Guy de Maupassant
Bel Ami

PARTE SECONDA

VI

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

VI

 

 

            La chiesa era parata a lutto e, sul portale, un grosso scudo sormontato da una corona annunziava ai passanti i funerali d'un gentiluomo.

            La funzione era appena finita, e gli intervenuti se n'andavano lentamente, sfilando davanti al feretro e al nipote del conte de Vaudrec, che stringeva loro la mano e rispondeva ai convenevoli.

            Usciti, Georges Du Roy e sua moglie s'avviarono a fianco a fianco per tornare a casa. Tacevano, pensierosi.

            Infine, Georges disse, come parlando tra sé e sé:

            «Però, è enorme

            Madeleine domandò:

            «Che cosa, caro

            «Che Vaudrec non ci abbia lasciato nulla.»

            Lei arrossì all'improvviso, come se un velo rosa si fosse disteso tutt'a un tratto sulla sua carnagione bianca, salendole dal petto al volto, e disse: «E perché mai avrebbe dovuto lasciarci qualcosa? Non ne vedo il motivo

            Poi, dopo qualche istante di silenzio, soggiunse: «Forse esiste un testamento, da qualche notaio. Per ora non sappiamo nulla.»

            Lui rifletté, poi mormorò:

            «Già, è probabile, perché infine era il nostro migliore amico, mio e tuo. Pranzava alla nostra tavola due volte la settimana, veniva e andava quando voleva. Era come a casa sua, da noi, proprio come a casa sua. T'amava come un padre, non aveva famiglia, figli, fratelli, sorelle, soltanto un nipote, un nipote lontano. Sì, deve esserci un testamento. Io non miro a molto, mi contenterei d'un ricordino, una piccola prova che ha pensato anche a noi, che ci voleva bene, che s'era accorto del nostro affetto. Non dovrebbe essersi scordato d'un segno d'amicizia qualsiasi.»

            Lei disse, con aria pensosa e indifferente:

            «Già, effettivamente un testamento ci dovrebbe essere

            Tornati a casa, il domestico consegnò una lettera a Madeleine. Lei la aprì, poi la porse al marito.

           

            Lamaneur

            Notaio

            17, Rue des Vosges

 

            Gentile signora,

            prego la S. V. di volermi onorare d'una visita nel mio studio, dalle quattordici alle sedici, tutti i martedì, i mercoledì e i giovedì, per comunicazioni che la riguardano.

            Gradisca, ecc.

            Lamaneur.

           

            Questa volta era arrossito Georges: «Dev'essere proprio per il testamentodisse. «Strano che chiami te, e non me che legalmente sono il capofamiglia

            Lei per non rispose, poi, dopo un attimo di riflessione, gli : «Vuoi che ci andiamo subito?»

            «Sì, sarà meglio

            Si misero in cammino appena pranzato.

            Quando entrarono nello studio del notaio Lamaneur, il primo giovane d'ufficio si alzò premurosissimo, e li introdusse nella stanza del titolare.

            Il notaio era un ometto tondo tondo, fatto a sfere. La testa pareva una palla inchiodata su un'altra palla, e anche le gambe, corte e piccolette, parevano quasi due palle.

            Salutò, indicò due sedie, e disse rivolto a Madeleine: «Signora, l'ho chiamata per metterla a conoscenza del testamento del conte de Vaudrec, in suo favore

            Georges non seppe trattenersi dal mormorare: «Me l'immaginavo

            Il notaio soggiunse: «Leggerò subito il testo, del resto brevissimo

            Prese un foglio da una cartella che aveva davanti, e lesse

            «Io sottoscritto Paul-Émile-Cyprien-Gontran, conte de Vaudrec, nelle mie piene facoltà fisiche e mentali, espongo qui le mie ultime volontà.

            «Poiché la morte può travolgerci da un momento all'altro, voglio prendere, contro ogni suo eventuale assalto, la precauzione di scrivere il mio testamento, che deporrò nelle mani del notaio Lamaneur.

            «Non avendo eredi diretti, lego tutto il mio patrimonio, composto di titoli pubblici e privati per un valore di seicentomila franchi e di beni immobili per un valore di cinquecentomila franchi circa, alla signora Claire-Madeleine Du Roy, senza alcun onere o condizione. La prego d'accettare questo dono d'un amico defunto in testimonianza del di lui devoto, profondo e rispettoso affetto

            Il notaio aggiunse: «Non c'è altro. L'atto porta la data dell'agosto scorso e sostituisce un altro documento di egual tenore, composto due anni fa a favore della signora Claire-Madeleine Forestier. Tale primo testamento è in mio possesso, e potrà sempre provare, in caso di contestazione da parte della famiglia, che la volontà del signore conte de Vaudrec è rimasta immutata

            Madeleine, pallidissima, si guardava la punta dei piedi. Georges, nervoso, s'attorcigliava fra le dita i baffi. Il notaio riprese, dopo un momento di silenzio: «È chiaro, signore, che la sua consorte non potrà accettare il lascito senza il suo consenso

            Du Roy si alzò, e disse asciutto: «La prego di lasciarmi il tempo di riflettere

            Il notaio, che sorrideva, s'inchinò, e rispose cortese: «Capisco lo scrupolo che la rende esitante. Devo precisarle che il nipote del signor de Vaudrec, il quale ha preso visione stamani delle ultime volontà dello zio, si dichiara disposto a rispettarle qualora gli si versi una somma di centomila franchi. A parer mio, il testamento è ineccepibile, ma una causa farebbe chiasso, e forse le conviene evitarla. Spesso la gente è malevola. Comunque, potrebbe darmi una risposta, su ogni punto, entro sabato

            Georges s'inchinò: «Senz'altro.»

            Poi salutò cerimoniosamente, cedette il passo alla moglie rimasta zitta, e uscì tutto sostenuto, tanto che il notaio smise di sorridere.

            Appena rientrati a casa, Du Roy chiuse bruscamente la porta, e buttato il cappello sul letto, domandò:

            «Sei stata l'amante di Vaudrec

            Madeleine, che stava togliendosi il velo, si voltò di scatto: «Io? Oh!»

            «Sì, tu. Non si lascia tutto il proprio patrimonio a una donna, senza che questa...»

            Madeleine era stata colta da un tremito, e non riusciva più a togliere gli spilli che trattenevano il tessuto finissimo e trasparente. Dopo un attimo di riflessione, balbettò, agitata:

            «Ma via... ma via... sei pazzo... sei... sei... Ma tu stesso... poco fa... non speravi... che ti avesse lasciato qualcosa?»

            Georges se ne stava dritto davanti a lei, e ne seguiva ogni moto dell'animo, come il giudice pronto a sorprendere la più piccola incertezza dell'imputato. Poi disse, calcando bene le parole:

            «Certo... a me sì che poteva lasciar qualcosa... a me, che son tuo marito... a me, come suo amico... capisci... ma non a te... a te, come amica sua... a te, che sei mia moglie. La distinzione è fondamentale, essenziale dal punto di vista delle convenienze... e di ciò che può pensare la gente

            Madeleine lo guardava fisso anche lei, con uno sguardo strano e profondo, come per legger qualcosa, in trasparenza, negli occhi di lui, come per carpirvi quella parte ignorata dell'animo che non si riesce mai a penetrare e che soltanto per brevi istanti si può appena intravedere, in quei momenti d'inavvedutezza, o d'abbandono, o di disattenzione, che son come altrettante porte lasciate aperte sui misteri del nostro intimo. Poi scandì lentamente:

            «Mi sembra però che se... che si sarebbe trovato perlomeno altrettanto strano un suo lascito di tale consistenza... a te.»

            «E perché mai?» domandò lui brusco.

            Lei fece: «Perché...»

            Esitò un attimo, poi proseguì: «Perché sei mio marito... perché, tutto sommato, tu lo conoscevi soltanto da poco... perché io gli ero amica da un pezzo... io... perché il suo primo testamento, fatto quand'era ancor vivo Forestier, era già a mio favore

            4

            Georges s'era messo a passeggiar su e giù a grandi passi. Affermò:

            «Tu non puoi accettare

            Lei rispose con indifferenza:

            «E va bene. Allora è inutile aspettare fino a sabato; possiamo avvertire subito Lamaneur

            Lui le si fermò di fronte; e rimasero di nuovo, per qualche istante, con gli occhi negli occhi, sforzandosi di spingersi fin negli impenetrabili segreti del cuore, di scandagliarsi fin nel vivo dei pensieri. Cercavano, ciascun dei due, di vedere a nudo la coscienza dell'altro in un'ardente e muta interrogazione: intima lotta di due creature che pur vivendo a fianco a fianco s'ignorano ancora, si sospettano, si fiutano, si spiano senza pervenire a conoscersi nel torbido fondo dell'animo.

            Bruscamente, lui le soffiò sul viso a bassa voce:

            «Su, confessa che sei stata l'amante di Vaudrec

            Lei si strinse nelle spalle:

            «Sei uno sciocco... Vaudrec era molto affezionato a me, molto... ma niente di più... mai.»

            Lui batté il piede in terra: «Bugiarda. Non può essere

            Lei rispose tranquilla: «E invece è così.»

            Georges riprese a camminar su e giù, poi, fermatosi di nuovo, disse: «E allora spiegami perché tutta la sua fortuna l'ha lasciata a te...»

            Lei spiegò con aria noncurante e distaccata:

            «Semplicissimo. Come dicevi tu stesso questo pomeriggio, non aveva altri amici che noi, o meglio che me, avendomi conosciuta ch'ero ancora bambina. Mia madre era dama di compagnia di certi suoi parenti. Lui veniva di continuo qui, e siccome non aveva eredi naturali, ha pensato a me. Che per me abbia sentito un po' d'amore, è possibile. Ma qual è la donna che non è stata amata così? Non c'è nulla di male se tale tenerezza nascosta, segreta, gli ha fatto scivolare dalla penna il mio nome quando ha pensato a fissar sulla carta le sue ultime volontà. Mi portava sempre dei fiori, ogni lunedì. Tu non te ne meravigliavi affatto, anche se a te non ne offriva mai, non è forse vero? Oggi mi offre il suo patrimonio per lo stesso motivo, e perché non ha nessun altro a cui donarlo. Sarebbe, semmai, stranissimo che l'avesse lasciato a te. Perché, poi? Chi sei tu, per lui?»

            Parlava con tanta naturalezza e serenità, che Georges rimase perplesso.

            Rispose: «Non importa, non possiamo accettar lo stesso l'eredità a questi patti. L'effetto sarebbe deplorevole. Tutti penserebbero male, tutti spettegolerebbero e riderebbero di me. I miei colleghi son già troppo pronti a invidiarmi e a prendermi di mira. Devo badare più d'ogni altro, io, al mio onore e alla mia reputazione. Non posso ammetterepermettere che mia moglie accetti un lascito di tal natura da un uomo che la voce pubblica già le attribuiva come amante. Forse Forestier non ci avrebbe fatto caso, lui; ma io sì.»

            Lei mormorò con dolcezza: «E va bene, caro, rifiutiamo. Vorrà dire che sarà un milione di meno nelle nostre tasche, tutto qui.»

            Lui continuava a passeggiare, e si mise a pensare ad alta voce, parlando per sua moglie ma senza rivolgersi a lei.

            «Certo... un milione... ma pazienza... Non ha capito, facendo quel suo testamento, a quale mancanza di tatto, a quale oblio delle convenienze s'esponesse. Non s'è accorto in che posizione falsa, ridicola m'avrebbe messo... Nella vita tutto è questione di sfumature... Bastava che me ne lasciasse la metà, e tutto sarebbe stato a posto

            Si sedette, accavallò le gambe e cominciò a torcersi la punta dei baffi, come faceva sempre nei momenti di noia, d'agitazione e di perplessità.

            Madeleine prese una tendina che andava ogni tanto ricamando e disse mentre sceglieva la lana:

            «Io posso soltanto tacere. Tocca a te decidere

            Lui rimase a lungo senza rispondere, poi disse, incerto:

            «La gente non capirà mai né come Vaudrec abbia potuto farti sua unica erede, né com'io abbia potuto permetterlo. Accettare così quel patrimonio equivarrebbe ad ammettere... ad ammettere, da parte tua, un legame colpevole e, da parte mia, una condiscendenza infamante... Capisci come interpreterebbero una nostra eventuale accettazione? Bisognerebbe trovare una via d'uscita, un modo abile di coonestare la cosa... Bisognerebbe lasciar capire, per esempio, che lui ha diviso fra noi due i suoi beni, dando metà al marito e metà alla moglie

            Lei osservò: «Non vedo come ciò sarebbe possibile, dato che il testamento è esplicito

            Lui rispose: «Oh, è molto semplice. Potresti lasciarmi la metà come donazione tra vivi. Non abbiamo figli, e perciò possiamo farlo. A questo modo si tapperebbe la bocca ai maligni

            Lei replicò, un poco spazientita: «No, non vedo nemmeno come si potrebbe tappar la bocca ai maligni quando il testamento è , firmato da Vaudrec

            Lui rispose incollerito: «Ma abbiamo forse bisogno di mostrarlo alla gente e d'attaccarlo ai muri? Sei stupida, alla fin fine. Diremo che il conte de Vaudrec ci ha lasciato i suoi beni metà per uno... Ecco... Tu non puoi accettare il legato senza la mia autorizzazione. Te la concedo soltanto a patto d'una spartizione che m'impedirà di diventar lo zimbello della gente

            Lei gli lanciò un'altra occhiata penetrante:

            «Fa' come vuoi. Sono pronta

            Lui allora si alzò e riprese a passeggiare. Pareva di nuovo perplesso e cercava, adesso, d'evitar lo sguardo scrutatore della moglie. Diceva: «No... decisamente no... forse è meglio rinunziare del tutto... è più decoroso... più corretto... più onorevole... Però, facendo come ho detto, non ci sarebbe nulla da ridire, proprio nulla. Anche alla gente più pignola non resterebbe che inchinarsi

            Si fermò di fronte a Madeleine: «Be', se vuoi, cara, tornerò solo da Lamaneur per consultarlo e spiegargli la faccenda. Gli dirò il mio scrupolo, e aggiungerò che noi siamo fermi sull'idea d'una spartizione, in omaggio alle convenienze, per evitare le chiacchiere. Dal momento ch'io accetto metà dell'eredità, è chiaro che nessuno avrà più il diritto di sorridere. È come dire a fronte alta: "Mia moglie accetta perché accetto io, suo marito, solo giudice di ciò che lei può fare senza compromettersi." Altrimenti sarebbe uno scandalo

            Madeleine mormorò semplicemente: «Come vuoi tu.»

            Lui diede la stura a un profluvio di parole:

            «Sì, tutto apparirà chiaro come il sole, con questa divisione a metà. Noi ereditiamo da un amico che non ha voluto far differenze, non ha voluto far parzialità di nessun genere, non ha voluto aver l'aria di dire: "Vedete, anche da morto, come in vita, fo delle distinzioni fra l'uno e l'altro." Voleva più bene alla donna, è naturale, ma spartendo in parti eguali il suo patrimonio ha voluto far capire in modo inequivocabile che tale sua preferenza era puramente platonica. E sta' certa che, se ci avesse pensato, avrebbe fatto proprio così. Non ha riflettuto, non ha previsto le conseguenze. Come dicevi benissimo un momento fa, ha voluto offrire a te il suo ultimo ricordo come a te, ogni settimana, offriva un mazzo di fiori, senza rendersi conto che...»

            Lei lo interruppe, con una punta d'irritazione nella voce: «Va bene. Ho capito. Non c'è bisogno di tante spiegazioni. Vai subito dal notaio

            Lui balbettò, arrossendo: «Hai ragione. Vado

            Prese il cappello, poi, mentre stava per uscire, aggiunse:

            «Cercherò d'aggiustare la faccenda del nipote con cinquantamila franchi, d'accordo

            Lei rispose, sprezzante: «No, dagli i centomila franchi che ha chiesto E prendili pure sulla mia parte, se credi

            Georges mormorò, colto a un tratto da vergogna: «Oh no, divideremo anche questo. Cinquantamila io e cinquantamila tu, e così ci resterà ancora un milione netto

            Poi aggiunse: «A presto, mia piccola Made

            E andò a spiegare al notaio la decisione presa, attribuendola interamente alla moglie.

            Firmarono l'indomani una donazione tra vivi di cinquecentomila franchi che Madeleine Du Roy faceva al marito.

            Poi, uscendo dallo studio notarile, dato che non pioveva, Georges le propose d'andare a piedi fino ai boulevards. Si mostrò gentile, premuroso, riguardoso, affettuoso. Rideva di tutto, felice, mentre lei se ne stava pensosa e piuttosto sulle sue.

            Era una giornata d'autunno molto fredda. La folla pareva aver fretta, e camminava a passo svelto. Du Roy portò la moglie davanti alla vetrina dove aveva guardato tante volte il sospirato cronometro.

            «Vuoi che ti regali un gioiellodisse.

            Lei mormorò distaccata:

            «Come ti pare

            Entrarono. Lui domandò:

            «Cosa preferisci, una collana, un braccialetto o un paio d'orecchini

            La vista dei monili d'oro e delle pietre preziose dissipò in Madeleine l'ostentata freddezza, e con occhio cupido e interessato lei si mise a guardar le vetrine interne, piene di gioielli.

            Spinta da una subitanea voglia, esclamò: «Guarda che bel braccialetto

            Era una catena di forma bizzarra, con un a pietra differente su ogni anello.

            Georges domandò: «Quanto, questo braccialetto

            Il gioielliere rispose: «Tremila franchi, signore

            «Se me lo lascia a duemila e cinque, è affare fatto

            L'uomo rimase soprappensiero, poi rispose: «No, signore, non posso.»

            Du Roy replicò: «Via, aggiunga anche questo cronometro per mille e cinquecento franchi, e facciamo quattromila in tutto. Pagherò in contanti. Ci sta? Altrimenti, mi recherò altrove.»

            Il gioielliere, perplesso, finì con l'accettare.

            «E sia. Facciamo così.»

            E il nostro giornalista, dopo aver dato l'indirizzo, aggiunse: «Faccia incidere sul mio cronometro queste mie iniziali: G.R.C., a lettere intrecciate sotto una corona baronale

            Madeleine, sorpresa, sorrise. E quando uscirono, lo prese a braccetto con una certa tenerezza. Lo trovava davvero scaltro, e in gamba. Ora che aveva delle rendite, gli ci voleva un titolo, era giusto.

            Il negoziante li salutò: «Stia tranquillo, per giovedì sarà pronto, signor barone

            Passarono davanti al Vaudeville. Vi si rappresentava un nuovo spettacolo.

            «Se vuoi,» disse lui, «stasera andremo al teatro. Vediamo se si può avere un palco

            C'era un palco libero e lo prenotarono. Georges aggiunse: «E se cenassimo al cabaret

            «Oh sì, mi farà piacere

            Era contento come una pasqua, e cercava che altro avrebbero potuto fare.

            «Perché non andiamo a trovar la signora de Marelle e non la invitiamo a passar la serata con noi? C'è anche suo marito, m'hanno detto. Sarei felice di stringergli la mano

            Andarono. A Georges, che temeva un poco il primo incontro con l'amante, non dispiaceva affatto la presenza della moglie, che avrebbe evitato ogni spiegazione.

            Ma Clotilde parve non ricordarsi di nulla e costrinse il marito ad accettare.

            La cenetta fu gaia e la serata piacevolissima.

            Georges e Madeleine rincasarono molto tardi. Il lume a gas era spento. Per rischiarare gli scalini, il nostro giornalista doveva accendere ogni tanto un cerino.

            Giunti sul pianerottolo del primo piano, la fiammella scaturita d'un tratto allo strofinio, fece apparire nello specchio i loro volti illuminati sullo sfondo buio delle scale.

            Parevano due fantasmi pronti a dileguarsi nelle tenebre. Du Roy alzò la mano per rischiarar meglio quelle immagini, e disse con un risolino:

            «Ecco i milionari che passano

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License