Tristano Martinelli
L'epistolario di Arlecchino

L'EPISTOLARIO D'ARLECCHINO

Lettera di Tristano Martinelli al Duca di Mantova. All'nostro Comp.e Car.mo D. Ferdinando Gonzaga, primo cittadino di Mantova, Sig.r di Marmirolo, priore della Montada et padrone absoluto del Ponte di Marcheria, in la città dei Bulbari, Trivoli, indivia e luvini, dove sta Monsù Arlechin.

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Lettera di Tristano Martinelli al Duca di Mantova.

 

All'nostro Comp.e Car.mo D. Ferdinando Gonzaga, primo cittadino di Mantova, Sig.r di Marmirolo, priore della Montada et padrone absoluto del Ponte di Marcheria, in la città dei Bulbari, Trivoli, indivia e luvini, dove sta Monsù Arlechin.

 

Car.mo Sig.r Comp.e Ill.mo et dapoi Ser.mo Salute.

 

Sin hora noi non habbiamo volsuto dar raguaglio a V. S. M.to Ser.mo della N.ra persona se non adesso che siamo gionti in luoco di salvamento, ma con un gran bestial sole et siamo entrati nella città del Re delle bestie, agli 15 d'Agosto, che vedendoci maggior bestia di lor entrare, lui subito è uscito tornando nello Zodiaco per trovare vergine, ma credo che egli stenterà a trovarla per essere il paese troppo licenzioso. Hor su sia come si voglia, hora noi gli facciamo sapere che passando per la città del Torro noi soggiornassemo doi giorni, et poi partessimo per Lione, et la notte che erramo nello letto, gionse un corriero con una dal sig. Duca, di sua volontà ho di sua voja, nostro minor cugino, il quale ne avisava, che era mala creanza la sua lasciarne partire dal suo paese, senza regalarne come è suo solito, et che subito dovessimo ritornare a Turrino, dove noi mandassimo a scusarsi che havevamo fretta d'andare a servire Sua Maestà. Questo non volse, che bisognassimo fare da cavallo da ritorno con N.o maggiore disgusto, dove ci abbiamo fatto sette comedie et in cappo di tredici giorni con molte cerimonie di complimenti, con un affronto di ducati quatrocento et cento ne diede il Sig.r Duca di bel humore, ed arrivando a Ciamberì, l'Ecc.mo Sig.r Marchese di Lanoje Gov.e ne fece un'altro affronto di duc.ni cinquanta, per una comedia, et pagò tute le spese cibarie alla C.a et poi giungessimo quì, dovè il luoco Tenente del Sig. Gov.e con tutti questi signori, ne fecero pregare, et ne accomodò una stanza a sua spesa, et per forza ne anno fatto fare, in publico, quatro Comedie; La prima si è fatto duc.ni sessanta e cinque, la seconda trenta e cinque, la terza per esser sessanta, e la quarta sessanta, senza la mancia che si aspetta da questi signori, et habbiamo ricevuto grandi affronti, oltra a quello di Sua Maestà, che subito giunti il suo Tesoriero ne diede da desinare et poi ne sborsò scuti mille et duecento doro, sichè sinhora le cose pasano, come ne sono pasate sempre per altre volte in questo viaggio. Di domani noi partiremo a Dio piacendo per pariggi, se vi bisogna qualche favore in quella corte comandateci alla libera, che noi vi serviamo, come speriamo anche voi essere servito costì per tanto gli facciamo sapere che costì ne stato usatto un'affronto che non vogliono obedire al privilegio che per v.a gratia, mi havete donato, però comandate alli Sig.ri del Magistrato che facciano obbedire, et in particulare quel molto bestia fotuta et mio car.mo inimico di quel Riva, che ha la piazza affitto che non vuole che i ciarlatani metano i suoi banchi sulla piazza ordinaria, ove la sogliono metere sempre, senza pagare mai niente, se non a noi però se desiderate che il privilegio guadagnia qualche cosa, fate che detto Magistrato faccia giustitia, che sia ubedito il nostro privilegio, se no lo potremo adoperare da fare un bastone da comedia. Per adesso non ve diciamo altro, per non vi levare di memoria questa gratia che vi domandiamo, la quale meterete subbito in esecutione, dando ordine al Sig.r Presidente del Magistrato che faccia subito obedire deto privilegio, con che fine per venire a un fine facciamo fine senza fine. Finis. Di Lione.

gli 26 Ag.to 1613.

 

Vostro Car.mo Compadre

D. A. D. M. C. S. E. C.

(Dominus Arlechinus de Martinellis

Compater Suae Excellentiae Cristianissime).

 

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