Paolo Valera
Giacinto Menotti Serrati, direttore dell'Avanti!

Caro Valera

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Caro Valera,

Di un favore ti prego; di questo: racconta ai tuoi lettori come è avvenuto che tu hai scritto di me1.

Avevo promesso – durante una certa polemica – di scrivere un opuscolo: Pagnacca. Lo feci infatti e la tipografia dell'Avanti! lo compose anche. Ma – schivo come sono sempre stato di dire delle cose mie, le quali contano assai poco – finii per mandare a carte quarantanove l'opuscolo, le bozze e... chi mi sollecitava.

Un bel giorno persona a te cara, mi chiese:

– Che cosa ha lei, Serrati, con Paolino?

– Io? Niente. Gli voglio bene, come a tutti gli uomini buoni e di buona fede. Se sono stato scontroso con lui, forse, qualche volta, non l'ho fatto apposta. Glielo assicuro.

Fu così che mi indussi a cavare fuori dalla cartella delle cose morte e seppellite, la mia autobiografia – che non avrei pubblicata mai – e l'affidai a te – buon Paolinoperchè tu ne faccia quello che ti pare.

Tu l'hai aggeggiata alla tua maniera, le hai data la tua forma ed il tuo stile. Mi hai gonfiato? Te lo perdonino i tuoi lettori – che ti auguro numerosissimi. – Dal canto mio – posto che per amicizia ho accettata la croce – non ho che dirti grazie e salutarti di tutto cuore.

 

Tuo

G. M. SERRATI.

 





1 Non ne sono imbarazzato. È presto detto. C'è un giorno di maturazione per tutti gli uomini pubblici. Chi sale e chi scende. Il 16 novembre ha segnato l'apoteosi di Giacinto Menotti Serrati. Egli aveva toccato lo zenit. Aveva figurato in tutti i locali elettorali come il Lenin italiano. La rivoluzione era stata affidata alla scheda pur lavorando per il sovietismo. All'indomani il proletariato circolava nel sole dell'avvenire. Le masse non si sentivano più abbandonate ai massacri di strada e all'implacabilità del regime antico. Il prologo era finito. Il dramma stava per incominciare a Montecitorio. Non ho avuto bisogno d'altro. Intanto che la tribuna parlamentare aspettava i suoi nuovi oratori io mi sono messo ad ambientare il mio personaggio nel pensiero autentico delle masse del 1919.



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