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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
L’oggetto del presente calendario quello essendo di diffondere utili cognizioni agrarie, principalmente presso i piccoli agricoltori, crediamo bene a proposito indicare taluni eccellenti metodi di coltivazione applicabili all’economia dei piccoli poderi, perchè possano introdursi ed eseguirsi da noi. Tale è la coltura del nostro lino ramificato, usata nella Fiandra, e che vorremmo veder praticarsi in questo paese, coltura la quale, quanto maggiori cure e diligenze richiede per parte degli agricoltori, tanto maggiormente li compensa con un doviziosissimo prodotto.
La terra che vuol coltivarsi a lino ramificato si lavora bene, e largamente si concima sul cominciar dell’inverno. Si torni indi a lavorare, a stritolare ed eguagliare coll’erpice e col cilindro sul cader della fredda stagione; indi si concima nuovamente colle urine e con sterco colombino.
Si pratica in seguito un terzo lavoro, ciò che far si suole verso la fine di marzo, ed allora se ne esegue la seminagione, ricoprendo la semente alla maniera del grano, coll’erpice cioè e col cilindro. Cresciuta la pianta all’altezza di due dita si sterpano a mani e con ogni diligenza le mal’erbe, e sarà quello il tempo di ramificarlo nel modo che segue.
Si divide il campo principalmente per mezzo di linee paralelle distanti tra loro circa cinque palmi in tanti quadrilunghi; a due lati di ognuno di essi si situano a rincontro delle serie di legni a forca, alti poco più di mezzo palmo, distanti tra loro 4 in 5 palmi. Incastransi sopra questi legni a traverso dei quadrilunghi suddetti dei pali di una corrispondente lunghezza, sopra i quali mettonsi poi dei rami d’alberi sì spessi e fronzuti da formare sopra il lino una specie di tettoia, o graticcia, tutta bucata per i piccoli vani ed interstizii, che lasciano i sopradetti rami. Il lino così coperto s’introduce naturalmente nel crescere per siffatti voti, e questa tettoia di ramoscelli, mentre serve a difendere la pianta sottoposta dalle inclemenze della stagione o dall’ardore dei raggi solari, le appresta al tempo stesso un opportuno sostegno da compartirle vigore e robustezza; ciò che contribuisce grandemente ad una vegetazione perfetta. Quando il lino è arrivato alla sua maturità si raccoglie colle mani, e si espone al sole per 24 ore: se ne fanno poi delle piramidi, e quando sarà ben asciutto si ripone negli appositi edifizii.
Il prodotto del lino coltivato a questa maniera riesce ubertosissimo, e non sono stati nel Belgio rari i casi in cui un tumolo di terra di nostra misura di lino ramificato si è venduto 30 e 40 once, e qualche volta anche di più; e quando anche vogliasi aver riguardo al ribasso generale, che quasi tutte le produzioni agrarie han sofferto ai nostri tempi, non vi ha dubbio che il prodotto ne è sempre ricco e profittevolissimo.
Tali risultati dovrebbero, se non altro, stimolarci a tentare presso di noi queste utili coltivazioni, non ancor conosciute, e siamo persuasi che basterà l’aver cominciato per non recedere in appresso dalle ottime pratiche campestri, e per tentarne in seguito dei miglioramenti.