Nicola Valletta
Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura

CICALATA IN DIFESA DEL FASCINO VOLGARMENTE DETTO JETTATURA

26 O la patente proviene dagli effluvi

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

26

O la patente proviene dagli effluvi

 

Non si possono negare gli effluvi, che tutti i corpi, specialmente de' viventi, tramandano; e che operano su degli altri, come i dotti han dimostrato, in ragion quadrata inversa delle distanze. Da essi nasce il secondo genere di patente jettatura nell'uomo. La natura ci ha forniti di sensi esterni, perché sapessimo ciò che si fa fuori di noi. Perciò gli effluvi degli altri vengono ad operare su di noi piú, o meno, secondo che sono distanti, o vicini. Da' medesimi effluvi nasce la nostra agitazione, e 'l perturbamento, che gli antipatici, come abbiam detto, ci cagionano. Ed oltracciò, senz'avvertenza nostra, possono gli effluvi degli altri penetrare in noi, e cagionarci sconvolgimento negli umori, e nella circolazione del sangue. Non sarà questa una jettatura solenne, specialmente per chi è di debole tessitura di corpo? Mi si avvicina il tale, la tale. Posso ben sentir io una mutazione nella mia macchina, un dolore, uno sfinimento, un male in sostanza, senza sapere che la causa mi è vicina, e che quella persona già me l'ha jettata.

Nascer possono nel corpo umano de' velenosi umori, che natura espelle alle parti esterne del corpo:140 onde non fia maraviglia che coloro, che di simili umori abbondano, nocciano col tatto (per cui quando l'arteria si spiega, gli spiriti si caccian fuori con somma celerità e moto impercettibile, e quasi portando seco l'infetta qualità del cuore, d'onde l'arteria nasce, vanno a fascinare), nocciano ancora col fiato, e specialmente coll'occhio, che ha copia di spiriti maggiore degli altri organi de' sensi.141

Volete vedere quanta potenza abbiano i vari effluvi d'uomo su d'uomo? Riflettete con Alberto Haller, che gli effluvi nascenti dalle donne possano o destar l'uomo alla venere, se son benigni, ovvero arretrarnelo, e nausearlo, ove sono lezzosi e cattivi: e che possa ciò osservarsi fino ne' bruti animali, che fiutano le parti pudende per accingersi alla venere, o fuggirla. Leggete Uxan, il quale intorno agli effluvi scrive elegantemente cosí: «Hinc porro vides, quanto discumbis periculo cum impuro lecti socio: quot tabidos hac de causa factos novi, sanissimos olim? Quantum hinc cavenda lecti consortio? Quantum hinc marcet formosa puella sicco admota seni, dum illa vigescit? Nec melior potuit inveniri modus refocillandi decrepitum Judœorum Regem David, quam consulendo, ut illum in sinu foveret perpulchra Shunamita virgo».

Però, son sicuro che dovrà giurar nella jettatura chi sente un fatto accaduto in Padova, e rapportato dal dotto e grave medico Antonio Vallisneri. Vi era un uomo, cui la vista del pipistrello (che, perché quasi è quadrupede volante, dicesi avis non avis) cagionava convulsione, tramortimento, sconcerto di umori. Il valentuomo Vallisneri dubitò se i mali di colui nascevano dall'apprensione, e dalla fantasia corrotta, ovvero da jettatura degli effluvi del pipistrello. E che fece? Racchiuse in uno stipetto un pipistrello, sicché non era veduto affatto da quel galantuomo, il quale ignorava che colà era l'inimico augello racchiuso. Eppure gli stessi sfinimenti, e convulsioni intese colui: che finirono, mandandone via il pipistrello. Negate ora, che gli effluvi di un corpo possano produrci de' mali, e quasi, diceva, ammazzarci? È graziosissimo un epigramma di Marziale sugli cattivi aliti ed effluvi di quel celebre jettatore Sabidio, cui disse, ne' versi sopra recati, che gli era antipatico.142

 

 





140          Galeno, de loc. affect., III 7, VI 5.



141          Langius, lib. 2, epist. 36.



142          Lib. III, epigr. 17:

   Circumlata diu mensis scriblita secundis

                Urebat nimio saeva calore manus.

   Sed magis ardebat Subidi gula: protinus ergo

                Sufflavit buccis terque quaterque sui

   Illa quidem tepuit, digitosque admittere visa est.

                Sed nemo potuit tangere: merda fuit.

                Non è dissimile il 93, lib. VII:

   Unguentum fuerat, quod onyx modo parva gerebat.

                Olfecit postquam Papilus, ecce garum est.



«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License