Niccolò Palmeri
Calendario dello agricoltore siciliano

XVI. sulla coltivazione del riso secco della cina.

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XVI.
sulla coltivazione del riso secco della cina.

Nel numero de’ mali, a’ quali l’amor del guadagno ha soggettato gli uomini, bisogna ascrivervi quelli che l’aria malsana eccitata dalla coltivazione del riso ha recato alla pubblica salute. Un termine a questi mali noi scorgiamo nell’introduzione fattasi da pochi anni in Europa del riso secco della Cina, e vediamo perciò poter essere gradevole ai nostri lettori, e forse utile per l’umanità, far conoscere il metodo di coltivazione di questa varietà preziosa di quella pianta, che potrà in breve sostituirsi al riso acquatico finoggi coltivato.

Sopra un terreno irrigabile, lavorato almeno con tre arature, e ben ingrassato con concio animale nella quantità usata per il grano turco, se ne fa sul finir d’aprile la seminagione in solchi regolari, fatti con un leggiero aratro, e con un erpice costrutto colle differenze adatte al bisogno. La semente pria d’affidarsi alla terra sarà posta in mollo per dodici ore, ovvero sarà il campo antecedentemente irrigato. Un quintale e rotoli dodici di riso all’incirca è la quantità di seme necessaria per ogni salma legale di terra. Ricoperta la sementa sarà il terreno nuovamente inaffiato, ed essendo la pianta convenevolmente cresciuta, si estirperanno con diligenza l’erbe parassite facendo succedere a ognuno di questi lavori l’innaffio del campo. Se il bisogno l’esige, sarà l’irrigazione più frequentemente ripetuta. La mondatura dalle malerbe bisogna praticarsi almeno tre volte, coll’intervallo di tre settimane; e le altre si eseguiranno con la piccola zappa per la economia del tempo e della spesa. Dopo quattro mesi di vegetazione si matureranno le spighe, e se ne farà il raccolto. Il reddito di questa pianta in Italia, giusta gli esperimenti del cavaliere Rosa, è stato di 47 per uno, ed è da notare che non tutti i grani si son potuti staccare dalla spiga perchè immaturi, senza di che si sarebbe raddoppiato il prodotto; ed ove si volesse dar credito a quanto si rapporta nel Monitore di Parigi, secondo che si legge nel giornale di Napoli n. 249, gli esperimenti praticati in Francia presentano il risultato approssimativo di 650 per uno. Questo riso sottoposto all’analisi chimica si è trovato contenere maggior numero di nutritive che il riso comune, ed ha inoltre un sapore più grato e più piacevole.

L’ubertoso reddito di questa pianta, che si coltiva soltanto irrigandola e senza il bisogno della inondazione, offrendo il doppio vantaggio e di una coltivazione non nociva all’umanità e d’una produzione più utile, ha attirato l’attenzione di molti istruiti coltivatori italiani, che ne hanno già tentato la coltura in grande. La stessa, ed anche maggiore attenzione merita questa pianta per parte degli agricoltori siciliani, i quali potrebbero applicare alla coltura di altri ricchi prodotti le acque superflue alla vegetazione di questa varietà di riso; ciò che in un paese, ove non molto abbondano i terreni irrigabili, dee riputarsi oggetto di massima importanza. Son già pervenuti al nostro professor di botanica sig. Tineo dei grani di questa sorte di riso, del quale forse ne sarà provata nel corrente anno la riuscita nel nostro clima, ove pare che questa pianta debba meglio prosperare che in Lombardia. Noi non ometteremo di pubblicare i risultati di questa esperienza, e se dessa corrisponderà alla comune aspettativa, la Sicilia, oltre il bene che si viene in tal modo ad arrecare alla sua pubblica salute, ricaverà nella coltivazione del riso cinese vantaggi importantissimi così per la sua agricoltura, come per la ricchezza nazionale(16).

G. L.

 





16   Per chi ama avere maggiori notizie, su questo importante argomento, vegga appresso l’art. xxiii del presente Calendario, e consulti pure il volume xii del Giornale di scienze, lettere ed arti per la Sicilia, pag. 253, dove è inserito un bellissimo articolo del distinto botanico Giovanni Gussone sul coltivamento del riso secco cinese.     L’Editore



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