Nicola Valletta
Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura

CICALATA IN DIFESA DEL FASCINO VOLGARMENTE DETTO JETTATURA

32. Come la jettatura si possa conoscere ed evitare

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32.

Come la jettatura si possa conoscere ed evitare

 

Per le quali cose è manifesto che sommamente c'interessi il conoscere i jettatori; e siamo alla terza ed ultima parte di questa minchioneria. Egli fu estimato sapiente nella Grecia Talete, sol perché all'uomo prescrisse quell'aureo precetto, conosci te stesso. Ma non sarebbe meno aurea massima, conosci gli altri. È assioma: «interest Reipublicae cognosci malos». Paracelso167 dice che non è dotto, chi non giunge ad intendere i pensieri altrui. Specialmente in fatto di jettatura, conosci i jettatori, vorrei che si iscrivesse nel cuore d'ognuno. Ed essendo noi nati in società, l'essere in essa felici consiste nel conoscere, ed evitare i jettatori. Pitagora trattava sempre di ben conoscere i suoi seguaci.168 Senza ragione e religione, di Giove lagnavasi Medea presso Euripide,169 perché non trovava segni nel corpo degli uomini cattivi per ravvisarli. Realmente tanto i costumi degli uomini, quanto i jettatori, si possono per esterni non infidi ed ambigui segni riconoscere.

Tal conoscenza deriva dal sistema proposto delle spezie di jettatura, secondoché deriva o da molesta sensazione, che l'antipatico ci fa, o dagli effluvi di chi è jettatore, o da occulta forza e potenza di alcuno su di noi. La prima è facile a conoscersi da chicchessia; anzi fassi sentir da sé:

 

Deh guardiamci in tutte l'ore

Da chi mal segnò il Fattore.

 

L'altre richieggono mature considerazioni, ed applicazione seria sulla condotta di nostra vita; e si conoscono da' prudenti uomini soltanto, i quali non solo gli antipatici evitano, ma altri che volto geniale hanno piuttosto, però per l'esperienza continua, con essi si è sempremai sofferto del male. Da questa pratica ben intesa è agevol cosa evitare i jettatori e cacciarli via senza le civili maniere: e conoscere qual rimedio rimova la jettatura; del gioco per esempio, dell'allegra conversazione, del tribunale, del viaggio, ed altre: non ogni erba ad ogni male confacendosi.

Vi ha de' rimedi dagli antichi proposti a tal uopo. Che fosse la jettatura un morbo è chiaro da tanti libri de' medici, che ne han parlato, e ne han proposta, benché invano, la cura. Fragli altri antidoti ed antichi rimedi contro di essa, e per preservazione ancora dagl'incantesimi e malefici, ritrovo i seguenti: l'invocare la Dea Nemesi: le buone precazioni di coloro che con ammirazione guardavano, o lodavan altri; ex. gr. praefiscini: le benedizioni di quelli che volevano altrui ispirar coraggio e valore a togliere il fascino: il portare adosso alcune cose naturali; come la ruta agreste,170 alcune radici,171 la coda del lupo:

 

Pars caudae prodesse viris, quos fascina vexat172

 

il cuoio della fronte della Jene:173 la cipolla, che il diavolo dicesi rispettare, perché gli antichi l'adoravano pari a lui:174 e quell'erba di odorifera radice, detta baccharis, baccari volgarmente guanto di nostra Signora, perché costipa i meati, e restringe la dilatazione degli spiriti, che la soverchia lode produce; onde chiude cosí la porta del fascino.175

Democrito Abderite portava, o mostrava la pietra catochites. I cacciatori soleano rompere un rampollo della quercia. Altri credeano, che con lo sputarsi tre volte in seno, il fascino si rimovesse:176 altri con umidire le labbra e la fronte colla saliva. Fascinationes saliva jejuna repelli, veteri superstitione creditum est.177 E Persio:178

 

Ecce avia, aut metuens Divum matertera cunis

Exemit puerum, frontemque, atque uda labella

Infami digito, et lustralibus ante salivis

Expiat, urentes oculos inhibere perita.

 

Francesco Stelluti traduce:

 

Ecco l'avola, o zia, che degli Dei

Timorosa è cotanto, ha già di culla

Tolto il picciol bambin, cui perch'è pratica

Ad impedir d'occhi nocenti il fascino,

Col mezzan dito, e col purgante sputo

La fronte prima, e i labbri umidi purga.

 

Dippiú versi fescennini cantavansi: faceasi il frullo.179 Finalmente soleasi portar sospesa qualche cosa turpe, perch'essa credeasi poter, destando il riso, distogliere e rimuovere gli occhi di chi avesse per avventura guardato.180 Tal era il corno caprino, il corallo rosso, e principalmente l'imagine della viril parte; cui perciò fu dato il nome di fascino;181 ed a cui poi succedette il dito di mezzo, contratti i due diti vicini. Marziale182

 

Et digitum porrigito medium

 

ovvero messo il dito grosso frall'indice, e il medio, facendosi le fiche. Molte altre cose adoperavano gli antichi; cosicché i Trionfanti oltre del pinco, portavano dinanzi una Bolla, che contra gl'invidiosi fascinatori racchiudeva rimedi potenti.183

Che se la morale pur qui si volesse toccar per poco, dee l'uomo, per evitare d'invidia il livore, non insuperbirsi, né vantarsi mai. L'egualità concilia e difende l'amicizia: l'ostentazione è sempre cattiva. È bellissima sentenza de' greci: «latendum esse dum vivimus, ut feliciter vivamus». Che anzi dee far che le altrui viltà non ridondino a sua lode. Apelle non solo presso i Rodi non si gloriò mai, ma in pubblico disse che le opere di Protogene, pittore in poco conto tenuto, avrebbe egli comprate per darle come sue. Alla per fine, poiché la jettatura per ordinario da mal di propria fantasia sconvolta ed agitata procede, il rimedio è di tentare la guarigione di questa interna nostra potenza.

 

 





167          De Philosophia sagaci.



168          Gellio, N. A., I 9; Jamplico nella sua Vita.



169          In Medea, v. 516; Eineccio, de incessu animi, indice: princip.



170          Aristotel., sect. 20, Problem. 34.



171          Joseph., Antiqu., VIII 2.



172          Ronsaeus, in venat; Torreblanca de magia, II 52.



173          Plin., lib. XXII, C. 3; Thiers, tratt. delle superstiz.



174          M. le Lancre.



175          Dioscorides, lib III, c 46; Athenaeus, lib. Dipnos., 3.



176          Theocrit., Idil. 6, v. 39; Petron. Arbitr.; Tibull., lib. I, eleg. 5; Callimach.



177          Alex. ab Alex., Dier Genial., lib. V.



178          Sat. 2.



179          Orator. de crepitu ventris.



180          Varro, de L. L.



181          «Dum vivis, sperare licet: tu rustice custos / Huc ades, et nervis tente Priape fave»; Petron. Arbitr., pag. 75.



182          Epigramm. 28, lib. II; Plin. XIII 8, XXVI 10, XXVIII 4 8.



183          Jo. Schefferus, de antiquorum torquibus, c. 3; Vinc. Alsarius, de invidia et fascino veterum, Tom. 12 Thesaur. Rom. Antiqu. Graevii.



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