Tristano Martinelli
L'epistolario di Arlecchino

PREFAZIONE

V

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V

 

Abbiamo più sopra cercato di raccogliere i documenti circa il modo onde una Compagnia comica, primaria, si componeva nell'aprirsi del secolo XVII; da quante persone era formata: or abbiamo un altro documento, più speciale, sulla designazione de' varii personaggi.

L'Arlecchino Tristano Martinelli, in una lettera al cardinal Gonzaga, con data del 15 agosto 1612, ci porge queste notizie.

Si tratta sempre della Compagnia d'attori italiani, che dovea andare in Francia alla Corte di Luigi XIII e di Maria de' Medici, e che Arlecchino era stato incaricato di riunire.

Al solito, secondo abbiamo già indicato, i ripicchi fra prime donne impedivano che la Compagnia si componesse.

Le due prime donne Flavia e Flaminia volevano, e su ciò non si trovavan d'accordo l'una con l'altra, «fare la prima parte una settimana per una.»

Ora si veda che singolar discrezione! Ciò che ad Arlecchino sembrava sconcio, da attribuire alle «maledette ambitioni di tutte le comicheoggi può sembrare ad un critico imparziale voglia assai modesta.

Noi abbiamo donne, quinquagenarie, che si ostinano a voler far sempre le parti di prime donne, e, più che gli anni trascorrono, più si attaccano alle parti di ingenue, di pudibonde verginelle, di languide amorosette, di vaporose castellane da idillio! E con una perseveranza degna di miglior causa, non danno tregua, un giorno, o a meglio dire, una sera nell'anno, sia pure il più bisestile, ai pubblici annoiati, e sazii, di tutta Italia. Anzi, confiscano, contro ogni attrice giovane e promettente, tali parti. Ciò accade sopra tutto nelle Compagnie, ove la prima donna e il capocomico sono moglie e marito, formano un'unione, tutt'altro che fortunata.... per il pubblico: o, a dir più reciso, formano un'aggressione contro il pubblico!

In quanto a me, se debbo dire su questo la mia opinione che nessuno mi domanda, vorrei poter sostenere con autorità che, come l'amore è proibito alle ragazze minorenni, così fosse proibito, e sarebbe maggior giustizia, anche alle donne quinquagenarie, magari su la scena! È grottesco veder un giovane attore, che sospira parole di dolcezza, e adora, come l'ideale d'una giovanile passione, l'avanzo di molte e attive campagne: ammetto pur tutte gloriose. Si dovrebbe conferire con ogni a certe prime donne la medaglia al valore, che esse hanno certo guadagnato con numerosi fatti di guerra — e accomiatarle una buona volta, dopo la solennità, dal palcoscenico allorchè l'età loro è doventata un vero problema di matematicafondato su la sottrazione.

Il nostro Arlecchino, dunque, scrivendo al cardinal Gonzaga degli ostacoli, che gli si parano innanzi, nel formare una nuova Compagnia, tra le pretese delle prime donne e la vanagloria degli altri attori, osserva:

 

Bisogna che V. S. Ill.ma sia quella che, con il suo ingegno e otorità, faccia in modo che queste due donne si acordino insieme per questo servicio per un anno solo: et di più bisogna....

 

qui abbiamo renumerazione della nuova Compagnia

 

che la ne faci avere Zanfarina, o vero Scapino, che si è tatto un bon Zane([6]): uno d'i due ne bisogna perchè Pedrolino non à più vigor naturale per la vechieza, et se potessimo anco avere un certo Fulvio, che fa da Gratiano e da inamorato, non sarebe, se non buono: et quasi tutti questi personagi sono a Venecia. Scapino è con Fritellino, il quale non à molto bisogno di lui per aver tolto in Comp.a Mezzettino, che fanno tutti dui una parte moderna.... Questo è quanto fa bisogno a fare una buona Comp.a perchè il resto l'abiamo noi.

 

Le astuzie di Arlecchino, gl'intrighi degli altri comici, ci si rivelano nel poscritto di detta lettera. Arlecchino, fra altro, indica al cardinale come deve fargli recapitare la risposta, poichè vi sono cazatori de letere: gliela mandi all'ambasciatore del duca di Mantova in Milano: poichè, ad accozzare una Compagnia di comici, ci volevano allora re, regine, duchi, cardinali, ambasciatori, e tutto un lavorìo di fina diplomazia, secondo abbiamo già rilevato.

Leggiamo attentamente il poscritto d'Arlecchino: ne vale la pena:

 

La indiriza la letera al S.r Alessandro Strigi, ambasc.re nostro qui in Milano, che lui me la farà aver sicura, et non in altro luoco, perchè vi è d'i cazatori de letere, che non desiderano altro che mandare questo negocio in nulla. Se gli paresse di scrivere una letera alla S.ra Florinda che si contentasse del dovere, et acordarsi con la sig.ra Flavia, et scriverne o farla scrivere al S.r Francesco, alla Sig.ra Flavia, che la non perda questa buona ocasione et che la deba venire in Francia per un anno a questo servicio et, per dire il vero a V. S. Ill.ma il Cap.o suo marito è lui che mi à detto che avisi di questo, et son certo che la S.ra Florinda si accorderà, per chè dipoi ch'ò scritto questa, lei mi à parlato et quasi l'è contenta — (quasi l'è contenta: quanto ciò sa di prima donna!) — ma però non è se non buono che V. S. Ill.ma gli scrive et la ne scriva una per me a Mantova, e in quella della S.ra Flavia et l'altra a Milano....

 

Se si fa un paragone di buon senso, di amore all'arte, fra gli attori antichi e i moderni, i moderni riportan la palma... a loro giudizio; ma il contrario accade, stando alla storia.

Abbiamo veduto, a' tempi nostri, esimii attori italiani andarsene in paesi forestieri, a capo di un vero stabulario; poichè non ci è lecito parlar di Compagnie. Una diecina di bipedi, che poteano aver diritto al titolo di vaganti, non a quello d'esser più o meno ammaestrati, circondava il divo o la diva, latrando: come già, con un seguito di cani, i mortali credeano aver veduto la dea Diana!

La mancanza di affiatamento, d'insieme screditò l'Arte italiana, invece di crescerle nome, in tutti quei paesi ove il pubblico è più colto: ove un attore non può sperar d'avere quello stesso successo che aspetta le balene, di qualche diecina di metri, o gli elefanti violinisti.

Un attore celebre, come Tristano Martinelli, benchè desiderato da Sovrani, aspettato per anni, benchè il suo arrivo in un paese fosse preceduto da lunghi negoziati diplomatici non si contentava di circondarsi di bipedi appena parlanti. Abbiamo riferito che voleva una Compagnia buona et perfetta. Non aveva paura delle concorrenze, accanto a ! E noi abbiamo visto invece i nostri grandissimi attori gelosi degli applausi d'una prima donna, o d'un brillante; le nostre grandissime attrici, che rifiutano, o cercano mandar a male, commedie, ove l'amorosa, o la seconda donna possono aver una parte, che ne metta in rilievo i pregii, e loro concilii simpatia!

 



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