercanti a minuto fanno credenza, e non importa rimandare il compratore, non reggendosi solo sullo smaltimento delle mercanzie.
Le calzette, come dicemmo di sopra, sono considerate per mercanzie assai buone, mentre queste facilmente si frodano, quando fusse vero il supposto che vi fosse una lira sterlina di guadagno per paio. Lo smaltimento si fa di concerto con i maestri della dogana, e subito che sono nelle stanze de' fondachi di dogana son salve (perché, se si scoprono quivi, il doganiere è subito reo di non averle registrate ne' libri quando son passate le balle per le sue mani, entro le quali balle erano nascose), talmente, che presto le vendono dandole i mercanti più a buon mercato, in modo che vendendole per loro conto ci possono fare qualche guadagno. E poi, quando arriva una nave, chi vi ha interesse invita quattro amici a bere, i quali escono quanto più possono carichi di simili mercanzie, che possono facilmente nascondersi: onde quasi tutte si frodano, a segno tale che il tesoriere disse l'anno passato non trovarsi ne' libri entrate nel Regno se non 8 paia di calzette di seta. Nondimeno agl'Inglesi paiono molto severi i maestri de' tolli, confiscando tutto quello che non si trova denunziato nelle fatture de' carichi: sì che, se ci è una pezza di 60 braccia e che sia espressamente 150, tutta la balla va in frodo.
Intorno al catrame e pece che gl'Inglesi cavano dalla Svezia può essere che nel nuovo trattato del commercio, che probabilmente si farà a Londra da Sparr, vi siano delle dispute, e se gli Svezzesi si mettono alti alzeranno ancora gl'Inglesi; onde si dovrà venire alla discussione del punto chi sia più necessario al compagno. Gl'Inglesi diranno che il catrame e la pece lo posson cavare dalla Nuova Inghilterra e di Norvegia; all'incontro si risponde che di Stockholm lo cavano tutti a un tratto, dove bisognerebbe in altri posti andarlo rammassando in più partite. Vi saranno delle contraddizioni eziandio a conto degl'alberi, poiché diranno che questi pure gli possono avere dalla Nuova Inghilterra, e agli Svezzesi, i quali daranno loro per obiezione la maggior lunghezza della gita, replicheranno esser vero, ma esser la navigazione meno pericolosa. Oltre che vi è un'altra ricompensa, che d'Inghilterra alla Nuova Inghilterra si va con due venti, ma d'Inghilterra a Stockholm ce ne vogliono cinque.
La maggior paura però che possano gl'Inglesi fare agli Svezzesi sarebbe intorno al ferro, del quale ne hanno grand'abbondanza in Yorkshire e in Surrey. Ci è un gentiluomo di Yorkshire, nominato Mr. Coble, ricco di 4 mila lire sterline d'entrata ed uno della Camera de' comuni, il quale propose anni sono in parlamento che se gli permettesse di lavorare quella miniera, il che gli fu negato per due cagioni: la prima, per non introdurre semi di mala sodisfazione colla Svezia; la seconda, per il dubbio che potesse un giorno mancare il legname per il gran consumo di legno che richiede una miniera di ferro, ed esser costretti a lasciare il lavoro, dopo avere sviato il commercio di Svezia e lasciato entrare altre nazioni al guadagno che fanno presentemente gl'Inglesi, trasportando nel Mediterraneo quello che pigliano di Svezia oltre al loro bisogno. Alla prima obiezione, di non sturbare la Svezia, mette solo in considerazione se per altri versi si potesse pensare al rilevamento di Svezia per la perdita che farebbe in conto del ferro. Alla seconda, che forse le legna non potessero supplire, risponde che tre miglia all'intorno di casa sua conta venti parchi (fra i suoi e quelli de' vicini), ciascheduno de' quali è capace di far andare un anno il lavoro, talmente che in capo a venti anni potrà ritornarsi al primo parco, obbligandosi di più a piantare tre alberi per ognuno che ne atterra. Da quel tempo in qua il parlamento ha aùto altre materie da trattare che di traffico: è però verisimile che se una volta si raduna senza mira di sindacare il re ed i ministri, e che pigli in considerazione il commercio, che si faccia qualche risoluzione, ed in particolare se ciò cade nel tempo che si rinnova il trattato del traffico colla Svezia, come ogni anno si fa. Gli Svezzesi però si ridono di questo ferro e dicono che non val nulla; gl'Inglesi <ciò> nonostante s'adulano, venendo di ciò assicurati da diversi fabbri.
Il danno, all'incontro, che riceverebbono gli Svezzesi, sviato che fosse il commercio d'Inghilterra, comincia dalla perdita di 100 mila scudi che portano a Stockholm gl'Inglesi ogni anno, per supplire a quel che ascendono le mercanzie che cavano di Svezia sopra quelle che portano d'Inghilterra: e 100 mila scudi alla città di Stockholm è una somma considerabile. E di più vi sarebbe il danno del rimaner loro in mano le mercanzie che gl'Inglesi levano, sebbene potrebbono sperare che gli Olandesi entrassero essi a provvedere il Mediterraneo del catrame e della pece, della quale molti luoghi d'esso si proveggono dagl'Inglesi; né pare che in ciò si dovessero ingannare. Ben è vero che non credono gl'Inglesi che gli Olandesi leverebbero il ferro, oppure, se levassero quello che gl'Inglesi mandano nello stretto, non leverebbero quello che ora assorbisce l'Inghilterra per proprio uso, avendovene allora del proprio. Di più il re di Svezia perderebbe i tolli della maggior parte delle mercanzie che più difficilmente si posson frodare, come sono tutte quelle degl'Inglesi, dalle calzette in fuora, e queste tali mercanzie pagano dazi altissimi.
Nientedimeno, il timore che gli Olandesi non entrino nella parte del lor commercio terrà sempre a freno gl'Inglesi e gl'impedirà il dichiararsi. Che se gli Svezzesi non accordan loro in Svezia quei medesimi privilegi che essi godono in Inghilterra, non tratteranno seco: il che si potrebbe fare unitamente dalla nazione inglese ed olandese. Ma ora non è il tempo per una parte d'esarcerbare gli Svezzesi, ed un'altra volta non tornerà bene all'altra parte; e così si tira avanti.
Tali sono le notizie che io ho saputo ricavare intorno al commercio che la Svezia ha con l'Olanda e coll'Inghilterra. Mi rimane ora d'accennare il traffico delle altre nazioni, ancor che non di molto rilievo in comparazione delle due prime. Consiste il commercio della Francia in mercanzie fini e galanterie, le quali vengono trasportate da due o tre vascelli piccoli che si fanno franchi colla loro industria: perché, avendo preso un poco di vino a Bordeaux, finiscono il carico con sì fatte manifatture a Roano, facendo tutto passar per vino, del quale ne va senza comparazione molto più nella città d'Amsterdam che in tutto il Regno di Svezia; dove non vi è gran consumo, nemmen di quello di Spagna, bevendosene solo l'inverno quasi come per acquavite, essendo d'ogni altro in maggior stima il vino del Reno, ed è la bevanda più deliziosa usata per ordinario dalla nobiltà. E questo è quanto alla Francia.
I Danesi portano viveri, cioè pesce, biade, burro, lardi, e quest'anno indietro ne mandarono sette navi, delle quali mercanzie vengon pagati male e loro vengono contraccambiate col ferro, che è quasi l'unica cosa che trasportano di Svezia, e pagano i Danesi dazi rigorosi, navigando le mercanzie su' loro vascelli. Ma anco essi da quattro anni in qua gl'hanno alzati, e fanno pagare un vascello svezzese più che un proprio, onde si riduce la cosa quasi all'uguaglianza.
In Inghilterra, accomodandosi all'usato stile dell'altre nazioni, aggravano ancor essi assai gli Svezzesi, sì come tutti i forestieri: il che non facendo gli Olandesi in oggi soccombono, e vengono in questa forma a scapitare i noli de' loro vascelli per l'azzardo di mettersi nelle mani de' loro fattori. Ma come che il paese ha aùto bisogno quest'anno di sale a cagione della gran perdita che se ne fece l'anno passato, si son serviti delle navi olandesi, le quali hanno pagato meno delle svezzesi e di più gl'hanno aùto a procacciare i passaporti di Francia.
Colla Moscovia aveva proposto la Svezia ultimamente di fare un trattato che uscissero da Narva tutte le mercanzie che ora vengono da Arcangiolo, credendo che, risparmiandosi e risico e spesa nell'abbreviare il cammino, potessero i mercanti pagarle quivi più care, e la Svezia tirare più tolli. Ma non credo che se ne farà altro, avendo conosciuto i Moscoviti che la mira degli Svezzesi tirava a rendersi padroni di tutto quel commercio, come sarebbe seguito dopo che fosse sviato il negozio da Arcangiolo, potendo allora ad arbitrio aggravar la mano sopra l'imposizione de' dazi.
Nell'India addirittura non negoziano gli Svezzesi: ma l'aver veduto che in Danimarca si preparavano per mandarvi alcuni pochi vascelli, fece tumultuariamente risolvere in Svezia a far un simil tentativo, fondati sul presupposto: «Se lo fa la Danimarca, lo potremo meglio far noi». Così messero insieme in quel furore da 20 mila scudi, parte in contanti parte in sustanza, e comprarono due navi: ma tra il costo di esse e la spesa dell'equipaggio fatto con il lor mal governo, restò assorbito il danaro, e quelle sono in oggi mezze fradice nel Meller. S'infilzarono a credere di poter aver gente capace per intraprendere questo viaggio, andati sulle promesse d'alcuni marinari che l'avevan fatto in servizio degli Olandesi, ma non d'intelligenza bastante a farlo da se soli. In oggi la cosa languisce ed è per morire sul suo letto.
Parrebbe che l'Italia potesse aver campo di negoziare addirittura con la Svezia, essendosi parlato che quivi si spaccino drapperie, e lisce e a opera, nastrami, olii: ma per informazione che io abbia preso veggo che è impossibile l'aprirvi case, non solo per lo svantaggio universale che vi hanno i forestieri, ma perché è impossibile 'l darsi a così buon mercato le drapperie e le pannine come quivi si vendono, lavorandovi lane di Pomerania e di Pollonia che sono a vilissimo prezzo, e sebbene sono cattive, e cattivi in conseguenza anco i panni, nondimeno se ne contentano, e d'Inghilterra hanno i drappi che vagliono meno di mezzo raistallero l'uno. Oltre che, fra le pannine che v'ha introdotto di fabbricare Lyonancher fa ancora quelle da bruno, come sarebbono rasce, ed a bonissimo mercato: né credo che tanto in Svezia quanto in Danimarca si potesse sperare di vendere olio per quaranta pezze da otto l'anno, facendolo per così dire venire a boccali d'Amsterdam e d'Amburgo. E, quello che più importa, non vi è cambio per luogo alcuno ove contratti l'Italia, fuori che per Amsterdam.