Nicola Valletta
Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura

CICALATA IN DIFESA DEL FASCINO VOLGARMENTE DETTO JETTATURA

2. Colla voce 'fascino' e 'jettatura' non intendo cosa diabolica

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2.

Colla voce 'fascino' e 'jettatura' non intendo
cosa diabolica

 

Ma, oh Dio! e dove mi trovo! Il credereste, Accademici? Io mi son messo a gracchiar di cosa che non so in mia coscienza ancora che sia. E volesse Domeneddio che nel mondo io solo fossi di questa pasta! Un maestro di filosofia, e maestro non da dozzina, a' scolari che diceano di aver capita la lezione, rispose di non averla capita lui, che l'avea spiegata. Veniamo a noi. Ciò che gli antichi diceano fascino, diciam noi jettatura: voce nella nostra nazione già ricevuta pel napoletano graziosissimo idioma; anzi piú estesa di quella, e piú espressiva.

Ma jettatura! fascino! che roba è questa? Per comprendere intanto il senso di fascino, apro certi polverosi libracci e trovo che alcuni animali cerretani, con discorso inconcludente, chiamino fascino una magica illusione de' sensi, onde appaiano le cose agli occhi nostri tutt'altro da quel che sono, e cosí c'inganniamo; ovvero una perniciosa qualità ingerita per arte diabolica, e prestigi: cosicché in virtú del patto espresso, o tacito, fra gli uomini e 'l demonio, questi offenda altri al guardar del malefico, diffondendo qualità cattive per l'aria circostante; la quale, infetta cosí, comunichi il male al corpo di chi viene a respirarla.1 Guardimi Dio! coi diavoli non voglio averci che fare; né m'intendo punto né poco di magia, sia negra, sia del color pallidetto in moda del volto delle donne.2

E se altra idea non vi è della voce fascino, statevi bene, uditori. Basteravvi avere inteso il proemio.

 

 





1              Leonard. Vair., de fascino, lib. II., cap. ult.; Del Rio, Disquisition. Magicar., lib. III., q. 4., sect. 1.



2              Non intendo parlar di magia: anzi asserisco col dotto Scipione Maffei, Arte magica annichilata III 6, che, dopo la redenzione del genere umano, il demonio non abbia facoltà di secondar chi l'invoca. Ed avverto, che nella Collezione de' Canoni di Burcardo Vescovo, lib. 19. dell'antico Penitenziale Romano, è scritto: «credidisti unquam, vel particeps fuisti illius perfidiae, ut incantatores, et qui se dicunt tempestatum immissores esse, possint per incantationes daemonum, aut tempestates commovere, aut mentes hominum mutare? Si credidisti aut particeps fuisti, annum unum per legitimas ferias poeniteas».



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