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LIBRO PRIMO Chiose d'Jacopo, figliuolo di Dante Alighieri sopra alla "Commedia" Comincia il XIV Capitolo |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Poi che la carità del natio loco
Mi strinse, ragunai le fronde sparte
E rendêle a colui ch'era già fioco.
Notificata la prima e la seconda qualità del presente settimo grado, la terza in questo capitolo ordinatamente procede, la quale s'intende di coloro per cui la natura, cioè Iddio, coll'operazione e con la mente contro al suo dovere è sforzata la quale, si come per tre effetti, cioè modi, si produce, si come con la mente immaginando con abito di lussuria e con arte, cioè con usura, così per tre qualitadi di genti figurativamente ordinata permane, in circonferenza dentro alle sopra dette due parti figurandola in aridisimo e secco sito, sopra il quale fiammelle di fuochi continue, privan[d]o26 a dimostrare l'asciutta caldezza dell'animo e di loro imprensione e le infiammante lor voglie. Delle quali notizia per esempio di ciascuna nelle seguenti chiose si vede sempre dal men grave peccato, incominciando secondo l'ordine del dovere nella intenzione del presente autore procedendo, figurando cotal sito alla rena d'Etiopia, cioè pianura caldissima d'Africa, sotto la meridional parte, per la quale anticamente il buon Cato di Roma, con certi Romani, innanzi alla signoria di Cesare27, essendo morto Pompeo, per volere libertà in fuga si mise.
Chi è quel grande che no par che curi
Lo 'ncendio e giace dispettuoso e torto,
Si che la pioggia non par che 'l maturi
Tra l'altre qualitadi della presente terza parte, della prima esenpio per alcuno qui si dimostra, cioè di coloro che col cuore contro a Dio parlando e dispregiando faciendoli nel detto sito sotto le fiamme giacere, a dimostrare, che quanto Idio più si dispregia, che tanto più basso al contrario dell'essere e con più pena si permagna. Tra' quali d'alcun re, nominato Capaneo, per simigliante si fa menzione, per lo quale niuna fede negli dii vivendo si tenne, reggendo sotto alcuna regola di ragione, sanza credenza di dii, suo reame, tra' le quali sue operazioni d'una finalmente così si ragiona: che alcuna volta essendo l'uno de' sette regi che con Polinice assediarono Teba, essendovi dentro il fratello, nominato Eteocle, il quale, dovendogli dare a parte di reggimento la terra si come a fratello ribellandosi da lui si tenea e in sulle mura della terra, combattendo contro a' Tebani, dispregiando gli Dii che per loro dentro si sagrificavano, in cotal modo dica: Dite a Jove e Bacco vostro iddio ed agli altri generalmente che v'aiutino ora se gli hanno forza e non hanno potenza e non sono nulla! Al quale, così dispregiandogli, per vendetta dal cielo una saetta folgore venne, che divorando l'uccise. Onde per tal vendetta ancor di sua fermezza, cosi si ragiona, affermando che se Jove ancora con tutta sua forza così il saettasse, come nella battaglia tra gli dii e giganti fece nel monte di Flegra, che chiara vendetta di lui non avrebbe. La quale battaglia, secondo i poeti, tra gli dii e giganti nel detto luogo per cotal modo si fece che, essendo l'una parte e l'altra raggiunta, finalmente gli giganti combattendo arebbono vinto, se Giove, si come signore delli altri idii, soccorso così non avesse gridando, a Vulcano iddio del fuoco, che saette folgore in quantità fabbricasse con le quali i giganti finalmente fosser percossi. Onde per gli dii la detta battaglia per cotal modo finalmente si vinse, figurativamente Mungibello in ciò nominando, però che per i poeti favoleggiando si dice, che in lui fabrica di Vulcano per l'apparenza di suo fuoco visibile sia, il qual Mongibello nell'isola di Cicilia così fiammante permane.
In mezzo il mar siede un paese guasto,
Diss'egli allora, che s'appella Creta
Sotto 'l cui rege fu già il mondo casto
Per lo sopradetto rivo che, per la presente qualità visibilmente trascorre, sopra il quale figurativamente ogni caldezza si spegnie [si segue] sottilmente così è da considerare: In prima, che dall'effetto di secoli, cioè dall'etadi, una acqua dipenda, cioè operazione, della quale quattro fiumi nell'infernal qualità si dirivano, de' quali, il primo Acheronte si chiama, cioè senza alegrezza interpetrato; il secondo Stige, cioè tristizia; il terzo Flagietonta, cioè incendio; il quarto e l'ultimo Cocito, cioè pianto. I quali quattro subietti delle viziose operazioni significano, la cui forma, e 'l cui principio poetando, così si produce. In prima che, secondo i Pagani, la prima età del mondo quella di Saturno s'intende, nella quale il mondo sanza alcuna malizia si resse, la cui dimora nell'isola di Creta, figurativamente, così si comprende; del quale nascendo un figliuolo, nominato Giove, a Rea sua moglie comandamento espressamente fece che tal figliuolo incontanente uccider facesse; però che rivelato gli era che, vivendo, per lui della dominazione sarebbe finalmente disposto. Onde ella pietosa del detto figliuolo nascosamente con alquante nutrici in alcuna montagna nominata Yda nella detta isola di Creta, acrescere lo fece; per lo quale il padre, cioè Saturno, del dominio finalmente fu casso procedendo Jove e di Jove in Marte suo figliuolo, e simigliantemente digradandosi nelle altre seguenti a questo, cioè nell'idolatrie di lor deitadi, infino alla presente, che per molti diversamente si contiene alle quali figurativamente si fa cominciamento di viziose operazioni a quella di Giove, però che la prima, cioè quella di Saturno, sanza alcun vizio si resse, dalla quale d'una in altra digradando crescendo cotal cominciamento si piglia. E secondo la cristiana intenzione, la prima età da Adamo purissima s'intende infino all'ora del primo peccato, dalla quale, seguentemente di Noè in Abraam, da Abraam in Mosè, di Mosè in Cristo, d'una in altra digradando, così procede. La cui allegoria poetando, figurativamente, in alcuna statua umana così formata si pone, la quale, secondo che per alcuna scrittura del Testamento vecchio si conta per visione d'alcun grandissimo primo temporale signore nominato Nabucodinosor in Babilonia dimorando, così si conchiude, che alcuna volta, dormendo, la detta statua in visione così formata gli venne, della quale i suoi savii, domandandone che ciò significasse, niente sapere ne potea. Finalmente, per alcuno ebreo, in sua prigione incarcerato, nominato Daniello, avendo a due prigioni di loro sogni ridetta la veritade, cioè di due suoi serventi, de' quali l'uno tornato in grazia e l'altro impiccato, finalmente fu, sognando sopra sè corbi, e l'altro di primere uve in una coppa servendo dinanzi a lui, per la detta rivelazione menato, promettendogli di liberalo se di sua visione la verità gli dicesse: in cotale modo gli fu la visione rivelata, dicendo di lei come di sopra, figurativamente dell'etadi del mondo si conta. Onde così formata, qui nel presente libro nella sopra detta Montagna di Creta si pone, a significare, secondo i Pagani, il primo cominciamento di lei, e ch'ella riguardi Roma, volgendo le spalle a Damiata, a dimostrare che il dominio del presente secolo in Roma si contegna e da Babilonia partito, pognendo Damiata per segno, però che alcuna montagna tra levante e ponente, tra Babilonia e Roma mediata. Per la cui dorata testa il purissimo cominciamento di lei si considera, digradando poi ne metalli secondo la disposta qualità, della quale, finalmente, il destro piede di terra cotta si vede, per lo quale l'ultimo presente spiritual secolo si considera. Il quale di terrestre umanitade col calore divino in Cristo figliuolo di Dio si produsse, sopra 'l quale più il presente secolo che nell'altro, cioè nel temporale, si sostiene, dalla quale statua, così figurando, come detto di sopra, la qualità viziosa del mondo digradando procede.