Lorenzo Magalotti
Relazioni di viaggio in Inghilterra, Francia e Svezia

RELAZIONE DEL REGNO DI SVEZIA

<I Senatori>

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<I Senatori>

 

 

<Il conte Brahe e il conte Wrangle.>

 

Quello che ci resta da dire sono le notizie intorno alle persone de' senatori. E prima cominceremo dal conte Piero Brahe, gran giustiziere del Regno, o vogliamo dire vicerè, il quale può considerarsi per il primo signore di Svezia, e per ragione della carica e per ragione della famiglia e ricchezze. Fu fatto senatore dal re Gustavo più di 40 anni sono, ed ora, come presidente del primo magistrato, è la prima persona dopo il re, il quale ne fa conto più per il posto che per inclinazione. È molto potente negli stati, perché è amato dalla nobiltà piccola, da' contadini e (per esser molto religioso) anche dagl'ecclesiastici. La sua famiglia è la prima di Svezia, tenendo il posto di primo conte, il quale titolo fu ottenuto dalla sua casa 113 anni fa insieme con due altre; ha la sua baronia, con gran parte de' suoi beni, in Finlandia, dove è considerato come se fusse sovrano. Le sue entrate dicono ascendere a più di 70 mila scudi d'entrata, ma io crederei 50 mila in 60 mila: infallibilmente è il più ricco di contanti di tutto il Regno. La sua moglie, che prese vedova del conte Tortenson, gl'ha portato gran beni e particolarmente la casa dove abita; la maggior parte però delle sue ricchezze sono state accumulate da lui medesimo, non fatte col negozio ma messe insieme di mercedi e altri provecci, e più col risparmio ed attenzione. È di maniere soavi, è facile, ma variabile e vanissimo per amore della grandezza della sua casa. Non è né franzesespagnolo, ma inclinato a quello che crede vantaggioso al suo paese; sostiene i privilegi del senato e dell'antica nobiltà, ama li costumi antichi, odia i nuovi, ama gli Svezzesi e Finlandesi ed odia gli forestieri; è intelligente delle leggi della Svezia, ma non sa nulla degli affari di fuora. È vecchio inchiodato dalla gotta, e non ha figliuoli. Suoi eredi saranno il conte Niccolò Brahe e la sua sorella, maritata al principe Adolfo, figliuoli d'un fratello di lui, già morto: poiché in quel paese son chiamati alla successione anche le femmine; gli feudi passano nel capo di casa, e la sesta parte del rimanente va alle femmine.

Il conte Carlo Gustavo Wrangel, gran contestabile, è di statura grande e di bell'aria, ma fiera; ha intorno a 60 anni, piuttosto più. È malissimo trattato dalla gotta e dalla pietra, ed in tale stato che è quasi inabile a comandar più l'armate per ragione dell'infermità del corpo, benché lo spirito mantiene il suo vigore: ha aùto già due volte vapori alla testa, che l'hanno fatto cadere come morto, ond'è molto pericoloso d'apoplessia. Il cattivo stato di salute in che si trova gli fa apprender la morte e le cose dell'altra vita: di qui è ch'e' s'abbandona molto nelle mani de' preti. Ha religione, anzi si picca di teologo e controversista, conforme era la moda de' suoi tempi in Alemagna. Parla poco né interamente è spedito: è ben creato, magnifico, liberale di sua parola, ma collerico e molto inclinato alle donne. Si diletta di molte cose: ama i libri ed i letterati, benché, per dirne il vero, non sia troppo delicato; non sta mai ozioso, o legge o lavora al tornio, o modella case e fortezze, ed alle volte per divertimento giuoca e a dadi e a carte. Intende perfettamente le fortificazioni, la carta e l'altre cose del mare, così bene, quasi come il comandare in terra: è stato sulle flotte del mar Baltico e governa benissimo il suo yakt da se medesimo. Negli affari politici non ha la sua vocazione, ond'è che vi s'impazienta, e si dice che si lasci governare da un suo segretario, che si chiama il signor Cock ed è di Meklemburg. Adesso, secondo l'apparenza, non è contento in vedere che gl'uomini di penna non gli rendano quell'onore che gl'è dovuto; perciò vorrebbe la guerra, alla quale anderebbe in persona, o almeno spera che lo potrebbe fare. Non sta bene col gran cancelliere, quantunque altre volte sieno stati una medesima cosa. Il cancelliere gl'ha grandissimi obblighi: nel tempo della sua disgrazia colla regina Cristina il contestabile disse alla regina che voleva vedere il suo amico, e che, se ella non lo consentiva, lo poteva anche cacciare fuori del Regno.

È tanto amato universalmente quanto è capace la nazione d'amare, che vuol dire non è odiato. Vi sono però di quelli che lo tacciano di troppo ardente e di troppo impetuoso nel comandare. Il fatto sta che vi sono di molti che non vorrebbero fare il loro dovere, e, come che è, non può più far quel bene che faceva altre volte, perché non va nel consiglio di guerra e perché egl'è quasi che posto a sedere: di qui è che quei signori dicono che eglimpetuoso; è ben vero che in altri tempi non averebbero ardito di dir così. È ricco di 60 mila scudi d'entrata, compresoci le cariche, sebbene può essere che si riducano a 50 mila; non è indebitato e paga benissimo ognuno. Spende in fabbricare: il suo castello di Skokloster è una gran fabbrica, con quattro gran torri di otto faccie poste su quattro angoli, di quattro appartamenti molto nobili. Vi fa presentemente un giardino, che rigirerà da tre parti il palazzo: dalla quarta vi è il lago Meller, sul quale ha fabbricato un porto in figura di mezzo cerchio con balaustri, simile a quello di Carleberg. Questo luogo è lontano una lega da Upsalia. Tiene gran posto, ha gran stalla e gran mobili, e fa grand'onore a quelli che vanno a lui. Con tutto ciò la sua casa non ha apparenza di casa di gran signore, ma di casa d'un principe d'Alemagna, nella quale la magnificenza consiste nella dovizia, nella folla e nel disordine. Due anni sono alloggiò il re con tutta la corte: s'apparecchiò per 400 persone e si posero in punto 100 letti.

Sua moglie era dama di Sassonia, di famiglia antica, conforme egli lo è di Livonia. Un suo figliuolo unico, che era di talenti miserabili, morì in Inghilterra. Ha quattro figliuole: la prima maritata al conte Niccolò Brahe, del quale ha figliuoli; la seconda è maritata al conte di Wittemberg, figliuolo d'un Feltmarescial, di quelli della guerra d'Alemagna, fatto conte dalla regina Cristina: egl'ha 6 o 7 mila scudi d'entrata l'anno; la terza e la quarta sono ancor fanciulle, e dopo la morte della madre stanno in casa del conte Nils.

 

 

<Il conte Stembock.>

 

Il conte Gustavo Ottone Stembock è un cadetto della casa di Stembock. Servì nella guerra vecchia d'Alemagna; nell'ultima di Pollonia era già arrivato alla carica di Feltmarescial e, dopo avervi comandato l'artiglieria del re Carlo Gustavo, comandava le truppe del medesimo re nell'isola di Fyen, insieme col principe di Sulzbac, quando furono disfatti e tagliati a pezzi da' Danesi. Egli non sa nulla del mare; è buonissimo uomo, che non direbbe una bugia, ma freddo e sconsiderato; non fa molto fracasso in consiglio, non può niente, e non è più della cabala del cancelliere. Si diletta delle matematiche e de' fuochi artifiziati. È ora molto comodo: sua moglie l'ha fatto ricco col suo risparmio, perché era poverissimo quando la prese: ella governa la casa e, si dice, anche il marito. Ha figliuoli del primo e del secondo letto: questa madamigella di Stembock è sua figliuola della prima moglie, la quale ora ha sposata al suo figliastro, nato della seconda moglie e del conte di Lewenhaupt, suo primo marito.

 

 

<Il conte della Gardie.>

 

Il conte Gabriel della Gardie, gran cancelliere, è molto conosciuto per il favore eccessivo della regina Cristina, ed anche per esser figliuolo d'un gran contestabile di Svezia, illustre per le cose fatte nella famosa guerra contro i Moscoviti. Egli tornando alla corte dal suo viaggio di Francia, dove aveva guadagnato l'aria e le maniere franzesi, vi fu considerato per il più galante cavalier di quei tempi. Questo gli servì così bene d'introduzione appresso la regina, già divenuta curiosa, che la sua bella presenza e la vivacità del suo spirito, poco comune a' Svezzesi e molto simile a quello della medesima regina, poterono far sì che ella l'amasse a tal segno, che se l'ardire del cancelliere fusse stato uguale all'inclinazione della regina, ella gl'averebbe posto in capo la corona, secondo ciò che asseriscono quelli i quali allora si ritrovavano in corte. Gli fu dato un reggimento di cavalleria finlandese, e nell'assedio di <Riga> fu impiegato come generale della cavalleria finlandese. Tornato in Svezia, fu fatto gran ciambellano della regina e tenne il primo posto fra quanti goderono il favore della medesima, del quale favore profittò straordinariamente, per le generosità seco praticate sì di danari come di beni. Fu poi mandato ambasciatore in Francia, dove fece una grandissima spesa, e donde tornato fu il primo (di che egli si pregia) ad introdurre il lusso in Svezia: al suo ritorno fece un'entrata così solenne, che quando li primi del suo seguito erano arrivati a Stockholm, gl'ultimi si trovavano ancora a Jacobsdal. Fatto senatore e tesoriere, governò in tal modo le finanze che se ne risentono ancora gli pregiudizi. Si maritò con una sorella del re Carlo Gustavo, il quale essendone poco sodisfatto trattava il cognato sempre di poltrone. Verso il fine della reggenza della regina s'ammalò d'una febbre quartana, la quale lo ridusse in un pessimo stato: ciò dette il principale impulso alla sua disgrazia, ed il pretesto ne fu preso (come che le malattie dieno della fantasticaggine) dall'aver voluto riformare molte cose introdotte alla corte nel tempo ch'ei non l'aveva frequentata. Allora fu allontanato, e la regina se lo recò tanto a noia, ed ebbe tanta voglia di rovinarlo che domandò la sua depressione al re Carlo Gustavo, suo successore, in ricompensa della corona che gli lasciava. Tornò però alla corte per l'incoronazione del re suo cognato, il quale lo fece generalissimo di Livonia: quivi esercitando la sua carica, la sua armata fu battuta e interamente fu disfatta, di che rigettò la colpa sul marescial di campo Lewenhaupt, suo cognato. Sostenne l'assedio di Riga contro i Moscoviti con molta gloria, sebbene v'è chi dice che l'averebbe resa senza Helmfelt. Dopo se n'andò in Pollonia con 10 mila uomini sotto il suo comando, chiamatovi dal re, dal quale fu lasciato suo luogotenente generale in Prussia, e poi per suo testamento fu fatto gran cancelliere del Regno.

Al tempo della Triplice Lega egli non vi concorse, ma fino da che si ruppe il trattato con monsieur di Pompona si ritirò in campagna, disgustato (il che non gli ha portato alcuno avvantaggio, ma sibbene de' pregiudizi), né tornò all'esercizio della sua carica se non richiamatone dal re dopo la conclusione del trattato. La cagione di tal mutazione nel senato procedé da uno chiamato Bierenklou, il quale era stato maestro del gran cancelliere e da lui avanzato fino ad essere fatto senatore. Ma come che gl'uomini portano mal volentieri il peso delle grandi obbligazioni, e volentieri pigliano pretesti da sottrarsene, essendosi un giorno il cancelliere adirato seco in senato, quantunque dal medesimo e' riconoscesse l'essere, ei si credette allora dispensato da ogni gratitudine, ed a suo dispetto fece questo trattato. Le condizioni fatte a' Svezzesi nella Tripla Allianza furono che se gli pagassero 4 mila scudi l'anno, ed in caso di guerra 180 mila, ogni trimestre anticipati, a' patti che assistessero con un esercito di 16 mila uomini. I primi furono pagati dalla Spagna per una sol volta: gli altri, non essendo dichiarato chi gli dovesse pagare, gli Spagnoli pretesero d'addossargli agli Olandesi, e questi agli Spagnoli, tanto più che il caso del bisogno non si dette. Il trattato fu fatto all'Aia: quivi si trovavano due ambasciatori svezzesi. Dona e Fleming, mandati per negoziare la pace tra l'Inghilterra e l'Olanda. Mentre stavano aspettando la ratificazione, l'Olanda propose alla Francia di fermare i progressi dell'armi in Fiandra; con essa s'unì l'Inghilterra. Gl'ambasciatori svezzesi parlarono in termini generali, mostrando però disposizione a mescolarvisi: gli Olandesi ne scrissero in Svezia, dove la cosa fu ben sentita. Il cancelliere s'oppose, si riscaldò e si ritirò dalla corte; l'altro sposò il negozio, lo promosse, lo sostenne e lo condusse a fine.

Il cancelliere è sicuramente il più bell'uomo del mondo, di spirito vivace e d'una naturale eloquenza: parla la lingua latina, italiana, franzese, tedesca e olandese, sa più che ragionevolmente le storie, non è digiuno della filosofia, intende benissimo le materie politiche ed è benissimo informato degl'affari d'Europa. Si dice che non è troppo costante, collerico, e che nella collera si lasci trasportar più di quel che vorrebbe, cosa che ne' maneggi gli ha portato pregiudizio più d'una volta. È il più cattivo economo del mondo e 'l maggiore spenditore in ogni cosa: tiene gran servitù, fa gran tavola e spende in mobili, giardini e fabbriche. Si discorre che fa fabbricare in 40 o 50 luoghi nel medesimo tempo, e come ch'e' spende di molto, bisogna che cerchi d'approvecciarsi per riparare al tutto: ha però della generosità, e tratto più nobile della maggior parte degli Svezzesi. È in concetto d'avere il valsente di 600 mila scudi in terreni, con moltissimi debiti, ma ciò gli poco fastidio, poiché in quel paese non si trova la via a farsi pagare da personaggi di quella condizione: i suoi debiti sono con diversi mercanti del Regno, con sua sorella maritata al grand'ammiraglio, e, si dice, col conte di Konigsmarck, insomma ha da dare a ognuno. Ama i figliuoli, ama la moglie e da essa è corrisposto, ha amato assai le donne e non ha favoriti. Fa cortesie a' preti, ond'essi gli voglion bene: parla molto d'Iddio con esso loro e fa ostentazione di religione; della quale aver gran fondo, generalmente parlando, in quel paese non è troppo la moda, in alcuni per ignoranza, e in altri perché se ne parla tanto famigliarmente che se ne perde la venerazione. La sua carica gli conferisce grandissim'autorità, mediante la quale ha l'intera direzione degl'affari stranieri, e per la sua esperienza si rende necessario al re ed al senato. La sua inclinazione è molto ben conosciuta, per la quale serve di vincolo l'origine della sua famiglia.

Quelli della sua cabala, e che lo sostengono vivamente, sono: Pontus, suo fratello, il conte Nils, Gustavo Sparr, il suo figliuolo. Gli più dichiarati contro di lui, più ostinati, e che gli vogliono peggio sono: il gran tesoriere, Rolamb, Kanut Kureck, Giovanni Guldenstiern, Gripenhielm, che non è tanto violento, Lindenschiuld; ed alle volte il Richsdrost, il grand'ammiraglio e qualche altro.

 

 

<Il barone Bielke.>

 

Il barone Stenone Bielcke sono due anni che è gran tesoriere: è grande di statura e di bell'aspetto; ha intorno a 60 anni, e sebbene patisce un poco di gotta e di renella, è da potere campare un pezzo. È una delle migliori teste del senato: di suavi maniere, trattabile, e con qualche tintura d'erudizione: dice di quand'in quando sentenze latine, ma un poco grossolanamente, non essendo di genio troppo delicato. Non è soldato, non avendo servito che in mare, dove è arrivato sino al posto d'ammiraglio. Fece un viaggio in Portugallo, capitano d'un di quei vascelli che portano il sale: dopo condusse un vascello che la regina Cristina donò alla regina di Francia, e sopra di esso il conte della Gardie quando v'andò ambasciatore; in ultimo fu maggiore nell'ammiralità. Il suo forte è nella politica, e per essere stato lungo tempo nella cancelleria è benissimo informato degl'affari del Regno e di quelli di fuora. Ha di molto credito, senza che apparisca mescolarsi nelle cabale. La regina lo fece senatore, ed il re Carlo Gustavo ne faceva tanta stima che lo volse far cancelliere dopo la morte del conte Arrigo Oxenstiern; ma il contestabile s'oppose, dicendo che non conveniva tor lui all'ammiralità essendo egli impegnato nel comando dell'armate di terra. Così e' fu fatto solamente consigliere della cancelleria, dove col tempo essendo arrivato al secondo posto, da ciò gliene risultò gran credito nel tempo della minorità: e come che e' fusse ordinato dagli stati che niun senatore potesse ritener più d'una carica oltre quella di senatore, e' rinunziò allora quella d'ammiraglio. È stato impiegato ancora in diversi maneggi fuori del Regno, come in Sassonia ed alla corte di Vienna, Pollonia e Danimarca. Nell'ultime guerre con Danimarca fu fatto prigione, il che gli servì di grand'avvantaggio, poiché seppe guadagnarsi la buona grazia del re di Danimarca, e da quello di Svezia gli furono donati beni per 20 mila scudi di valsente. Non è molto ricco, ma è comodo essendo uomo che sa maneggiare il suo. Ama la moglie, quantunque non gli lasci maggiore autorità in casa di quello che si convegna; ha di molti figliuoli.

 

 

<Andrea Lilliuche.>

 

Andrea Lilliuche è grand'oratore, è stimato dotto ed ha sempre in bocca sentenze di Tacito e di Seneca: co' Franzesi è franzese e co' Spagnoli è spagnolo. Fu colonnello, e poi governò la Prussia nel tempo che il re Gustavo vi aveva la guerra, dove anche intervenne come ambasciatore nel trattato di pace con Vladislao; andò inviato straordinario in Pollonia dopo la fresca invasione del Regno, ma e per questo e per esser troppo timido non diede gusto. È stato gentiluomo della camera e poi gran ciambellano del re Gustavo Adolfo, al testamento del quale fu il primo che s'opponesse, sì come quello che impedì al principe Adolfo d'esser contestabile. Tiene il genio predominante di tutta la nazione, e fra la nobiltà sostiene particolarmente i conti: è baggiano quanto si possa essere, e ricco di 30 mila scudi d'entrata, e più potrebbe essere se negoziasse il suo danaro, il quale tiene al buio per non si fidare e per non l'azzardare. Una sua figliuola fu maritata al principe Adolfo, della quale non ebbe figliuoli, e seco ora ha di gran liti. È maritato colla sorella del conte Nils e ne ha figliuolanza.

Il conte Nils Brahe fu ciambellano del re morto, e si dice che morì nelle sue braccia: in risguardo alla sua famiglia fu uno de' sette senatori nominati nel testamento del detto re. È colonnello senza essere stato soldato, ammiraglio senza essere stato sul mare, uomo di negozio senza essere stato nella cancelleria: è colonnello delle guardie per aver fatto un viaggio in Inghilterra; volendogli dar posto in uno de' collegi del Regno fu fatto ammiraglio, e, secondo ogn'apparenza, nella prima vacanza lo faranno grand'ammiraglio. Passa per affezionatissimo al partito franzese, e si dice che monsieur Courtin se n'è valso. È in concetto d'esser geloso della moglie e di dargli pochi danari, essendo molto sordido, sì come sono tutti quelli di casa Brahe.

 

 

<Helmfelt.>

 

Helmfelt è nato d'un oriuolaio oriundo d'Alemagna, il quale arrivò ad esser borgomastro di Stockholm. Il padre lo messe a di molti mestieri in nessun de' quali riuscì, essendo stato in sua gioventù un gran scapigliato. Fu mandato alla guerra, donde tornò una volta se non più spogliato; fu rimandato di nuovo e, fatto capitano dal conte Tortenson, continuò il servizio nella guerra d'Alemagna ed arrivò ad esser colonnello; dopo la quale guerra esercitò la carica di colonnello dell'arsenale. In quella di Pollonia il re lo fece generale maggiore, e lo mandò alla difesa di Riga subordinato al cancelliere, col quale non unì troppo: si dice che fu per la sua ostinazione che la piazza fu così ben difesa, che per altro il cancelliere l'averebbe resa; il fatto si è che la fu malissimo attaccata, e così si rese facile ad esser difesa. Fatta la pace fu mandato governatore a Narva, sotto pretesto che la sua presenza vi fosse necessaria, ma veramente con intenzione d'allontanarlo: e forse più lontano non lo potevano mandare. In ultimo, per sodisfarlo, fu fatto generale dell'artiglieria del Regno. Ebbe grand'ambizione di diventar senatore, cosa che gli fu affatto impossibile durante la reggenza, e che ha conseguita dal re dopo che ha assunto il governo, sì come ancora d'esser fatto marescial di campo. Il contestabile ha consigliato di mandarlo in Pomerania, sì per la stima del suo sapere come perché crede di potere intendersi meglio con esso lui che con qualsivoglia altro di questi capi. È stimato bravissimo, uomo di spirito, di buon senso, e da sapere benissimo comandare l'infanteria e l'artiglieria: finora però non ha comandato armate. Non ha niuna dependenza considerabile, non ha figliuoli: solamente ha due sorelle, una stata maritata al vescovo di Reval e l'altra che tiene camera locanda in Stockholm.

 

 

<Il conte Tott.>

 

Il conte Claudio Tott è figliuolo del Feltmarescial Tott, abbastanza conosciuto. Tornato da' suoi viaggi conseguì il favore della regina Cristina: fu fatto suo gran ciambellano e, di 24 anni, senatore, cosa molto rara. Si battè in duello col principe Adolfo innanzi la risegna, sebbene il re era di già destinato principe successore. Al principio della guerra di Pollonia egli levò un reggimento di cavalli e fu fatto generale maggiore, benché non fosse mai stato alla guerra; alla fine della quale arrivò il posto di tenente generale della cavalleria. Si trattò così generosamente che fin quando era sul paese nemico spendeva del suo, per lo che molto s'indebitò. Il senato nel tempo della reggenza lo creò marescial di campo, ed essendo stimato uno de' principali senatori e per essere uno de' più vecchi, dopo l'ambascerie di Francia fu fatto governatore della città di Stockholm: in ultimo lasciò questa carica, come poco utile e di gran brighe.

 

 

<Il conte Carleson.>

 

Il conte Carleson è persona ordinarissima e che non ha nulla. Sua madre fu sviata dal re mentre era principe, condottagli di consenso, come si crede, di Brita Allertz, sua madre. Ora questa vecchia va per le case de' gran signori e ne cava, come per limosina, la sua sussistenza; la figliuola presentemente è maritata a una spezie di fittuario di terre della corona: il titolo della sua contea datogli dal re è Biuremburg in Finlandia; adesso è della vedova di Gustavo Horn, già contestabile di Svezia, quello che perdé la battaglia di Norlinga e fu fatto contestabile mediante il matrimonio con la figliuola del conte Axel Oxenstiern, gran cancelliere.

 

 

<Claudio Rolamb.>

 

Claudio Rolamb è d'una famiglia nuova, della quale il suo nonno fu il primo ad esser fatto gentiluomo. S'è benissimo imparentato, sì come ancora suo padre: di qui è che gl'è ricevuto fra la nobiltà vecchia, che vuol dire stimato e considerato. Il re morto l'impiegò in Pollonia, e mi pare che fosse mandato alla Porta per fare attaccare la medesima Pollonia. Dopo fu fatto governatore d'Uplandia, dove sarebbe restato se e' non fusse stato dell'autorità che gl'era nelle diete, non tanto per la sua sodezza quanto per il suo ardire e petto: onde così gli suoi parziali, come quelli che non si curavano di avere nella dieta un uomo che parlava con tanta libertà e sosteneva così bene le sue ragioni, contribuirono a farlo far senatore, toccando al senato ad eleggere i senatori nel tempo della minorità del re. Il matrimonio di sua figliuola con Gripenhielm gl'ha procacciato la carica di governatore della città, rinunziata per cabala da Axel Sparr. È uomo che sa, ha di molte notizie e dello studio, ma ruvidissimo, in concetto di tristo e che faccia cattivi uffizi: si dice che non sappia durare in un'amicizia; è impetuoso, infingardo, ed in lui finalmente alle occasioni non si trova che mediocrità.

 

 

<Giovanni Gyllenstiern.>

 

Giovanni Gyllenstiern è buono svezzese: erudito, bravo, regolato ed incorruttibile, di grande spettazione per il suo talento, capace di trattare e governare gl'affari del re e d'abbandonarsi totalmente nel suo servizio; perciò fa gran figura al senato. Ha viaggiato per tutto; è di età di 40 anni in circa, non ha moglie e solamente un fratel maggiore, che è un buonissimo uomo, e forse troppo buono.

 

 

<Kanut Kureck.>

 

Kanut Kureck ha viaggiato e ne' viaggi ha speso tanto che, indebitatosi con un'olandese, gli convenne sposarla. Ell'era vedova del van der Not: la sposò in Olanda e poi la condusse qua. Fu messo in credito alla corte dal conte Axel Oxenstiern, del quale era nipote; così fu impiegato e fatto marescial di corte dalla regina Maria, madre della regina Cristina, la quale morì intorno a 22 anni sono, verso il qual tempo ancora morì il vecchio Oxenstiern. Di poi fu fatto governatore di provincia, ed il re Carlo morendo l'incluse nel numero di quei senatori i quali nominò nel suo testamento. In tutta questa fortuna avendo poca roba, è stato costretto a vivere positivamente. Si dice che durante il primo matrimonio egl'amasse assai freddamente la prima moglie, che gl'avesse più affetto per questa d'oggi, la quale è di casa Bielckenstiern e sua sorella cugina. La verità è che il marito dell'una e la moglie dell'altro morirono quasi nel medesimo tempo, e dopo due o tre settimane si maritarono insieme. Questa gl'ha portato di molta roba. Egluomo di spirito e sensato, il voto del quale è stimato assai in senato: è presidente d'un consiglio di commercio, carica considerabile e che porta buoni emolumenti in quel paese.

 

 

< Altri senatori.>

 

Gustavo Bannier è stato colonnello nelle guerre d'Alemagna, non ha mai fatto gran cose: è però tenuto capace di gran comandi. Ha due volte fatto debito col re, fino a 40 mila scudi, i quali è convenuto donarglieli per non v'esser modo di cavarne nulla.

Giovanni Gyllenstiern, detto il piccolo, prese per moglie una dama di condizione; ma con essa unì così poco che se n'andò a viaggiare per liberarsene, e tornato fece il divorzio. Ha preso poi un'altra moglie della nobiltà nuova, benché vivesse la prima; e per altre stravaganze s'è ritirato dalla corte. Innanzi che facesse queste scappate era stimato uomo d'ingegno e di letteratura.

Axel Sparr fu cacciator maggiore della regina Cristina, e dalla medesima fu fatto senatore. In risguardo della sua famiglia, per esser povero ed avere di molti figliuoli, fu fatto Statholder della città di Stockholm. Mentre era in quel posto espose alla berlina e fece battere pubblicamente un soprintendente de' piccoli tolli, perché non gl'aveva fatto pagar subito una certa provvisione assegnatagli su' medesimi tolli, e fece sì che sott'altro pretesto gli fu levata la carica. Ha fatto di buoni parentadi, né altro ha di considerabile che l'esser nato di quella casa.

Enrico Fleming è stato governatore di Copperberg, adesso è presidente delle miniere; uomo di pochissimi talenti, ma ragionevolmente comodo.

Eralde Stacke ha il governo di Bohus, che il re morto gli diede a vita. È buon capitano di cavalli, ed ha servito nelle guerre d'Alemagna in qualità di generale maggiore: non sa scrivere altro che il suo nome ed appena leggere.

Gustavo Soop, uno de' sette senatori fatti nel testamento del re, è stato della camera de' conti: si disgustò perché non fu fatto gran tesoriere quando <morì> Seved Boot, e per mostrare il sentimento che ne aveva allora rinunziò la sua carica di consigliere della detta camera. La regina, che ci s'era molto impegnata e gliene aveva dato parola, per contentarlo gli dette la soprintendenza de' suoi beni. La sua ultima moglie gl'ha portato di molta roba.

Arrigo Horn è stato colonnello nelle guerre vecchie d'Alemagna: era generale dell'artiglieria nella battaglia di Fyen nella quale fu fatto prigione; dopo è stato fatto marescial di campo e governator di Brema. Non si mescola nella politica, non è molto raffinato ma è un galantuomo e senza doppiezza.

Stiernescud, senatore per testamento del re, è stato governatore di provincia; e ora è ammiraglio: non credo che abbia mai servito in mare, e non fa gran figura.

Gustavo Posse è senatore per testamento del re, prima governatore di Jonkoping e presidente di quel parlamento. Uomo d'ostentazione e di poco fondo. Il re Carlo Gustavo lo soleva chiamare «uno dei suoi vascelli, che spiegava tutte le vele».

Lorenzo Creuz, anch'esso degl'eletti nel testamento del re, s'intende delle miniere, e dopo che Trondhem fu ceduta agli Svezzesi il re ve lo mandò per regolarle, dove fu fatto prigione nell'ultime guerre. Non ha cognizione delle cose di fuori, ma intende bene il rigiro di quelle di Svezia e per esse ha sufficienti talenti. Presentemente è impiegato nella camera de' conti.

Gustavo Carleson Bannier è dotto nella lingua latina ed è affezionato alle lettere, per le quali ha più premura che per la sua carica; onde non va quasi mai in senato, o sia per infingardaggine oppure perché si ad intendere di star sempre male.

Ebbe Wllefeldt è danese, fuggito dal suo paese per non poter pagare i suoi debiti, dove essendo severe le leggi, fu costretto a ritirarsi in Svezia per salvarsi da' suoi creditori. Da questa ritirata il re di Danimarca prese pretesto per levargli il governo di Bornholm, perché contro di lui erano state fatte molte doglianze. In Svezia si trattenne miseramente sino alla pace di Coppenhagen, che il re lo fece senatore per conciliarsi quei di Schonen, della qual provincia egl'è. In Danimarca è stato colonnello, dove si è portato assai bene; in Svezia ha aùto titolo di luogotenente generale della cavalleria, ma non ha mai esercitato. È un briacone senza condotta.

Pontus della Gardie è stato fatto senatore perché è fratello del gran cancelliere. Nelle guerre di Pollonia fu capitan di cavalli e in quella di Danimarca colonnello del reggimento d'Uplandia: ora è luogotenente generale, benché in concetto di poca condotta, ciò nonostante tiene il primo luogo nel consiglio di guerra, non assistendovi per le sue malattie il contestabile, e perché il Feltmarescial Bannier non sta quasi mai a Stockholm, che non ha modo di sostentarvisi. È uomo di mezzo sapore: capriccioso, ineguale, disattento estremamente, senz'amici, pontiglioso; ha la sua voce ed ha la sua cera burbera, par che sempre sia in collera; spensierato ed abbandonato al bordello ed al vino, il quale però non gli fa male. Ha due figliuole piccole. Sua moglie è sorella del conte di Konigsmarck, la quale gl'ha portato gran roba: con essa vive poco d'accordo, e con il fratello quando gli torna comodo.

Gustavo Sparr è un pover uomo, che si crede bello perché altra volta era chiamato il bello Sparr. Fu fatto senatore nel tempo della minorità contro la disposizione delle leggi, mentre v'erano altri tre della medesima casa, di che si fece gran romore nella dieta susseguente.

Giorgio Gyllenstiern, fratello di Giovanni, fu fatto senatore per il credito del fratello e del Richsdrost; non ha stima. È consigliere del parlamento di Stockholm e presidente <del consiglio> della riduzione.

Turdt Bonde, il più innocente di tutto il senato, è un pover uomo, che non ha neanche presenza. È stato maggiore di cavalleria e governatore d'una picccola provincia: il tesoriere lo fece far senatore. È consigliere del parlamento di Jonkoping.

Lars Fleming fu governatore di Dorpat in Livonia, il qual luogo lasciò pigliare a' Moscoviti nell'ultima guerra con Danimarca. Fu presidente della camera, carica che risponde a commissario generale, donde ne cavò di buoni approvecci. Non vale gran cosa; è stato fatto senatore per mezzo del tesoriere, suo cognato.

Giovanni Stembock, tornato da' suoi viaggi, guadagnò la stima della regina, la quale lo fece suo governatore. A dispetto del conte di Konigsmarck e d'altri, che ad ogni poco si volevano batter seco, fu fatto senatore: allora rinunziò la prima carica e fu fatto gran maresciallo del Regno. Nasce di casa la Gardie, credo d'una zia del cancelliere, la quale gl'ha messo insieme di molto danaro;

egli stesso è buon economo, ma con decoro.

Gustavo Oxenstiern è stato prima general maggiore, poi generale dell'artiglieria, in ultimo senatore, eletto da questo re, dal quale fu spedito ambasciatore al Moscovita, dove non ha fatto nulla. Il segreto dell'ambasceria è per indurre i Moscoviti <...>: il pretesto, l'aggiustamento de' confini ed il commercio, pensiero chimerico del cancelliere. In tutti i consigli fa gran romore: è brutale, povero, e che consuma le sue entrate, secondo la moda degli Oxenstiern.

 

 

 


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