Nicola Valletta
Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura

CICALATA IN DIFESA DEL FASCINO VOLGARMENTE DETTO JETTATURA

7. E dalla favola di Priapo, che fu creduta divinitą contraria alla jettatura

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7.

E dalla favola di Priapo, che fu creduta
divinità contraria alla jettatura

 

Fin dagli eroici antichissimi tempi per aiuto e difesa contra la jettatura teneasi Priapo, che perciò i Latini poscia chiamarono fascinum, quasi fugator del fascino. Quanto va che voi non mi sapreste dire la ragione di questa, peraltro cieca, Religione? Io ve la dirò: ma resti cosí tra di noi, non essendo cosa la piú pulita e onesta del mondo.

Venere, che pur verginella uscí dal mare, si andava poi spassando con tutti gli Dei. Fece una volta con Bacco certa cosa, che non si può dire. Basta: concepí Priapo. Intanto Giunone, perché sterile non produceva da' campi suoi, tuttoché coltivatissimi, un frutto, invida, e gelosa, la forma prese di vecchia ostetrica, per prendere il parto di Venere, e con incantamenti e fascinazioni ammazzare il povero innocentino Priapetto: volendocela maledettamente jettare. Ma che fece il padre Bacco? Possa star sempre buono! salvò Priapo dalla jettatura.15

Or chi non sa che le favole sono le antiche storie del genere umano, e le primiere belle verità racchiuse sotto alcuni velami, e finzioni; del pari che la natura i piú delicati e gentili frutti di piú soda e dura corteccia veste e difende? E chi non sa che gli antichi saggi non esposer mai il vero nel suo puro e luminoso aspetto al volgo profano: ma piacque loro covrirlo con favole arcane ed oscure? e che con quei simboli e mistiche dottrine vollero o l'altrui merito e fatica, o gli ordini del fato dimostrarci? Perciò fin da quelle antichissime età siccome le genti alla jettatura credettero fermamente, cosí a rintuzzarla sempremai opportuna ed idonea è stata l'imagine di Priapo; e perciò in gran conto e venerazione tenuta.

Egli non aveva mica piccola quella parte del corpo, che modestia vuol che non si nomini: anzi per la grandezza e ferocia di quella, fu discacciato da Lampsaco, dov'era nato.16 Tanto vero che fascino, con significazione posteriore, cominciò a dinotare quella stessa parte, che il bel sesso nostro dal brutto donnesco (cosí dovrebbesi dir con ragione) distingue;17 e che credeasi rimovere la jettatura, προβασκάντιου18 non altramente che tutte le cose turpi, destando il riso, distolgono e rimovono gli occhi degl'invidiosi.19 Ed ecco perché la sua lieta immagine sulle porte, specialmente de' Fabri Ferrari, e sugli orti, ch'eran pure sotto la cura di Venere, si ponea per rimedio contro alla jettatura:20 onde le biade, le piante, e l'altre cose illese dagli occhi de' jettatori fosser rimaste.21

Per la ragione medesima Priapo, ch'è il genio delle donne, anche oneste, dalle medesime sospeso al collo o negli anelli si portava. Che anzi era rito de' Gentili di far sedere le spose sulla sua immagine stessa:22 mentre avendosi Priapo per Dio de' semi, si venerava, a fine, che ne' campi, come nelle nozze non si fosse per jettatura la fecondità impedita.23 Anzi, dal fascino molti dicono esser appellati versi fescennini quelli che nelle nozze alle soverchie lodi si aggiungevano per allontanare la jettatura.24

Che piú? Siccome la Dea Cunina dalla culla de' fanciulli rimoveva la jettatura,25 cosí ad essi grandicelli al collo per l'oggetto medesimo la figura di Priapo si sospendea.26 Né solo era d'infanti custode, ma degl'Imperadori altresí. Onde sotto il cocchio de' Trionfatori si sospendea (perché la gloria grande è all'invidia ed alla jettatura grandemente soggetta); e dalle Vestali si adorava fralle cose sacre de' Romani.27 E se mai venissemi il catarro di far l'antiquario, farei eziandio vedere che aveano gli antichi le vitree drillopote, ch'eran vasi o bicchieri della figura di Priapo.28

 

 

 





15            Joann. Lazzari, Opusculum de fascino.



16            Joann. Ludov. Vives, Comment in S. August. de Civitate Dei (VI 9); «Soles sacrum revinctus pampino caput, / Ruber sedere cum rubente fascinoIn Priapaeis.



17            Onde Orazio Epod. 8: «Minusve languet fascinum.» E in Priapaeis: «Paedicaberis fascino pedali».



18            Nelle Glosse di Filosseno.



19            Plutarco, Symposiacon V, 7.



20            Si poneano satyrica signa, scrisse elegantemente Plinio, XIX 4. V. Vossio, Etimologic., d. loc. Ed i Fabri Ferrari ponevano redicularia quaepiam a rimover l'invidia.



21            Posson vedersi le immagini di Priapo nelle Antichità di Ercolano, tom. I, not. 34, pag. 270, osservaz. sulla tav. XI, che alla vigilanza dobbiamo del nostro felicissimo Sovrano. E Colum., X 31; La Chausse tom. 2, sect. 7, tab. 3; Tibull. eleg. 4.



22            De Civ. Dei, VI 9.



23            Benché Lattanzio, lib. I c. II, dica, che Mutino era Divinità, che delibava la verginità delle spose, le quali perciò nel suo grembo sedeano: «Sic is Deus propitiabatur ad seminum proventus: sic ab agnis fascinatio averruncabatur»; scrive di Priapo Vincenzo Alsario, de fascino et invidia veterum; Caelius Rod., in Antiq., Lect. IV cap. 6.



24            Catullo, in nupt. Juliae: «Nec diu taceat procax / Fescenina locutio». Benché altri li voglia cosí appellati da Fiscennia Villaggio della Campagna, o de' Sabini. Festo rapporta l'uno e l'altro sentimento: «Fescenini versus, qui canebantur in nuptiis, ex urbe Fescenina dicuntur allati, sive ideo dicti, quia fascinum putabantur arcere». Questi versi contenevano molta licenza nelle parole. Di essi Orazio, lib. II epist. I: «Fescenina per hunc inventa licentia morem / Versibus alternis opprobria rustica fudit». Che avesse scritti Augusto versi di tal genere, è testimonio Macrobio.



25            Lattanzio, I. 20: «Et Cunina, quae infantes in cunis tuetur, et fascinum summovet».



26            Varro, de L. L., lib. 6, in fin. Come altresí credeansi togliere gl'infortuni, e i disastri, aves inauspicatae foribus affixae, gli augelli di cattivo augurio affissi nelle porte. E si ungeva ancora la porta della casa, per la quale la sposa entrava: ond'è la voce uxor.



27            Plinio, XXVIII, 4; Vossio, Etimologic., voc. Fascinum. «Et Fascinusdice PlinioImperatorum quoque, non solum infantium custos, qui Deus inter sacra Romana a Vestalibus colitur, et currus Triumphantium, sub his pendens, descendit, medicus invidiae». Il mentovato Carducci scrisse:

   Roma ancora e che non fece

   Contra il fascino evitando?

   Nelle feste di Lieo

   Istituí rito nefando.

   Dell'onesto allor l'offesa

   Ah! servia per tal difesa.

   Disponeva empio Ramarro

   La rea pompa al prescritto.

   Venia tratto sopra un carro

   Il Divin Priapo ritto:

   Ululavan gl'Itifalli

   Che 'l seguian tra suoni e balli.

   Gian cantando fescennini

   Carmi in abito di donna,

   E giravano i confini,

   Che reggean la Città donna

   Rimaneane illeso l'uomo,

   E 'l rio fascin sgombro, e domo.

   Fin su gli usci eran tenuti

   O di legno, o in pietra sculti

   Nudi satiri membruti,

   E negli orti adorni, e culti:

   Ch'ogni mal sbandia col capo

   Il benefico Priapo.

   D'allor credo fra gli avanzi

   Suoi vetusti abbia oggi Roma

   L'uso a' putti, e a donne innanzi

   Onde ognun libero il noma.

   Entra Priapo in ogni motto

   Di letizia, e di rimbrotto.



28            Lo Scholiaste sulla satir. 2. di Giovenale: «vitreo bibit ille Priapo». Erano ancora formati d'avorio e d'oro; vd. Lelio Giraldi, Sintagm. 8, voc. Phallus.



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