Nicola Valletta
Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura

CICALATA IN DIFESA DEL FASCINO VOLGARMENTE DETTO JETTATURA

19. La jettatura è o patente od occulta

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

19.

La jettatura è o patente od occulta

 

Finora però i dotti han trattato di spiegare la jettatura ricorrendo o all'astro che dominava nella nascita del fascinante, o alla dissimilitudine del temperamento, o all'invidia dell'animo, che, slanciandosi dagli occhi, infetti l'aria e penetri in colui ch'è stato guardato109 o finalmente a certi velenosi aliti della bocca, delle narici, e degli occhi, che contaminano e corrompono l'aria, e perciò le cose che in certa distanza incontrano. Noi vediamo d'innalzarci alcun pocolino, o signori, e discovrire col lume chiarissimo della filosofia la verità dell'esistenza della jettatura, non come quadra a' vari cervelli degli uomini, ma com'è in natura, e d'indagare le cagioni di essa.

Per la qual cosa mi viene il destro distinguere due sorti di jettatura, patente una, l'altra occulta. La patente ed indubitata jettatura è quella, della quale s'intende la causa, tuttoché talvolta s'ignori la maniera come opera; e deriva o dal colpo, e dall'impressione, che fanno gli oggetti esterni sulla fantasia, e sull'animo nostro, e sul corpo, sicché ci facciano del male e ci disturbino; ovvero da aliti ed effluvi certamente proviene. L'occulta poi è quella che non meno dell'altra esiste di certo, ma la causa s'ignora; e ad occulte qualità ed influssi generalmente si attribuisce. È questo un primo anello da attaccarci la catena de' nostri raziocini.

 

 





109          Avicenna attribuiva la virtú, e la forza effettiva dell'anima di uno nel corpo d'un altro, lib. 6 natural., secc. 4, c. 4. Cosí Marsilio, in Conviv. Platon., orat. 7, c. 4, e Albert. Magn., lib. de motibus animal., c. 7. Vedi Gutiero, de fascino. Scrive S. Tommaso, I p., q. 117, a. 3.ad. 2: «Melius dicendum est, quod ex forti imaginatione animae immutantur spiritus corpori conjuncti: quae quidem immutatio spirituum maxime fit in oculis, ad quos subtiliores spiritus perveniunt: oculi autem inficiunt aerem continuum usque ad determinatum spatium: per quem modum specula, si fuerint nova, et pura, contrahunt quandam impuritatem ex adspectu mulieris mestruate, ut Aristoteles dicit lib de insomniis c. 11. Sic igitur cum aliqua anima fuerit vehementer commota ad malitiam, sicut maxime in vetulis contingit, efficitur adspectus ejus venenosus, et noxius». Si è dunque pensato di spiegare il volgar fascino per la potenza dell'immaginazione, che potesse muovere, ed ammalare il corpo estraneo, e lontano, ed eccitar piogge, e nubi, Paracels., lib. 6 de imaginat., Marsil. Ficin., Theol. Platon. XIII, I; Pomponat., de incant. cap. 4; Cornel. Agripp., de occul. Philosoph., I 65. Altri non pel mero imperio dell'immaginazione, ma per emissione di cattivi spiriti nelle cose esterne, che l'infettino della lor maligna qualità; Galen., lib. 7, de plac., e 10, de usu part.; Plato in Timaeo; S. Tom., contra Gent., III 103; o di certi raggi: Alkindus, lib. de imaginib.: vale a dire di spiriti e raggi espulsi per forza della fantasia. E chiamato altri, con quasi simile idea, fascino fisico, naturale, quando l'anima di alcuno fortemente affetta, fa impressione di nocumento: perché dal cuor commosso viene un veleno agli occhi, e le sue parti sottili infettano l'aria ambiente: Heliodor, in Histor. Æthiop.; Torreblanc, de mag., d. loc.



«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License