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VII risposta ad alcune obbiezioni fatte al calendario dello scorso anno, intorno al tempo opportuno in cui debbonsi sarchiare i seminati. |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Il signor Mariano Distefano da Santa Ninfa si è compiaciuto l’anno scorso di farci giungere alcune sue difficoltà sul principio da noi stabilito nel calendario di quell’anno, che val meglio sarchiare i seminati in febbraio che in gennaio. Noi conoscendo qual peso meritano le osservazioni di questo esperto agricoltore, ed altronde persuasi che le difficoltà che ci si fanno non sono che lumi che ci si somministrano e mezzi onde rintracciare la verità, ci facciamo un dovere di sottomettere al giudizio dei coltivatori siciliani le ragioni che ci determinarono a stabilire quel principio.
Il sig. Distefano trova strana la proposizione da noi annunziata (Calendario 1820, febbraio) a proposito del sarchiare che «male fanno coloro che sarchiano in gennaro, e stoltissimo l’adagio: La zappudda di jinnaru inchi lu granaru».
Ciò che ci sorprende si è che egli trova giusto quanto ivi da noi si dice a proposito del sarchiare; conviene che deve evitarsi di farlo nei giorni piovosi e troppo freddi; che se la terra non è sciolta l’operazione è certo nocevole; che si rischia a far perire la pianta scoprendone le radici e lasciandole esposte al gelo, e trova poi strana la conseguenza che se ne tira che non convien far quel lavoro nel cuor dell’inverno. L’adagio che dai nostri villici si cita, considerato semplicemente come adagio, è giusto; considerato come precetto è falso. Tutti gli adagi in fatto di agricoltura sono condizionati, e quello di cui si parla deve intendersi che quando le circostanze permettono di sarchiare in gennaro quell’operazione è utilissima. Ma il dir poi che sempre è utile il sarchiare in gennaio è una proposizione stoltissima.
Noi preghiamo il sig. Distefano a riflettere a ciò che noi dicemmo l’anno scorso, che nel nostro Calendario noi avremmo regolate le operazioni agrarie su quel medio che più si avvicina alla generalità. Ora il sig. Distefano non negherà sicuramente che nella generalità in Sicilia predominano le terre argillose e tenaci, che saziate d’acqua perdono la friabilità e si attaccano facilmente ai piedi dei lavoranti, ed allo strumento; che fra noi le sementi durano per l’ordinario per tutto dicembre; che di rado accade fra noi che in gennaio non siano pioggie e geli: laonde, dovendoci regolare colla generalità, abbiamo creduto di stabilire che per sarchiare è bene l’aspettare a farlo dopo il solistizio d’inverno, quando l’atmosfera comincia ad intiepidirsi, la terra a prosciugarsi, e le pioggie ed i geli sono meno frequenti.
Del resto se il sig. Distefano coltiva un suolo asciutto e friabile: se lo ha ben preparato negli anni antecedenti con generose concimazioni e buoni lavori; se la stagione gli è stata propizia per seminare in ottobre; se Iddio lo aiuta a concedergli un tempo asciutto e senza geli in gennaro, facci cuore e si rida del nostro progetto, e può sarchiare a drittura i suoi seminati, non che in gennaio, ma in dicembre, e noi saremo i primi a compiacerci di veder colla sua buona ventura mentita la nostra teoria.