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L'EPISTOLARIO D'ARLECCHINO Al mio car.mo Tutore M. Ferdinando Medici cittadino principaliss.o della Toscana et patrone assoluto di Scarperia. Alla Camera segreta di S. A. S. |
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Al mio car.mo Tutore M. Ferdinando Medici cittadino principaliss.o della Toscana et patrone assoluto di Scarperia.
Alla Camera segreta di S. A. S.
Sereniss.mo Gran Duca, et mio Tutore osserv.mo
Di Milano alli xi di Marzo mandai a V. A. S. una mia con la polizza del S.re Aless. Beccaria suo Agente della ricevuta delli settecento fratelli carnali che ho ricevuto per gratia di quello che fa la coda a i Gambari, e della Magnificenza vostra che mi diede così buon consigli di levarli dalle mani degli ingordissimi Mercanti perchè stavano in pericolo di pericolare d'un fallibile et infallibil fallimento, et farmi restare da Nespola, o da Sorbola con il... nella paglia. Orsù per venire a proposito del nostro non cominciato ragionamento: Io la supp.co prego, consiglio, et comando espressissimamente che subito veduta la presente la non manchi di far quanto gli ordino, et comando in questa, et in l'altra mia, che sarà di subito dare ordini al Monte della pietà di Firenze che mi dipinghino su quel libro creditore delli suddetti settecento Ducatonj a beneplacito del Molto Ill.re S.e Arlecchino de civitate Mantoanorum Comicorum vestrorum servitororum tanto del Capitale, quanto degli utili, e che subito comincino a lavorare acciò si guadagnino il vitto, et che non stiano in otio, et mandare la polizza del detto Monte a Milano nelle mani del prefato S.e Beccaria bella vista, et unico scrittore che io gli ho dato ordine che la riceva perchè nell'andare che io farò in Francia passerò per Milano, et me la farò dare; hora sopra di questo non gli dirò altro se non che per quanto all'habbia cara la mia gratia et ella faccia quanto gli ordino, et comando, et beata lei se si saprà accomodare con l'humor mio, per che essendo ambi due noi ricchi et possenti spero che le cose nostre passeranno sempre felicemente. Ma sappia adunque conservarsi l'amicitia mia si come io ho risoluto di preservarmi la sua in secula, et infinita seculorum: Subito gionto che fui in Mantova dove sono le centocinquanta mila anime, come io dissi in Pisa, andai dalle loro A. Ser.me et feci le sue raccomandationi, le quali hebbero molto a caro, et gliene rimandano altrettante a ragion di Quaresima. Altro non mi resta a dire se non che io le faccio un Brindex di buona grazzia mantovana, ruzzente, mordente, saltante et brillante dentro a uno di questi bicchieroni senz'acqua et ella si ricordi di farmi ragione con uno de' suoi bicchierini da acqua di vita, et mezzo acqua, ricordandole che mi resta debitore d'un bicchiero del suo vino che mi voleva far provare quella mattina che ella mi dette a mangiare quel gambo di Carciofo, che mai se ne volse ricordare, però se ella hebbe poca memoria in quella la prego ad haverla grande et profonda in questo mio negotio, et del tutto gli resterò per sempre obligato. Non altro a lei et alla Ser.ma Madama mia protetrice mi raccomando, et a tutta la pargoletta et regia prole, di Mant.a il dì 20 Marzo 1597.
Di V. A. S.
alias Arlechino.
Dò nova a V. A. S. come il S.e Dottore Patestrina si trova qua amalato sull'hosteria del Sole.
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