IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
LIBRO PRIMO Chiose d'Jacopo, figliuolo di Dante Alighieri sopra alla "Commedia" Comincia il XIII Capitolo |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Non era ancor di là Nesso arrivato,
Quando noi ci mettemmo per un bosco
Che da nïun sentiero era segniato
Dimostrata la prima qualità bestiale, cioè parte delle tre del grado presente, qui in questo capitolo, seguentemente procedendo, delle colpe [contra] il dovere, la seconda procede, cioè, quella che a sè medesimo personalmente, e realmente offende, la quale, figurativamente, in forma d'un alpestro bosco si pone dentro al detto fosso per ordine circustante, per la cui fronde certi pennuti animali, in aspetto umano volando, trascorrino. La cui allegorìa, propiamente cotale modo si procede, che si come naturalmente si vede l'umana generazione tre animati si possiede cioè vegetabile, razionale e sensitiva, delle quali la vegetabile, cioè, quella che in vita crescendo permane, alla sua fine giammai non consente. Ma perchè nel corpo umano la rationabile e la sensitiva a sua morte talora consente, però in piante silvestre cotal qualità di gente, figurativamente, si forma, siccome creature in isola vegetabile rimase, essendoci dell'altre due sè stesse private. Le cui vegetazioni di pennuti animali, le triste ricordanze e memorie di lor propia privazione significano, le quali così figurate Arpìe poetando si chiamano; delle quali, così figurativamente, secondo che tratta Virgilio nel suo Eneidos, Enea Troiano con sua gente, essendosi da Troia partito, di certe Isole, nominate Strofade, in cotal modo già furon cacciati, procacciandovi d'aver preda con sua gente da vivere, tale quali difendendosi da lor colle spade dalla Maestra di loro, nominata Cileno, ad Enea fu finalmente così detto: Tu vai per signioreggiare Italia e qui a torre mia preda se' giunto; ma prima che tu signoreggi, tu e tua gente, i taglieri in su ch'avete mangiato per fame ancora manicherete. Il quale annunzio finalmente avvenne, secondo che nelle sue istorie per Vergilio si conta. Onde così in piante salvatiche, col dolore delle dette ricordanze e memorie, ciascun che di vita si priva, figurativamente qui si concede, tra' quali d'alcuno nelle seguenti chiose per esempio si conta.
I' son colui che tenni anbo le chiavi
Del cor di Federigo e che le volsi
Serrando e disserando sì soavi
Per seguitar, con esempio d'alcuno della presente qualità ominato Piero dalle Vigne, qui si ragiona, il quale, si come naturale e isperta persona nella corte dello 'nperadore Federigo in sì grazioso stato si vide, che solamente in lui ogni segreto del segnore si volgea, tenendo a suo volere le due chiavi del cuore, cioè il sì e no del suo imperato dovere, di cui per gli altri cortigiani tanta invidia si prese che falsamente dinanzi al signore abominandolo più volte, in disgrazia ricadde. Per lo qual dolore, essendone abbacinato, e menato alcuna volta presso da Sanminiato del Tedesco a Pisa in alcun suo borgo, nominato fosso arnonico, per isdegno di sè, percotendosi il capo a un muro, finalmente sè uccise.
[Il codice Laurenziano contiene, in più, la seguente chiosa]:
Ed ecco due dalla sinistra costa
Gnudi e graffiati fuggendo sì forte
Che della selva rompean ogni rosta
Si come per due modi l'offensione di sè medesimo per l'uomo operata puote essere, cioè personalmente e realmente, così qui nel presente sito, essendosi la personal dimostrata, la real continenza si segue, cioè la qualità di coloro che di ben temporali, e spezialmente dell'avere, distruggendo, si spogliano; figurandogli ingnudi per la detta cagione; e perchè della persona per lor non si priva, tra le piante del bosco presente personalmente in umanità son formati, i quali, figurativamente, da nere e bramose cagne, così son cacciati e disfatti, a significare la oscurità delle 'ndigenze, cioè di bisogni necessarii, che dietro alla distruzione correnti seguiscono perseguitandogli per due guise, si come per due modi cotal distruzione per lor si conserva, cioè lungo tempo vivendo mendico e povero dietro alla sua struzione [e] d'appresso di lei incontanente avere fine. Di quali per esenpio qui di ciascuno si dimostra, proponendosi l'uno in alcuno cavaliere padovano nominato messer Iacopo della Capella, cioè santo Andrea da Monselice, il quale di grandissima ricchezza lungo tempo in grande povertade divenne, e l'altro in alcun sanese nominato Lano, il quale, avendo con la scialacquata brigata di Siena sua ricchezza finita, e nella sconfitta dalla Pieve al Toppo perdente con gli altri suoi cittadini ritrovandosi, e potendosi a suo salvamento partire per non tornare nel disagio in che incorso era, tra nemici Aretini a farsi uccidere percotendo si [mise] 25. Onde chiaramente qui si significa il diverso cacciato correre di loro.
Ricoglietele a piè del tristo ciesto,
Io fui della città che nel Batista
Mutò il primo padrone, ond'ei per questo
Però che de' Fiorentini è propio vizio d'appiccare sè medesimi, come degli Aretini il gittarsi ne' pozzi, qui di tutti quei di Firenze che ciò fanno, in uno si ragiona, acciò che ciascun leggendo del suo parente si creda, il quale, per sua patria nominandosi, cioè di Firenze, di lei alcuna condizione in cotal modo significa, dicendo, che per lo mutamento di suoi padroni che anticamente per accrescimento della fede cattolica d'uno in altro si fece, lasciando l'idolo di Marte, il quale, secondo i poeti, Iddio delle battaglie si chiama, e san Giovanni Batista prendendo, che per tale privamento con sua impressione il detto Marte la farà sempre dolere, privandola delle vittorie di sua arte. E finalmente approvandola, che s'e Fiorentini anticamente non l'avessero ricolto e in atti riposto, com'è al presente nella testa del loro vecchio ponte si vede, che indarno di dietro alla distruzione di Firenze che per Attila Unghero anticamente si fece per loro edificato, così si sarebbe, per lo qual significamento, secondo l'arte della strologia, in alcun vero cotal principio per ascendente s'intende.