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Alfabetica [« »] epoche 1 epopea 1 eppure 6 era 278 eran 3 erano 60 eravamo 37 | Frequenza [« »] 326 è 308 io 307 della 278 era 256 più 254 con 240 egli | Émile Zola Nuove storielle a Ninetta Concordanze era |
Parte
1 Bio| piano dell'opera grandiosa era già completo nella mente 2 Pre| abbastanza bene quando non era presa da soggezione; ma 3 1| beate mi si fanno distinte. Era una mattina, in barchetto, 4 1| prime porpore del cielo; – era un mezzodì, sotto gli alberi, 5 1| noi, senza un brivido; – era una sera, in mezzo a un 6 1| pioveva dalle colline; – era una notte, camminando lungo 7 1| il mio primo libro. Esso era tutto pieno della tua esistenza, 8 2| pungenti, nè guerra sorda. Egli era d'una tale gentilezza, ch' 9 2| pensava che nel Castello c'era un uomo, provava un sottil 10 2| provava un pieno benessere; era un po' languente pel caldo, 11 2| riflettere; la sua immaginazione era alterata dalle terribili 12 2| illuminava tutto il bacino. Era una luna magnifica. Il bacino 13 2| V.~ ~ ~ ~Adelina s'era gettata nel fitto delle 14 2| ritornata in sè ed ella, ormai, era risoluta di passare là un' 15 2| un'ora, vide che l'acqua era d'una limpidità veramente 16 2| anguilla de' suoi raggi. Era un bagno d'oro liquido e 17 2| una radice per sedersi s'era rassegnato a rimanersene 18 2| coll'acqua fino al mento, s'era messo a discorrere colla 19 2| attardava sulla riva. E ciò era orribile. Solamente, aveva 20 2| ancora; poi si ricordava ch'era dietro il tronco d'una grossa 21 2| non ostante, quel conte era un uomo abbominevole. Lo 22 2| non le aveva gridato ch'era là a fare un bagno? Ella 23 2| poteva mostrare le spalle. Era uscita un poco dall'acqua. 24 2| le braccia nelle maniche. Era coperta dalle ninfee fino 25 2| batteva proprio sugli occhi, n'era stordita, abbagliata. Non 26 3| fresca. Durante la notte, era scoppiato un violento uragano. 27 3| in dieci minuti, il che era assai meritorio per una 28 3| V.~ ~ ~ ~Il pendìo era coperto di piante di fragole; 29 3| raccolta fu finita, pensammo ch'era tempo di cercare un cantuccio 30 4| timore, poichè il gran Michu era un gagliardo dai pugni enormi, 31 4| II.~ ~ ~ ~Il gran Michu era del Varo. Suo padre, un 32 4| nella pianura di Uchâme, gli era riuscito a nascondersi. 33 4| formidabile.~ ~Il gran Michu era d'altronde, per età, assai 34 4| E dopo tutto ciò, egli era d'una dolcezza estrema. 35 4| appetito eguale. Egli ch'era tanto altero, giungeva persino 36 4| cucina del collegio.~ ~Questo era uno dei nostri più grandi 37 4| al passeggio. La regola era che i maestri di studio 38 4| porzioni. Per esempio, quando c'era salsiccia, bisognava vedere 39 4| Il piano di que' signori era d'una semplicità eroica: 40 4| insegnatagli da suo padre, – non era mai stata messa in lui a 41 4| La sera, al refettorio, era il giorno del baccalà colla 42 4| mostrare che, quando voleva, era capace di non mangiare.~ ~ 43 4| colazione, scoppiò la rivolta. Era il giorno dei fagiuoli colla 44 5| angelica, la piccola baronessa era beatamente assisa al suo 45 5| pioggia. La cara creatura era venuta alla predica con 46 5| saltando sul lastrico, s'era leggermente bagnata la punta 47 5| sua carrozza, d'altronde, era ottima, chiusa, tepida come 48 5| più allegra.~ ~In fondo, era tormentata dal timore che 49 5| gesto che diceva com'ella era pienamente d'accordo col 50 5| esse; – ma tutto questo non era certo di gusto della baronessa.~ ~ 51 5| in un'estasi soave. Ella era seduta comodamente su d' 52 5| incanto delle sue pompe. Era la festa de' suoi sensi. 53 5| deliziosamente, a sua insaputa, era il soffio tiepido del calorifero 54 5| gonne. La piccola baronessa era assai freddolosa; il calorifero 55 5| IV.~ ~ ~ ~Il vicario era sempre in piena collera. 56 5| coi tartufi, e il pomard era il suo vino favorito. Il 57 5| vino favorito. Il vicario era un bell'uomo, fra i trentacinque 58 5| fattoria. Ed oltre a questo era uomo di mondo, ghiotto, 59 5| e la piccola baronessa n'era pazza. Ei le diceva con 60 5| stessa galanteria; perciò era l'idolo di queste signore.~ ~ 61 5| salotto, la sua poltrona era accanto al caminetto; a 62 5| come se si comunicasse.~ ~Era così buono, così buono il 63 5| stato di dormiveglia in cui era, lo vedeva alla sua tavola, 64 5| mise a singhiozzare. Quest'era la sua solita tattica. Egli 65 5| pose da pellicano ferito. Era il bouquet, il finale, il 66 5| come intorpidita. Ella s'era aggomitolata, rinchiusa 67 5| cappella dei Santi Angeli, vi era un grande affresco, rappresentante 68 5| braccia muscolose! Il peggio era che uno fra essi somigliava 69 5| indovinata: il suo cocchiere non era ancora a' piedi della gradinata. 70 6| marchesa. Come la sua voce era commossa nel fare questa 71 6| ministero. Questa veste era guernita di merletti bianchi, 72 6| pallore del cielo.~ ~Ell'era stupenda quella sera, co' 73 6| adorabilmente.~ ~Al bosco era un freddo da lupi, un vento 74 7| delle risa di monella; là c'era un'intera famiglia: padre, 75 7| appuntite. Il suo viso ossoso era giallo, con grossi occhi 76 7| imbarazzo.~ ~Un giorno, – era piovuto la vigilia e il 77 7| la vigilia e il mio cuore era oppresso, – mentre scendevo 78 7| sassolini della strada. Il cielo era pallido. Trovai un sollievo 79 7| riconosciuto. Il mio vicino Giacomo era beccamorti.~ ~Lo vidi allontanarsi, 80 7| toccasse il mio vestito. Egli era là colla fronte china, e 81 7| riflettuto a queste cose, e s'era stupito del disgusto e del 82 7| Giacomo che il suo còmpito era santo. Ma egli alzò le sue 83 7| de' suoi morti. Un giorno, era una ragazza: – la povera 84 7| troppo. Un altro giorno, era un vecchio – quel vecchio 85 7| aveva rotto il braccio: era un grosso funzionario, che 86 7| Otto giorni dopo, egli era morto.~ ~Ero sulla soglia 87 8| convinzioni. La vera felicità era su quel tetto, dietro quella 88 8| con tanta cura. E la prova era che nello stesso modo si 89 8| carne sanguinolenta. Là, c'era l'ignoto, l'ideale. Un giorno 90 8| ed io miagolai con loro. Era un incanto. Essi non avevano 91 8| mai latte inzuccherato m'era parso sì dolce. Tutto mi 92 8| brutta la strada! Non c'era più quel caro calore, quel 93 8| gatto grasso come voi non era fatto per le gioie aspre 94 9| vettura. A quel ballo c'era un caldo soffocante, sotto 95 9| padre, mi dicesti spesso, era un buon uomo, che mi lasciò 96 9| grandi castagni. Il giardino era quasi vuoto. Alcune signore 97 9| a qualche passo da me. Era una fanciulletta bionda, 98 9| po' più di civetteria.~ ~Era riuscita a prendere alla 99 9| dozzina di riverenze.~ ~Ell'era una piccola donna. Fui veramente 100 9| avanzava sul gran viale. Era un'amica, e bisognava incontrarsi 101 9| ha regalato papà.~ ~Quest'era il non plus ultra. Ella 102 9| oltraggiata. La sua amica era sconfitta: non aveva ombrellino 103 9| cappello, senza dubbio, non era più di moda. Si beffavano, 104 10| saziava co' suoi sguardi.~ ~Era una ragazza grande e forte, 105 10| lasciando la paglia, dov'era nata, ella aveva compreso 106 10| il suo corredo compiuto, era bello incontrarla pei sentieri 107 10| la miseria del mendicante era sollevata.~ ~I poveri della 108 10| a ciascuno la sua parte. Era buona e tenera come il pan 109 10| avevano più cuore. La sua cura era semplice: prestava agli 110 10| spaventosa la sua miseria. Era cosa sì dolce l'amare e 111 10| partecipazione, per avvisarli ch'era forzata di sospendere le 112 11| Il fabbro-ferraio era un uomo alto, il più alto 113 11| Quattro Cantoni. La luce era tale che, quando il portone 114 11| tale che, quando il portone era spalancato, pareva incendiasse 115 11| lasciando un lampo dietro di sè. Era la «Demoiselle» alla quale 116 11| operaio. Quando l'aratro era finito, mi v'inginocchiavo 117 11| uomo soddisfatto. Egli non era mai triste, mai stanco. 118 11| tutta la sua ampiezza. Egli era beato contemplando quell' 119 11| aratri a tutto il paese. Era suo orgoglio che neppure 120 11| senza di lui. Se la pianura era verde in maggio e gialla 121 11| maggio e gialla in luglio, era debitrice a lui di quella 122 11| sinistra, a dritta. La valle n'era tutta piena.~ ~Nel veder 123 11| testa. Quel toc-toc-toc-toc era come il pendolo giocondo 124 11| i caldi pomeriggi! Egli era nudo fino alla cintura, 125 12| scarpe; ricorda che, quand'era piccina, sua madre la conduceva 126 13| di spavento. Waterloo non era che una fattoria, Magenta 127 13| montagne. Il piccolo villaggio era esso a sinistra o a destra 128 14| curiosa di vini squisiti. Era la confusione nella dolcezza!...~ ~ 129 14| qualche quadro di David; era all'Agora; fumava con gesti 130 14| di gettarsi nella Senna, era Leandro che attraversa 1' 131 14| vento.~ ~Alla sera, l'acqua era ardente. Il cocente sole 132 14| qualche volta avevo paura. Ed era già per me un'emozione; 133 14| me un'emozione; notate; – era un acre piacere.~ ~Bisogna 134 14| capannotto venatorio; ma era troppo presto, non distinguevo 135 14| temevo di sparare, come m'era accaduto talvolta, su qualche 136 14| facoltà si tendevano; io era là curvo per ansietà.~ ~ 137 14| Ieri, intanto che la madre era uscita, venne ad accoccolarsi 138 14| un vasto bacio di ciò ch'era ieri e di ciò che sarà domani. 139 14| cara Provenza. Il De Musset era allora mio compagno.~ ~Io 140 14| prossima a divenir madre, era seduta davanti un prato. 141 14| ozio ricco ed elegante. Era una felice di questo mondo.~ ~ 142 14| fremente del suo petto. Era un va e vieni furtivo, occupazione 143 14| sentieruolo, che seguiva la costa, era orlato di larghi campi di 144 14| dolce profumo. La campagna era chiara e alcuni moscerini 145 14| angusta delle altre. Vi era qualche marmitta di ferro 146 14| anche un tondo; ma non c'era la minima apparenza di pentole 147 14| quartiere. E quel caro piccino era sì sudicio, sì verde e sì 148 14| avrebbe ricevuto malissimo. Io era il primo profano che penetrava 149 14| giardino incolto. In fondo era la casa, una fabbrica in 150 14| riempivano. Ogni mucchio era fatto di una speciale qualità 151 14| morrò felice.~ ~Quest'uomo era ingrandito a' miei occhi; 152 14| l'annunzio d'una vittoria era passato su Parigi come un 153 14| regnava nelle strade. Vi era un gruppo di fattorini che 154 14| intesi dei singhiozzi. Era un vecchio ciabattino che 155 14| il marciare delle quali era divenuto una delle nostre 156 14| quelle limpide mattine, era una festa.~ ~Mi ricordo 157 14| i mucchi di sassi. E non era raro che la banda scendesse 158 14| immischiarsene.~ ~La nostra casa era la casa di Dio. Mia nonna, 159 14| casa di Dio. Mia nonna, ch'era nativa della Beauce, sorrideva 160 14| nome del loro villaggio, ed era felice quando quel villaggio 161 14| trincato con essi.~ ~Uno era piccolo e l'altro grande. 162 14| venne a battere alla porta. Era il piccolo, ed era solo.~ ~– 163 14| porta. Era il piccolo, ed era solo.~ ~– Il mio camerata 164 14| ora d'uscirne.~ ~Chauvin era stato sergente, e ritornava 165 14| confidenze.~ ~In fondo, egli era d'un'ingenuità infantile. 166 14| di smargiassate militari; era un ciarlone inconscio, un 167 14| un fuoco d'inferno. Non c'era mezzo d'andarsene. Ad ogni 168 14| che si stesero a terra. Era una vergogna; ci lasciarono 169 14| Vi assicuro io che non si era a nozze. E il mattino, quando 170 14| nell'esercito francese. Egli era d'una semplicità adorabile, 171 14| avevate paura?~ ~– Oh! io era come gli altri, – rispose 172 14| Cominciò ad amarla, perch'ella era triste e sofferente. Prima 173 14| conoscete la casa. Essa era modesta, bianca, perduta 174 14| che di lei e per lei. Ella era l'anima di quel cantuccio 175 14| lenta: «Ell'è morta!» – Ella era morta sotto il pergolato 176 14| malinconica del tramonto. Ell'era morta in mezzo alla sua 177 14| La casa, da un lato, era tutta rovinata. Essa lascia 178 14| pergolato che, per miracolo, era rimasto intatto. Là, in 179 14| aveva tanto amato; egli era morto dov'era morta Maddalena.~ ~ 180 14| amato; egli era morto dov'era morta Maddalena.~ ~Raccolsi 181 14| a colpi di badile ciò ch'era stato risparmiato dagli 182 14| parlato con un fuggitivo, ch'era rimasto quindici giorni 183 14| Neppure un colpo di cannone era stato tirato alle sette, 184 15| giovane grande e bruna che era nata per me colla nuova 185 15| tenerezza del giorno ch'egli era venuto a prendermi nella 186 15| fredda e deserta, dalla quale era partito il convoglio funebre 187 15| mattina di maggio.~ ~Il cielo era tutto bianco all'orizzonte, 188 15| di me un sapiente. Ma io era dalla parte opposta della 189 15| riprensioni; e il latino era dimenticato. Il mio povero 190 15| nella pelle. – La valle era mia, affatto mia; l'avevo 191 15| collo sguardo un cespo ch'era proprio tutto un mondo. 192 15| della vallata; essa non era più la mia buona amica; 193 15| posto della valle; Babet era la primavera. – Io non le 194 15| cavo della mano; ma la riva era alta, e Babet, essendo sdrucciolata, 195 15| cima delle mie dita; ma era troppo tardi, l'acqua se 196 15| troppo tardi, l'acqua se n'era ita. Ella diede allora in 197 15| tanto più che di solito egli era ciarliero. La mia inquietudine 198 15| cresceva ad ogni passo. Non c'era dubbio; egli mi aveva veduto 199 15| sgridarmi a suo agio. Ce n'era almeno per un'ora! La colazione 200 15| che il momento terribile era venuto.~ ~Il fiume si voltava 201 15| che il momento di lavorare era venuto.~ ~Mio zio pareva 202 15| ringrazio!~ ~Mio zio Lazzaro era tutto rosso. Egli sentiva 203 15| separazione.~ ~La colazione era fredda, come lo avevo preveduto, 204 15| giovinezza energica della terra era penetrata nel mio cuore, 205 15| freschezza dell'erba.~ ~Io era uscito per vedere Babet; 206 15| parve eterna di felicità. Era dessa la mia giornata di 207 15| verso le tre del mattino, io era steso sulla nuda terra, 208 15| dalla polvere. Il nemico era finalmente dinanzi a noi, 209 15| Mio zio piangeva perch'era povero, perchè doveva lasciarmi 210 15| bruscamente alla terribile realtà. Era spuntata l'alba, e la pianura 211 15| crescente riempiva l'aria: era l'appello delle trombe, 212 15| Il campo di battaglia era scelto meravigliosamente 213 15| le alture, e la pianura era solcata da lunghe file d' 214 15| Una rabbia furiosa s'era impadronita di noi. Quando 215 15| sola idea che mi restava, era che sparerei finchè tutto 216 15| suoi pezzi.~ ~Ma lo slancio era preso, le palle non fermavano 217 15| Lazzaro.~ ~Quando risensai, io era coricato sul fianco, nella 218 15| Intorno a me la terra era nera. Alzando la testa vidi, 219 15| orribile; il monticello era coperto di corpi tagliali 220 15| pezzi e sfigurati; il sangue era sgorgato in tanta abbondanza 221 15| strepito delle fucilate s'era allontanato. Lacrime dolcissime 222 15| fulvo. L'azzurro del cielo era più pallido.~ ~Terminai 223 15| sotto il sole di piombo. Ed era in quella pianura desolata, 224 15| Compresi finalmente ch'era il signore di Montrevert, 225 15| Io l'avevo creduto morto. Era coricato colla faccia contro 226 15| braccia aperte. Quell'uomo era stato buono con me, sentivo 227 15| sul campo di battaglia. Era la fine d'un bel giorno.~ ~ 228 15| fasciava, se la mia ferita era grave:~ ~– Grave! – mi rispose 229 15| Duranza, mia prima amante, era adesso per me una buona 230 15| che ne circondava, Babet era sterile. Benchè fossimo 231 15| prima di essere prozio. Egli era ritornato fanciullo, e si 232 15| di avere un ragazzo; egli era già grande e portava dei 233 15| domandò, – che sia per oggi?~ ~Era un mese che ogni mattina 234 15| dato la fortuna. Anch'essa era all'autunno: ella aveva 235 15| popolo di vendemmiatori era opera mia, quelle viti erano 236 15| pallidissimo. La domestica era finalmente arrivata alla 237 15| dolore. Lo zio Lazzaro, ch'era asceso adagino dietro a 238 15| bussava già all'uscio, che io era ancora a metà della scala, 239 15| batteva a gran colpi. Mio zio era chino sulla culla. Babet 240 15| avea fatto obliare. Egli era tutto roseo. Babet diceva 241 15| sorridenti.~ ~La finestra era spalancala. L'odore dell' 242 15| si è colti dal sonno.~ ~Era discesa in noi una tale 243 15| inquietudine. Durante la notte era sopravvenuto lo sgelo, e 244 15| della masseria. Giacomo era alzato da lungo tempo. Io 245 15| aveva già diciott'anni; era grande, robusto, aveva le 246 15| salici della riva. Giacomo s'era fatto un vero contadino, 247 15| anni, e, da due anni, ell'era la gioia del podere. Nata 248 15| credevamo più d'aver figli, ell'era doppiamente amata. La sua 249 15| ce la rendeva più cara. Era trattata da signorina; sua 250 15| tanto la piccola Maria era graziosa colle sue gonnelline 251 15| ornate di nastri.~ ~Maria non era discesa dalle mie spalle.~ ~– 252 15| si spandeva nella stanza, era d'una tristezza mortale.~ ~– 253 15| provava a scherzare, ma era inquieto come noi senza 254 15| fuoco; l'aria al di fuori era tiepida, ma in casa, pioveva 255 15| rideva, rispondendomi che lui era giovane, e che avrebbe fatto 256 15| pensavo allo zio Lazzaro, ch'era rimasto sì calmo in faccia 257 15| zio Lazzaro.~ ~La finestra era come murata; la nebbia, 258 15| Dietro a questa muraglia c'era il vuoto, l'ignoto. Solo 259 15| La Duranza straripava. Era essa che mandava quel clamore 260 15| sulle montagne, ogni poggio era diventato un torrente, che 261 15| momento del disgelo, l'acqua era salita fino alla porta della 262 15| masseria. Ma giammai l'onda era cresciuta così rapidamente. 263 15| ricordavo che lo zio Lazzaro era tenero delle tue acque chiare, 264 15| momento Margherita, che si era avvicinata alla finestra 265 15| quando una voce mi chiamò. Era Giacomo che si aggrappava 266 15| trovare. E, sentendo ch'era impossibile di utilizzare 267 15| stesso abbraccio.~ ~Giacomo era ritornato alla finestra. 268 15| strappato dalla corrente, era caduto davanti la finestra. 269 15| Largo parecchi metri, esso era fatto di travi leggere e 270 15| piccola Maria: la fanciulla s'era svegliata, e, piena di spavento, 271 15| poichè sentivo che quello era un bacio supremo.~ ~L'acqua 272 15| A poco a poco la nebbia era sparita. Poteva essere mezzanotte 273 15| orrore grandioso. La valle era divenuta fiume. Da un colle 274 15| viale di quercie dove s'era rallegrata la mia giovinezza 275 15| quello scoglio.~ ~Babet s'era levata ritta in piedi e 276 15| erano in fondo. Ella gli si era certo attaccata, l'aveva 277 15| occhi. Nasceva il giorno. Era finita la mia notte d'inverno: 278 15| inverno: terribile notte che era stata complice dell'assassinio