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XIII.
Mentre il vecchio segretario mi precedeva nel suo gabinetto, ove si sarebbe potuto intrattenerci a lungo e con libertà, nell'attraversare una sala mi fermai davanti ad un quadro, un ritratto sfolgorante di luce e di vita che mi fe' arrestare colpito.
– Miss Ethel, – mormorò il segretario, – ha voluto che fosse lasciato così....
– Perchè? non capisco, – dissi.
– Mister Charnwood l'aveva voluto sinora coperto, – rispose il vecchio segretario con un sospiro.
– Coperto?
– Sì, signore, è stato dodici anni coperto d'un velo nero!Voi comprenderete.
– È mistress Charnwood? – mormorai.
– Sì, signore.
La guardai.
Era una strana bellezza. Fiera, audace, superba. La testa, sotto l'aureola d'una massa di capelli fulvi si ergeva imperiosa, mentre i nerissimi occhi sfolgoravano e le labbra sottili, d'un vivido cinabro, si aprivano sul pallore del volto come una ferita sanguinante. Nella bocca, nella fronte, ma specialmente negli occhi, era qualcosa di duro che colpiva, che faceva male, che disgustava quasi.
La riconobbi: la stessa della miniatura conservata nello scrignetto.
– Perchè miss Ethel ha voluto togliere il velo che da tanti anni copriva questo ritratto? – chiesi io al vecchio segretario.
– Non so: non sono riuscito a comprenderlo.
Continuammo in silenzio il cammino.
Il vecchio Thompson mi fece entrare nel suo gabinetto, si sedette alla sua poltrona davanti alla scrivania sulla quale da tanti anni aveva badato agli interessi di casa Charnwood, e mi disse:
– Sono, signore, ai vostri ordini.
Io, seduto davanti a lui, mi raccolsi e quindi incominciai:
– Il destino, mio caro Thompson, ha voluto che io mi trovi attore in un dramma strano e doloroso che ha attraversato la vita di un uomo buono e di cuore come fu mister Charnwood. Sento che io in questo dramma – che ancora non conosco – debbo rappresentare una parte che m'è ignota, ma che misteriosamente sento essere importante e forse riparatrice.... Come sia, perchè, in qual modo, mio caro Thompson, io non so ancora! Ma, ve l'ho detto: io lo sento. Qualcosa e forse qualcuno mi dice che questo deve essere. Del resto lo stesso mister Charnwood nel suo testamento, scritto durante un momento terribile e fatale, poche ore, si può dire, innanzi alla sua morte, mi ha imposta e tracciata la via.
– Io ho aperto la cassettina che mister Charnwood ha voluto mi fosse rimessa. Vi ho trovato dei ritratti, molte lettere, alcune note e nient'altro. Nulla mi ha rivelato tutto ciò. Il mistero che ha gravato sulla vita di mister Charnwood e che grava ancora sopra le due creature ch'egli ha affidate a me, miss Ethel e la piccola Doroty, è ancora incomprensibile mistero per me, come prima: direi quasi, se fosse possibile, più di prima ancora! Io debbo compiere la mia missione. Vediamo se voi potete illuminarmi e aiutarmi.
– Sono ai vostri ordini, signore, – ripetè il vecchio segretario.
– Voi conosceste bene mister Charnwood?
– Certamente. Mister Charnwood sposò miss Mildred R.... non più giovane. Essa era una signorina molto indipendente, di carattere fiero e ardito, dal temperamento ardente.... Viveva allora il padre di mister Charnwood il quale non si mostrò molto entusiasta della scelta fatta dal figliuolo. E varie erano le ragioni.
– Quali, Thompson?
– Anzitutto la poco chiara origine della giovane miss. Ella era stata presentata come oriunda inglese: e suo padre, che s'era detto negoziante di cotoni e cereali, colpiva subito pel suo fare ambiguo, esagerato, da avventuriere. Il fidanzamento era già dichiarato, quando il padre R.... scomparve, nè se ne seppe più nulla. Grave fu l'impressione nel vecchio mister Charnwood padre e negli amici: ma il giovane mister Charnwood, che amava la giovinetta alla follìa, dichiarò che i suoi sentimenti non mutavano d'un atomo per l'inaspettato fatto occorso al padre della fanciulla: egli la amava, la credeva degna del suo amore e quanto aveva divisato e promesso avrebbe mantenuto.
– E il matrimonio fu compiuto?
– Precisamente.
– Mi avete detto, Thompson, che varie erano le ragioni, oltre quella detta, per cui il vecchio mister Charnwood e gli amici erano contrari a questo matrimonio....
– Sicuramente, signore. Oltre quanto v'ho detto, non piaceva il carattere troppo libero e, dirò pure, sfrenato della giovane miss.... E se questo appariva agli occhi di questi signori, il contegno della giovane miss doveva essere ben anormale, giacchè voi sapete che le nostre giovani signorine sono fin da bambine avvezzate alla massima libertà ed indipendenza....
– Verissimo.
– I primi anni di matrimonio parvero felici. Mister Charnwood viaggiò molto con la sposa: fu in Europa, al vostro paese, e pareva contento e soddisfatto della sua compagna. Ma un giorno....
– Continuate.
– Un giorno, al ricevere una lettera che io stesso gli aveva rimessa con la posta del mattino, parve assai turbato e sorpreso. Uscì subito e non lo rividi che a sera.... ma da quel momento la pace parve terminata pel mio povero padrone.
– Non riusciste a comprender mai quale ne fosse la ragione?
– No. Compresi però che qualcosa di dolorosamente intimo aveva turbato per sempre la quiete del povero mister Charnwood. E compresi che mistress Mildred n'era la causa....
– Che avveniva dunque?
– Nulla davanti a noi e agli amici. Ma mister Charnwood per mistress non era più quello di prima.
– Comprendo.
– Un giorno compresi essere avvenuto un alterco vivissimo fra i due. Poche ore dopo mister Charnwood partiva: e restò fuori quasi un mese.
– Nessuno ne seppe mai nulla.
– E la bambina?
– Miss Doroty?... Nacque nel secondo anno di matrimonio. Era adorata da mister Charnwood. Mistress invece pareva fredda e poco amorosa verso la piccina....
– Strano.
Un giorno mistress partì sola dal palazzo. Da quel giorno non la vedemmo più.
– Non parlò mai più di mistress: proibì ai servi e alle cameriere di parlare di mistress alla piccina. Fece togliere i ritratti e velare quello grande, della sala, che avete veduto or ora, dopo tanti anni ritornalo alla luce.
– Passarono alcuni anni dopo la scomparsa di mistress quando un giorno il padrone partì per un lungo viaggio. Ne ritornò con una giovinetta....
– Precisamente. Disse a tutti di trattarla come padrona di casa, come una parente.... e miss Ethel rimase in casa da quel giorno, considerata come una seconda padroncina insieme con miss Doroty.
– Nulla v'è mai trapelato, Thompson, di quanto possa nascondersi sotto a tutto ciò?
– Oh nulla, signore.
– Credete che mistress Mildred sia viva ancora?
Thompson riflettè un istante, poi rispose:
– Può essere viva.... ma nè io nè altri in questa casa ne ha mai saputo nulla.
– Ora aiutatemi voi. Chi è questo Wilhelm R....
– Non ho mai sentito questo nome, signore.
Aveva con me le due fotografie trovate nello scrignetto.
Mostrai al segretario la prima di esse.
– Vi pare di riconoscere in costui qualcuno veduto al palazzo?
– No.
– Ne siete sicuro?
– Sicurissimo.
Allora gli mostrai l'altra.
– Questo sì, – disse egli.
– Chi è dunque costui?
Il segretario ricercò nella memoria.
– Fu il capo delle scuderie di mister Charnwood, – mormorò egli, – ma stette poco tempo al servizio, un paio d'anni, non più.
– Non sapete altro di costui?
– Null'altro.
– Il nome?
– Si potrà saperlo consultando i registri delle spese e del personale.
Aveva portato con me anche il taccuino rosso.
– Vediamo, – dissi, – se nessuna di queste date risveglia in voi qualche ricordo che possa illuminarci.
Il vecchio segretario riflettè.
– È la data del primo lungo viaggio di mister Charnwood, – disse egli infine.
– E quest'altra?... – e lessi la seconda.
Il vecchio Thompson pensò, poi crollò la testa.
– Non mi ricorda nulla.
– Questa sì, – esclamò egli, – è il secondo grande viaggio del povero padrone.
– Nient'altro?
Io era sconcertato.
– E quest'indirizzi vi dicon nulla?... – dissi, e lessi i tre indirizzi che apparivan sul taccuino.
E parve riflettere.
– Ho spedito io stesso due lettere al secondo di questi indirizzi, – disse egli dopo poco.
– A quale nome?
– Un nome d'uomo, che non ricordo.
– E gli altri indirizzi?
– Non mi dicono nulla.
Il vecchio segretario era rimasto pensoso.
Egli pareva riflettere.
– Si potrebbe tentare una cosa, – mormorò.
– Quale? – esclamai.
– Recarsi personalmente a far ricerca di chi abiti a cotesti indirizzi.... chissà che da essi non vi venga la luce.
– Giustissimo, – esclamai, – la vostra idea è luminosa davvero!
– Tanto più che il primo di questi ci indirizza a T.... che è luogo non molto lontano da qui! tre ore di ferrovia, non più!
– Mi sembra un mezzo buono per sapere o almeno arguire qualcosa.
– Certamente. Ah sì! sento che riuscirò a conoscere e a sapere!... – esclamai.
– Ancora una domanda, – dissi. – Mister Charnwood vi parlò mai di altre bambine oltre la sua Doroty?...
Il vecchio mi guardò sorpreso.
– Mai.
– Non sapeste o sospettaste mai che potesse essere altrove o lontano qualche altro bambino....
– Per chi ha conosciuto la vita calma e ritirata del mio povero padrone, questo apparirebbe subito impossibile....
– Io non comprendo, – mormorai.
E conclusi:
– Domani mi recherò a T.... chissà? chissà?...
E con la mente piena di dubbi, e nella maggior incertezza di prima, mi congedai dal vecchio segretario.